Live Report: Epica, Amberian Dawn e Sons Of Seasons a Milano

Di Redazione - 2 Novembre 2009 - 0:05
Live Report: Epica, Amberian Dawn e Sons Of Seasons  a Milano

Live report a cura di Luca Dei Rossi.

Gli Epica, di cui abbiamo recensito l’ultimo album Design Your Universe, vengono a trovare i fan italiani il 27 ottobre all’Alcatraz di Milano, luogo che li aveva ospitati già l’anno scorso come headliner, in occasione proprio della promozione della loro ultima fatica. A fare loro da spalla Sons Of Seasons e Amberian Dawn. Il concerto è stato molto bello, la partecipazione elevata e le performance dei singoli gruppi sublime.

SONS OF SEASONS


Progetto parallelo di Oliver Palotai, i Sons Of Seasons vedono nella loro formazione nientemeno che Henning Basse, cantante dei Metalium, che durante il concerto sfoggia una prova canora spettacolare, mettendo in mostra la sua estensione e la sua versatilità, sfoggiando growl e scream davvero d’effetto. In generale la prova della band è stata molto positiva: i Sons Of Seasons hanno saputo coinvolgere il pubblico presente (che era ancora poco) con performance d’alto livello. Se devo dare un parere personale, la band rende molto di più dal vivo che in studio. Inoltre si sono dimostrati gentili e disponibili, rimanendo fuori dall’Alcatraz a fine concerto a chiacchierare del più e del meno, a fare autografi e foto. Impressione quindi totalmente positiva sulla band. Bravi Sons Of Seasons!

AMBERIAN DAWN


Eh, ormai si vede. Gli Amberian Dawn stanno conquistando sempre più persone nel panorama Metal. La band senza indugiare parte con He Sleeps In A Groove, e già da qui si capisce che la loro fama si sta allargando: molti del pubblico cantano le canzoni a memoria, la partecipazione è molto più attiva (forse anche grazie alla bellezza conturbante di Heidi, la cantante) e la folla aumenta notevolmente. La band si dimostra sempre calorosa e gentile, ringraziando coloro che li seguono sempre e ridendo e scherzando con il pubblico. Non mancano i grandi classici come Valkyries e Shallow Waters, che vedono un gruppo in grande forma capace di coinvolgere il pubblico in modo magistrale. L’unico appunto che mi sento di fare è per la costante e perenne presenza delle voci campionate: Heidi canta sempre sulla base preregistrata, e ciò fa perdere molto delle sensazioni che la band può offrire. Purtroppo canzoni come River Of Tuoni (praticamente la track più rappresentativa della band) fanno sì scalmanare il pubblico, però quella voce sovrastata da suoni preregistrati rende il tutto un po’ plasticoso. Niente di orribile, certo, ma sicuramente sarebbero più apprezzabili se Heidi sfoggiasse le sue abilità canore in toto, senza ricorrere ai campionamenti.

EPICA


Eccoli, finalmente! Anche se con un po’ di ritardo dovuto ad una tastiera che proprio non ne voleva sapere di funzionare, la band olandese si presenta sul palco più carica che mai con il combo iniziale Samadhi + Resign To Surrender, che mette in mostra già da subito l’obiettivo degli Epica: spaccare, spaccare e spaccare. Senza indugi la band ci sbatte in faccia una delle migliori song di Design Your Universe. Si continua con la classica Sensorium, ormai un po’ troppo ostentata, ma sempre efficace. Divertentissimo il pezzo in cui Simone, tra una canzone e l’altra, si esibisce nel fantastico ritornello di That’s The Way (I Like It), dopo essersi lamentata (scherzosamente) che tutto il cioccolato e i dolcium vari regalati dai fan le avrebbero fatto aumentare il girovita. Chiusa la parentesi ludica, la band ci presenta la ormai fissa Quietus, per passare a Fools Of Damnation e all’ultimo singolo estratto da Design You Universe: in Unleashed Simone dimostra di essere migliorata esponenzialmente nel canto, riuscendo a cantare una canzone vocalmente così difficile senza sbavature. Ma la prova migliore viene data in Tides Of Time: su questa track Simone sfiora la perfezione. Il vibrato lirico, i belting che ci sono a tre quarti dopo l’entrata delle chitarre sono eseguiti magistralmente. Gli acuti vengono toccati con abilità innata: ci troviamo di fronte ad una cantante che non ha ormai più niente da invidiare alle più osannate Tarja Turunen, Anneke Von Griesbergen e Floor Jansen.  Dopo Blank Infinity e Mother Of Light viene presentata la prima suite della serata: The Phantom Agony, che nel ritornello è stata rivisitata. Già, sorprendentemente nel refrain la batteria assume un groove di provenienza Dance, una mossa davvero intelligente che ha fatto sorridere tutti anche grazie a qualche passo di danza mosso da Simone.  Dopo un breve break la band torna con l’onnipresente Cry For The Moon, ancora capace di stupire, con Sanca Terra e, dulcis in fundo, con la magnifica Consign To Oblivion, che chiude tra le sue note lo spettacolo offerto dagli Epica. Un concerto indimenticabile, pieno di sorprese. Alla prossima!