Live report: Hardcore Superstar a Roma

Di Redazione - 20 Novembre 2009 - 14:22
Live report: Hardcore Superstar a Roma

Parole di Alessandro Di Clemente

Nella stessa sera in cui, in un’altra location capitolina, si esibivano i leggendari Yes, nel famoso club dark/metal/rock romano, il Black Out, nei suoi locali rinnovati, più capienti e più accoglienti, siti in via Casilina, avveniva la calda, viziosa e sudatissima performance degli svedesi Hardcore Superstar.
Il pubblico romano, pur non numeroso, ha partecipato con fervore, cantando ritornelli e refrain a squarciagola, ballando e pogando al ritmo dei brani più famosi dei nostri.

Ad aprire le danze è toccato ai connazionali Avatar, giovane band scandinava, autrice di tre albums di death metal e hard rock robusto, diretto e potente.  Purtroppo i nostri sono stati penalizzati da una cattiva acustica, ma hanno dimostrato che il tempo passato su palchi di mezza Europa non è stato vano ed essendo ancora piuttosto giovani non sarebbe sorprendente se nel futuro ci stupissero con devastanti live shows.

La performance degli Hardcore Superstar è iniziata, come d’uopo, con l’intro dell’ultimo album appena uscito e del quale questo tour è a supporto, che risponde al nome di Beg For It.
Il brano in questione, dal titolo “This Worm’s For Ennio”, è un evidente omaggio ad Ennio Morricone e alle sue colonne sonore.
A seguire la band di Jocke e soci ha sciorinato la titletrack “Beg For It” e “Into Debauchery”, due bombe di energia e melodia che hanno infuocato lo stage ed il pit. Il pubblico ha risposto alla grande ed il concerto è proseguito all’insegna dell’energia e del divertimento.
Tra i vari brani proposti sono da annoverare “Shades Of Gray”, forse la song più entusiasmante di quest’ultimo album, “Medicate Me” da Dreamin In A Casket e poi “Kick On The Upperclass” da Hardcore Superstar.
La band non ha fatto prigionieri, un concerto perfetto, forse non dal punto di vista tecnico, qualche imperfezione nell’esecuzione c’è stata, di certo non è quello che si chiede ad un gruppo come gli Hardcore Superstar: l’esecuzione esemplare.
Invece i nostri hanno riversato sul pubblico romano tanto calore sleaze, tanta energia e tanto pathos, anche quando, all’inzio solo chitarra e voce e poi tutta la band al completo, hanno intonato un medley romantico “Shame/Standing On A Verge” da brividi.

E poi il finale: “We Don’t Celebrate Sundays”, il loro inno ed il loro capolavoro, a mio modesto parere, una chiusura degna di un concerto memorabile che ha visto quello svalvolato di Adde cedere le bacchette ad un roadie, durante un brano dei bis, per aggirarsi sul palco con una bottiglietta di acqua innaffiando la platea e facendo innamorare metà dei/delle presenti (un vero rocker!).

Posso dire di aver assistito e partecipato davvero ad un bell’evento, come pochi ultimamente, con una vera hard rock band, nel suo genere, probabilmente, attualmente quella più in forma, molto amata in Italia (giustamente e meritatamente).

Spero che vengano organizzati più spesso concerti di questo tipo, anche se, purtroppo, l’hardrock (sotto forma di street, glam, sleaze) in generale (a parte i soliti nomi noti: Motley Crue e Sebastian Bach su tutti) viene spesso snobbato nel nostro paese… e non va bene!!!