”10 ragioni per iniziare a suonare e 1000 per smettere” – Sesta puntata

Di - 5 Marzo 2005 - 8:41
”10 ragioni per iniziare a suonare e 1000 per smettere” – Sesta puntata

Puntuale, ecco il sesto capitolo della rubrica. La quinta parte è disponibile qui.

Parte 2 – Vita di gruppo

Quanto dolorosamente detto nella parte 1, dovrebbe riuscire a far passare la voglia di suonare in un gruppo a chiunque. Ma c’è ben altro che bolle in pentola…
E allora via carissimi amici, in una carrellata di situazioni definibili “critiche” che richiedono elaboratissime routine di “problem solving” e che rischiano di mandare in pappa il cervello dei più.
Ancora una volta ci scuserete se tralasceremo alcuni aspetti e situazioni che magari a voi sembrano fondamentali, ma visto che il tempo è quello che è (poco), e che la paga è quella che è (zero), fossimo in voi non è che staremmo proprio a rompere le balle…
Armatevi dunque di camomilla e valeriana: si comincia!

6 – Il Nome Del Gruppo

E’ la risposta che tutti sono chiamati a dover fornire all’angosciante domanda: “Chi siamo?”
La scelta è drammatica, e si può imporre in diversi momenti. A volte il nome è la prima cosa che si stabilisce, altre volte passano dei mesi e ancora nessuno sa come cazzo si chiama il gruppo o teme di esternarlo a terzi. Questo perché i nomi molte volte sono altisonanti, mentre il gruppo è ancora (e magari sarà sempre) una ciofeca.
Classico è il caso in cui uno ti fa a testa alta: “Abbiamo messo su un gruppo di roba dura”. Poi, quando gli chiedi qual è il nome della neo nata band, quello abbassa lo sguardo e biascica un nome in inglese (o al massimo in latino) del tipo “Relentless”, “Destroyer”, “Blasting Power” o cagate del genere che tradotte suonano tipo “Implacabili”, “Distruttori”, “Potenza distruttiva”.
Insomma gruppi che te li immagineresti cattivi e nerboruti, con seghe elettriche al posto delle chitarre. Ma sono 4 ragazzetti che suonano nella saletta della chiesa (cfr. sezione Sala prove). Ma tutto questo è inevitabile.
La scelta del monicker1 si trasforma poi in tragedia allorquando si scopre che quel nome (trovato con tanta fatica e diffusosi tra i condomini della zona circostante) esiste già, ed appartiene inequivocabilmente ad un gruppo che suona da anni, se non da decenni. E allora lì le reazioni sono molteplici.

Tra le più diffuse come non citare:

  • Approccio stoico: non ci si perde d’animo e rimette in moto il processo di generazione delle idee.
  • Approccio molletta ai coglioni: ci si sente defraudati del “proprio” parto dell’ingegno (cazzo, non è giusto…non sapevo mica che esistesse quel gruppo…in fondo è come se lo avessi creato io) e ce se ne lagna per i restanti mesi dell’anno con chiunque capiti a tiro.
  • Approccio creativo-distorsivo: machiavellicamente si inseriscono alcune lettere (di solito una ”h” o una “k”) per modificare leggermente il nome originario…e così i “Casa e Chiesa” diventano i “Kasa e Kiesa”, oppure, alla toscana, “Hasa e Hiesa”.

Quanto alle modalità di generazione delle idee, la tecnica più diffusa è quella di un vero e proprio brainstorming: tutti insieme a sfornare nomi a ruota libera. E badate bene che in ogni gruppetto c’è sempre almeno un giullare che propone deliberatamente soltanto soluzioni del menga, palesemente impresentabili (cfr. parte sui batteristi). Ed è un dato di fatto che alla lunga questo urta parecchio i nervi.
Ma anche questo è inevitabile.
La scelta del nome porta con sé altre sciagurate conseguenze che si riverberano nella società: infatti se il gruppo ci crede davvero, ecco che comincerà a sfornare una serie di gadget personalizzati (che per parecchio tempo, almeno finché non cominciano i concerti, nessuno comprerà) la cui gamma va dalla maglietta al cappellino, passando per l’adesivo e la spillina.
E se si decide solo poi di cambiare nome per qualche motivo? Altro terremoto.
Abbiamo detto che “nessuno” le comprerà, ma non è esatto. Supponiamo che i componenti del gruppo siano 5 e che ognuno abbia 2 elementi del nucleo familiare che non avversino la loro attività musicale. Qualcuno di queste 10 persone, verosimilmente, acquisterà l’acquistabile per sostenere i neofiti…ed è così che si spiega perché non è impossibile vedere una vecchietta con la spilla o la maglietta dei “Destroyer” o dei “Blasting Power”.


1Espressione usata per indicare il nome del gruppo musicale.

© 2004 Daniele Galassi www.danielegalassi.com