“10 ragioni per iniziare a suonare e 1000 per smettere” – Terza puntata
Puntuale, ecco il terzo capitolo della rubrica. La seconda parte è disponibile qui.
3 – Il bassista
Il bassista è una figura atipica, trasversale, a volte difficile da inquadrare. La trattazione va pertanto impostata da diverse angolazioni. Partiamo da una constatazione fattuale: avete presente quanti bassisti ci sono in proporzione dei chitarristi? Pochi. Risultato: qualcuno in un gruppo, cazzo, dovrà pur suonare il basso. Ed ecco che nasce una delle figure più classiche: il bassista tarocco, altrimenti detto chitarrista trasformista, altrimenti detto “ unchitarristachesiccomenelgruppononc’èunverobasistasicomprailbassoel’amplificatorepermettersiafareluistessoilbassistainmancanzadimeglio”.
Talvolta funziona tutto a dovere, ma spesso la scelta in questione si rivela scellerata. Il bassista tarocco infatti:
- E’ un chitarrista, quindi suona come un chitarrista
- E’ un chitarrista, quindi pensa come un chitarrista
- E’ un chitarrista, quindi aspira a diventare il chitarrista del gruppo. E proprio come il chitarrista di tipo B trama alle spalle di un eventuale cantante di tipo A dalla creatività troppo esuberante, così il bassista tarocco potrebbe desiderare ardentemente (coadiuvandosi all’uopo con macumbe e riti voodoo) il forfait del chitarrista, in modo da sostituirsi ad esso in maniera stabile e definitiva (e per poter finalmente rivendere quel cazzo di basso che pesa un quintale e c’ha le corde troppo grosse per fare le scale veloci).
Ma per altri il bassismo, cioè l’essere bassisti, è un’inclinazione naturale, un vero richiamo della natura. Fateci caso: il bassista è solitamente pacato, (quasi) mai troppo impulsivo, (quasi) mai il giullare della situazione, (quasi) mai esplosivo. Il vero bassista al contrario è: calmo, pacato nei modi, spesso timido, sovente in posizione defilata o quantomeno arretrata quando si sta su un palco. E poi una cosa inspiegabile: il bassista è sempre quello più stanco. Non si capisce perché, ma lui è stanco. Forse è un diretto corollario della sua pacatezza, che degenera agli occhi degli altri in pigrizia o lassezza fisica. Si può dire che così come il chitarrista è il maiale e il cantante è il pavone, il bassista è il ghiro.
Ci sono altre mille sfaccettature che riguardano i bassisti, caratteristiche che possono sovrapporsi generando talvolta effetti disastrosi, soprattutto in sede live. Di tali effetti parleremo poi, per ora come non citare le seguenti categorie:
- Bassista censurato di tipo “audio” : molto diffuso nei generi di musica dura. Praticamente se lui smette di suonare non si accorge nessuno. Non una sua nota viene percepita come tale.
- Bassista censurato di tipo “video” : se scomparisse, nessuno lo noterebbe. Se potesse, ecco che suonerebbe dietro la batteria, lontano dai fari, acquattato nelle zone d’ombra.
- Bassista affetto da aritmia : non va a tempo manco su un 4/4.
- Bassista incastrato : così come il chitarrista ipervirtuoso (vedi capitolo sui chitarristi), nella maggior parte dei casi non ha ancora capito a cosa serve realmente il suo strumento.
- Bassista groovy : è un treno, è capace di tirare avanti la baracca da solo. Anche il batterista più cialtrone, con lui che gli pompa sotto, sembra un drago.
A questo punto, conviene analizzare cosa succede quando i sopraccitati caratteri si sovrappongono nello stesso individuo. Come detto in precedenza, gli effetti possono essere davvero nefasti.
Ad esempio, quando un bassista è groovy ma è un censurato di tipo “video”, la cosa è davvero spiacevole per un eventuale pubblico: pare che il gruppo stia suonando con le basi o peggio ancora in playback. Notare che non può sussistere una situazione in cui il bassista groovy sia un censurato di tipo “audio”, poiché quest’ultima condizione è da imputare all’incapacità del bassista di far uscire un suono decente dalle sue corde, ma se il bassista è groovy allora è anche capace di farsi sentire per definizione.
Chiarito questo, passiamo a commentare il caso in cui il bassista affetto da aritmia sia tipo censurato “audio”: meglio così, se fosse auscultabile sarebbe un vero disastro. Il che ci porta a definire la situazione in cui si concretizza il massimo della sciagura collettiva: bassista affetto da aritmia che associa velleità da virtuoso senza però presentare sintomi di censura “audio”. C’è di che rabbrividire.
Il lettore intelligente ed attento avrà già capito che il miglior connubio si ha allorché un bassista groovy non sia affetto da censura di tipo “video” e presenti una certa propensione al virtuosismo messo comunque al servizio del gusto.
© 2004 Daniele Galassi www.danielegalassi.com