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Amorphis (Tomi Koivusaari)

Di Daniele Balestrieri - 1 Giugno 2009 - 1:25
Amorphis (Tomi Koivusaari)

In occasione dell’uscita della nuova fatica degli Amorphis, siamo andati a parlare con un amichevolissimo e prolisso Tomi Koivusaari. Buona lettura!

 

 

Ciao Tomi, sono Daniele di Truemetal.it, ti ringrazio molto fin da subito per il tempo che mi concederai.

Ciao Daniele, il piacere è mio!

Prima di iniziare, lascia che ti dica che seguo gli Amorphis fin dall’epoca di Thousand Lakes e ogni album per me è stato una sorpresa. Difficilmente si riesce ad ascoltare lo stesso tipo di atmosfera per più di due album in fila, e questo secondo me rende gli Amorphis una delle band dal nome più calzante del mondo.

Mi fa piacere sentirtelo dire, grazie!

Comunque sia, mi sembra proprio che dopo l’arrivo dell’ottimo Joutsen abbiate trovato una specie di equilibrio e che Skyforger stia seguendo lo stesso percorso battuto da Eclipse in poi. Non è che il suo arrivo ha cambiato, o evoluto, qualcosa nel vostro stile di comporre musica?

Direi proprio che hai ragione, quei tre album sono da considerare una specie di trilogia, sia a livello di temi e sia, perché no, anche a livello musicale. Credo che uno dei motivi sia da addurre alla stabilità della line-up, sempre la stessa tutti e tre gli album, per cui poco è cambiato anche a livello di composizione. Inoltre li abbiamo composti in un periodo di tempo relativamente breve. Ma in genere noi non cambiamo le cose di proposito, ogni cambiamento ci viene naturale, e ora stiamo riempiendo, in un certo senso, dei buchi che ci mancavano. Non si sa mai cosa potrebbe accadere in futuro.

Siamo molto soddisfatti della performance di Joutsen, inutile negarlo. In un primo momento abbiamo pensato che sarebbe stato molto difficile trovare un sostituto di Koskinen, ma a quanto pare siete riusciti a trovare il vostro tesoro. So che non vi ci è voluto molto tempo per rimpiazzarlo, ma vorrei sapere se anche voi, a un certo punto, avete avuto il timore di non riuscire a trovare un frontman adatto dopo la decisione di Koskinen.

Guarda, quando Pasi ha deciso di lasciarci in realtà abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Ormai era ovvio che non potevamo più andare avanti così. La sua mancanza di motivazione aveva lasciato il segno sull’intera band. Per cui, quando ha deciso di andarsene, sapevamo che non sarebbe stato facile trovare un valido sostituto. Ovviamente non abbiamo pensato nemmeno un istante a scioglierci, ma pensavamo che se non avessimo trovato un cantante in tempo avremmo fatto un album completamente strumentale (!!!!!). Ma in realtà non abbiamo mai perso le speranze, sapevamo che da qualche parte c’era qualcuno che faceva al caso nostro, e che spesso quando si chiude una porta in realtà si apre un portone. Infatti così è stato, e quando Tomi è venuto per la prima volta alle prove, abbiamo subito capito che era lui l’uomo giusto. Non solo per le sue capacità canore, ma anche per la grande personalità. Inoltre è sempre stato un fan degli Amorphis, per cui era ben preparato in materia. Tra l’altro è stato divertentissimo il modo in cui è entrato a far parte della band. Praticamente mi stavo lamentando con un mio vecchio amico di come non avessimo ricevuto delle candidature decenti fino ad allora. Per cui mi ha detto “perché non provi con il cantante della nostra band (Sinisthra)?”
Mi ha mostrato dei video di un loro concerto e in quel momento ho capito che lui era il cantante di cui avevamo bisogno. Per cui lo chiamo al telefono e lui mi risponde che era inutile provare, perché non l’avremmo mai preso. E invece guarda un po’, è calzato proprio a pennello.

Direi che Skyforger è davvero un album di quelli tosti. Mi suona ispirato come un giovane Tuonela o un Am Universum, ma al contempo è emozionalmente un po’ meno gravoso di Silent Waters. Ancora una volta siete tornati alle leggende del Kalevala. Perché avete scelto di abbandonare i temi mitologici nel periodo Far From the Sun / Am Universum, e perché a un certo punto avete deciso di recuperarli?

Se non ricordo male, ai tempi di Am Universum ci eravamo un po’ scocciati di quei temi, più che altro per colpa dei media finnici che erano più interessati all’uso che facevamo del Kalevala che non alla musica stessa. Ogni anno era sempre la stessa storia. Per cui abbiamo pensato di provare qualcosa di nuovo, tanto per cambiare. Quando Tomi è entrato nella band è stato come una sorta di punto di controllo per noi, ci siamo fermati un attimo e ci siamo guardati alle spalle, giudicando tutti gli accadimenti a mente fresca. Alla fine abbiamo deciso di tornare ai temi che ci erano più cari, contemporaneamente alla reintroduzione di brani più vecchi in sede live. A dire il vero è stata un’idea di Tomi, a cui stava particolarmente a cuore l’introduzione di alcuni brani di Karelian Isthmus nella nostra scaletta. Penso che quel genere di storie vadano a braccetto con la nostra musica, sono scritti senza tempo e densi di emozioni. Onestamente penso che quel libro sia uno specchio perfetto della mente umana.

La data di uscita si sta avvicinando, come ti senti? Dopo tutti questi album, c’è ancora un po’ di elettricità nell’aria? Com’è andata durante le registrazioni? Tutto liscio come l’olio, oppure c’è un sassolino che ti vuoi togliere dalla scarpa?

L’elettricità nell’aria c’è sempre, e penso che il giorno in cui non ci sarà più, sarà anche il giorno in cui ci scioglieremo. Mi sento sempre come un bambino davanti ai regali di natale! È molto interessante conoscere le impressioni della gente, anche se al momento ancora non sono uscite recensioni. Per quanto riguarda noi, siamo molto soddisfatti del risultato finale, direi che è una specie di mix tra Eclipse e Silent Waters. Eclipse era più un insieme di brani “catchy”, mentre Silent Waters era più un prodotto unico, da ascoltare di seguito. Skyforger direi che contiene entrambe le facce della medaglia ed è un ulteriore passo in avanti, musicalmente parlando.
La produzione è migliore, il suono non è troppo compresso ed esagerato, per cui c’è ancora molto spazio di movimento. Inoltre gli arrangiamenti sono molto più cervellotici perché abbiamo avuto più tempo per pensarci su. Il processo di registrazione è andato, sì, liscio come l’olio. Abbiamo usato lo stesso team e lo stesso studio di registrazione dei due album passati, quindi lo staff era già ben preparato. Penso che questo sia uno dei nostri album più forti, da diversi anni a questa parte. Ci sono molti elementi differenti, sebbene siano ben fusi l’uno con l’altro, e l’apertura vocale di Tomi è più estesa che mai.

Che importanza ha, sul serio, l’aspetto mitologico nella musica degli Amorphis? Cosa prendete, spiritualmente parlando, dal Kalevala, e cosa date in cambio nella vostra musica?

La musica viene sempre prima di tutto, ma gli elementi mitologici danno una certa profondità all’aspetto musicale. Penso che la musica stessa possa diventare un’esperienza spirituale molto importante. Il Kalevala ci ha aiutati molto, nei primi anni della nostra carriera, ad avvicinarci alla musica popolare degli altri paesi. Tuttavia… è difficile dire cos’è che prendiamo e cos’è che restituiamo, ma credo che entrambe le cose siano in un buon rapporto. Direi… che… forniamo un angolo di lettura diverso, diciamo che in un certo senso predigeriamo quegli scritti per offrirli al grande pubblico. Come se fossimo la colonna sonora di un film.

Senti, visto che ci siamo, dimmi una cosa. Sono per caso delle voci femminili quelle che sento nel ritornello di Silver Bride, oppure sono solo delle voci maschili particolarmente alte? Se la prima fosse vera, saremmo di fronte a una delle prime apparizioni di voci femminili nella vostra carriera, no?

A dire il vero le voci alte in quel ritornello sono di Marco Hietala (Nightwish) e tra l’altro non sono nemmeno state alterate. Ancora una volta è stato lui a gestire le voci e alla fine ha cantato in quasi ogni canzone. Davvero, è un cantante incredibile e per quanto riguarda le melodie e le armonizzazioni è un vero genio. Comunque, proprio per mettere i puntini sulle i, House of Sleep ha delle voci femminili, e lo stesso vale per Weaving the Incantation ed Her Alone.

Ottimo ritorno del Piano e del Sax. Mi sembrate davvero attaccati a quegli strumenti fin da Tuonela! Cosa vi fa saltare in testa l’idea di aggiungere un po’ di sax qua e là? Ma soprattutto, perché proprio il sax? Non è che sia proprio lo strumento più comune in questo genere.

Lo so, lo so. La prima volta che abbiamo usato il sassofono su Tuonela, qualcuno della nostra etichetta ci ha detto “ma come, il sassofono? Odio il sassofono nel metal!”. Io personalmente lo amo, è uno strumento dalle numerose sfaccettature. L’idea per la prima volta ci è venuta ai tempi di Tuonela. C’è una band di folk progressive finlandese degli anni ’70 chiamata Piirpauke che ci ha abbastanza influenzati nel corso degli anni. Per cui ho chiesto al loro sassofonista, Sakari Kukko, di suonare per Tuonela, per cui tutto è iniziato da lì. Per quest’album ho pensato che era giunto il momento di suonare qualcosa di atmosferico, ed eccoci qui. Per quanto riguarda il piano, è un ottimo strumento, funziona sempre.

Che ricordi hai di quando cantavi per gli Amorphis? Per caso l’idea di tornare a cantare, ai tempi in cui cercavate un nuovo frontman, ti ha mai sfiorato il cervello?

A dire il vero direi proprio di no. Mi sono sempre considerato un chitarrista, per cui non volevo proprio tornare al “canto”. Ma ho ancora dei bei ricordi di quel periodo… ho pensato che era giunto il momento di guardare oltre, perché non avevo abbastanza tempo per fare entrambe le cose. Ora come ora sono molto contento di essere “solo” un chitarrista.

Ho sempre notato, non con una certa punta di soddisfazione, quanto sia forte la vostra formazione. Praticamente è rimasta simile per quasi 20 anni di carriera. Qual è il vostro segreto? Non mi dite che non litigate proprio mai. So che a volte non è facile, durante la pianificazione di un album, armonizzare le necessità di tutti i membri della band… ma a quanto pare non per gli Amorphis.

Non ci sono mai stati particolari screzi nella band, cerchiamo sempre di comunicare quando qualcosa non va bene a qualcuno. Ovviamente a volte si discute, ma siamo sempre stati in grado di passare oltre. Dopo tutto siamo buoni amici da tanti anni e abbiamo la stessa visione della vita.

Ovviamente non abbiamo potuto fare a meno di riconoscere il tuo growl patentato su Tulimyrsky, dei Moonsorrow. Com’è stata l’esperienza di tornare a cantare di nuovo insieme a uno dei gruppi folk metal più influenti d’Europa?

Guarda, è stato divertente. Conosco molto bene i Moonsorrow e mi piace molto la loro produzione. E così quando mi hanno chiamato non ci ho pensato nemmeno per un secondo prima di accettare! È stato forte perché non voglio più “cantare” negli Amorphis, nemmeno nei cori, ma queste partecipazioni sono tutto un altro paio di maniche. È stato veloce e indolore, mi pare di essere rimasto in studio per massimo un paio d’ore. E sono riuscito a fare tutto quanto nonostante non canti più nemmeno sotto la doccia!

Dalla pubblicazione di Karelian Isthmus la band è diventata via via sempre più popolare, te ne sei accorto immagino. Come è cambiato il modo in cui il pubblico ha percepito i vostri album? Quando vi siete accorti di essere passati da una specie di elite a un pubblico molto più vasto?

Mmmh… non lo so. Siamo sempre stati abbastanza ai margini nella scena metal. Per esempio mi ricordo che quando uscì Tales from the Thousand Lakes già alcuni lo etichettarono come qualcosa di troppo diverso dal mainstream. Per non parlare di Elegy! Per cui abbiamo sempre convissuto con il fatto che la gente non capisse esattamente cosa stessimo facendo. La cosa a dire il vero non fa altro che mantenere la nostra band fresca e in salute, e se siamo onesti con noi stessi alla fine lo siamo anche con i nostri fan. Non abbiamo mai voluto intrufolarci in chissà quale categoria, perché la cosa non avrebbe fatto altro che limitare la creatività della band. Credo proprio che al giorno d’oggi la gente rispetti quello che abbiamo fatto finora, anche se a volte certe scelte potevano sembrare dei suicidi musicali, perlomeno per quanto riguarda le etichette discografiche. Ma ci è sempre stato concesso di fare tutto ciò che volevamo, musicalmente parlando, e le nostre etichette ci hanno sempre supportato.

Ogni anno è sempre la solita storia. Molti lettori vogliono sapere se avete mai pensato di cantare qualcosa in finlandese. A dire il vero l’esperimento di “Kuusamo” è stato ben recepito dai nostri lettori, e anche io penso che sia un pezzo speciale e molto interessante.

A volte è divertente sperimentare, ma io credo che sia l’inglese la vera lingua del “Rock ‘n’ Roll”, specialmente al di fuori della Finlandia. Kuusamo mi pare sia un pezzo italiano, l’Estate Indiana di Toto Cutugno se non erro, che poi è stato tradotto in finlandese dal cantante finlandese Danny negli anni ’70 o ’80. Quando ero piccolo ascoltavo spesso quella canzone a casa dei miei genitori e la cosa mi ha reso un po’ nostalgico. Grande, grandissima canzone! Sai che c’è, ora che ci penso ci sono un sacco di hit degli anni ’70 che non sono altro che canzoni italiane tradotte in finlandese!

A proposito di Kuusamo, perché non è mai stata pubblicata come traccia bonus da qualche parte? Un sacco di gente la ama, ma in pochi hanno voglia di comprarsi la colonna sonora originale di Sognando Mombasa… non è che sia proprio il film più famoso del mondo!

Già, sono d’accordo. Dovrebbe essere pubblicata da qualche parte oltre alla colonna sonora. Ma penso che il motivo principale sia che quella colonna sonora è stata pubblicata da Warner che ne detiene i diritti, e la nostra etichetta dovrebbe ricomprarsela per poterla pubblicare di nuovo. Beh, se non altro ora si può ascoltare su youtube, se proprio!

Separated. Cosa c’è dietro quella traccia? Perché avete deciso di includerla nel singolo di Silver Bride e di ometterla dal full-length?

In origine abbiamo registrato 18 canzoni in studio, e 12 di esse hanno ottenuto anche la parte vocale. Per cui quando abbiamo iniziato a costruire l’album abbiamo dovuto scegliere le canzoni che stavano meglio insieme. Abbiamo omesso due canzoni, è vero, ma un paio di bonus track sono sempre utili per i lati b dei singoli e per le edizioni in digipack. A volte sono semplicemente delle buone canzoni che però funzionano poco nell’economia dell’album intero.

Andare in giro per tour negli Stati Uniti dev’essere una gran sensazione. Avete mica notato una differenza tra il pubblico in Europa e quello oltremare?

Penso che i nostri fan siano più o meno gli stessi ovunque nel mondo. Ovviamente ci sono delle piccole differenze, per esempio credo che i fan americani siano un po’ più socievoli, vengono a parlare spesso con noi e non si fanno troppi problemi. In Finlandia la gente è generalmente più timida, a meno che non sia totalmente ubriaca. Ma è lo stesso anche in altre nazioni d’Europa per cui non saprei… ogni luogo che visitiamo ha le sue particolarità, ma in ogni caso non vedo particolari differenze tra l’America e l’Europa.

Parlami della tua esperienza all’ultimo Wacken. Come è stato suonare sullo stage davanti a migliaia di persone? Noi là sotto eravamo un po’… come dire, “affumicati” (ricorderai il piccolo incendio), ma in ogni caso è stato un gran concerto e una grande esperienza. E per te? Secondo me dovevate iniziare la scaletta con “The Smoke”.

Haha è vero! C’era davvero un sacco di fumo, non mi ricordo se abbiamo cambiato la canzone di apertura però! Non oso pensare cosa abbiate provato voi là sotto. Quando il vento ha cambiato direzione tutto il fumo ci è venuto addosso ed era difficilissimo respirare… sono dovuto correre nel backstage per prendere una boccata d’aria. In ogni caso questo piccolo incidente ci ha dato la possibilità di suonare in un orario più favorevole, ma il rovescio della medaglia è stato che abbiamo avuto un sacco di problemi all’aeroporto. Tutti i nostri vestiti puzzavano terribilmente di fumo e abbiamo perso un po’ di tempo a spiegare tutta la vicenda al personale dello scalo 🙂 ma sono contento che nessuno si sia fatto male… è stato un bel concerto, un sacco di gente, gran festival!

Ovviamente l’estate sta arrivando e questo significa concerti, concerti e concerti. Ma a parte questo, avete già qualche progetto per il futuro? Immagino che vedremo un altro singolo, no? Spero proprio che sia “Sky is Mine”, probabilmente una delle canzoni più belle degli ultimi anni!

Sì, finalmente arriva l’estate! Odio l’inverno. Stiamo suonando in un sacco di festival, dopodiché ci imbarcheremo in un tour sud-americano, un tour Europeo (con date a Roma e Milano!), un tour finlandese e un paio di show in Russia e Australia. Per cui sarà un anno abbastanza impegnativo per noi. Sì, mi sa che faremo un secondo singolo, anche se non abbiamo ancora deciso quale. Direi che Sky is Mine è un ottimo candidato, sì.

Avete molti fan qui in Italia, immagino lo sappiate. Il vostro album sarà certamente ben recepito. Prima di giungere a conclusione di quest’intervista, hai voglia di dire qualcosa ai tuoi seguaci italiani? Hai dei bei ricordi dei tuoi concerti da quelle parti?

Ci siamo sempre divertiti un sacco in Italia, abbiamo incontrato un sacco di bella gente, mangiato ottima pasta e pizza, per non parlare del vino e della birra 🙂 e grandi party, sì sì… non mi ricordo molto a dire il vero di questi ultimi, per cui devono essere stati davvero notevoli. Penso che finlandesi e italiani abbiano gusti musicali molto comuni, vedi le hit italiane molto famose qui in Finlandia, e non mi stupisce che gli italiani apprezzino anche gli Amorphis. Ci vediamo presto, insomma!

Grazie, Tomi. Da vecchio fan, per me è stato un onore. La vostra musica ha accompagnato la mia vita per quasi 20 anni.

Sono onorato di sentirtelo dire, Daniele. Grazie per quest’interessante intervista, stammi bene e a presto!

Tomi Koivusaari.
Daniele “Fenrir” Balestrieri