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Amorphis (Tomi Koivusaari e Santeri Kallio)

Di Daniele Balestrieri - 31 Luglio 2014 - 9:11
Amorphis (Tomi Koivusaari e Santeri Kallio)

Dopo le prime prove il pavimento cedette e ci ritrovammo a suonare quasi sotto terra guardando la pancia di chi veniva a vederci!
(Tomi Koivusaari, Amorphis)

Incontriamo gli Amorphis in occasione della loro esibizione allìedizione 2014 del prestigioso ed esclusivo Metaldays, festival che si tiene in Slovenia, a Tolmino. Davanti a noi Tomi Koivusaari e Santeri Kallio, rispettivamente chitarrista e tastierista del combo di Helsinki. Professionali e composti nell’esprimersi, i due musicisti rispondono alle nostre domande in maniera precisa e puntuale sopratutto dato il tempo ristretto che da lì a breve li porterà al meet and greet con i fan… Sì sa, le interviste tenute durante i festival sono sempre una corsa contro il tempo, ma ne usciamo alla grande spaziando agilmente da una domanda all’altra. Partiamo chiedendo quando è stata la loro ‘prima volta’ al Metaldays (ex-Metalcamp)…

Santeri Kallio: Suonammo qui per la prima volta nel 2011 quando esisteva ancora il Metalcamp, in occasione del tour di supporto a “The Beginning of Times” che era uscito qualche mese prima. Peccato non aver avuto più occasioni, la location è spettacolare.

Ci racconti di come andavano le vostre prime prove in studio quando la band era alle prime armi e voi dei ragazzini?

Tomi Koivusaari: Torniamo indietro di tantissimi anni! Credo fossero i primi mesi del 1990 e provavamo in un vecchio appartamento preso in affitto. Era nel centro di Helsinki ed era completamente distrutto. Il pavimento era in legno e tutte le assi erano marce perché entrava acqua. Dopo le prime prove il pavimento cedette e ci ritrovammo a suonare quasi sotto terra guardando la pancia di chi veniva a vederci!

Suonavate pezzi delle vostre band preferite come fanno molti giovani musicisti quando imbracciano gli strumenti per la prima volta?

Tomi Koivusaari: No, abbiamo fin da subito proposto pezzi nostri. Non credo abbiamo mai suonato un qualcosa che non fosse qualcosa di nuovo. Non siamo mai stati attratti dalle cover, né tantomeno dalle cover band. Eravamo tutti d’accordo nel dare vita a pezzi nostri. È servito molto a creare la nostra personalità fin da subito.

Avete mai avuto voglia di utilizzare altri strumenti oltre a quelli canonici? Come il sax in “Tuonela” per esempio…

Tomi Koivusaari: Il sax ci ha sempre stuzzicati e avremmo voglia di utilizzarlo di nuovo; il problema si presenta in sede live. Abbiamo utilizzato un suonatore progressive che vorremmo riutilizzare (Sakari Kukko, ndR) ma no, al momento non possiamo purtroppo farlo. Potessimo scegliere senza limiti di budget ne faremmo di cose…

Durante il tour mantenete la setlist più o meno costante. Ogni tanto cambiate dei brani. Lo fate in funzione del luogo dove suonate oppure c’è un altro motivo per cui proponente pezzi diversi dalla data precedente?

Santeri Kallio: Non c’è un motivo legato ai Paesi dove suoniamo. Cambiamo dei brani di tanto in tanto solo per dare maggior variabilità a ciò che facciamo sul palco altrimenti i concerti diventerebbero, per noi, molto monotoni. Per il resto, cerchiamo sempre di proporre brani in linea con le nostre release. Se esce un nuovo album cerchiamo di porre l’accento sui brani di quest’ultimo, sopratutto nelle date subito successive alla data di uscita di un nuovo album sul mercato. Ora ad esempio è facile gestire la scaletta perché abbiamo di fatto finito il tour di “Circle” (loro ultimo disco uscito nel 2013, ndR) e quindi non siamo vincolati a suonare un numero definito di ultimi brani.

A proposito di tour. Ricordo un momento particolare, durante quello di “Far From the Sun” nel 2002; Pasi salì sul palco e disse, più o meno, “lo so che non ve ne frega niente dell’ultimo disco e volete sentire solo i pezzi vecchi, per cui iniziamo con Tales”… e partì “In the Beginning”. La cosa mi lasciò a dir poco spiazzato.

Tomi Koivusaari: “Far From the Sun” dici… era il 2002, vero? Non mi ricordo specificamente questo episodio, e tu Santeri? In ogni caso Pasi ne ha fatte di cose, diciamo che non fatico a crederci. Succedeva spesso di venire presi in contropiede… (Santeri sospira, ndR) In ogni caso difficilmente le nostre scalette variano, e capirai anche tu che variazioni troppo ampie all’interno dello stesso tour possono portare a una mole di lavoro, soprattutto di memoria, non indifferente. E con i nostri ritmi, non è il caso.

Riguardo i brani, parlando con i miei amici, faccio sempre presente che una delle canzoni che ritengo sottovalutata è ‘The White Swan’. Mi potreste dire chi di voi l’ha composta e come è nata?

Santeri Kallio: Mmm, ‘The White Swan’ è nell’album “Skyforger”?

Tomi Koivusaari: No, è in “Silent Waters”! Non sai nemmeno in che album sta!? (Risate, ndR) La canzone la ho composta io. Ricordo che ero a casa e mi è presa l’ispirazione. Sono corso in camera, ho imbracciato la chitarra ed è nato il riff d’apertura. La sezione solista è stata invece realizzata da Esa Holopainen subito dopo aver portato l’idea in sala prove.

Permettimi quindi di farti personalmente le congratulazioni per questo brano!

Tomi Koivusaari: Grazie… (uno strano sguardo dubbioso appare sul volto del finlandese Tomi…, ndR)

Sempre in tema di canzoni, ad inizio anni 2000 avete realizzato la vostra prima canzone in lingua finlandese per la colonna sonora del film finlandese “Sognando Mombasa”. Avete altri progetti del genere in cantiere? Vi è stato mai chiesto di realizzare progetti paralleli alle vostre uscite ufficiali, come appunto colonne sonore o concerti acustici… o per esempio qualcosa ispirato al Kalevala o al Kanteletar?

Santeri Kallio: La cosa ci è passata per la testa, sì, e a dire il vero qualcuno si è mosso a riguardo.
Sono diversi anni che pensiamo di realizzare qualcosa di esclusivo, magari un qualcosa in lingua madre anche se a noi piace cantare in lingua inglese in quanto è quella migliore per esprimere la potenza del rock. Più che una colonna sonora sarebbe bello realizzare qualcosa di artistico e di visuale durante i concerti, tipo cori femminili posti dietro alla batteria. Forse ce la faremo con il prossimo disco e con il relativo tour anche se sarà molto difficile riuscire a portare più gente in giro con noi.

Tomi Koivusaari: Sarebbe bello in effetti. Un’idea sarebbe quella di realizzare un concept in finlandese sul ‘Kalevala’ (poema epico ispirato ai canti popolari della Finlandia composto nell’Ottocento dal filologo finlandese Elias Lönnrot, ndR). Ma credo che al momento non abbiamo il tempo per abbozzare qualcosa. Abbiamo troppi impegni per dischi e tour. Ma abbiamo suonato in un castello nel sud-ovest della Finlandia ai tempi di “Eclypse”. L’occasione era una manifestazione operistica, e ci siamo sentiti orgogliosi di aver preso parte suonando la nostra musica, i nostri prodotti dinnanzi a una folla così diversa dai nostri soliti fans. Gente con la cravatta… (ride, ndR)

In effetti è sempre la stessa gente in cravatta che disseziona e giudica ogni volta i vostri nuovi dischi. Del resto non è facile nascondersi quando si finisce sempre in testa alle classifiche finlandesi, no?

Tomi Koivusaari: In un modo o nell’altro finiamo sempre sotto il mirino. Il modo in cui suoniamo, ma anche il modo in cui trattiamo i poemi epici da cui traiamo ispirazione, è sempre fonte di discussione da parte di fans ma soprattutto di studiosi. Ecco perché ci ha fatto sentire orgogliosi del nostro lavoro l’avere davanti agli occhi tante persone diverse durante quell’evento.

L’intervista si conclude, salutiamo la band che si avvia verso il backstage. Ci resta solo un grande dubbio. Rigurado la domanda sul brano ‘The White Swan’, sopratutto nel momento in cui ci siamo congratulati con lui stringendoli la mano, Tomi Koivusaari non avrà mica pensato che lo prendavamo in giro per quel brano? Ci beviamo una birra sopra e ci godiamo l’immenso show del gruppo!

Daniele Balestrieri, Nicola Furlan, Antonio Saracino