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Bitch In Town It’s only rock’n’roll… but we like it! 2008, Autoprodotto Hard Rock
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www.myspace.com/bitchintownband
Tracklist:
1. Day Tripper 2. Perfect Strangers 3. Space Truckin 4. Gimme Some Lovin’ 5. Born To Be Wild 6. Honky Tonky Woman 7. Fool For Your Lovin’ 8. Whole Lotta rosie 9. Rock And Roll All Night
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Nessuna pretesa particolare al di là di una sanissima dose di divertimento, è l’obiettivo che si prefiggono i Bitch In Town, band perdutamente innamorata del classico hard rock targato anni 60 / 70 /80 e composta da navigati musicisti della scena laziale. “The power of classic rock”, è il loro primo demo, raccolta di cover di grandi band del passato, che si pone quale ideale omaggio alla migliore tradizione della musica composta da grinta, emozioni e passione. Una buona dimostrazione del valore strumentale della band, a proprio agio nell’esecuzione di classici immortali come “Perfect Strangers”, “Fool For Your Lovin’” e “Gimme Some Lovin’”, che tuttavia non offre alcun’informazione in merito alle capacità compositive in dote al quartetto pontino. Nulla più che un progetto estemporaneo, creato come semplice divertissement che non ha alcuna ambizione di grandeur o particolare popolarità, realizzato comunque in maniera più che accettabile e dignitosa. It’s only rock n’roll, but we like it!
Fabio Vellata
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Cocaine Cowboys Slaughter the Poser 2008, Autoprodotto Thrash |
www.myspace.com/wearecocainecowboys
Tracklist:
1. Damned Boys Of Rock n’Roll 2. Son Of Evil 3. Slaughter The Poser 4. Resurrected 5. Painful Heart 6. The Anvil Is Fallin’ Down 7. The Teacher 8. Arrive, Arise Hell & Leave (Rough Mix)
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Attivi sin dal 2000, tornano a dare segnali di vita i Cocaine Cowboys, ferocissimo gruppo ferrarese autore, sino ad oggi, di un buon numero di album ed Ep sempre realizzati sotto l’egida del più truce, grezzo e selvaggio punk – death – thrash.
“Slaughter The Poser” null’altro è che la riedizione di “Metal War” (con l’aggiunta di una traccia bonus), cd autoprodotto, edito nel corso del 2007 e distribuito su ampia scala, che ha rappresentato il ritorno in pista del combo estense, sin qui protagonista di una biografia quantomeno complicata e ricca di salti temporali.
Destruction, Sodom, Tankard, Motorhead e Venom sono i capisaldi imprescindibili cui fare riferimento nel descrivere la proposta musicale del trio, ancorato ad un modo d’essere radicale e senza compromessi, che sfocia in brani in cui, l’altissimo tasso di violenza e la scatenata ferocia, sono una costante imprescindibile ed imperativa.
Nella loro veste smodatamente underground, i pezzi riescono a colpire nel segno, garantendo il giusto tasso di “marciume” e divertimento, ma permangono necessarie e fondamentali ulteriori limature ed aggiustamenti in un complesso, in termini di songwriting e qualità dei suoni, che appare ancora sin troppo “artigianale” per definirsi competitivo ad alti livelli.
Fabio Vellata
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Turtleback Whiskey Bar 2008, Autoprodotto Hard Rock |
www.myspace.com/turtlebackband
Tracklist:
1. You’re A Black Hole 2. Me And Uncle Jack 3. I Got Pain
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In circolazione da un paio d’anni, i Turtleback si presentano con un demo cd composto di tre tracce audio ed un bonus DVD aggiuntivo, contenente il video clip del brano “You’re a Black Hole”.
Impossibile non interpretare al volo la direzione intrapresa dal quintetto toscano, alquanto devoto alle “grasse” sonorità hard rock di stampo genericamente sudista che, già al primo accordo, chiamano in causa senza possibilità d’errore un unico nome: i Black Label Society del grande Zakk Wylde.
Chitarre potenti e robuste dunque, brani cadenzati e voce “alcolica” sono la base essenziale dell’impianto sonoro, assemblato con discreta perizia ed efficacia, in un collettivo che non lesina in energia e forza d’urto.
Non mancano gli aspetti da rivedere con cura, legati ad un songwriting davvero troppo poco personale per apparire del tutto convincente e ad una voce bisognosa di maggiore espressività e modulazione (chiaro il tentativo d’assomigliare, anche qui, al biondo axeman del New Jersey).
Va in ogni modo dato atto al combo di Pietrasanta, d’aver messo in pista qualcosa d’interessante in prospettiva, ancora in stato embrionale ed in via di sviluppo, ma già al momento per nulla malvagio o fallimentare e ricco di buoni auspici. Ottimi a tal riguardo i chitarristi Andrea Bartelletti e Manuele Maremmani, perfettamente inseriti nella parte e dotati di notevole abilità.
Tempo e costanza daranno i loro frutti: It’s a long way to the top, if you wanna rock n’roll…
Fabio Vellata
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Evil Spell First Attack 2008, Autoprodotto Thrash |
www.myspace.com/bandevilspell
Tracklist:
1. Kill the Young 2. The Gutter 3. Nasty Sabotage 4. The Hangman 5. Possessed Society
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Stringere fra le mani il demo degli Evil Spell mi ha fatto compiere un salto indietro di venticinque anni: copertina spartanissima fotocopiata – sulla falsariga delle audiocassette degli Eighties – , note scarse e un sound primitivo d’altri tempi, figlio degenere di band seminali come Exciter e Abattoir. Kill The Young, The Gutter e compagnia cantante cono cinque episodi di Thrash brutale, grezzo e arrabbiatissimo. First Attack è un demo da avere assolutamente per gli amanti dei primi Exodus, Razor e dei due gruppi sopraccitati. Astenersi metallari con la puzza sotto il naso.
Stefano Ricetti
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Rebel Devil Rough Mix 2008, Autoprodotto Heavy |
www.myspace.com/rebeldevilband
Tracklist:
1. The Next One 2. Last Yard 3. Against You 4. Leave All Those Behind
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Dietro il monicker Rebel Devil si celano – si fa per dire – , Kappa della Strana Officina e GL degli Extrema che, dopo aver reclutato i due Ale – Paolucci al basso e Lera alla batteria – , fanno circolare Rough Mix, anteprima sonora di un album previsto per settembre. L’intento dei Nostri è creare un sound di connotazione fortemente HM moderno che però riesca a coniugare influenze Southern e Blues. Dario Cappanera riesce solamente a metà nell’impresa durante i quattro pezzi proposti: probabilmente lo spirito “estremo” e “alternativo” dei suoi pard è riuscito a prevalere rispetto agli intenti iniziali. Non per questo i brani non risultano interessanti, anzi, sono solamente un po’ fuori bersaglio. Poco male, dopotutto.
Stefano Ricetti
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Alkoholic Devastation Alkoholic Devastation 2008, Autoprodotto Thrash |
myspace.com/alkoholicdevastation
Tracklist:
1. Intro 2. The Skull 3. Ligeia 4. Business Man 5. Terror in Holy Land 6. War Cry
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Marci fino all’osso. Non mi balza in mente termine più consono per inquadrare la proposta musicale della ‘terron thrash metal band’ (così amano definirsi) Alkoholic Devastation il cui moniker, guarda caso, è stato concepito durante una parca serata finita a vomitare in mezzo ai campi del circondario di Taranto. Sei canzoni tirate che estraggono dal cilindro le sonorità più disparate: death metal primitivo, thrash da coma etilico e hard core insofferente, tutto mescolato alla buona per un prodotto tanto verace quanto scarno di accorgimenti. La scarsa qualità tecnica che sta alla base delle sei canzoni può far felici solo i puristi della scena, ma non altri. Sono convinto che una band come gli Alkoholic Devastation possa fare la differenza on-stage, sopratutto nelle serate all’insegna del disastro alcolico e sonoro.
Nicola Furlan
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Nerodia Promo 2008 2008, Autoprodotto Thrash |
www.myspace.com/nerodiaband
Tracklist:
1. Inquisition 2. The Rise of the Third Witch 3. My Enemies 4. Hostile
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I romani Nerodia sono una band autrice di un thrash metal significativamente influenzato dal death metal europeo. La componente thrash, non di rado infarcita di sonorità proprie dell’hard core newyorkese, caratterizza in maniera prevalente il songwriting di questo “Promo 2008”. Gli spunti death metal invece fanno riferimento alla scena europea di inizio anni ’90 con particolare affinità a quello che Cancer ed Entombed hanno prodotto agli esordi. Le linee vocali sono particolarmente aggressive grazie a un growl espressivo che amplifica l’impatto delle sezioni death e hardcore, a differenza di quelle thrash più canoniche, già di loro poco incalzanti e potenti. Nota di merito infine per l’irruente prova dietro al microfno di J.Serpico e per le interessanti parti soliste, ricche di gusto e coinvolgente melodia.
Nicola Furlan
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The Main Attraction In Spite Of All – Episode Two 2007, Autoprodotto Hard Rock |
www.myspace.com/themainattractionsolo
Tracklist:
1. Captain K. 2. Broken Record Player 3. Stand Where The Action Is
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Poco più di un progetto estemporaneo questi The Main Attraction. Scarse informazioni biografiche e zero notizie relative a line up e protagonisti coinvolti, obbligano ad un’analisi stringatissima e minimale di una proposta che, a dire il vero, non ha allo stato attuale, granché da proporre agli eventuali interessati. Tre brani rock in cui le commistioni con altri generi sono ben evidenti, infarciti di cambi d’umore, effettistica da video gioco anni ottanta e richiami a band come Mr. Bungle e Scatterbrain, sono il piatto offerto, caratterizzato però, da una produzione davvero poco curata (facile intuire, il classico salotto di casa o, al massimo, un garage) e da limiti strutturali notevoli. Funky, rock, jazz, rap (!), si mescolano in cerca di un senso logico ancora non del tutto chiaro, mettendo il luce una serie di idee non disprezzabili ma ancora molto bisognose di perfezionamento e messa a punto. Un project di difficile catalogazione, indefinibile, a tratti quasi alieno che, al momento, rivela ben pochi motivi di vero interesse.
Fabio Vellata
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SilentLie Behind My Face 2008, Autoprodotto Gothic |
www.myspace.com/silentlie
Tracklist:
1. Silence Of Your Mind 2. Dead Shades 3. River Of Torments 4. Obsession 5. About Us
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Nati in quel di Trieste nel 2005, i SilentLie giungono, dopo vari cambi di line-up, al primo demo, questo “Behind My Face”. La loro proposta è un gothic-rock che strizza l’occhio saltuariamente all’elettronica, soprattutto in virtù di qualche effetto dato dalle tastiere. Le linee vocali son nelle mani della singer Giorgia che dimostra di non aver paura a sporcarsi la voce con qualche passaggio più ruvido e aggressivo, ma che denota anche una prestazione un po’ altalenante. Anche il song-writing mostra luci e ombre alternando momenti più orecchiabili e capaci di prendere l’ascoltatore ad altri meno riusciti. Una maggiore maturità ed esperienza sicuramente gioverà a questo giovane gruppo.
Alessandro Calvi
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Slain Bid The Stars Farewell 2006, Autoprodotto Power |
www.myspace.com/slainitaly
Tracklist:
1. White Widow 2. Stargate 3. The Bearer 4. Like Thunder 5. Death In Venice 6. Circular Time
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Terzo demo peri ferraresi Slain, fautori di un heavy/powerdai sbiaditi contorni prog. Evidente fin dalle prime note l’influenza di Iron Maiden, Helloween e, entro certi limiti, Metallica. Benché scarsamente valorizzata da un sound piuttosto sporco, offre brani immediati e dinamici, retti da un riffing solido e da una sezione ritmica piuttosto varia. Due i limiti sostanziali del demo. Da un lato le composizioni sono ancora troppo derivative, con un’influenza maideniana a tratti fin troppo esplicita (si vedano ‘Stargate’ o ‘Like Thunder’). Dall’altro le linee vocali, stabilmente collocate su tonalità medio/alte, cadono nella trappola della ripetitività, trascurando quasi completamente l’interpretazione e rendendo l’ascolto alla lunga noioso. Si tratta di aspetti su cui la band sarà chiamata a lavorare in futuro, onde distinguersi in un mercato che per quanto riguarda questo tipo di proposta appare già saturo da tempo.
Riccardo Angelini
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Dirt Show Keep It High 2008, Autoprodotto Hard Rock |
www.myspace.com/justadirtshow
Tracklist:
1. The Noize Circus 2. 5 Minutes Left 3. Got Dirty 4. 77 The Eden Between Her Legs 5. The Late Night Laws (An Ode To The Stoned)
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I Dirt Show si presentano con questo Keep It High, tra bottiglie di whisky e immancabile teschietto in un immaginario da biker provetto,con cinque brani heavy rock tra la nuova direzione scandinava e un riffing decisamente americano nei modi e nelle scelte sonore. Al limitetra l’hard rock stile Black Label Society e il filone alternativo fattodi suoni ovattati e voci effettate. Non certo esaltanti, ma per quanto riguarda l’esecuzione e la produzione niente male per un autoprodottoche non appagherà chi ama le incontaminate lezioni del passato ma chepuò trovare orecchie ben disposte tra i seguaci di BLS & Co.
Alessandro Zaccarini
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Disliked Another Mortal Drink 2006, Autoprodotto Thrash |
www.disliked.altervista.org/mp3.htm
Tracklist:
1. Born to be hated 2. Terror show 3. Another Mortal Drink 4. U.S.A. (Useless.Sukers.Assholes)
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Another mortal drink si presenta come uno di quei progetti con quegli artwork improbabili che si abbozzavano tra i banchi di scuola per passarsi il tempo tra quattro risatine sommesse. Stessa cosa per i nomi d’arte scelti dai componenti della band (Valium… Vomitboy…). Dal punto di vista musicale non va meglio: una registrazione tra le peggiori che io abbia mai avuto modo di sentire chiude il quadro di un prodotto immaturo e trascurabile. La band ha persino difficoltà ada ndare a tempo e i riff sono di una pochezza impressionante. Non mi sognerei mai di condannare il movimento ‘registratore in garage’ che ha segnato gli albori di monumenti del metal, ma occorre un certo senso nel fare le cose. Il marcio deve essere quasi una missione, non una scelta di comodo dietro cui nascondere una condizione musicale a tratti assolutamente inaccettabile.
Alessandro Zaccarini
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H.O.T. Hands Of Time 2008, Autoprodotto Hard Rock |
www.myspace.com/handsoftimerock
Tracklist:
1. The Priest 2. Stand By The Bomb 3. Miss Denial
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Nati poco più di sei mesi fa, i ternani H.o.t. (acronimo di “Hands Of Time”), si affacciano sul panorama musicale rilasciando un mini cd di tre pezzi autoprodotto, all’insegna dell’hard rock più sincero, che non disdegna però, divagazioni strumentali di notevole effetto e coinvolgimento. Fondato da Leo Ariel (ex Dafne) e Nicholas Arianni (ex Riflessi) dopo la fuoriuscita dalle rispettive band d’appartenenza, il giovane gruppo (23 anni l’età media) s’ingegna nel tentativo di proporre una miscela quanto possibile personale e corposa, denotando abilità notevoli in sede strumentale ed un già interessante livello di songwriting (davvero non male ad esempio, la lunga ed articolata “Miss Denial”). Ciò che difetta disperatamente è la produzione (il secondo pezzo, “Stand By The Bomb”, pare addirittura inciso in mono), fattore che, al momento, impedisce di apprezzare appieno una proposta che, nonostante qualche pecca dovuta all’inesperienza, potrebbe rivelare sviluppi interessanti in futuro. Le doti ci sono, l’approccio non manca… acquisiti suoni meno approssimativi anche gli H.O.T. potranno dire la loro.
Fabio Vellata
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