Death

George “Corpsegrinder” Fisher: “Chuck Schuldiner era un bravo ragazzo, ma suonava come se fosse Satana in persona”

Di Orso Comellini - 25 Gennaio 2022 - 8:50
George “Corpsegrinder” Fisher: “Chuck Schuldiner era un bravo ragazzo, ma suonava come se fosse Satana in persona”

In una nuova intervista su Revolver, George “Corpsegrinder” Fisher ha raccontato di quando ha deciso di diventare un cantante. Dalla scoperta dei Black Sabbath, all’episodio chiave del concerto dei Death nella sua città natale e l’impatto che ha avuto su di lui Chuck Schuldiner. Questo il racconto del frontman dei Cannibal Corpse.

Vidi i Death suonare a Baltimore, in Maryland, da dove provengo, nel 1987/’88. Potrebbe essere stato un po’ dopo, non ne sono sicuro. So solo che Leprosy non era ancora uscito. Avevo Scream Bloody Gore, che era davvero grandioso. Ma non avevo compreso il potere della voce di Chuck Schuldiner fino a quello show. Ci saranno state 25 persone, quasi nessuno. I Death dovevano suonare con i Dead Brain Cells – i D.B.C. – dal Canada. Ma questi ultimi non potevano suonare, per cui i Death avevano un set più lungo, penso. Ero letteralmente davanti a Chuck Schuldiner, mentre cantava e suonava. Quando suonarono ‘Infernal Death’, quel “Die! Die!”, quando va sulle note alte, ha cambiato la mia vita, al pari di quando ascoltai per la prima volta i Black Sabbath. Dissi a me stesso: “Voglio cantare in quel modo; questo è quello che voglio fare”. Mentre ascoltavo tutte quelle band nella mia camera, mi mettevo a cantare provando a riprodurre Jeff Becerra o Tom Araya. Quando ho visto Chuck Schuldiner, tutt’a un tratto, tutta quell’ondata di band Death Metal in arrivo, mi ha convinto che non avrei mai cantato normale o Thrash, ma che lo avrei fatto in growl.

Poi George “Corpsegrinder” Fisher continua raccontando:

Chuck non aveva un growl come i moderni cantanti, come Glen Benton o John Tardy. Le urla alte, che ritrovi nella nostra musica, sono ispirate a mani basse a quelle sue. Le urla di Chuck Billy su First Strike Is Deadly di The Legacy, e altre canzoni di quel disco, erano straordinarie. E così quelle di Rob Urbinati dei Sacrifice. Ma Chuck Schuldiner era il numero uno. Quando lo vidi, se ne stava lì e sembrava con fare il minimo sforzo. Cantava come se fosse un ragazzo di 250 libbre che riusciva a sollevare 700 libbre. Che potesse lanciarti dall’altra parte della strada con una mano. Ed era un ragazzo modesto, un bravo ragazzo. Ma suonava come se fosse Satana in persona. Ha cambiato il mio mondo.