Death

Intervista Ade (Fabivs, Diocletianvs)

Di Marco Donè - 20 Dicembre 2019 - 11:22
Intervista Ade (Fabivs, Diocletianvs)

In occasione della terza e ultima tappa dell’ “Italian Conquest Tour” (qui il nostro report), con cui gli Ade, in compagnia dei Kanseil, hanno girato l’Italia per presentare la loro ultima fatica, “Rise of the Empire” (qui la nostra recensione), abbiamo incontrato per voi Fabivs e Diocletianvs, rispettivamente chitarrista e cantante della death metal band romana, per approfondire l’argomento Ade. Eccovi il resoconto di quella che si è rivelata una piacevole chiacchierata.

Buona lettura!

Intervista a cura di Marco Donè

 

Ciao ragazzi, sono Marco, benvenuti su Truemetal.it. Come va?

(Fabivs) – Qui tutto bene, grazie.

Come prima domanda partirei dall’ “Italian Conquest Tour”, che è un po’ una sorta di release tour del vostro ultimo disco e vede un’accoppiata un po’ particolare, che parte dal vostro death metal e arriva al folk metal dei Kanseil. Com’è nata quest’idea e questa simbiosi?

(Fabivs) – Nel 2015 abbiamo già collaborato con i Kanseil in un tour; nel primo e secondo album avevamo anche noi influenze folk, usavamo strumenti acustici nelle registrazioni e anche nei live. Abbiamo avuto modo di conoscere i Kanseil e collaborare con loro, poi abbiamo preso una strada leggermente diversa e ci siamo buttati sul death metal estremo, lasciando sempre la componente folk in primo piano. Però… sì, è un’accoppiata particolare. Ci troviamo bene con loro e l’accoppiata funziona. Sono uscite delle belle date e il binomio funziona perfettamente. Ci potrebbe anche essere una collaborazione in futuro, non si sa mai.

Nel backstage è entrato da poco Stefano, dei Kanseil, che ridendo dice a Fabivs: «Non farti venire brutte idee», con Fabivs che ribatte: «Ma sai, qualche flauto, un piffero» tra le risate generali dei presenti.

(Fabivs) – Potrebbe essere un’idea. Per il prossimo album ho già pensato di reinserire la componente folk, come all’inizio. Diciamo che con il disco precedente abbiamo sperimentato più una fase cinematografica – chiamiamola così – con “Rise of the Empire”, invece, siamo tornati più sul vecchio stile, cercando di marcare di più il lato death metal. Sarebbe interessante sul prossimo lavoro reinserire elementi folk, come facevamo all’inizio, quindi, sai… i Kanseil sono bravi ragazzi, il genere ci piace, e funziona poi. La gente ascolta il loro sound, poi il nostro e, insomma, ci sono cose in comune, nonostante per certi versi siano molto distanti, ma ci sono delle affinità.

Ho conosciuto gli Ade con un disco come “Spartacus”, con la partecipazione di George Kollias alla batteria. Cosa vi portate con voi di quell’esperienza e secondo voi quanto può avervi aiutato, o penalizzato, la sua collaborazione?

(Fabivs) – Sicuramente “Spartacus” è il nostro CD di punta, un album che ci ha aperto anche all’estero, probabilmente – anche in gran parte – grazie a George Kollias, che ci ha aiutato. Solo lui, forse, poteva suonare quel disco, in quel momento e abbiamo avuto la fortuna di poter lavorare con lui. La parte negativa, poi, è che abbiamo dovuto cercare qualcuno che facesse le sue parti. Fortunatamente lo abbiamo trovato e, insomma, nel corso degli anni abbiamo cambiato varie formazioni e adesso siamo in un momento in cui ci troviamo bene e stiamo bene così. “Spartacus” è sicuramente un disco di cui la gente ci chiede spesso di suonare i pezzi, è un po’ il nostro “Keeper of the Seven Keys” (ride n.d.r) e speriamo che anche “Rise of the Empire” possa avere dei cavalli di battaglia che possano rimanere nel tempo.


L’attuale line-up degli Ade

E adesso arriviamo al presente: partirei da qui: nel corso degli anni gli Ade hanno cambiato spesso formazione, in particolare il cantante. Qual è la difficoltà per essere il cantante adeguato per gli Ade e come mai sono successi questi avvicendamenti?

(Fabivs) – In generale, partendo dal 2008, l’anno del primo demo, la formazione è cambiata spesso. Abbiamo cambiato vari componenti, tra cui anche il cantante. Il cantante è difficile, perché devi trovare una persona che senta la tematica di Roma, dell’Impero romano, che la senta propria, che gli piaccia, che lo appassioni. Deve avere, inoltre, una preparazione che gli permetta di fare questo genere, perché non è facilissimo. Per trovarlo son dovuto andare in Toscana, nella Maremma? (lo dice guardando Diocletianvs n.d.r.). Sono andato là e ho trovato lui. Secondo me, infatti, il valore aggiunto del disco è soprattutto il cantante… Vabbè, mi fermo qua sennò poi si monta la testa.

(Diocletianvs) – No, no, continua, continua (risate generali n.d.r.). Diciamo che mi son trovato un’eredità scomoda: da una parte avevo un cantante che ha fatto l’ “Ace of Spades” degli Ade, cioè “Spartacus”, e anche il cantante successivo è stato un ottimo interprete degli Ade. Mi sono ritrovato, quindi, oltre a dover mantenere il mio stile personale, a dover interpretare due cantanti che sono molto diversi tra loro. Questo è stato il mio vero lavoro, la mia vera difficoltà. Poi, vabbè, lui (indicando Fabvs n.d.r) mi ha dato carta bianca per scrivere i testi, le linee vocali e tutto quanto, quindi “Rise of the Empire”, sotto quel profilo, è completamente mio. Ho cercato però di rispettare la tradizione degli Ade, quindi ho cercato di eseguire un cantato aggressivo, d’impatto, ma anche più gutturale e più  tipicamente death metal old school. Penso di esserci riuscito.

(Fabivs) – Proprio perché ho incentrato la scrittura di questo nuovo disco cercando di puntare molto più sul death metal, e lasciare qualcosa del precedente lavoro, che era più cinematografico, forse più un esperimento, sono voluto tornare sul vecchio stile. Mi serviva quindi un cantante old school, molto più sul death metal, ovviamente con la contrapposizione del melodico, che rimane sempre importante nel nostro sound: vedi il fattore folk e la melodia. Magari prima avevamo un cantante sullo stesso stile, più americaneggiante però, che poteva stare sul disco prima. Il cantante di “Spartacus” ha avuto anche la grande fortuna di cantare su un disco che, secondo me, si canta da solo e lui (indicando Diocletianvs n.d.r.) ha interpretato alla grande questi dischi. L’ultimo, invece, gli sta proprio a pennello. Poi, una volta scelto il cantante, che, secondo me, era perfetto per quello che avevo scritto, gli ho detto: «Hai carta bianca, so che ce la puoi fare». Poi ha interpretato alla perfezione anche tutto il resto, mi sento un ottimo talent scout sotto questo punto di vista (risate generali n.d.r.)

E qui arriva la domanda successiva: voi, da anni, portate avanti il tema dell’antica Roma. Quanto complicato è scrivere i testi per una band che ha un concept così indirizzato: il doversi documentare, l’approfondire, il non dover commettere errori storici, che potrebbero essere criticati. Chi risponde per primo?

(Diocletianvs) – Non è facile. Non è facile perché il primo pericolo è quello di essere ripetitivi e ridondanti. È anche facile scadere, tra virgolette scadere, nei Manowar, nel senso che quando parli di argomenti storici, di battaglie e guerre, “Power and Mighty”, “Steel and Fire” saltano fuori. Nel senso: consapevole che devo fare un prodotto death metal, devo stare attento a non esagerare con questi elementi. Da questo punto di vista mi è venuto incontro il concept del disco, la storia di Cesare, fatta di gloria, ma anche di decadenza, che poi è la decadenza di Roma. Questo chiaro-scuro, che poi è riflesso nelle canzoni stesse – ci sono infatti canzoni più festose e altre più cupe -, mi ha aiutato, e più in generale ha aiutato la buonuscita dell’album. Ci ha permesso di fare un prodotto più variegato e non puramente manowariano, per intendersi. In questo, secondo me, si distacca parecchio dall’album precedente che, come diceva Fabivs, era un po’ più cinematografico. Sotto questo profilo penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro.

Il vostro disco è uscito da qualche tempo, siete soddisfatti del risultato? Come è stato accolto in queste prime date?

(Fabivs) – Ormai la musica passa tutta in streaming, neanche uscito il disco e lo trovi già su youtube e su tutte le varie piattaforme. Abbiamo visto che  ha avuto un forte riscontro e, sì, nei live siamo stati accolti benissimo, è andato tutto bene. Insomma, andiamo avanti e speriamo di fare altre date qui in giro, visto che siamo stati accolti molto bene.

(Diocletianvs) – Effettivamente confermo i bei voti ricevuti nelle recensioni, e mi è inoltre piaciuto che nelle recensioni non si è andati a seguire la tradizione, nel senso: non si è pensato “gli Ade sono arrivati al quarto album e allora mi sento automaticamente di dargli un voto alto, magari perché hanno fatto “Spartacus”, o perché esistono da oltre dieci anni” e visto che in Italia i gruppi death metal di un certo livello sono pochi, ottieni allora voti alti: otto, nove e via dicendo. No, è stato un disco ascoltato e studiato e molti hanno capito quello che dicevo prima, il modo in cui è stato strutturato e concepito, e questo mi ha fatto molto piacere.


L’official audio track di ‘VeniVidi Vici’, tratta dal nuovo “Rise of the Empire”

In questo modo avete introdotto la domanda che volevo farvi, ovvero toccare l’argomento death metal italiano: bene o male ci sono due nomi che l’hanno portato un po’ in risalto, pensiamo ai Fleshgod Apocalypse e agli Hour of Penance, ma sotto c’è un background molto forte: penso agli Hideous Divinity, penso agli Ade. È insomma un movimento che in tutta Italia, da nord a sud, regala ottimi gruppi. Come vedete lo stato di salute del genere?

(Diocletianvs) – Se mi consenti una metafora, lo stato di salute del death metal italiano è come le miniere d’oro in Sud America ai tempi dei conquistadores. Erano piene d’oro, ma le persone che erano lì non sapevano che farsene e alla fine l’hanno utilizzato gli altri. Le persone che abitavano lì non gli davano valore, e questo è quello che accade in Italia. Noi siamo una miniera di death metal, e più in generale di metal estremo, però non siamo una nazione che apprezza queste cose. Anche a livello di underground…

(Fabivs) – Negli ultimi anni si è risvegliato qualcosa, alcuni gruppi sono usciti, ma un certo tipo di genere tende a essere apprezzato di più fuori dall’Italia, tende cioè a trovare più fortuna all’estero che in casa nostra. Parlando dei gruppi che hai nominato tu, e che conosciamo bene, magari, sì, in Italia sono visti diversamente da come sono visti fuori. Questo è un po’ strano, perché di questi gruppi che hai citato io ho i CD, magari vado a un loro live e mi aspetto un certo tipo di pubblico, che purtroppo non c’è. Poi mi capita di vedere lo stesso gruppo all’estero e il locale è pieno. Questo vale anche per noi, anche se con queste prime date possiamo essere soddisfatti della partecipazione.

(Diocletianvs) – Siccome immagino che farai anche una domanda sull’uso di internet e di come possa incidere sui gruppi, ti dico che questo aiuta sicuramente i musicisti italiani che fanno musica estrema a uscire fuori. Con la situazione attuale, però, senza la possibilità  di divulgare la musica in un modo più immediato e anche poco dispendioso, non so se si riuscirebbe a ottenere certe risultati e a raggiungere certi obiettivi. In questo senso, perlomeno, se la cosa non viene apprezzata fino in fondo nel nostro paese, magari all’estero ci danno il giusto supporto. Penso che questo valga per molte band di metal estremo italiane.

Una risposta molto dettagliata… E in questo momento quali sono i piani futuri per gli Ade?

(Fabivs) – Andare a dormire stasera, tornare a casa e andare a lavorare (risate generali n.d.r.), dai lascio la parola a te (guardando Diocletianvs n.d.r.)

(Diocletianvs) – Beh, siamo ancora in fase di promozione del nuovo album, quindi continueremo a promuoverlo. Oggi è l’ultima data di questa prima fase promozionale, poi ci riuniremo in conclave e decideremo il da farsi.

(Fabivs) – Potrebbe scapparci una sorpresa dopo questo tour. Dobbiamo vedere alcune cose, dobbiamo riunirci, parlare e magari potremmo fare qualcosa che non abbiamo mai fatto.

Possiamo quindi abbozzare che state pensando a un tour europeo, o qualcosa di simile?

(Fabivs) – Anche, sì. Quello dipende anche dalla fortuna, che in passato non ci ha mai assistito. Abbiamo perso delle possibilità in questo senso. Sicuramente l’obiettivo è continuare a suonare in Italia, perché è giusto coltivare la nostra Nazione, musicalmente parlando, e sì, uscire fuori. Perché questo genere dobbiamo esportarlo, un po’ come fanno le band che hai nominato prima. Questo è sicuramente uno dei principali obiettivi che abbiamo e che speriamo di conseguire. Poi vedremo, penseremo anche a un altro album e ad altre sorprese.

Bene, io vi ringrazio per la disponibilità e lascio a voi le ultime parole, magari per un saluto ai lettori di Truemetal.it.

(Fabivs) – Saluto tutti i lettori di Truemetal.it, saluto quindi anche me stesso, perché sono uno dei lettori del portale. Saluto te, Marco, e ti ringrazio per lo spazio. Mi raccomando, ascoltate  “Rise of the Empire”.

(Diocletianvs) – Pace e bene a tutti quanti, la messa e finita, andate in pace (risate generali n.d.r.)

 

Marco Donè