Sludge

Intervista Baroness (Gina Gleason)

Di Davide Sciaky - 19 Ottobre 2019 - 16:30
Intervista Baroness (Gina Gleason)

You can read this interview in English on the 2nd page

Intervista a cura di Davide Sciaky

Ciao Gina, come stai?

Io bene, tu?

 

Bene! Cominciamo parlando di “Gold & Gray”: questo è il primo album che registri con i Baroness, com’è stata l’esperienza?

È stata positiva, decisamente impegnativa, non ho mai fatto niente del genere, in particolare con una band del calibro creativo dei Baroness.
Non sapevo cosa aspettarmi all’inizio, e penso che il risultato sia decisamente molto diverso da quello che mi immaginavo, ma il processo è stato davvero, davvero positivo e mi ha aperto gli occhi.
Sì, mi sono divertita!

 

Come tutti gli altri album della band anche questo è chiamato come dei colori. Ovviamente è una tradizione iniziata prima del tuo ingresso nel gruppo, ma cosa determina il colore di un album?

Posso parlare solo per “Gold & Grey”, ma avevamo la mezza idea di non usare un colore come titolo, e posso dire che John non voleva che si chiamasse “Orange” semplicemente perché non suona molto bene, non è un bel nome.
Alla fine abbiamo scelto “Gold & Grey”: l’album era già finito, mixato e tutto, “Gold & Grey” era ripetuto spesso nei testi di tutto l’album e aveva senso usare questi colori ed elementi contrastanti.
Alla fine del processo ci siamo detti, “Sai cosa? Questo è qualcosa che sentiamo per tutto l’album, nel testo, ed è anche adatto a questa musica”, quindi abbiamo scelto questo nome.

 

Hai preso parte alla scrittura dell’album?

Sì, eravamo davvero tutti e quattro insieme in una stanza a creare musica.
Abbiamo scritto una grossa parte dell’album in studio, e questo è stato davvero forte.

Come nasce la musica, vi mettete semplicemente a jammare, o andate in studio con dei riff e poi li sviluppate insieme?

Un po’ entrambi.
Spesso Sebastian ha delle idee di batteria specifiche, idee ritmiche, così ci lavora, ci lavora con Nick, e poi ce le manda per e-mail e io e John ci suoniamo sopra la chitarra, cose del genere.
Alcune canzoni sono nate acustiche e poi le abbiamo sviluppate in studio, altre canzoni, come ‘Pale Sun’, l’ultima canzone del disco, stavamo jammando in studio ed è nata così.
Quindi con ogni canzone è stato un processo diverso, unico.

 

John è l’unico membro presente nella band fin dall’inizio: com’è essere nella band, c’è la sensazione che sia il progetto di John, o c’è un feeling più da band dove tutti sono uguali e hanno voce in capitolo su tutto?

Avendo ben in mente proprio quello che dici, non sapevo cosa aspettarmi quando sono entrata nella band, ma c’è il feeling di essere una band, quattro persone che prendono insieme decisioni creative e anche logistiche, è davvero forte.
Io volevo suonare con loro lo stesso quando sono entrata nella band, ma John ha messo in chiaro che la band è una democrazia e questo è quello che rende i Baroness i Baroness, tutti portano qualcosa sul tavolo.
È stata decisamente una sorpresa, e sono davvero felice che funzioni così.

Sei entrata nella band per sostituire Peter Adams che era stato con i Baroness per quasi 10 anni. Sei mai stata preoccupata di come i fan ti avrebbero accolta? Perché mi sembra che tu ti sia trovata il tuo spazio nella band rapidamente, e che i fan ti abbiano accettato da subito.

Ero decisamente molto preoccupata, io stessa ero una grande fan dei Baroness, ero una fan di Pete, mi piacciono molto i Valkyrie e li ho visti varie volte dal vivo, la sua altra band, quindi ero molto tesa a riguardo [ride] Per me era costantemente… “Oddio!”, soprattutto con questo album che è così unico, ero davvero preoccupata, “Un nuovo membro della band, tanta roba diversa su questo album…”.
Ma alla fine io posso solo essere me stessa e fare del mio meglio [

ride] non posso farmi stressare da queste cose.
Ma, sì, l’accoglienza dei fan è stata davvero positiva e sono molto grata per questo.

 

Hai detto che eri una fan della band, com’è diventare membro di un gruppo di cui sei fan?

È pazzesco, è assolutamente fantastico!
Ho scoperto i Baroness all’epoca di “Yellow & Green” e mi sono innamorata della band.
Questo gruppo è così unico, è duro ma non semplicemente Metal, c’è più spessore, è musica più stratificata e così divenne rapidamente una delle mie band preferite.
Quindi è davvero, davvero pazzesco essere entrata nella band.

 

Hai mai avuto momenti da fangirl all’inizio? Tipo “Oddio sono nel backstage con i Baroness… anzi, cazzo sono nei Baroness!”

Sì [ride] mi ricordo che quando ho cominciato a scambiarmi messaggi con John pensavo “Oddio, questo tipo è… fottutamente grande! È fantastico!”
Mi piacevano davvero tanto le canzoni, ero esaltatissima.
Mi piace così tanto questa musica, sapevo già suonare qualche canzone e, sia come fan che come musicista, poter guardare da vicino questi pezzi, approfondire il modo in cui compongono le armonie è stato un sogno!

 

L’anno scorso avete suonato qualche show acustico, avete pensato di registrare un EP, o pure un album intero, di musica acustica?

Decisamente, sì, ne parliamo in continuazione, vogliamo farlo, sono sicura… che lo faremo [ride].
Dobbiamo solo decidere quando, come, canzoni nuove o…

Già, canzoni nuove o canzoni vecchie reinterpretate in acustico?

Sì, sì, non lo sappiamo ancora, ma è decisamente qualcosa che vogliamo fare perché ci siamo divertiti un sacco a suonare quegli show.

 

È difficile essere l’unica donna nella band? Penso in particolare a quando siete in tour e dovete passare un sacco di tempo chiusi in un bus tutti insieme…

No, vorrei avere una risposta più interessante da darti ma no, non è diverso o strano, e questi ragazzi sono semplicemente i migliori, quindi… [ride].

 

Hai avuto un sacco di esperienze con band grosse e piccole prima di entrare nel gruppo, hai suonato con Santana e con gli Smashing Pumpkins, con le Misstallia e le Queen Diamond [cover band al femminile di Metallica e King Diamond N.D.R.]. Qual è la cosa che hai trovato più difficile dell’essere nei Baroness?

La cosa più difficile?
Creativamente tutti veniamo da background molto diversi, Sebastian suona con i Trans Am (un gruppo Post-Rock), Nick ha un background incredibile nel Jazz, io più nel Metal e nel Rock N’ Roll, quindi a volte per è difficile, quando cominciamo a lavorare ad una canzone, capire cosa fare con certe idee, in particolare con certe idee rimiche, cose del genere.
Quindi con questo album per me è stato impegnativo uscire dalla mia “mentalità da chitarrista Rock” e pensare a come creare più atmosfera, cose più melodiche che non siano per forza riff Thrash.
Allo stesso tempo queste sfide sono una cosa che amo perché mi permettono di diventare una musicista migliore.

 

Mi rimane solo un’ultima domanda: quale diresti che è la caratteristica più distintiva dei Baroness? Io direi che è la costante evoluzione della band, il fatto che ogni album è diverso e che c’è sempre qualcosa di nuovo. Qual è per te?

Questo è decisamente quello che direi anch’io.
Penso che… come fan dei Baroness quella era la mia parte preferita, ogni album è diverso, ma in qualche modo c’è anche una parte che rende la musica assolutamente Baroness.
Non suona mai come qualcosa di diverso dai Baroness, ma ci sono sempre elementi nuovi, unici, e come amante della musica quando una band fa così per me è sempre eccitate, perché mi fa aspettare con trepidazione il prossimo album.
Sì, i Baroness sono una creatura in continua evoluzione.

 

Fantastico, ti lascio chiudere l’intervista come preferisci, se hai un messaggio per i nostri lettori…

Certo, grazie per aver letto questa intervista, se avete ascoltato “Gold & Grey” grazie mille, lo apprezziamo molto! [Ride]