Heavy

Intervista Black Label Society (Zakk Wylde)

Di Davide Sciaky - 22 Giugno 2022 - 11:25
Intervista Black Label Society (Zakk Wylde)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

You can read the interview in English here.

Ciao Zakk, come stai? Come sta andando il tour?

Alla grande, brother.
Sono pronto per stasera, poi domani abbiamo un giorno di pausa, poi un altro paio di concerti, poi l’Hellfest.
È sempre una bomba tornare qui, ed è fantastico suonare ai festival.

 

Cominciamo parlando del nuovo album, “Doom Crew Inc.”. Ho visto che finora avete suonato quattro canzoni nuove dal vivo. Sei contento di come i fan stanno rispondendo alla nuova musica?

Sì, tutti quanti si stanno divertendo.
Sai, non mi aspettavo nulla di meno: ogni volta che suoniamo è un ritrovo della famiglia Black Label, quindi è sempre fantastico.

 

Immagino che produrre e pubblicare un disco durante la pandemia sia stato un po’ più complicato del solito. Avete dovuto cambiare qualcosa in questo processo rispetto a come avete lavorate sugli album precedenti?

No, per niente.
Voglio dire, si tratta di… no, è stato come sempre, mi siedo davanti al mio ampli e scrivo finché non sono soddisfatto.
Tutto inizia sempre da un riff: che sia “Whole Lotta Love” [dei Led Zeppelin], “Into the Void” [dei Black Sabbath], “Smoke on the Water” [dei Deep Purple], “Mississippi Queen [dei Mountain], tutte queste canzoni nascono da un riff; è quello che sostanzialmente da una direzione alla struttura della canzone, e poi alle melodie.
Quindi prendo quello che ho, mi siedo nella mia jeep e ascolto la cassetta, il CD, e penso a delle melodie da aggiungere.

 

Mi sono piaciuti molto i video di “Set You Free” e “End of Days”: sembra che vi divertiate tantissimo ed è molto divertente anche dal punto di vista dello spettatore. Come vi sono venute le idee per quei video?

Può essere qualunque cosa: potremmo essere io e te che ci beviamo un caffè, vediamo qualcosa di ridicolo e stupido e diciamo, “Ehi, dovremmo fare un video come questo”, qualcosa di ugualmente ridicolo e stupido [ride]. Facciamolo! Quindi poi saremmo noi due a scambiarci idee, a parlare, e magari poi sul set potrebbe venirci un’idea per qualcosa di ancora più stupido.
Capisci? Semplicemente l’idea è di fare la cosa più ridicola possibile perché, dammi una ragione perché dovrei vedere il video, no? [ride]

 

Esatto, la gente non si aspetta di vedere qualcosa del genere, e questo è quello che li rende diversi e che spinge la gente a vederli e rivederli.

Assolutamente!

 

Parlando di questo lato comico, per tanto tempo il Metal è stato un genere molto serioso e anche un po’ misterioso, ma oggi, anche a causa dei social media, possiamo vedere sempre quello che succede dietro le quinte e quel mistero si è perso. Pensi che sia una cosa positiva o negativa?

Penso che anche senza social media o cose del genere, a me piace semplicemente l’idea di noi che… sai, a me piace cazzeggiare, quando vedo qualcosa di assolutamente ridicolo sono il primo a dire cose tipo, “Ehi, hai visto il nuovo video dei Soundgarden?”, se fosse una cosa tipo Chris Cornell che fa qualcosa con Kim [Thayil], tipo menarsi, sarei il primo a dire, “Questo è il video più divertente che ho visto in vita mia”.
Al di là della musica, possono essere pezzi fantastici come “Spoonman” o “Outshined” o cose del genere, ma se [il video] è ancora più ridicolo… è come nel film “L’aereo più pazzo del mondo”, Leslie Nielsen, un attore di formazione classica, ha fatto quel film?! [ride].
Prendi un attore super serio e lo metti a dire batture ridicole, questo rende il tutto ancora più divertente!

 

A causa del COVID non siete potuti andare in tour per parecchio tempo, e in questo periodo ho visto musicisti vivere la cosa in modo molto diverso: c’è chi non vedeva l’ora di tornare sui palchi e altri che si sono goduti il tempo passato con le proprie famiglie al punto che qualche musicista che ha lasciato la propria band per poter stare di più a casa. Tu come hai vissuto questo stop forzato?

Sono abituato a suonare 300 concerti all’anno, quindi per me questa è stata la pausa più lunga degli ultimi 20 e passa anni, e io amo andare in tour!
Questa è la ragione per cui faccio questo mestiere, questa è la ragione per cui uno ha le foto di Jimmy Page appese al muro, degli Zeppelin, dei Sabbath, di Randy Rhoads, di Jimi Hendrix e di tutte le altre band.
Sono fortunato, da questo punto di vista, dato che posso fare ciò che amo: andare in tour, suonare concerti, registrare musica. Ho sempre amato ogni aspetto, mettere insieme canzoni e vedere che prendono una vita propria, e poi portarle dal vivo sui palchi, amo entrambe le cose.

Ma, sai, durante la pandemia è stato fantastico stare a casa! Di solito sono a casa per 12, 14 giorni, e poi sono di nuovo in giro, quindi avere quasi due anni di pausa è stato davvero bello.
Sai, porti fuori i cani, hai una routine, e me la sono davvero goduta.

 

Quando è tornato possibile di andare in tour hai mai pensato a rallentare un po’ per passare più tempo a casa?

No, mi piace stare a casa, ma ora che siamo tornati in tour è come se non avessimo mai smesso.
È stato così veloce, “Oh mio dio, sono passati due anni?!”. Com’è volato il tempo!
È come mi immagino che sia per Keith Richards e Mick Jagger, “Cosa? Sono passati 60 anni? Sembrano passati 4, 5 anni… era 60 anni fa?! Ma dai!”.
Pure mio padre quando ha compiuto 80 anni diceva di non sentirsi come se avesse 80 anni, perché quando hai 30 anni la tua percezione di un ottantenne è di una persona vecchia, decrepita, e invece poi sei lì che fai cose, vai in giro, vai in moto e dici, “Zakk, non mi sento minimamente diverso rispetto a quando avevo 35 anni”.
È tutta una questione di percezione, amico.

Quest’ultima settimana penso che in tanti siamo stati preoccupati per Ozzy dato che è stato sottoposto ad un’operazione molto importante. Gli hai parlato da quando è uscito dall’ospedale?

I suoi messaggi… sai, lui è sempre un cazzone [ridacchia].
Gli ho mandato un messaggio dicendo, “Ozz, sei nei miei pensieri e nelle mie preghiere, una volta che ti avranno incollato insieme potremo tornare in tour” e lui [ride] mi ha risposto dopo l’operazione e ha scritto, “Zakk, ho partorito un piccolo collo” [ride].
E ha aggiunto, “Va bene, ora dovremo portare questo bambino on the road insieme a noi”.
Oh mio dio, mi fa morire, ma ha detto anche che le sue braccia stanno già meglio, quindi questa è una buona notizia.

 

Recentemente hai lavorato sul suo nuovo album, e so che ci sono diversi altri ospiti speciali come Jeff Beck, Eric Clapton e Tony Iommi. Vi siete mai trovati tutti nello studio o avete lavorato separatamente alle vostre parti?

No, no, gli altri hanno lavorato da soli alle proprie parti.
Io ho solo parlato con Andrew [Watt, produttore e chitarrista sul disco] e gli ho detto, “Andrew, mandami le tracce in studio, mi occuperò io di tutto, ci lavoro su, le registro e te le mando, così puoi dirmi se vuoi che cambi qualcosa”.
Andrew e Ozzy hanno scritto le canzoni, quindi ho dovuto semplicemente imparare le mie parti, mandarle ad Andrew che diceva, “Zakk, questo è fantastico! Puoi cambiare quest’altra parte?” e io, “Certo, nessun problema”.
Quindi questo è stato quanto, tutto molto semplice.
Un paio di volte Andrew è venuto al Vaticano [lo studio di Zakk], ci siamo fatti due risate, bevuto del caffè, registrato cose. È stato tutto bello.

 

Sei parte dell’album intero, o è solo un’ospitata?

Ho suonato la chitarra ritmica su alcune cose, e Andrew ha suonato la chitarra ritmica su altre cose.
Poi ho fatto un po’ di assoli. Ovviamente ci sono canzone dove c’è più Iommi, Clapton e Beck.
Io suono la ritmica ed è fantastico, tutti quanti hanno dato il massimo e per me è un onore.
Se mi avessi detto quando avevo 15 anni che avrei suonato su un album insieme a Ozzy, Tony Iommi, Jeff Beck e Eric Clapton…

È incredibile.

Sì, è davvero incredibile.

 

Parlando di questo, quando sei entrato nella band di Ozzy avevi 19, 20 anni. Adoravi Randy Rhoads e ti sei trovato in quello che era stato il suo ruolo a fianco ad Ozzy, e hai lavorato pure con Bob Daisley su “No Rest for the Wicked”.

Sì, è stato fantastico!

E poi nel tour si è aggiunto anche Geezer Butler. Com’è stata tutta quell’esperienza? Ti sentivi come un bambino in un negozio di caramelle, o è stato tutto così veloce che non ti sei neanche reso conto di cosa stesse succedendo?

È come giocare per la nazionale italiana di calcio.
Per tutta la vita, fin da quando sei un ragazzino, hai questo sogno e all’improvviso sei nella squadra, indossi quella maglia.
Quindi sai quanto sia importante la maglia e quello che rappresenta. Io l’ho sempre vista così.
Mi ricordo che durante l’audizione per Ozzy tutti mi dicevano, “Questo farà bene alla tua carriera” o “Quello è un lavoro che paga bene”, quello che vuoi, ma io volevo semplicemente giocare per la squadra, e quella è la squadra per cui ho sempre sognato di giocare!
Quindi, sì, è stato incredibile, un immenso onore, io l’ho sempre vissuta così.

 

Ti comportavi da fanboy, facevi mille domande a Ozzy?

Sì, ovvio, quando sei intorno ad Ozzy e racconta quelle storie, soprattutto essendo un grande fan dei Sabbath, è qualcosa di fantastico.
E per di più essendo un membro della band, capisci?

 

Sì, immagino che da un lato uno voglia fingere un po’ di indifferenza, ma dall’altro ci sono mille domande che vorresti chiedere.

Assolutamente, ed è stato fantastico!

 

Qualche anno fa hai lanciato la tua compagnia di chitarre, la Wylde Audio. Il mondo delle chitarre è dominato in gran parte da alcune compagnie storiche come Gibson e Fender. Come mai hai deciso di lanciarti in questa sfida?

Adoro questa cosa, poter avere diversi modelli, diverse opzioni.
È un po’ la stessa cosa che suonare con Ozz: con Ozzy il mio lavoro è nel reparto chitarre, ma se voglio produrre, scrivere testi, scrivere melodie, cantare, occuparmi di copertine e idee per il merch, per queste cose ho bisogno di qualcosa di mio su cui poter lavorare, capisci?
Non avrei potuto chiedere nulla di più alla Gibson: adoro le mie Gibson, adoro le mie Epiphone e tutti quello che mi hanno prodotto è sempre stato di grandissima qualità. Gibson, Epiphone, la qualità è fantastica e sono veri e propri investimenti, non sono solo chitarre, sono cose che ti durano tutta la vita.
Quindi con la mia compagnia… sai, è stato fantastico avere modelli signature e tutte quelle cose lì, ma se voglio provare qualcosa di diverso, avere gli intarsi con le rune, tipi di finiture particolari e via dicendo, sai, è divertente poterlo fare con la propria compagnia.

 

Hai menzionato i testi e proprio stamattina leggevo i testi del nuovo album e pensavo: quando hai iniziato con Ozzy probabilmente eri più focalizzato sulla chitarra, ma quando hai cominciato con i tuoi progetti personali ovviamente ti sei dovuto occupare anche di tutto il resto. Quanto sono importanti i testi per te? Sono importanti quanto la musica?

Sì, penso che tutto quanto lo sia. Anche quando mixi il disco vuoi che tutto quanto suoni bene, non solo le chitarre. Vuoi un basso che suona bene, vuoi una batteria che suoni bene, così come la voce.
E i testi, per me, devono dire qualcosa che mi interessi.
Per questo canto di macchine veloci, donne veloci e vivere VELOCE [ride].
Di questo parlano tutte le nostre canzoni, ogni singola canzone parla di ciò.

Beh, sono temi che funzionano bene con la vostra musica.

Esatto! [ride]
FAST women, FAST cars, and FAST living!

 

C’è una canzone che è diventata un caposaldo di ogni vostro concerto, “In This River”, una canzone molto speciale ed emozionante. Ogni volta che vi ho sentiti suonarla dal vivo mi sono commosso. Per te che la suoni ogni singola sera è cambiato qualcosa nel come ti senti quando la suoni?

A volte è dura quando vedo le foto di Dime[bag Darrell] e Vinnie [Paul].
A volte non riesco a guardarli, in particolare quando proiettiamo i video in loro tributo, cerco semplicemente di concentrarmi e continuare a cantare.
Ma è fantastico, ogni notte il pubblico è magnifico.
E’ un momento bellissimo.

 

Visto che abbiamo ancora qualche minuto ti faccio una domanda extra, una piccola curiosità che ho.

Devo muovermi, amico, devo prepararmi: devo mettere su il trucco, l’eyeliner, le calze a rete, devo depilarmi le gambe.

Devo muovermi anch’io, ho dimenticato di depilarmi le braccia!

[Ride]

Ma tornando alla mia domanda, so che sei un grande fan di Randy Rhoads, e essendo un grande fan anch’io ho sempre trovato un peccato il fatto che non ci siano molti video in cui lo vediamo suonare. Dalla tua posizione di chitarrista di Ozzy hai mai visto qualcosa che non è disponibile al pubblico?

Non so, penso che… la cosa è che è pazzesco, mamma [Sharon Osbourne] e tutti quanti hanno sempre detto che non pensavano che sarebbe successo qualcosa del genere [la morte di Randy Rhoads in un tragico incidente aereo nel 1982], pensavano che tutto che sarebbe continuato alla grande.
Ed è come dico sempre quando qualcuno si lamenta dei cellulari ai concerti, dicono “Oh, hanno tutti quei cellulari, stanno a registrare e non guardano lo show”… se ci fossero stati cellulari all’epoca avremmo video di Randy Rhoads.
Perché tutti i filmati che abbiamo, tutto quello che vedi su internet, erano persone che portavano di nascosto videocamere nei concerti, per questo i video che abbiamo non sono di grande qualità.
E ogni volta che esce qualcosa di nuovo dico subito, “Ehi guarda, nuovi video di Randy!”.
No, non esistono riprese professionali di interi concerti, in particolare di quel tour: c’era il castello, la produzione era fantastica, ma semplicemente non hanno pensato di filmarlo.
Immagino che uno non pensi che il proprio amico possa morire domani.

È successo tutto così in fretta, i primi due album sono usciti nell’arco di un anno e mezzo…

Sì, esatto.
Quello che hai visto te è sostanzialmente la stessa roba che ho visto io.
Io e JD [John DeServio], entrambi amiamo Randy, e ogni volta che esce qualcosa di nuovo ci diciamo subito, “Amico, guarda qui!”.

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