Death Grindcore

Intervista Congenital Deformity (Michele Labratti)

Di Nicola Furlan - 6 Dicembre 2020 - 12:45
Intervista Congenital Deformity (Michele Labratti)

La mia idea è quella di ricreare sonorità che si rifanno alla storia del genere, ma prodotta secondo il mio modo di vedere e sentire le cose…
(Michele Labratti)

 

Cosa ci ha colpito maggiormente quando abbiamo ascoltato “Progenies of the Cemetery”? La purissima attitudine marcia, vera ed efficace della mente che ha dato vita a questi brani. Un concentrato di death metal old-shool dalle tematiche gore che tanto cattura, quanto smembra chi lo ascolta. Un salto indietro nel tempo quando il death metal annientava ogni genere considerato estremo. Un salto quantico che riporta oggi sui lettori Cd (…e nei mangiacassette), un altro gustoso piatto di putrescente carne cotta estremamente bene.
Abbiamo quindi contattato il matermind dei Congenital Deformity, Michele Labratti partendo proprio dalle sue orgini, dal suo primo impatto con il rock/metal…

 

Conoscevo dei ragazzi della zona amanti della musica rock e metal. Condividevamo i dischi che ognuno di noi aveva. Avrò avuto sedici, diciassette anni quando sono stato folgorato dai Black Sabbath di “Vol. 4”. Poi sono arrivati gli Slayer e ci siamo domandati: ma che cazzo sta succedendo qui? Questi si che vanno davvero veloci! Quando ascolti roba nuova capisci che la musica è in costante evoluzione e allora la ricerca continua fino a quando non mi è capitato per le mani “Scum” dei Napalm Death. Lì ho capito cosa significasse il termine ‘estremo’. Lee Dorian era diventato il mio idolo!

Quando nasce l’idea di trasformare in musica le tue attitudini?
Era più di qualche anno che avevo in mente di mettermi a comporre, ma non mi ero mai impegnato abbastanza da trasformare il desiderio in realtà, anche per non avevo strumentazione, né qualcosa per registrare degnamente. Però poi la voglia ha superare la pigrizia. Mi sono quindi fatto un piccolo studio in casa e ho iniziato a sviluppare idee, prevalentemente goregrind, il mio genere preferito. È nato quindi il progetto solista Yakisoba, un progetto che ancora oggi mi dà grandissima soddisfazione.

Ho notato che in questi anni hai dato vita ad un sacco di progetti. Ne cito alcuni: Carbonized Innocents, In Grief, Necrotized Mass, Phreatomagmatic Death, Vile Entity, Full Body Punishment …e tutti dal 2017 ad oggi! Ti sei davvero attivato nella scena con prepotenza!
In effetti non ho perso tempo! Sono però tutti progetti diversi. Tanti di questi sono nati nel corso del primo lockdown. Nei mesi passati ho avuto tanto tempo libero e quindi ho avuto modo di scrivere un sacco di roba.

Puoi raccontarci qualche cosa in più di alcuni di questi?
Certo. Con gli In Grief ho collaborato con altri ragazzi. Nel progetto ci sono anche Kristian (ex-Profanal) e Paolo dei Necro. È quindi nato l’EP “Echoes of Doom”, un concentrato di idee death/doom che puntano dritte ai primi Anathema e Paradise Lost. Ci sono poi i Necrotized Mass che virano più verso il proto-goregrind, in stile Impetigo per intenderci. Per il progetto Necrotized Mass mi sono messo sotto di brutto e ho prodotto questo demo di quattro pezzi che mi soddisfa parecchio! Questo per dirti che sono soddisfatto di ciò che sto facendo, mi diverto molto!

Come vedi il tuo futuro in musica?
Cerco di portare avanti i progetti che ho attualmente in corso. Al momento sto registrando il prossimo demo dei Congenital Deformity. Nel progetto è appena entrato anche Kristian, per cui ora vediamo come si svilupperà la musica con il contributo di un musicista capace e creativo come lui. Abbiamo scritto in due i pezzi e li stiamo registrando.

Quindi dobbiamo aspettarci un altro disco dei Congenital Deformity a breve?
Sì, penso che verso fine gennaio, inizio febbraio, uscirà il nostro secondo disco.

Restiamo un attimo in zona ‘Cimitero’. Se dovessi sintetizzare con tre termini l’attitudine musicale contenuta in questo tuo album, quali useresti e perché?
Devozione: emotivamente devo tantissimo ai gruppi death metal del mio passato.
Gore: ho voluto spingere verso le tematiche che mi hanno sempre affascinato.
Marciume: perché comunque quello che colpisce di “Progenies of the Cemetery” è il suo essere non patinato, bensì grezzo così come quella musica che nei decenni passati usciva dai garage dei ragazzi che non badavano alla forma, bensì facevano convergere la loro rabbia nell’impatto della musica e dei suoni.

Cosa rappresenta per te la musica?
È un mezzo eccezionale per convogliare lo stress e la negatività che ti butta addosso la vita in generale. Creare qualcosa di nuovo per me è stimolante. Per ‘nuovo’ non intendo qualcosa di non ascoltato in passato. La mia idea è quella di ricreare soronità che si rifanno alla storia del genere, ma prodotta secondo il mio modo di vedere e sentire; immaginare che qualcuno apprezzerrà le tue produzioni è stimolante, è un impulso molto forte che sento dentro!

Quale è la tua formazione musicale ‘non estrema’?
Spazio parecchio. Per esempio amo il folk nordamericano; Neil Young è uno dei miei artisti preferiti di sempre. Di recente sto ascoltando anche molto ambient e adoro gli Ulver, dischi come “Perdition City” e “Shadows of the Sun” sono straordinari. Se ti piace il genere ti consiglio anche di ascoltare i Bohren & der Club of Gore, gruppo tedesco dark-ambient con sfumature jazz. Davvero grandiosi.

Grazie della dritta. Provvederà sicuramente. Se ti chiedessi invece di dirmi quali sono altre influenze artistiche, in questo caso non musicali, ma che hanno altrettanto ispirato il tuo modo di comporre?
Nei miei dischi troverai un sacco di tematiche legate ai racconti horror di Howard Phillips Lovecraft nonché molti riferimenti ai fumetti statunitensi degli anni Cinquanta. Tanta ispirazione mi è anche arrivatta da La maschera della morte rossa, un racconto di Edgar Allan Poe. C’è stata poi una serie televisiva di grande ispirazione ovvero Tales from the Crypt piuttosto che Dracula il Vampiro.

Torniamo alla musica. Dovessi citare tre band del metal estremo che ti hanno lasciato un segno indelebile a livello di ispirazione.
Qui non ci penso nemmeno un secondo: Carcass, Morbid Angel e Incantation! Sono i miei più solidi punti di riferimento.

Qual è invece il tuo punto di vista sulla scena musicale internazionale e italiana contemporanea?
Non sono troppo dentro all’evoluzione del metal estremo. In passato ho apprezzato molto gli Origin. Come ti dicevo, da diversi anni sono regredito al death metal più primordiale. Però se proprio dovessi dirti il nome di una band italiana che spacca ti dico gli Hateful!

Però, quanti danni ha fatto il Covid19 alla musica… Qual è il tuo punto di vista a riguardo?
Un anno senza concerti ha fatto tantissimi danni ad artisti ed organizzatori, questo è molto evidente e penso che il futuro non sia molto roseo. Prevedo una lenta ripresa e tante difficoltà, anche perché è mancata la condivisione del ‘live’ come momento in cui vivere la propria passione assieme agli altri, band sul palco comprese. Però voglio anche vedere le cose positivamente… Internet alcune barriere le ha superate. In questo periodo tutti noi siamo andati molto più spesso in giro per la rete a cercare cose nuove e molte band si sono attivate ancora di più nel farlo. Quindi c’è stata un sacco di roba uscita da ogni parte del mondo e molte giovani band hanno avuto la possibilità di avere ancora una maggior visibilità a costo zero. Questo periodo ha dato la possibilità a molti di far sentire la loro voce senza necessariamente aver avuto una label grossa sotto il culo.

Grazie Michele… lascio a te i saluti ai lettori di TrueMetal! Auguroni per i tuoi progetti, in attesa dei prossimi dischi, ti ringrazio per la piacevole chiacchierata!
Che dire, ringrazio tanto te e TrueMetal per il supporto che mi avete dato e per l’intervista. Ringrazio chi ha comprato il disco e tutti coloro che lo faranno o che chiederanno informazioni sui miei progetti. Chiunque supporti l’underground merita di essere ringraziato con grande sincerità. Abbiamo bisogno di questo supporto!

Nicola Furlan