Heavy

Intervista Death SS (Steve Sylvester)

Di Davide Sciaky - 6 Dicembre 2019 - 9:19
Intervista Death SS (Steve Sylvester)

Intervista a cura di Davide Sciaky

Ciao Steve, come stai?

Bene, tutto bene.

 

Cominciamo ovviamente parlando del nuovo live…

Più che altro, non è un disco dal vivo, è un DVD.
L’abbiamo registrato professionalmente tre anni fa quando abbiamo fatto la data headliner al festival di MetalItalia.
Abbiamo pensato di farlo uscire adesso perché sembrava il momento giusto; non è che seguirà come supporto su disco, CD, è semplicemente un DVD.
La cosa particolare, intanto, è che è il primo DVD dei Death SS che comprende un concerto intero così come è stato, dall’inizio alla fine, senza nessuna interruzione o tagli.

Quello che volevo chiederti è, come mai ci sono voluti ben due anni per pubblicarlo? Da quello che mi hai detto mi sembra una scelta deliberata.

Sì, non avevamo fretta.
L’abbiamo messo lì da parte poi con calma, quando è arrivato il momento giusto, abbiamo cominciato a fare tutti i lavori di montaggio eccetera, che richiedevano comunque un po’ di tempo e questo era secondo noi il momento giusto per farlo uscire.
Sono decisioni che ha preso anche la casa discografica.

 

La setlist del concerto, molto bella, pesca da tutta la vostra carriera: trovi difficile mettere insieme una scaletta oggi, con tutti gli album che avete pubblicato?

Eh, in effetti non è facilissimo perché da un lato vuoi accontentare un po’ tutti, quindi ci sono quelli che magari sono dei fan dei Death SS della prima ora che vorrebbero sentire tutti i pezzi vecchi, quelli fino a “Heavy Demons”, per farti capire. Ci sono quelli che sono più fan dell’ultima ora, o comunque devi sempre mettere in scaletta qualche cosa che serva da lancio all’ultimo disco che hai fatto, quindi un po’ mi trovo sempre nella posizione di dover mediare la cosa.

 

Guardando il DVD ho notato, ed è una cosa che anche alcuni lettori scrivevano sul nostro forum, che dopo ‘Baphomet’ ti sei lasciato andare ad un “Ciao Trezzo”, per una volta sei uscito dal personaggio.

Ma guarda, in realtà questa è una mia decisione fin dagli inizi, fin da quando ho iniziato questa carriera.
Il fatto di non parlare non perché sia un fatto di supponenza o chissà cosa, è semplicemente perché io canto in inglese e mi rivolgo ad un pubblico italiano, quindi spezzare un pochino la cosa dell’inglese per mettermi a dialogare col pubblico in italiano mi sembra una cosa non professionale, o comunque non inerente, non coerente; mettermi a parlare in inglese ad un pubblico italiano mi sembrerebbe di essere un imbecille per cui ho optato, non dico niente, interpreto in questo momento sul palco il vampiro ed il vampiro non si mette a fare chiacchiere da salotto, fa quello che deve fare e via, insomma.
Coerentemente ho fatto questa cosa qui, poi c’è chi l’ha interpretata come un atteggiamento arrogante da parte mia.
In realtà è semplicemente una scelta artistica.

Sono d’accordo, effettivamente a volte vedi i gruppi italiani che, in Italia, parlano in inglese al pubblico e fa un po’ ridere.

Mi sembra un po’ ridicolo, sì.

 

Oggi il vostro show è piuttosto spettacolare, curato, e immagino anche discretamente costoso. Ripensando ai primi tempi dei Death SS come ti fa sentire essere arrivato dove sei ora, che effetto ti fa facendo questo confronto tra lo show di oggi e quello di allora?

Ma guarda, in realtà ti confido che non c’è una gran differenza, nel senso che sia allora agli inizi che ora mi devo sempre arrangiare il più possibile in prima persona per poter avere dei supporti scenografici all’altezza e per poter offrire sempre qualcosa di nuovo perché alle nostre spalle non c’è mai stata una major, o comunque degli investimenti che ci hanno permesso di poter realizzare chissà quali coreografie, e quindi ci siamo sempre dovuti arrangiare un po’ da soli, allora e più o meno anche adesso.
Chiaramente adesso abbiamo più mezzi di prima, ci sono anche maggiori possibilità anche per poter assemblare uno spettacolo più professionale rispetto a prima, prima non c’erano proprio fisicamente le cose e le dovevi quindi creare tu in prima persona.
Cerco di fare uno spettacolo il più snello possibile senza riempire inutilmente il palco di troppi orpelli; agli inizi, se ti ricordi, eravamo pieni di croci, lapidi, non ci si poteva neanche camminare, i musicisti si lamentavano che inciampavano mentre si muovevano sul palco su tutti i vari cazzi che avevo messo sopra.
Ora cerchiamo di snellire, pur offrendo uno spettacolo il più teatrale possibile come nel nostro stile.

 

Tornando indietro al vostro ultimo disco, “Rock N’ Roll Armageddon”, i testi forse sono un po’ meno approfonditi dal lato esoterico rispetto al passato, sei d’accordo? Come mai questa scelta?

Dipende: in realtà, come sempre, i testi si prestano ad una duplice chiave di lettura, da un lato quello più da intrattenimento, e ci sono dei brani in questo senso che essendo antemici sono ironicamente messi in un determinato modo, quindi molto semplici, diciamo; ci sono altri testi, invece, che in realtà al loro interno, per chi ha voglia di approfondirli, possono fornire un’altra chiave di lettura, anche appunto da un punto di vista esoterico.
Chiaramente in questo disco ho cercato di basarmi più sull’attualità, perché è un disco che parla appunto più dell’umanità, del nostro futuro, eccetera, quindi c’è anche pure un brano per la prima volta animalista, ‘Slaughterhouse’, ci sono riletture di pensieri filosofici legati a Crowley ma in maniera più estemporanea e più moderna, e poi ci sono quelli più di puro intrattenimento, ma da leggere comunque sempre in una certa chiave ironica come appunto la title-track o ‘Hellish Knights’ eccetera.

 

Ecco, questi riferimenti al mondo esoterico sono sempre stati presenti nei tuoi testi, da dove nasce questo tuo interesse?

Quella è una cosa di vecchia data, risale proprio dalla mia adolescenza in poi fino ad adesso.
È sempre stato un cammino, un percorso che non ho mai smesso e che continuerà sempre.
È un arricchimento mio personale, una cosa che si può sempre riscontrare nei Death SS perché fanno proprio parte della sua naturale.

Non c’è una specifica causa scatenante del tuo interesse, un libro, un’opera d’arte?

No no, è un processo naturale, un interesse, chiamiamolo un interesse culturale.

 

I Death SS sono stati uno dei primissimi gruppi, forse il primo, ad introdurre temi “satanici”, croci rovesciate e via dicendo in Italia. Al giorno d’oggi però, sia in Italia che fuori, la cosa è diffusissima ed è diventato quasi un cliché del Metal. Cosa ne pensi di questa popolarità che ha incontrato il tema, e hai mai pensato di andare controcorrente e, una volta diffusisi questi temi, allontanarti un po’ da queste tematiche?

In realtà, come ho sempre detto nel corso degli anni, noi non è che siamo dei satanisti o promotori di una fede satanica, o di una dottrina che possa essere religiosa o esoterica.
In realtà è soltanto un tema molto valido anche da un punto di vista di coreografia e di rappresentazione teatrale in quello che facciamo, quindi, tornando alla tua domanda, no, non è che noi ci sentiamo coinvolti particolarmente in una scena satanica, o Black Metal, o qualcosa del genere.
Ci sono degli interessi dietro che si possono evincere appunto dai testi, dalle tematiche, dai concept che affrontiamo, ma si tratta di rappresentazione teatrale.

 

Hai nominato il Black Metal: per i temi trattati, e anche per lo spettacolo che fate dal vivo, vi si potrebbe vedere come i padri spirituali del Black.

C’è chi l’ha affermato, anche all’estero.
Addirittura c’è chi ci ha attestato come i Padri proprio del Black Metal perché siamo usciti fuori con tematiche sataniche ed un certo tipo di musica Heavy molto spinta anche prima dei Venom.

Ti senti effettivamente di poter essere considerato il genitore di questo genere, o sono troppo lontani dalla musica dei Death SS per provare una affinità?

Mah, dipende un pochino da cosa intendi, nel senso, se te delimiti un pochino il settore del Black Metal, nel senso, noi siamo quelli che hanno fatto per primi una cosa spinta, molto teatrale, molto truculenta con delle simbologie sataniche eccetera, e quindi questi sono anche delle caratteristiche che si riscontrano anche nel genere.
Su questo punto di vista noi siamo stati dei precursori, quindi ci possiamo anche guadagnare questo attestato.
Però poi abbiamo sviluppato un pochino questa cosa a 360 gradi prendendo spunti da ogni tipo di genere musicale nell’ambito del Rock, non ci siamo mai fossilizzati in schemi tipici proprio del genere.

 

Lo ascolti il Black Metal?

Io ascolto di tutto, dalla musica Pop al Black Metal, qualunque cosa.
L’importante è che quello che ascolto mi dia in quel momento le giuste sensazioni, delle buone vibrazioni, poi non mi faccio problemi ad ascoltare qualunque cosa, dal Pop più commerciale al Black Metal più estremo, dipende un po’ dalle situazioni, dai momenti.

C’è qualche gruppo che magari mi puoi nominare che secondo te i tuoi fan non si aspetterebbero mai che ascolti?

Mah, guarda, non te lo so dire sinceramente perché, come ti dicevo, ascoltando un pochino di tutto ti dovrei fare centomila nomi.
Ho sempre riportato, quando mi chiedevano le mie influenze, gente che viene dal Glam Rock anni ’70 da Marc Bolan, agli Sweet agli Slade, agli Sparks che sono sicuramente dei gruppi che hanno avuto una grande importanza nella mia crescita musicale, così come lo possono avere adesso anche altri gruppi più moderni, dai Rammstein a gente del genere.

 

I Death SS sono sicuramente una di quelle band dove si può dire, “Se fossero nati in Inghilterra, o negli Stati Uniti, avrebbero avuto tutt’altro successo”: in passato hai spesso parlato di un management poco capace come motivo dietro al mancato successo su larga scala dei Death SS, c’è qualcosa che potendo tornare indietro nel tempo faresti diversamente?

No, sinceramente io penso che sia anche una cosa di destino.
In realtà poi non abbiamo mai neanche avuto un management vero e proprio, ci siamo sempre affidati a quel che capitava un pochino nelle fasi della nostra carriera, ma abbiamo sempre fatto tutto da soli.
È una domanda difficile a cui rispondere, perché noi abbiamo raggiunto dei traguardi a dei livelli che per un gruppo italiano, e che fa un certo tipo di musica, sono già considerevoli.
Dipende un po’ da qual è la chiave del successo a cui ti riferisci, chiaramente non è un successo planetario mondiale, perché quello penso sia molto difficile da acquisire per una band che fa Metal, specialmente con dei connotati orrorifici ed estremi un po’ come noi, specialmente poi in un posto come l’Italia.
Abbia già raggiunto dei traguardi, quello di sicuro ci fa molto piacere, però vai a capire, forse se fossimo nati in un’altra nazione le cose sarebbero state sicuramente diverse, però, sai, vallo a capire, insomma.

 

Un elemento che può aver influito su successo, successo mainstream se vuoi, è stato l’essere in uno stato fortemente cattolico come l’Italia. Oggi, più di 40 anni dopo la vostra nascita, nascono ancora polemiche per motivi religiosi, sia in Italia che fuori.

Ogni volta, anche ultimamente, proprio l’ultima nostra esibizione qualche settimana fa al Lucca Comics, ci sono stati quotidiani e portali web che hanno esibito la loro solita lista di stronzate su blasfemia, la scena della suora, le croci e ste solite cagat… menate qui.
Sono una cosa a cui ho ormai fatto il callo, anzi, ti dirò di più, mi stupirei se non succedessero.

Secondo te è una cosa che riusciremo mai a superare?

Molto difficilmente, finché siamo così dominati dall’ipocrisia, finché la Chiesa ha questo potere così importante e influenza politica sulla nostra nazione sarà molto, molto difficile che si possano superare determinati tabù, determinati problemi di censura.
Del resto la carica iconoclasta e trasgressiva del Rock è anche questo, no, quello di mettersi contro queste cose qui.
Se poi dopo invece tutti fossero d’accordo e applaudissero non ci sarebbe più neanche la ragione di essere trasgressivi, diventerebbe la norma.

 

Parlando di ispirazione, di band che avete ispirato voi, mi è capitato spesso di trovarne tante, in Italia e fuori, che fanno il vostro nome. Una che ho sentito recentemente che mi ha un po’ sorpreso sono i Ghost…

Sì, non è una cosa che in realtà stupisce molto, se li conosci dagli esordi saprai che hanno sempre avuto anche loro trovate sceniche più che altro dal vivo che richiamavano molto quello che avevamo fatto noi con i Death SS.
Conosco Tobias e anche lui è un fan dei Death SS, è un’influenza dichiarata e anche abbastanza visibile.
La cosa mi fa molto piacere perché mi piacciono molto i Ghost, poi musicalmente loro hanno sviluppato uno stile molto personale, diverso da quello dei Death SS anche se iconograficamente ci sono molti punti in comune.

Certamente. Una cosa che mi ha colpito è come siano riusciti a sfondare nel mainstream in maniera quasi Pop mantenendo quest’immagine “satanica”. Una volta li ho visti suonare in un luna park a Stoccolma, nel pubblico dai bambini di 6-7 anni agli ultrasettantenni, tutti quanti a cantare insieme quei testi su Satana.

Cosa che in Italia non potrebbe mai succedere.

 

Esatto! Cambiando discorso, ho visto che recentemente è uscita la notizia di una tua collaborazione con la Tsunami Edizioni, innanzitutto di cosa si parla? Un libro biografico, un’autobiografia o altro ancora?

Era top secret fino a poco fa ma ormai si può rivelare: praticamente è il continuo de “Il Negromante del Rock”, il libro che ho scritto con Gianni della Cioppa nel 2011 che è la prima parte della biografia dei Death SS, e riprende appunto da dove si è fermato quel libro, quindi dal 1987 quando i Death SS sono rinati, fino a nostri giorni.
Quindi una biografia dettagliata con tutti i retroscena, i particolari che nessuno conosce, è una cosa anche molto divertente, spero.

 

Hai in programma di presentare il libro in giro per l’Italia, di fare un piccolo tour promozionale?

Vediamo, io penso che il libro, se tutto va bene, dovrebbe uscire per gennaio-febbraio, o comunque per la Primavera del 2020, poi dopo vediamo un po’ quali sono i programmi della Tsunami in questo senso, da parte mia non ci saranno di certo problemi.

 

Mi rimane un’ultima domanda: stavo guardando un po’ il vostro calendario recente dei concerti e ne fate sempre molto pochi, molto selezionati. Ecco, in base a cosa fai questa selezione?

Dopo il Trentennale, nel 2007, praticamente io ho detto concluso il Trentennale dei Death SS, quindi dopo “The Seventh Seal”, i Death SS avrebbero chiuso con l’attività live, se non per determinate occasioni, eventi speciali, festival particolari o comunque qualcosa di particolare, infatti coerentemente è quello che abbiamo fatto.
Ci facciamo vedere molto poco e soltanto in occasioni particolari.

Bene, non mi resta che ringraziarti per il tempo che ci hai dedicato.

Grazie a te!

E se hai un messaggio finale…

Niente di più che un grande saluto, un abbraccio a tutti e un satanico saluto!