Heavy

Intervista Italian Metal Legends (Paolo Scuri)

Di Stefano Ricetti - 11 Luglio 2012 - 12:00
Intervista Italian Metal Legends (Paolo Scuri)

Intervista a Paolo Scuri, organizzatore del festival Italian Metal Legends, che si svolgerà il 21 e 22 luglio a Boscaccio di Bereguardo in provincia di Pavia.

Buona lettura.

Steven Rich  
 

italian metal legends

 

Quali i presupposti per pensare di allestire il festival?

Penso che le metal band italiane degli anni ’80, che hanno faticato molto per creare un piccolo spazio per questo genere musicale nel nostro paese – considerando anche gli scarsissimi mezzi di comunicazione di quegli anni – non meritino di essere dimenticate. Se oggi tanti giovani musicisti metal riescono ad esibirsi con il proprio gruppo e magari trovano qualche contratto discografico (qualcuno è anche diventato più o meno famoso) lo devono soprattutto a loro.

Da quanto tempo avevi in mente di organizzare una cosa come Italian Metal Legends?

Da qualche anno, ma ho sempre trovato qualche intoppo di genere burocratico che mi ha fatto desistere dall’idea.

Riguardo la location hai qualcosa da raccontare in merito? E’ stata la prima che hai scelto o è frutto di mosse successive?

Inizialmente ci avevano assicurato il castello Visconteo di Pavia (parlo al plurale perché mi affianca in questa folle impresa la mia compagna Patrizia) ma quando c’è di mezzo il comune e si parla di heavy metal nascono inevitabilmente problemi, inoltre non capiscono le difficoltà nel creare eventi del genere e prendono la cosa con molta leggerezza, come fosse solo un gioco. Con il Boscaccio di Bereguardo collaboriamo da molti anni, lo stesso Pino Scotto mi ha consigliato questa location (che conosce molto bene): è facilmente raggiungibile dall’autostrada A1 Milano-Genova e poi si trova sul fiume Ticino, è presente anche un parco acquatico adiacente, insomma, considerando la stagione, non si rischia di annoiarsi durante l’attesa.

 

ITALIAN METAL LEGENDS FOTO SCURI

Da sinistra a destra: JL Battaglion (R.A.F.), Steven Rich, Marco Signorini (R.A.F.), Paolo Scuri

 

Quando e come hai allestito il bill?

Penso fosse l’inizio di marzo, MYLAND e CAYNE frequentavano il Roadhouse Pub di Pavia (il mio locale) e si erano già offerti di aprire una giornata, con Red Crotalo (REVENGE) ci si sente spessissimo e già da tempo gli dicevo di stare pronti per questa eventualità, poi ho chiamato Mario Riso e Gianluca Battaglion (ROYAL AIR FORCE), ma questa è una storia lunga… ah,ah,ah! Come ben sai non suonano insieme da più di vent’anni, comunque parteciperanno e questo è quanto basta. PINO SCOTTO sapeva già tutto, se non l’avessi chiamato io l’avrebbe fatto lui… ah,ah,ah! Anche con Bud della STRANA OFFICINA ci si sente spesso e gli avevo accennato qualcosa da oltre un anno. I CRYING STEEL non li sentivo da anni ma in compenso io e Max Magagni (che ha sostituito il grande Alberto Simonini nella line-up) ci prendiamo spesso per il culo su Facebook e così è stato facile. Mi restava una band da inserire nel bill, ne avevo molte in testa, alla fine ho scelto di chiamare i DANGER ZONE, altro storico gruppo che si era perso per strada ma che è rinato alla grande, stanno incidendo un album veramente notevole.

Qual è stato il momento nel quale hai deciso di far partire la macchina organizzativa?

Come ho già detto ci pensavo da qualche anno, ma all’inizio del 2012 ho deciso: adesso o mai più!!! Anche perché a dicembre finisce il mondo… ah,ah,ah!

La scelta delle band da coinvolgere come è stata fatta?

E’ stata molto dura, tante sono le band di quel periodo meraviglioso e, stando a guardare,  questo festival doveva durare dei mesi!

Hai ricevuto dei “no” da parte di qualche band?

Assolutamente no!

Avresti voluto inglobare altri gruppi?

Avrei potuto farlo ma alla fine penso che quattro band al giorno siano un numero giusto.  

Sei riuscito a far rimettere insieme i RAF. Hai provato a farlo anche con i Vanadium?

Si, ci ho provato. Sono amico con loro da trent’anni e mi dispiace veramente che abbiano deciso di sciogliersi. Comunque ci riproverò, non si sa mai… ah,ah,ah!

Nelle interviste a RAF e Revenge ti ho definito “un dannato dell’HM”. Ti ci ritrovi? Come ti autodefiniresti?

Se per dannato intendi che sono dannatamente cocciuto e continuo imperterrito da oltre 30 anni a supportare il metal di casa nostra, allora si, sono un dannato! Ah,ah,ah! Mi definisco semplicemente un amante del metal, di TUTTO il metal. Siamo capaci tutti di andare ai vari Gods of Metal o ad altre manifestazioni di questa portata, ma se veramente si ama questo genere si devono seguire anche le band che hanno la sola sfortuna di essere italiane, vi assicuro che non hanno niente da invidiare alle  blasonate metal band straniere (a parte i soldi… ah,ah,ah!). Non smetterò mai di dirlo: Se l’Heavy Metal italiano è ancora allo status di musica di nicchia è perché coloro che si definiscono metallari sono i primi a snobbarlo:  è facile prendere per il culo i fan di Ligabue o della Pausini (per citarne due)… sappiate che loro sono arrivati in alto perché hanno FAN VERI!

Ci sarà un seguito all’Italian Metal Legends?

Tutto dipenderà dalla buona o cattiva riuscita di questa prima edizione. Come ho già detto ci sono molte altre band che mi piacerebbe coinvolgere.

Ragionevolmente quante persone ti aspetti arrivino al Boscaccio di Bereguardo?

Non ne ho idea, spero tante. L’interessamento c’è e me lo hanno dimostrato le molte persone che mi hanno contattato, ma, come si suol dire: tra il dire e il fare…

Nel 1984 allestisti il Festival HM tenutosi a Cava Manara. Manifestazione che non riuscì come poteva per vari motivi. Vuota il sacco, Paolo, oggi, raccontando quello che vuoi a riguardo…

Lo organizzai insieme ai miei due collaboratori della fanzine “HEAVY”. Se consideriamo che i mezzi di comunicazione dell’epoca erano molto scarsi devo dire che non andò poi così male. Arrivò gente da tutta Italia (persino dalla Sardegna). L’unica pubblicità la fece Marco Garavelli dalla frequenza di Linea Rock (allora sulla mitica Radio Peter Flowers) e appunto la mia fanzine che comunque aveva una piccola tiratura di 150/200 copie che spedivamo una per una a chi la richiedeva (uno stress… ah,ah,ah!). Quella manifestazione è comunque rimasta nei cuori di chi vi partecipò (sia pubblico che band coinvolte), tanto che se ne parla ancora oggi. Questa per me è una grandissima soddisfazione. Per vuotare tutto il sacco dovrei scrivere un libro, in quei due giorni successe di tutto, compresa l’imprevista esibizione del mio vecchio amico PAUL CHAIN che mi salvò un’ora buca.

 

ITALIAN METAL LEGENDS FOTO KEVIN

Kevin “Hell Throat” – Revenge

 

La tua definizione, band per band (una per una) dei gruppi coinvolti nell’Italian Metal Legends…

 

MYLAND:

I MYLAND hanno inciso ottimi CD di AOR e ti assicuro che anche dal vivo sanno il fatto loro. Il nome è piuttosto recente ma i componenti arrivano da precedenti formazioni che militavano negli ’80 (tanto per stare in tema…). I loro lavori sono molto apprezzati in tutta Europa e molto richiesti in Giappone (metallari italiani chiedetevi il perché!).

REVENGE:

Con i REVENGE mi lega un’amicizia trentennale, fu la prima band che presentai a Marco Melzi (insieme fondammo la MINOTAURO RECORDS, ma i soldi ce li metteva lui… ah,ah,ah!). “HOT ZONE” fu il primo EP che uscì per questa etichetta nei primissimi anni ’80 e, nonostante tutte le imperfezioni, gli sono molto affezionato. I REVENGE facevano parte del bill dell’Heavy Metal Festival di Cava Manara dell’ 84.

CRYING STEEL:

Anche con i CRYING STEEL ci si conosce dalla preistoria, Alberto Simonini capitava a sorpresa a Pavia e lo ospitavo a casa mia sul divano (comunque non dormiva mai e passava la nottata a manipolare lo stereo, così io andavo al lavoro completamente rincoglionito… ah,ah,ah!). Sono veramente una grande metal band!

STRANA OFFICINA:

Altra grande band con la quale ho condiviso gioie e (purtroppo) dolori. Anche loro incisero il primo EP per la MINOTAURO RECORDS, feci molta fatica a convincere Marco Melzi, il fatto che cantassero in italiano non gli andava giù, alla fine cedette ed a lavoro ultimato fu più felice di me. Penso che quell’EP sia meraviglioso. La cosa che mi da più fastidio è che nessuna major italiana si sia interessata a questi grandissimi artisti. Si parla tanto della poesia di Vasco Rossi e Ligabue, beh… vi do un consiglio: ASCOLTATEVI IL PRIMO EP DELLA STRANA OFFICINA!

CAYNE:

Anche i CAYNE non sono di primo pelo, la band nasce nel ’99 ad opera dei due chitarristi e fondatori dei LACUNA COIL, si sciolgono nel 2001 ma si riformano con una nuova line-up nel 2006. Il loro genere si discosta dal metal anni ’80, ma sono veramente un’ottima band e sono contento che abbiano accettato di aprire la giornata di Domenica 22.

RAF:

Altra band di amici trentennali, mi sono sempre piaciuti e li ho sempre invitati a suonare nei locali che trattavo, sia a Pavia che in altre città. La storia della reunion ormai è un gossip, ci sono mille versioni, a voi decidere quella vera… ah,ah,ah! Comunque, come ho detto in precedenza, l’importante è che abbiano accettato la mia proposta, sarà bellissimo rivedere e riascoltare una delle band culto degli anni ’80 a distanza di tutto questo tempo. Anche i ROYAL AIR FORCE fecero parte del bill di Cava Manara dell ’84. Per saperne di più leggete l’intervista a Gianluca Battaglion curata da Steven Rich.

DANGER ZONE:

Si costituirono nell’ 80 e si sciolsero nel ’92, alcuni di loro partirono per gli States e ci rimasero per un po’ di anni vantando collaborazioni con artisti internazionali. Ora si sono riuniti e presentano il loro nuovo album “LINE OF FIRE”, mixato ai Quad Studios di New York e con la produzione esecutiva ed artistica di Stephen Galphas (STRYPER – MEAT LOAF) e Jody Gray (EZO – LOUDNESS), scusate se è poco !! Dal vivo sono un vero spettacolo. Il vocalist Giacomo “Giga” Gigantelli era chitarrista e cantante degli SPITFIRE, altra band prodotta dalla MINOTAURO RECORDS e facente parte del bill di Cava Manara nell ’84.

PINO SCOTTO:

Io e PINO siamo praticamente fratelli, ci conosciamo dall ’81 e abbiamo condiviso momenti stupendi sia sotto il punto di vista musicale che nella vita privata. Ormai è diventato famoso anche fuori dall’ambiente metal e lo conoscete tutti. C’è chi lo ama e chi lo odia, questo è normale quando la tua faccia finisce in tv, ma vi garantisco che la sua anima è veramente rock, ha accettato con entusiasmo la mia proposta di partecipare a questo evento ed è felice di dividere il palco con le storiche band degli anni ’80, per ricreare la stupenda magia di quegli anni.

 

PAOLO MORBINI

Paolo Morbini – Myland

A proposito di magia, immagina che ti venga consegnato l’Hammersmith Odeon – oggi si chiama in altro modo ma è bello citarlo così… – per organizzare un festival sull’HM italiano anni Ottanta. Quali i gruppi che coinvolgeresti e in che ordine allestiresti il bill?

Naturalmente gli stessi dell’ITALIAN METAL LEGENDS… ah,ah,ah! Se poi mi lasciassero la location per molti giorni ci aggiungerei VANADIUM, BULLDOZER, HOCCULTA, BLOODY SKIZZ, SKANNERS, DEATH SS (quelli originali), BRIGHT LIGHTS, HYDRA, GUNFIRE, KRISTAL, DARK LORD, URANIAH, EXILE, ELEKTRADRIVE, EXTREMA, HALLOWEEN (non ne dico più altrimenti riempio tutto il sito… ah,ah,ah!) Però voglio aggiungere i grandiosi STEEL CROWN.

Cosa ti manca di più degli anni Ottanta italiani?

Se intendi gli anni ’80 nell’ambito HM, mi manca la genuinità dei metallari, il sincero amore per un genere bistrattato in Italia, gente che si faceva chilometri in treno o in autostop per raggiungere i pochi eventi che avevano come protagonisti le nostre band. Ricordo, per esempio, il festival metal di Certaldo e quello di Domodossola, oltre naturalmente a quello di Cava Manara, l’amicizia che nasceva tra noi pochi “pazzi” che supportavano questi gruppi.

Quali le maggiori differenze fra allora e oggi?

Ai giorni nostri è tutto più facile, su Facebook sono tutti metallari ma poi scopri che spendono vagonate di denaro per andare a vedere i soliti gruppi stranieri che ormai hanno fatto un sacco di soldi e si esibiscono senza il cuore, senza l’anima, solo per business. Piccole band di giovani che si auto producono CD fatti in casa e si sentono arrivati, non sanno che suoneranno solo per i loro amici finché questi non si stancheranno di andarli ad ascoltare. Al massimo finiranno per creare la solita cover band che proporrà i soliti pezzi storici, nei soliti locali che gli chiederanno: ma portate tanti amici?

Ci sono state della band tricolori incomprese all’interno del movimento heavy metal degli anni Ottanta?

Tante, troppe. Quasi tutte. I VANADIUM hanno avuto la fortuna di avere la Durium alle spalle, quindi passaggi TV, recensioni su riviste importanti e concerti di un certo livello, se lo sono meritati alla grande, ma la stessa cosa poteva (e doveva) capitare a molti altri. Senza fare nomi ai giorni nostri ci sono metal band italiane che sono diventate famose prima all’estero, quindi automaticamente sono apprezzate anche in Italia. Questa è la vera tristezza, se ti notano all’estero allora sei per forza meritevole altrimenti chi se ne frega. SBAGLIATO!!!

Che differenze hai trovato nell’organizzare concerti nel 1984 e oggi?

Ripeto, negli anni ’80 c’erano pochissimi mezzi di comunicazione (Azz… non c’erano manco i cellulari… ma come facevamo? Ah,ah,ah!) quindi si puntava molto sul passa parola (non fraintendete, non usavamo i segnali di fumo, esisteva un apparecchio chiamato telefono che però non potevi portarti in giro… ah,ah,ah!), forse è per questo che si creava più coinvolgimento, forse adesso si da tutto per scontato.

Qual è il tuo “grado di attesa/tensione” a pochi giorni dal festival? Riesci a quantificarlo?

Sinceramente sono molto tranquillo, comunque la gente fa quello che le pare, mi sembra inutile pensarci più di tanto.

Chiusura a piacere, Paolo, spazio a disposizione…

Prima di tutto ti ringrazio per questa intervista, hai toccato molti tasti, mi hai fatto parlare di cose che fanno parte di un remoto passato e delle quali non parlavo da tempo. Ringrazio TRUEMETAL, è stata la webzine che più ci ha seguito in questa impresa. Cosa devo aggiungere? Vi aspetto in tanti, fate in modo che questa manifestazione possa continuare, non solo per riproporre le band degli anni ’80, ma per creare spazi per i gruppi metal emergenti. Sse queste manifestazioni (e non parlo solo dell’ITALIAN METAL LEGENDS) saranno seguite, sarà meglio per tutti i rockers italiani.
ROCK’N’ROOOOOLLLLL !!!
Ciao Steven !!!

Stefano “Steven Rich” Ricetti