Hard Rock Rock

Intervista Loudmother (Stefano Reboli)

Di Mickey E.vil - 31 Ottobre 2023 - 8:00
Intervista Loudmother (Stefano Reboli)

I Loudmother sono un power trio. Dunque nessun compromesso: o si fa rock sul serio o nulla. Non possono nascondersi dietro muri formati da strati e strati di tracce strumentali, dietro elaboratissimi arrangiamenti creati in studio difficilmente riproducibili su palco. What you see (hear) is what you get! Falling Apart è un lavoro maturo, realizzato da gente che conosce il mestiere alla perfezione e non solo in termini squisitamente esecutivi o compositivi, come leggerete qui sotto. Il mastermind Stefano Reboli, infatti, è un profondo conoscitore dell’organologia degli strumenti a corde che danno vita a questo entusiasmante hard rock profondamente segnato dal blues che dona quel tocco di “vissuto” ad un sound creato da chi è sulla scena da più di qualche lustro. Incuranti di mode e strategie promozionali “ammiccanti”, i Loudmother ci sparano in faccia un assalto sonico del quale vogliamo parlare con Stefano, chitarra e voce!

Ciao Stefano, ti va di presentare i Loudmother ai lettori di Truemetal? La band arriva in un qualche modo dai Guinea Pig, ce ne vuoi parlare?

Intanto salutiamo tutti gli utenti e la redazione di True Metal! La nostra band è figlia diretta dei Guinea Pig, avendo cambiato il bassista abbiamo deciso di cambiare nome ma non la proposta musicale. Con i Guinea abbiamo realizzato tre album autoprodotti di cui siamo molto orgogliosi. Dal 2004 io e Andrea (batteria) siamo sempre stati molto uniti ma coi bassisti abbiamo avuto divergenze, da quando è entrato Francesco tutto è filato a meraviglia. Il primo dei LoudMother può essere visto come un nuovo inizio.

Come nascono le collaborazioni con Ad Noctem Records e Cerberus Booking, degli amici Muriel e Saverio?

Avendo tra le mani un buon prodotto volevamo avere più visibilità e fare le cose in maniera professionale. Sono entrato in contatto con Saverio tramite amici comuni e siamo andati subito d’accordo. Tramite lui siamo arrivati alla casa discografica.

Raccontaci la genesi, l’evoluzione e l’effettiva registrazione di Falling Apart!

Ho composto tutti i pezzi e assieme alla band sono stati arrangiati. Quindi tante prove. Vogliamo che il suono sia il più puro possibile e quindi abbiamo praticamente fatto quasi tutto live in studio. Giorgio Reboldi all’ Altrefrequenze è riuscito a catturare ciò che volevamo. Successivamente abbiamo girato il lavoro a Alessio Fassoli all’Npas4 per mixaggio e mastering.

Cosa ci dici dell’artwork del disco in formato fisico e dei video promozionali che avete realizzato?

Le foto sia della copertina che all’interno sono state fatte da Chiara Luppi, nostra amica e brava fotografa. La copertina è uno scorcio di un paese fantasma chiamato Consonno. Eravamo lì per fare un po’ di foto e le chiesi di scattare la foto dicendole: “Questa sarà la copertina del disco”. Tutto naturale e spontaneo. Ho girato il tutto a Francesco Fogliarini che ha curato il layout dell’album e creato il nostro logo. Un tasso del miele stilizzato. Il video di ‘Too Late For the Heart’ è stato realizzato dal nostro amico e regista Andrea Botti, è stato girato su un sagrato di una chiesa dalle nostre parti. Aneddoto: era un giorno di festa e mentre giravano il video c’erano bambini che giocavano a pallone e genitori che grigliavano carne. Alla faccia del rock’n’roll (ride)!

L’hard rock ed il blues elettrico sono sicuramente parte integrante del vostro dna. Come definiresti il sound dei Loudmother e quali sono le vostre principali influenze in termini di musicisti e band?

Abbiamo sempre cercato di avere un nostro suono e allo stesso tempo onorare i nostri idoli quindi Hendrix, Allman Brothers, Iron Maiden (soprattutto Killers), il funk dei Parliament e Sly Stone. Tutte queste cose formano il nostro suono. Il blues il funk e una bella dose di elettricità e rock bello incazzato.

Che argomenti avete affrontato nei testi del disco?

Le canzoni parlano di vita vissuta, gioie, amori, delusioni, cadute e rinascite. Alcune canzoni le potranno capire meglio chi ha vissuto per tanto tempo in una band. Altre sono semplicemente miei pensieri.

Sicuramente la dimensione live ha più che senso per una band come la vostra. Come la state vivendo in questi tempi non facilissimi per le band che fanno musica originale?

Già, per ora stiamo organizzando qualcosa. La caduta vertiginosa del rock non aiuta di certo. Anche le cover band che fanno hard rock hanno grosse difficoltà, immagina per una band di inediti. La soluzione è quella di non darsi mai per vinti e continuare a produrre musica di cui andare fieri senza dover baciare o “oliare” alcun fondoschiena.

Stefano, sei anche un rinomato liutaio. Come e quando nasce questa passione e qual è stato il tuo percorso professionale sino ad oggi?

La chitarra e tutto il mondo che le va dietro mi ha sempre affascinato ma verso i 20 anni è diventata una vera ossessione. Ho deciso che l’unica era renderla una professione, quindi mi sono formato un po’ a Cremona ma lì non si produce ciò che volevo io, quindi sono andato a Verona per un po’ ed ho imparato cio che volevo (e non volevo). Da lì mi sono rimboccato le maniche ed ho aperto il mio laboratorio di liuteria. Costruzione e riparazione. Ironia della sorte, ho il laboratorio in un quartiere di Brescia chiamato Villaggio Violino. Sono sempre affascinato dal vintage con un tocco di moderno. Un po’ come la nostra musica.

Sei anche uno storico amante degli AC/DC, suoni anche in una band tributo. Ti va di raccontarci il tuo amore per i rocker australiani?

Gli AC/DC sono la mia band soprattutto per attitudine: solo quando erano sul palco facevano notizia, quando lo show finiva nessuno sapeva nulla di loro. Fedeli alla loro anche quando tutto remava contro. Tutto questo e altro è dentro nei LoudMother.

Quale saluto e messaggio finali mandereste ai lettori di TrueMetal? E ricordate loro dove trovarvi online, mi raccomando!

Siate sempre voi stessi e ricordate che le cose finte finiscono nel dimenticatoio. Vi basta digitare LoudMother e troverete tutto. Rock on!

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