Shred

Intervista Matteo Brigo (Matteo Brigo)

Di Luca Montini - 19 Agosto 2016 - 16:00
Intervista Matteo Brigo (Matteo Brigo)

Ciao Matteo e benvenuto su Truemetal.it. Sei recentemente uscito con il tuo debut album “It Works!”, un singolare e folle esperimento tra funambolismi shred, melodia e grande ironia che trae origine da molteplici fonti di ispirazione, in primis dal cinema e dai videogiochi tra anni ’80 e ‘90 . Siamo arrivati al 2016 e finalmente possiamo dire che l’esperimento è riuscito: “si… può… fare!”. Ma quanti anni è durata la tua formazione chitarristica e quanto tempo hai impiegato per progettare il lavoro?  

Ciao a tutti e grazie per lo spazio che mi state concedendo! Ti ringrazio anche per il feedback positivo. Questo è il disco che desideravo fare da quando ero un piccolo chitarrista pieno di sogni e speranze e che per un motivo o per l’altro ho sempre dovuto accantonare per poi riprenderlo e ricacciarlo nuovamente nell’archivio delle cose da fare. Ormai sono quasi vent’anni che suono, ho fatto dalle cover a dischi con band, attività live e insegnamento, ma mai ero riuscito a esprimere totalmente quello che avrei voluto. Alla fine qualcosa è semplicemente esploso… kaboom… ho deciso che era il momento giusto e tutto è stato estremamente naturale e veloce! Il progetto si è sviluppato in poco più di  un anno nel quale ho elaborato il concept principale, composto e assemblato le musiche e infine registrato tutte le parti.  

Parliamo di videogiochi: è innegabile che nel periodo 80-90 certe melodie potevano solo uscire fuori da una console: le limitazioni hardware costituivano infatti una limitazione che per certi versi spinse e spronò chi si occupava del comparto audio di realizzare veri e propri capolavori inaspettati. Quali titoli (e quali melodie) hanno ispirato maggiormente la tua musica?  

Nonostante le apparenze non sono questo grande appassionato di videogiochi, il mio interesse è tutto concentrato sull’epoca ’80-’90, soprattutto con i punta e clicca della Lucasarts. Il gioco che più di ogni altro mi ha segnato è stato “Monkey Island”, solo i primi tre capitoli. La sua storia, lo stile, la musica, l’umorismo e le gag sono state veramente importanti nella mia formazione di uomo e artista. Per quanto riguarda “It Works!” l’influenza principale è stata da parte di un gioco un po’ meno conosciuto, “Day of the Tenctacle”, che penso racconti una delle storie più divertenti e assurde di sempre. Ha delle trovate che sono oltre qualsiasi limite tanta è la comicità surreale che trasudano. Poi ovviamente tutti i giochi che rientrano nella fascia retro-games mi attraggono perché sono quelli su cui ci ho speso le ore da ragazzino e le musiche, sempre melodiche, accattivanti e ipnotiche sono entrate nel mio dna. In un certo senso quello che ho voluto fare è stato fondere queste atmosfere vintage videogame a sonorità shred e hard rock.  Sentire il tipico suono 8 bit che ormai è vecchio e sorpassato mi diverte ed elettrizza come fossi un cane di Pavlov!  

Viviamo in un’epoca in cui si parla poco di qualità del suono (non è più l’era dell’hi-fi), si ascolta musica in formati molto compressi, su dispositivi spesso poco adatti alla fedeltà del suono (basti pensare agli speaker di notebook, smartphone e tablet) e  l’utente sembra interessato soltanto alla risoluzione dei monitor. Pensi che il videogioco ed il cinema nell’era del 4K così concentrati sulla definizione dell’immagine possano ancora dire qualcosa al mondo della musica?  

Credo che un’immagine, per quanto bella, fedele alla realtà e fluida non dica assolutamente nulla senza un sottofondo musicale a darle un senso. C’è bisogno di essere smossi emotivamente per vivere appieno l’arte audio-visiva e la musica fa proprio questo! In maniera subdola ti spinge a emozionarti per quello a cui stai assistendo e finchè questa regola funziona possiamo solo arricchirci con nuove musiche. La tecnologia poi farà la sua parte massacrandone la qualità del suono come sta accadendo in questi anni, ma l’importante è saper sfruttare al meglio ciò che c’è a disposizione e muoversi nel flusso come dei saggi guerrieri jedi!  

Veniamo finalmente al tuo lavoro: “It Works!”. Puoi narrarci a grandi linee la storia del concept? Devo ammettere che dalle liriche dei brani non ho capito molto l’intreccio narrativo…   (l’album è interamente strumentale n.d.M.)

Le lyrics sono volutamente criptiche e misteriose per lasciare libera l’interpretazione dell’ascoltatore! La vicenda mescola diversi cliché che ruotano attorno alla figura dello “scienziato pazzo”. Ho mescolato tra loro storie come quella del videogioco “Day of the Tenctacle” a quella di film come “Ritorno al Futuro”, “Weird Science” o “Tesoro, mi si son ristretti i ragazzi”. Tutte vicende molto spensierate, ironiche e leggere. Prima il nostro protagonista, che è un distorto esempio di mio alter-ego, costruisce un mostro di Frankenstein sotto forma di chitarra, poi si lancia in un turbolento viaggio nel tempo pieno di paradossi e buchi narrativi e infine aggroviglia a tal punto il continuum spazio-temporale da non far capire più nulla di quello che sta succedendo. Questo vorrebbe essere un capitolo 1 di presentazione… mi piacerebbe davvero riuscire ad arricchire con nuovi capitoli questa storia e trasformarla in una vera e propria saga.  
 

Parlaci del video di “Super Paradox Combo”: è vero che hai realizzato tutto da solo al green screen? Ma soprattutto, cosa sono quelle carote che compaiono su fondo rosa a pois?   

La realizzazione del videoclip di “Super Paradox Combo” è stata penso più difficile della realizzazione del disco… perché alla fine a livello musicale avevo già esperienza e sapevo come muovermi, per quanto riguarda il video ho dovuto imparare praticamente da zero ed andare ad intuito, ma il risultato finale che poteva rivelarsi un disastro è invece piaciuto molto a quanto mi dicono! Ho fatto tutto con Imovie, durante le riprese ho utilizzato il green screen e in fase di montaggio mi sono scatenato aggiungendo sfondi, pezzi di vecchi film ed effetti speciali. Sono stato aiutato solo dalla mia ragazza Angela che mi ha dato una mano con le grafiche durante l’agonia della fase di montaggio e da Paola Balasso che fa questo tipo di cose per lavoro e che ha dato una lucidatina generale a prodotto finito.  Le carote che appaiono fanno parte del concept e per spiegarle parto da lontano! Da circa 15 anni sono vegetariano e la cosa è diventata una specie di barzelletta tra amici e conoscenti che mi dipingono sempre in un mondo dove sono a capo di orde di verdure antropomorfe e di frutti senzienti. Con un background di questo tipo ho deciso che lo scienziato pazzo del concept dovesse avere un fido aiutante, un po’ come Igor di Frankenstein o Edi di Archimede ma vegetale! La scelta è caduta sulla carota che da sempre mi è fedele amica e alleata e che quindi non poteva mancare nel video e nella copertina del disco!  

Se avessi una macchina del tempo, cambieresti qualcuno tra i brani proposti nel disco?  

Sarà scontato dirlo ma sono davvero felice di come è uscito il disco e non cambierei nulla del suo contenuto. Ascolto musica shred e chitarristica ogni giorno, ormai conosco pregi e difetti del genere e ho imparato a capire cosa voglio sentire da un disco di questo tipo di musica. Con “It Works!” ho voluto quindi la mia e fare il disco shred perfetto… per me! E con me la cosa funziona perché rispecchia quello che vorrei sentire da un album di questo tipo! Il merito va anche allo squadrone che mi ha aiutato a realizzarlo e che ha portato ad un livello professionale la qualità dei singoli strumenti: Luca Serasin al basso, Marco Zago alle tastiere e Alessandro Arcolin alla batteria. Alex De Rosso poi mi ha aiutato non solo curando la produzione ma anche suggerendomi spunti e idee per i soli ed è stato essenziale alla riuscita del disco. Se avessi avuto una macchina del tempo l’avrei fatto uscire prima invece di aspettare così tanto!  

Uno tra gli aspetti più notevoli del disco è l’ottimo bilanciamento tra follia e melodia, in un equilibrio sul quale è facile sbilanciarti. Come procedi durante la stesura dei brani?  

Di solito mi faccio guidare da un’immagine, un breve film mentale che delinea l’atmosfera generale del brano e cerco di comporci sopra come fossero una colonna sonora riff, strofa e ritornello che siano tra loro coerenti e che abbiano il giusto tiro. Poi, spesso, dato che comunque di composizioni strumentali si tratta, mi piace mescolare le carte e giocare con generi e influenze diverse che siano anche opposte al resto della traccia e che aggiungano un quid di piacevole imprevedibilità. Lo trovo estremamente divertente. Poi c’è da dire che le canzoni, come le persone, hanno ognuna una storia diversa. Nascono sempre da un’idea ma lo sviluppo è diverso ogni volta e questo è un po’ il bello. Una cosa che nasce in un modo può assumere tante vesti e cambiare anche radicalmente rispetto all’idea primordiale.  

Scrivi che i tuoi punti di riferimento sono stati Satriani, Steve Vai, Van Halen e il Frank Zappa degli anni ’80. Se dovessi scegliere tra questi chi ha maggiormente ispirato la tua musica?

Questa è una domanda brutta e cattiva e non voglio cadere nel tranello! il fatto è che già questi nomi sono frutto di una spietata selezione… ho dovuto togliere Malmsteen e Paul Gilbert… pazzesco! C’è da dire che cerco di ascoltare sempre tanta musica e sono sempre in cerca di idee, suoni e atmosfere nuove quindi devo costantemente aggiornare il mio catalogo con nuovi dischi e nuovi input che inesorabilmente diventano una mia influenza e che prenderò prima o poi come un riferimento durante la composizione di nuove avventure sonore. A questo si aggiungono libri e film di cui sono sempre ghiotto! Alla fine a me interessano le storie… non importa neanche troppo se raccontate con musica, letteratura o cinematografia ma devo viverne in continuazione.    
 

Matteo Brigo

Guitar player, songwriter, arranger, music therapis, mad scientist… di cosa ti occupi nella tua giornata tipo?  

Dopo la laurea ho dovuto inventarmi un lavoro visto che un lavoro vero non riuscivo a trovarlo. Già durante gli studi ho cominciato a dare lezioni di chitarra e la cosa è cresciuta da sola con mio grande piacere e adesso le cose sembrano funzionare. A questo si è aggiunta la musicoterapia che svolgo in alcuni centri per disabili. Durante il tempo libero suono con diverse formazioni sia musica inedita che cover quindi alla fine passo tutta la giornata con la chitarra in mano come il famoso italiano di Toto Cutugno ed è una bellissima cosa! Spero che possa continuare anche futuro e che il sogno non si infranga!  

Come va con l’attività live? Riuscirai a portare questo disco su un palco?  

Mi piacerebbe tantissimo farlo! Il problema è trovare la formazione giusta. Ora, quando capita l’occasione, faccio qualche pezzo su base, ma non è la stessa cosa! Con una band la musica suona molto più viva, ma non posso nemmeno abusare della gentilezza di amici di musica che si devono imparare il repertorio e poi suonarlo in qualche localaccio malfamato per un panino visto come funziona la musica inedita in Italia. Per ora quindi live con il contagocce per quanto riguarda l’aspetto solistico… per il resto vi invito a consultare il mio sito www.matteobrigo.com che dovrebbe essere sempre aggiornato sui miei spostamenti concertistici.

Progetti per il futuro? (con e senza DeLorean)  

La conquista del mondo muahahah! Ora sto cercando di dare il giusto risalto a “It Works!” perché credo molto in quest’album e secondo me merita davvero attenzione. Gli step successivi sono dare un seguito al videoclip con nuove e (spero) di più semplice realizzazione avventure grafico-musicali, trovare la band giusta per portare live tutto il baraccone e, cosa più importante, ma più a lungo termine, dare un seguito al disco. Avessi la delorean andrei nel futuro per avere già tutte queste cose e risparmiarmi la fatica di crearle! Ma pare che la cosa più bella di un viaggio sia il viaggio stesso quindi… leviamo quest’ancora e vediamo dove ci porta il vento!  

Un saluto ai lettori di truemetal.it!  

Grazie per essere giunti fino alla lettura di questa riga! Approfitto per rubarvi ancora un istante del vostro tempo e consigliarvi di andare ad ascoltare “It Works!”, basta cercare in internt e troverete tutti i formati, piattaforme, dispositivi disponibili e basterà scegliere quella a voi più congeniale. Vi invito anche a fare un salto sul mio sito www.matteobrigo.com! A presto e keep on rockin!!! 

Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini