Sludge

Intervista Otus (tutta la band)

Di Stefano Santamaria - 30 Giugno 2017 - 7:50
Intervista Otus (tutta la band)

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Ciao ragazzi, un saluto da True Metal e grazie per la disponibilità. Come nasce il progetto Otus? Come vi siete incontrati?

Il progetto nasce con il desiderio di suonare e creare musica che per primo ci appassionasse, ovvero uno sludge di stampo “moderno” la cui forma consentisse l’inserimento di sperimentazioni ed aperture di vario tipo.
Ci siamo incontrati come la maggior parte dei gruppi partendo da un piccolo nucleo di amici e poi fra un cambio di formazione e l’altro ci siamo stabilizzati nel 2012 circa.

 

Come mai avete deciso di usare il nome Otus?

Il nome OTUS è il nome scientifico del gufo, Asio otus, un animale notturno simbolo di mistero e misticismo; abbiamo pensato ci rappresentasse bene, sia per l’attinenza con i nostri testi e il nostro approccio musicale non proprio “luminoso”, sia per la sua assonanza con il termine “lotus” che riporta a sonorità orientali cui facciamo spesso riferimento.

 

Parlateci un po’ di voi. Ci sono state band del passato che vi hanno invogliato a fare questo tipo di musica? Suonate anche in altre realtà musicali?

Senza ombra di dubbio band come Black Sabbath, Neurosis e Isis hanno avuto ed hanno una notevole influenza su di noi e sulla costruzione dei nostri riff. Non ci siamo però mai posti limiti riguardo altre sonorità o realtà musicali purché riuscissimo ad integrarle in maniera omogenea nelle nostre composizioni.

Dal nostro primo disco 7.83Hz infatti dovrebbero riecheggiare, attraverso l’utilizzo di sonorità orientaleggianti, parti elettroniche e droniche, alcuni dei nostri ascolti fuori genere come Ravi Shankar o Lustmord.

 

Entriamo meglio nel dettaglio di 7.83Hz. Quali argomenti avete trattato nei brani e cosa vi ha ispirato?

Il titolo dell’album fa riferimento alla risonanza di Schuman, anche detta frequenza di Buddha; la frequenza di vibrazione del campo magnetico terrestre coincide con le onde emesse dal cervello umano durante la meditazione, a dimostrare che scienza e misticismo sono fortemente legate. 7.83Hz è dunque un concept album che affronta la realtà da un punto di vista pratico ed allo stesso tempo empirico, perché misticismo, religione o più generalmente la magia non sono altro che i genitori scomodi” di quelle dottrine che nei secoli si sono trasformate in alchimia, chimica, psicologia e filosofia.

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Il vostro è un sound molto poliedrico, personale. Doveste definirvi, come lo fareste? Non necessariamente con un genere musicale, magari anche con un colore, un’immagine o un’espressione che pensiate vi caratterizzi.

Se messi alle strette e con una pistola alla tempia, un’etichetta che potrebbe descrivere il nostro sound è il terribile quanto abusato termine di “post” metal o sludge sperimentale.

Se dovessimo invece utilizzare immagini o colori, la soluzione migliore è quella di invitarvi a visitare il nostro sito o pagina Facebook poiché l’intero artwork, così come tutte le grafiche e le locandine dei nostri concerti, è realizzato dal nostro chitarrista Fabio e quindi strettamente legato ai nostri testi e al nostro concept generale.

 

Progetti per il futuro ? C’è già qualcosa di nuovo che bolle in pentola?

Assolutamente sì, stiamo già lavorando al nostro secondo album che cercheremo di portare alla luce nel corso del prossimo anno. Ci sono anche altri progetti in ballo, ma sono idee che vogliamo mettere sul piatto solo dopo aver completato il prossimo disco.

 

Vi vedremo impegnati presto dal vivo? Se sì, dove e quando? Che ricordo avete del vostro primo live?

Il nostro primo live è stato molto emozionante, al Muzak di Roma ad inizio 2013, un locale piccolo che si riempì completamente; la risposta positiva del pubblico quella sera ripagò l’impegno che ognuno di noi aveva dedicato al progetto, e ci spinse a cercare di fare sempre meglio. Attualmente stiamo organizzando date per il prossimo autunno.

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Quale pensate sia lo stato di salute della musica in Italia? Parlo di realtà che come voi esplorano musica peiù estrema, personale e sperimentale diciamo così. Trovate facilmente luoghi in cui esibirvi e pensate che il pubblico italiano sia aperto a certi tipi di ascolti?
In Italia lo stato di salute e creatività per quanto riguarda realtà musicali come la nostra è decisamente florido e vivo, cosi come trovare spazio per esibirsi. Ci sono infatti tonnellate di gruppi fantastici che seguiamo e con i quali abbiamo anche avuto l’onore di condividere il palco.

Il problema grande invece è che seppur, dati alla mano, molti in Italia ascoltano il genere, difficilmente si muovono per andare a vedere un concerto se il gruppo che suona non è famoso, conosciuto e spinto. Non c’è quindi un effettivo problema di apertura al genere quanto di assenza di curiosità da parte del pubblico nell’approfondire o rischiare qualcosa che non sia spinto da grandi canali promozionali.

      

Vi lasciamo qui spazio per una considerazione finale, magari su un argomento a cui non abbiamo saputo dare spazio in precedenza. Un saluto da Truemetal e da me. A presto e forza per i vostri progetti.

Approfittiamo allora di queste ultime righe per ringraziarvi del tempo e dello spazio che ci avete concesso, e proprio per completare la risposta precedente vi lasciamo, nella speranza di aver incuriosito qualcuno, il nostro bandcamp dove l’intero disco è ascoltabile gratuitamente in stream. –> http://otus783.bandcamp.com/album/783hz