Heavy

Intervista Running Wild (1988)

Di Stefano Ricetti - 5 Settembre 2007 - 11:34
Intervista Running Wild (1988)

Ed è arrivata anche la volta dei Running Wild all’interno della riproposizione delle interviste vintage come ogni tanto accade sulle pagine di TM. L’articolo è stato preso dalla rivista H/M numero 50 uscita nell’anno 1988. L’intervistato è il chitarrista Majk Moti, rimasto nella band a fianco del prode nocchiero Rock’n’Rolf Kasparek dal 1985 al 1989 e l’intervistatore è Alessandro Massara. Il periodo è quello appena prima dell’uscita dell’album Port Royal, per chi scrive la vetta compositiva del gruppo tedesco insieme con Black Hand Inn del 1994.

Lo scritto, come al solito, è stato riproposto in maniera praticamente integrale, così come sono state riportate le due foto originali a corredo dell’articolo. In quegli anni i Running Wild davano ancora la parvenza di essere una band e non un one-man project come oggi, ma la cosa più interessante è che Rolf & Co. furono accusati di essere una black metal band, proprio loro che oggi sono riconosciuti come i defender fra i defender, insieme a Saxon, Anvil e pochi altri… leggete per credere.     

Stefano “Steven Rich” Ricetti.

 

Running Wild: dissident aggressors.

Partiti come cloni dei Judas Priest nel 1984 con il long playing Gates to Purgatory, i Running Wild sono in pochi anni diventati una delle colonne portanti dell’heavy metal tedesco. Dopo l’ottimo album Ready for Boarding i Nostri sono entrati in studio per dare un successore a Under Jolly Roger. In una pausa delle registrazioni abbiamo parlato con il chitarrista Majk.

Siete in studio per registrare il vostro nuovo album…

Si, si chiamerà Port Royal e lo stiamo producendo noi stessi. Abbiamo avuto delle brutte esperienze in passato con il produttore sull’ultimo disco: voleva cambiare le Nostre canzoni aggiungendo e togliendo parti a Suo piacimento. Ci sono stati anche dei problemi all’interno del gruppo quando eravamo in studio con quel produttore e come sai qualche mese dopo abbiamo mandato via due componenti. Volevano andare in una direzione più commerciale, così come il produttore. Questa volta abbiamo deciso di fare tutto da soli, usufruendo di un buon ingegnere del suono (Thomas Diehler), lo stesso che ha missato Branded and Exiled.

L’ingegnere del suono su Branded and Exiled aveva commesso un mucchio di errori e Thomas in fase di missaggio è riuscito a correggerli, per questo abbiamo deciso di usare lui. Adesso siamo molto più liberi, acnhe per quanto concerne i testi. Quando eravamo in studio per Under Jolly Roger ci sono state fatte delle pressioni affinché cambiassimo alcune delle nostre liriche rendendole più soft. Ed è una cosa che non ci è andata a genio, perché abbiamo delle cose da dire con i nostri testi e le vogliamo dire a nostro modo e non come ci indica il produttore.

All’inizio della vostra carriera voi eravate considerati una band di black metal: Naturalmente ora avete cambiato il vostro approccio nei testi e nella musica?

No, non abbiamo cambiato affatto. Le liriche di Gates to Purgatory sono state mal interpretate. Avevamo le parole “devil”, “hell”, “purgatory” nei testi ma erano usate solo per simboleggiare per esempio la repressione della Chiesa nel Medioevo. La gente ancora oggi crede in Dio, crede in ciò che dice la Chiesa, ma credono senza chiedere… Nel Medioevo, quando si faceva la caccia alle streghe, il diavolo diventò un simbolo contro la Chiesa. Noi abbiamo usato il diavolo come simbolo contro l’oppressione dello Stato, del Governo, di chi regna in genere.

Quindi quello che noi vogliamo dire con i testi è che siamo contro l’oppressione, che siamo per la libertà e la pace. Molta gente pensa che noi crediamo in Satana, ma non è vero. Noi non crediamo in Dio e non possiamo credere in Satana che è una parte di Dio. Ecco perché abbiamo cambiato alcuni termini nelle Nostre liriche, anche se continuiamo a dire le stesse cose. Semplicemente non usiamo più parole come “devil”.

Con Under Jolly Roger avete cambiato anche la Vostra immagine…

Avevamo avuto per diversi anni la classica immagine heavy metal con le borchie e i giubbotti di pelle nera e c’erano moltissimi gruppi simili a noi. Così abbiamo deciso di cambiare. Ma non è stato un vero e proprio cambiamento, perché abbiamo trovato nei pirati lo stesso modo di intrepretarte la vita che abbiamo noi. I pirati avevano una delle prime democrazie davvero funzionanti. L’immagine del pirata va a braccetto con la musica HM, perché rappresenta una sorta di soluzione all’oppressione della società.

E gli HM fan, come i pirati, sono al di fuori della società. All’inizio lavoravano per il Governo con le loro navi, facendo guerra ad altri paesi. Poi, quando il Governo non aveva più bisogno di loro li scacciava, dichiarandoli pirati. E noi così interpretiamo anche oggi la relazione esistente fra chi governa e la gente che lavora per loro. Noi non abbiamo bisogno di nessuno che ci dica cosa fare o non fare. Abbiamo la nostra morale e penso che vada bene, non facciamo male a nessuno.

Cercate di trasmettere un messaggio sociale e politico, quindi, con la vostra immagine e con i vostri testi. Pensate che alla gente interessi?

Non a tutti. Riceviamo lettere da fan di tutto il mondo e solo il 10% di loro ci interroga sui testi cercando di discuterli con noi. Chiunque legga le Nostre liriche può scoprire ciò che vogliamo dire, perché ci esprimiamo con parole molto semplici. Alla maggioranza dei nostri fan, comunque , interessa la Nostra musica. Questo non significa che dobbiamo scrivere i testi su argomenti cretini di cui non ce ne frega niente…

Cos’è cambiato con il nuovo album Port Royal?

Innanzitutto adesso abbiamo una nuova sezione ritmica: Stefan Schwarzmann alla batteria e Jens Becker al basso, che funziona sicuramente meglio della precedente. I nuovi ragazzi hanno più inventiva e naturalmente ciò è stato riflesso anche nella musica. Questa volta abbiamo lavorato tutti insieme, nessuno escluso, sia alla musica che ai testi, quindi qualcosa è cambiato. Si potrà sempre capire che si tratta dei Running Wild, ma nessuno potrà dirci che abbiamo lo stesso sound, lo stesso stile dei tre album precedenti. Ed è naturale perché nel corso degli anni ci sono stati dei cambiamenti di formazione nella band. Stiamo sperimentando delle nuove combinazioni, come costruire le canzoni in maniera differente: abbiamo scritto per la prima volta una song lunghissima, che dura più di otto minuti, intitolata Calico Jack.

In questa canzone raccontiamo la storia della Sua vita di pirata, di quando era inseguito dalle navi del Governo etc etc. Musicalmente ci sono diversi cambi di ritmo, d’atmosfera, che simboleggiano i diversi stati d’animo di una persona. Sul nuovo album Rolf ha anche cambiato il Suo modo di cantare, adesso la Sua estensione raggiunge 3/8 mentre prima era ferma a 1/8. Ha preso delle lezioni che gli hanno permesso di sfruttare meglio le Sue noti naturali. Quando abbiamo fatto la pre-produzione ad Amburgo noi stessi non riuscivamo a credere a ciò che riusciva a fare Rolf. Molte persone resteranno sorprese…

Perché avete fatto uscire il live-album Ready for Boarding?

Perché? Hai mai sentito di un gruppo tedesco che abbia fatto uscire un album dal vivo?

Escluso gli Scorpions, mai.

E per questo l’abbiamo pubblicato. Non potevamo registrare un disco dal vivo con l’altra sezione ritmica, specialmente con il vecchio batterista. Dopo i primi cinque show in Ungheria ci siamo resi conto che con la nuova line-up avremmo potuto registrare un disco dal vivo. Con Ready for Boarding abbiamo voluto chiudere la prima era dei Running Wild e far vedere alla gente cosa siamo capaci di fare dal vivo. Noi siamo essenzialmente una live band: on stage siamo migliori che in studio, perché c’è più azione.

Siete sicuramente stati influenzati dai Judas Priest, avete anche preso il nome da una delle loro canzoni…

Ammetto che all’inizio eravamo molto influenzati da loro, diverse canzoni di rock’n’roll erano ispirate allo stile dei Judas Priest. Col passare del tempo questa influenza si è andata sempre più affievolendo, e oggi penso che abbiamo una nostra personalità ben precisa.

Dal vivo avete uno stage particolare?

Non posso dirti niente ora, anche se naturalmente sarà incentrato sul tema dei pirati. Per il prossimo tour vogliamo fare del teatro sul palcoscenico e non solo suonare saltando attorno come fanno tutti gli altri. Vogliamo fare qualcosa che sia in relazione con le liriche. Per esempio quando cantiamo la sentenza di morte di Calico Jack, abbiamo intenzione di ricostruire tutta la scenografia, con il giudice etc etc. In questo momento non posso dirti di più, perché non è stato stabilito ancora niente.

Avrete una nave sul palco?

Non un’altra volta. L’avevamo nell’ultimo tour tedesco, o almeno abbiamo tentato di avere qualcosa di simile a una nave, considerando che non siamo gli Iron Maiden e la nostre risorse finanziarie sono limitate. Il nostro manager, invece, è andato a dire a tutti che avevamo una vera nave sul palco e la stampa si aspettava di vederla. Questo è stato un grosso problema, quindi non vogliamo fare dichiarazioni troppo avventate.

Alessandro Massara

 

Servizio a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti