Heavy

Intervista Sabotage (Giancarlo Fontani)

Di Stefano Ricetti - 5 Marzo 2009 - 9:13
Intervista Sabotage (Giancarlo Fontani)

Intervista con Giancarlo Fontani, il primo, storico singer dei toscani Sabotage, quando ancora proponevano musica cantata in italiano. Grazie al suo incessante lavoro e all’appoggio della Jolly Roger Records è sul mercato Rumore Nel Vento in formato Cd/Lp, chicca assoluta e di incommensurabile valore della Nwoihm, contenente dieci pezzi inediti di quel magico periodo, in alcuni casi le avvisaglie dei successivi classici in lingua inglese.

Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti     

Innanzitutto, come è nata l’idea di far uscire Rumore Nel Vento?

Circa un anno fa mi chiamò Dario (il batterista) e mi mise al corrente della sua intenzione di far uscire Rumore Nel Vento: gli dissi che ero d’accordo. Penso che tutti noi considerassimo RNV un lavoro incompiuto, qualcosa con cui prima o poi avremmo dovuto confrontarci; inoltre capita spesso di incontrare ancora oggi, a distanza di venticinque anni,  gente che è fiera di avere la cassetta di quella storica registrazione, tra l’altro mai mixata completamente (molte delle tracce che sono andate in giro erano giusto dei pre ascolti della registrazione).

Come sei entrato in contatto con Antonio Keller della Jolly Roger?

Ho avuto il suo numero telefonico da Enrico (il bassista), l’ho contattato perchè avevamo saputo che Antonio era interessato alla pubblicazione di RNV e stavo curando io tutto il lavoro di realizzazione del disco.

Con che criterio è stata scelta la copertina?   

La copertina è un’illustrazione ispirata al testo del brano che dà nome all’intero lavoro ed è stata realizzata appositamente per l’occasione da Nello Fontani, uno dei miei figli, che oltre ad essere un ottimo grafico, ha circa l’età che avevamo noi quando abbiamo registrato RNV.

Spiega la genesi e quanto ti viene in mente di significativo brano per brano:

RUMORE NEL VENTO – è uno dei brani concepiti interamente da Andrea Fois, non credo che faccia riferimento ad un fatto specifico, personalmente l’ho sempre interpretato come l’idea della velocità a qulunque costo. Il protagonista di RNV è più uno spettro che un essere umano, quando ho spiegato a mio figlio l’idea che avevo per la copertina, gli ho detto che per l’immagine del motociclista facesse riferimento ai Nazgul de Il Signore Degli Anelli. Molte persone oggi, pur non avendo una moto, vivono come il motociclista di RNV, chi sa poi per andare dove! Nell’illustrazione della copertina il casco è leggermente aperto in modo da far intravedere all’interno vuoto e oscurità. 

INDIOS – fa riferimento ai popoli nativi americani sopraffatti dalla conquista dell’uomo bianco, l’argomento del testo fu suggerito da Dario che, insieme a suo fratello Enrico, è appassionato di tutta l’epopea del West. Il termine Indios può sembrare un po’ improprio, visto che qui si fa riferimento ai nativi degli attuali Stati Uniti, ma il concetto può essere esteso a tutti coloro a cui viene impedito di vivere secondo la propria cultura e le proprie usanze. Una delle principali pratiche di spersonalizzazione che vengono attuate in America nei confronti dei prigionieri politici pellerossa è quella di impedirgli di praticare la loro religione.

MUSICA STRANA – è un inno alla forza e alla carica coinvolgente del R’n’R.

CAPRICCIO – è la mia prima composizione ufficiale, di cui sono coautore insieme ad Andrea Fois; il testo si riferisce ad una storia da cui ero appena uscito, il riff e il giro di accordi che Andrea aveva composto suggerivano già qualcosa di frivolo.

OMBRE – nata come canzone d’amore in classico stile lentoni Hard Rock, fu poi giudicata troppo melensa e sdolcinata, così, per reazione, si trasformò nella truculenta Ombre; nel tempo qualcuno l’ha paragonata alle atmosfere dei fumetti horror per adulti anni ’60 e ’70, Jacula, Zora, Oltretomba… qualcuno di voi se li ricorda?

BELLA DI NOTTE – dopo i consensi avuti da Capriccio, anche Andrea, si cimentò in un brano con atmosfere decisamente glamour, personalmente la cosa non mi dispiaceva affatto, visto che apprezzavo, e apprezzo anche oggi, i Kiss e i lavori dei primi Mötley Crüe.

WAR MACHINE –  un brano molto marziale, che ho sempre avvicinato a certe canzoni dei Judas Priest e a gruppi come Accept; il senso del testo è purtroppo più che mai attuale: la tecnologia nelle mani sbagliate può fare danni enormi!

EROI DEL TEMPO – non ho mai chiesto ad Andrea cosa volesse intendere realmente con il testo di EDT, ma suona bene, tutti noi siamo Eroi Del Tempo, anche se per fortuna, di una vita non sempre senza pietà!

SIGNORE DELLA MORTE – mi suggerisce il colore rosso, il desiderio, il classico connubio amor-mortis.

KILLER DELLA NOTTE – per quello che ne so è un invenzione di pura fantasia, qualcuno all’epoca ha pensato che fosse riferito al “mostro di Firenze”, magari raccontato in chiave Iron Maiden. Eh! Eh!

Secondo te queste canzoni hanno un suono proponibile per un prodotto targato 2009? Sei soddisfatto della resa finale?

Il suono forse risulta un po’ datato, siamo nei primi anni ’80, anche le tecniche di registrazione erano un po’ diverse, ma se lo confrontiamo con dischi dell’epoca e considerando lo stato e la qualità dei nastri (alcune tracce sono state recuperate da una audiocassetta), allora sono soddisfatto; inoltre, anche se i vari brani hanno quella caratteristica di intramontabilità come certe sigle di cartoni giapponesi, RNV è sopprattutto una testimonianza di qualcosa accaduto tra il 1983 e il 1984, per questo abbiamo optato per utilizzare solo registrazioni dell’epoca. Tengo a precisare che Rumore Nel Vento non è una ristampa o una rimasterizzazione, ma la prima uscita ufficiale di una registrazione mai pubblicata prima d’ora. Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare Guido Melis che ha realizzato il mastering sia del CD che dell’LP, a cui va in parte il merito della qualità del lavoro, e Antonio Keller che, in veste di produttore, ha reso possibile l’uscita dell’album.

Spiega come sei entrato nei Sabotage.

Era la primavera del 1983, stavo cercando un gruppo con cui cantare; un mio carissimo amico, che purtroppo non è più tra noi, mi disse che un gruppo Heavy che conosceva stava cercando un cantante. Fissai un appuntamento con i Sabotage allo Scacco Matto, una birreria di Firenze frequentata da musicisti e appassionati di Hard Rock ed Heavy Metal, e decidemmo una data per il provino. Mi recai alla sala prove, durante la strada (questa cosa potrà far sorridere gli abituali fruitori di droghe) per tenermi su, mi feci un caffè ristretto doppio; il provino, che consistette per lo più in improvvisazioni sui brani che i Sabotage stavano componendo, ebbe subito un esito positivo, ed entrai a far parte della band.

Il 28 ottobre 1983 suonate in un stracolmo teatro Affrico, a Firenze. Vai avanti tu, Giancarlo…

Fu un momento di grande emozione, perchè, per me, oltre a essere l’esordio dei Sabotage con quella formazione, era anche il primo concerto in assoluto; andai nel camerino per indossare gli abiti di scena e quando tornai, sbirciai la platea da dietro il sipario, incredibile: il teatro si stava riempiendo a vista d’occhio; alla fine della serata avevamo avuto circa trecentocinquanta paganti, il massimo che il teatro potesse contenere. Dopo il suono del motore di un elicottero inizia il concerto vero e proprio, al secondo pezzo, l’inedito Fai La Guerra, sono così emozionato che ho un blocco della memoria, le parole non mi vengono: salto un pezzo, rientro fuori tempo, un pastrocchio incredibile! Riesco infine a riprendermi, penso che devo calmarmi, tanto peggio di così non posso fare e da li il concerto si è svolto senza intoppi rilevanti. Quel momento, per me, è stato molto importante ha rappresentato il superamento di una soglia, la perdita del senso di imbarazzo di stare su un palco, di fronte alla gente. Un altro ricordo incredibile di quella sera me lo ha regalato il Bud, il quale aveva seguito tutta la nostra evoluzione fin dalle prime prove e adesso era lì, sotto il palco, a cantare a memoria i nostri brani, mentre lacrimava per l’emozione. Pensate! Uno dei migliori cantanti Heavy Rock della penisola, se non addirittura il migliore, che si emozionava per la nostra performance!

Personalmente, ho avuto l’onore di visitare la mitica sala prove dei Sabotage all’interno della villa, ammirando il palco artigianale sotto gli alberi a fianco, sulla collina di Marignolle, insieme con Dario, Enrico e Leo. Racconta l’atmosfera che si respirava in quella zona quando facevi parte della band.

L’atmosfera che si respirava era di grande fermento umano ed artistico, alle prove c’erano sempre molte persone di tutti i tipi, appassionati di Rock o semplici curiosi, e molte bands della zona ci venivano a vedere per prendere qualche spunto e per cercare di tenersi al passo con noi che, nell’ambito Heavy Metal Fiorentino, facevamo tendenza. In tutto questo giro di musicisti non potevano mancare certo delle jam sessions: ricordo di una sera in cui sono venuti a trovarci Fabio e Roberto della Strana Officina, io all’epoca suonavo anche l’armonica e Fabio diceva: “dè ‘l ragazzo vo’ far ‘l blus!”. Le serate si protraevano anche dopo le prove, talvolta fino all’alba, tutto questo per tre sere la settimana: il lunedì, il martedì e il venerdì, e spesso, anche se non c’erano le prove, ci ritrovavamo lì anche il sabato e la domenica pomeriggio. Altri luoghi che frequentavamo assiduamente erano la birreria Scacco Matto e il Negozio di dischi Contempo, quasi un salotto musicale, dove si potevano trovare in vendita demotape e fanzine.

Il 23 dicembre vi esibite in uno storico concerto al teatro S.M.S di Rifredi, a Firenze, che ricordi hai di quella data?

Era il nostro terzo concerto, fu curato nei minimi particolari, noleggiammo per l’occasione un impianto da 3000 Watt e 30 fari con tanto di “americana”; per un concerto completamente autogestito ed autofinanziato da ventenni non era niente male! Il concerto fu quindi molto bello anche da un lato estetico (molte delle foto presenti nel disco sono state scattate durante questa serata). Ci fu pure un momento di suspance: Leonardo prese una scossa non indifferente dal pick up della chitarra, e saltò la luce; per fortuna, per Leonardo non vi fu altra conseguenza che un po’ di spavento.  

Il 24 maggio del 1984 replicate al Teatro Affrico, continua tu, Giancarlo…

Fu un concerto molto più serrato dei precedenti, i brani furono suonati più veloci, si percepiva già un diverso orientamento stilistico, non tanto compositivo, quanto interpretativo, ciò rispecchiava anche quello che stava accadendo nel panorama Metal internazionale con l’avvento di gruppi come i Metallica. Quella sera, già a primavera avanzata, con i fari del palco accesi, dentro al teatro Affrico, faceva un caldo terribile, tanto che Dario ad un certo punto si sentì male. Comunque il concerto fu seguito, come al solito, da un folto pubblico. Purtroppo un atto di vandalismo (furono rotte delle sedie) concluse la stagione dei concerti all’Affrico, aperta da noi il 29 Ottobre dell’anno precedente. Oltre ai Sabotage, hanno suonato all’Affrico: Bad Toys, Machine Messiah, Iron Mould, Stiff, Rollerball, Airspeed (mi scuso eventualmente se ho dimenticato qualcuno).   
 
Esistono filmati dei Sabotage con te al microfono?

La serata all’Affrico del 24 Maggio, fu interamente ripresa da una tv locale, mi pare si chiamasse Teens TV, io e Dario avemmo modo di vedere alcune parti di questa registrazione presso il loro studio televisivo. Purtroppo non abbiamo avuto più notizie di questo filmato, e non so neppure se esista ancora. Esiste anche una registrazione di un’intervista ad una TV privata pratese di cui non ricordo il nome, con tanto di esibizione in playback nello studio televisivo! Credo che di questa apparizione televisiva ne esista ancora qualche videocassetta, in circolazione.

Il 23 giugno dello stesso anno, la partecipazione a Metal Massacre, II° raduno nazionale dedicato alla musica HM, organizzato da Radio Peter Flowers di Milano, presso Gazoldo Degli Ippoliti, in provincia di Mantova. Praticamente l’occasione nella quale l’Italia metallara si accorge dei Sabotage. Spara tutto quello che ricordi di quella giornata.

Gazoldo è un paesino vicino Mantova che all’epoca, come struttura, ricordava un po’ le cittadine del West (due file di case lungo i lati della strada principale che, se la memoria non mi inganna, non era neppure asfaltata). Subito fuori dal paese c’era un campo sportivo dove si svolgeva il concerto. Al festival, che si articolava in due giorni, partecipavano tutte le principali bands HM italiane del momento; purtroppo, a causa del maltempo, il primo giorno saltò e molti non poterono suonare. Vi furono delle lamentele per il backline un po’ più scarso di quanto era previsto, e qualche malalingua ipotizzò che dietro a questo fatto ci fossero i Vanadium, i quali si portarono il loro backline personale. Del concerto ricordo soprattutto la strepitosa performance della Strana Officina, una vera forza della natura, con il loro caloroso pubblico con tanto di striscioni, e Pino Scotto che durante l’esibizione con i Vanadium si arrampicava sulle casse dell’impianto. Ricordo anche l’immagine del pubblico che avevo dal palco: un campo sportivo pieno di rockers circondato da una rete oltre la quale era il nulla!!! Vi fu anche una situazione un po’ macchiettistica: durante le prove uno dei pannelli di truciolato da cui era costituito il piano del palco cedette e il malcapitato Gable, cantante dei Dark Lord, vi sprofondò dentro (forse fu in quel momento che Alex Masi cominciò a pensare che era meglio cambiare aria). Certi eventi erano comunque caratterizzati da un grande entusiasmo, e qualche pecca di ingenuità era più che giustificata in un paese che usciva da anni di buio nei confronti di generi musicali giovanili alternativi.

Domanda inevitabile: come mai a un certo punto è finita la tua avventura con la band?

forse è una domanda a cui dovrebbero rispondere gli altri Sabotage; per quanto mi riguarda penso che questo sia dipeso soprattutto da una diversa scelta stilistica: io ho sempre apprezzato molto le contaminazioni, e anche all’interno di uno stesso genere mi piace spaziare in tutte le sue sfaccettature, già la scelta di cantare in italiano rappresenta nell’ambito dell’HM una contaminazione, e nel nostro caso si può parlare addirittura, per certi aspetti, di musica italiana Heavy Metal, più che di Metal cantato in italiano (da ciò forse l’interesse, ancora oggi a distanza di anni, per i brani di RNV). Ovviamente all’epoca nessuno di noi si rendeva concretamente conto del potenziale che certe scelte stilistiche potevano avere, e soprattutto Dario (i Sabotage sono fondamentalmente un suo progetto artistico) optava per uno stile più incisivo, coerente con le tendenze musicali metal del panorama internazionale, da qui forse anche l’esigenza di cantare in inglese, più idoneo a seguire i canoni stilistici delle bands allora in voga.

Cosa pensi di quanto realizzato successivamente dai Sabotage?

Non ho seguito, a parte qualche concerto, le successive vicissitudini dei Sabotage, ma, anni fa, ebbi occasione di tradurre il testo di Joy And Sorrow e ti assicuro che per me il Rock’n’Roll è un’altra cosa!

Morby l’hai conosciuto di persona? In qualità di cantante come lo consideri?

Certo che l’ho conosciuto! Tra i Beatles e i Rolling Stones, ho sempre preferito i Rolling Stones!

Ti sei mai pentito di aver finito la tua storia con i Sabotage?

Poteva essere interessante… Ho cercato di portare avanti un certo discorso, purtroppo mancavano i Sabotage!

In che rapporti sei, oggi, con Dario, Enrico, Andrea e Leo?

Ottimi!

Onestamente, secondo te, i Sabotage sarebbero divenuti quelli che tutti conosciamo oggi con te dietro al microfono?  

È una domanda che andrebbe fatta alla gente!

Cosa hai fatto musicalmente dopo i Sabotage?

Per qualche anno ho girovagato tra gruppini e gruppetti, in cerca di qualcosa che mi potesse realmente interessare, poi finalmente rispondendo a un annuncio nel quale si cercava un cantante, incontrai i musicisti con cui formai gli Iguana, un progetto che faceva riferimento allo street rock dei primi anni ’90, con contaminazioni provenienti dal rock progressivo italiano e da tutta la musica rock degli anni ’70 in generale, caratterizzato da un look piuttosto glamour. Questo progetto in parte attingeva dalla mia precedente esperienza con i Sabotage, e in vari concerti ho riproposto Capriccio e La Musica Strana. Sciolti gli Iguana per incomprensioni tra alcuni membri del gruppo, entrai a far parte dei Not Moving, storica band dell’ underground italiano, con cui nel ’92, cantando ufficialmente per la prima volta in lingua inglese, realizzai il singolo Flash On You / Dancing per l’etichetta Vitriol e registrai, pesso lo studio Westlink di Cascina, un intero album mai pubblicato. (Una curiosità: la copertina di Flash On You è un quadro di Dario Caroli, che oltre ad essere un abile musicista è anche un interessante pittore di soggetti visionari). Approfittando dell’abbandono da parte del batterista, tirai dentro ai Not Moving anche Dario, che continuò a suonare con loro anche dopo il mio abbandono.
Successivamente mi sono dedicato alla didattica musicale (di cui mi occupo ancora oggi) e allo studio della chitarra, ho composto e suonato dal vivo brani con le più svariate influenze, dall’ Hard Rock al Blues, dalla musica caraibica all’Elettronica e attualmente mi sto dilettando nella realizzazione di videoclip sperimentali, con il marchio VIBE. 

Che rapporto hai, oggi, con la musica HM?

Le mie attività, in cui quasi sempre è necessario l’ascolto di suoni, mi impediscono di ascoltare molta musica al di fuori di quella che produco e seguo per necessità; comunque ascolto molti generi musicali tra cui naturalmente anche musica Heavy Metal (soprattutto i classici del passato), ed alcune mie composizioni sono decisamente brani di Heavy Rock (che sto pensando seriamente di proporre dal vivo con un mio progetto personale). Penso inoltre, che la musica Heavy sia molto formativa: i musicisti che hanno come radici l’HM, hanno spesso ottime qualità tecniche.

Chiudi come vuoi, Giancarlo, grazie.

Un saluto ed un caloroso abbraccio a tutti i sostenitori e seguaci della musica Heavy Metal!!!

Stefano “Steven Rich” Ricetti