Avantgarde

Intervista Scuorn (Giulian)

Di Giuseppe Casafina - 3 Aprile 2017 - 12:00
Intervista Scuorn (Giulian)

Il progetto Scuorn è, a quanto pare, la moderna “new sensation” del metal estremo italiano.

La proposta del progetto napoletano, opera del solo mastermind Giulian, è totalmente estranea a certe scelte tipicamente esterofile ed anglofone operate dalla maggior parte delle band del sottobosco italico: partendo su una base di black metal sinfonico in stile Dimmu Borgir ed Emperor, il Nostro ha adattato (perfettamente, si potrebbe dire) tali influenze al suo background fieramente partenopeo, rendendosi artefice di un sound quasi unico del suo genere, da lui stesso definito come Epic Parthenopean Black Metal.

Il risultato è stato un full-length intitolato “Parthenope” (recensito a questo link), un album che di sicuro non lascia indifferenti e per tale ragione, volenti o nolenti, si colloca immediatamente tra le uscite bollenti dell’anno in corso.

Ecco il risultato della nostra chiacchierata con Giulian.

(Foto di copertina a cura di Arianna Govoni)

 

 

Ciao Giulian, benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it.

Presentaci il tuo progetto Scuorn: un qualcosa di estremamente particolare e ricco di dettagli strettamente legati alla tua cultura di origine.

Scuorn nasce nel 2008 con l’intento di voler raccontare e diffondere la cultura partenopea attraverso il metal, cultura di cui vado fiero e che spero di poter far conoscere meglio ed approfondire a coloro i quali vorranno ascoltarlo.

 

Parlando ora a titolo strettamente personale, trovo che la tua (vostra se si considerano gli ospiti in studio assieme ai musicisti live) proposta sia un primo passo giusto verso qualcosa di fieramente italiano, quindi complimenti da parte mia per non aver mollato.

Sicuramente l’essere fiero della propria tradizione è il fattore centrale della proposta, nonché elemento fondamentale nel momento in cui la si vuole trasmettere a chi la conosce di meno o non la conosce affatto, come ad esempio all’estero. Ad ogni modo, sia in passato che attualmente sono diverse le band che in Italia ci sono riuscite molto bene.  Con Scuorn anche Napoli e la cultura Partenopea vengono rappresentate e diffuse con lo stesso orgoglio, ti ringrazio quindi per il complimento.

 

Copyright: Arianna Govoni (foto concessa col permesso di Giulian)

 

Scrivo queste parole in quanto,  girando per la rete, pare che la tua spontanea originalità non vada per nulla a genio ai palati di certi fervidi conservatori di un tradizionalismo, quello invero legato alla tradizione nordeuropea più che a quello italiano…un fatto strano ed inquietante, se si considera che mentre i sostenitori nostrani del black metal più tradizionalista sono sempre onnipresenti nella loro invocazione verso una così dire ‘monodirezionalità’, proprio i padri fondatori di quel genere, tra cui ad esempio cito Nocturno Culto dei Darkthrone, dal canto loro sperano sempre in un qualcosa che rispecchi il feeling della propria terra di origine anziché, cito letteralmente, “ridicolizzarsi a copiare il nostro sound senza metterci un pizzico di amor di patria” (citazione tratta da un’intervista di Grind Zone, se non erro ai tempi di “Sardonic Wrath”).
Nel momento in cui si fa musica e la si condivide con altre persone, è necessario mantenere il giusto equilibrio. Ci saranno persone alle quali piacerà, altre a cui no, altri che vorranno a tutti i costi criticarti ed altri ancora che ti supporteranno in maniera sincera. Fa tutto parte del gioco, se l’artista non accetta tutto ciò, è liberissimo di produrre musica ed ascoltarsela in privato. Trovo che la musica sia espressività, e ciascuno di noi si esprime in modo diverso. C’è a chi piace allinearsi a delle sonorità, e chi preferisce sperimentare. Personalmente, trovo che ogni qual volta sia uscito un grande disco, l’artista abbia voluto esprimere se stesso, non semplicemente copiare qualcun altro. Di certo non avrà fatto mille calcoli su quello che la gente avrebbe voluto ascoltare, o su cosa avrebbe detto tizio dei suoi pezzi, o caio sul genere suonato, ma piuttosto avrà seguito quello che era il suo istinto e la sua emotività. Questo è l’approccio che più mi appartiene nel comporre e che mi accompagna in tutto quello che riguarda Scuorn…

 

Bene, arriviamo al motivo vero e proprio di questa intervista: “Parthenope” è appena uscito e stando a quando ascoltato dal sottoscritto si conferma come un qualcosa di realmente atipico per gli standard nostrani. La produzione è davvero molto curata e, sebbene non siamo certo al cospetto di un suono per così dire ‘super-prodotto’, il tutto è un ribollire continuo di idee inserito in un contesto sonoro definito e moderno. Parlaci della tua ispirazione per dei brani così particolari.

L’ispirazione nasce nei momenti più inaspettati. Di base lavoro al concept molto prima della fase compositiva. Inizio a studiare libri ed effettuo ricerche sulle tematiche che voglio trattare, e da li riesco già a trarne un filo logico più o meno esauriente da seguire. A livello musicale poi, solitamente mi capita di avvertire come un’urgenza di mettermi a comporre, e prendo subito la mia chitarra ed un registratore. Altre volte, semplicemente camminando per strada mi risuona in testa un riff o una melodia, e se mi piace prendo il cellulare e la registro canticchiandola, rielaborandola poi nel mio home studio. Il risultato finale su disco è poi il concretizzarsi di un lunghissimo e dispendioso lavoro, che nel caso di “Parthenope” è iniziato nell’agosto 2014, al quale ha poi contribuito in maniera determinante Stefano “Saul” Morabito (FleshgodApocalypse, Hour of Penance), tra i migliori produttori in fatto di metal estremo in italia ed in europa, durante le sessioni di registrazione, mixing e mastering ai 16th Cellar di Roma. La possibilità di lavorare con un professionista di tale livello, ha reso la produzione di “Parthenope” un’esperienza davvero cruciale per me. Il disco suona esattamente come avrei voluto suonasse…

 

La copertina di “Parthenope”

 

Parlando di ispirazione, ogni brano del disco racconta una storia a sé stante: vi è per caso un brano tra tutti quelli presenti su “Parthenope” a cui sei particolarmente legato, proprio per ragioni legate alle storia da cui questo ha tratto ispirazione?
Sono legato a tutti i brani allo stesso modo, in quanto vedo il disco come un tutt’uno. E’ innegabile però che provi particolare emozione nell’ascoltare la title-track, la cui realizzazione ha necessitato di un logorante ma estremamente gratificante lavoro di squadra tra me, il maestro Riccardo Studer (che ha curato le tutte le orchestrazioni), Stefano Morabito appunto, ed i bravissimi guest vocalist Diego Laino (nel ruolo di Ulisse), Tina Gagliotta (nel ruolo di Parthenope) e Libero Verardi (nel ruolo di Polite).

 

L’intermezzo del pezzo che dà il nome al disco mi ha fatto salire la pelle d’oca, non te lo nego. Pare che il tema centrale sia la storia di Ulisse…insomma, raccontaci di più.

Si, il brano parla del viaggio di Ulisse di ritorno da Troia, durante il quale a bordo della sua nave passa difronte alle rocce delle sirene, e decide di voler ascoltare il canto di Parthenope. A metà brano, la parte metal fa spazio ad una lunga parte cinematografica, nella quale è stata appunto ricreata l’intera scena,  grazie all’alternarsi di parti narrate interpretate con grande pathos e partecipazione dai su citati guest vocalists. Le sessioni di registrazione ci hanno visto impegnati per un’intera giornata solo sui dialoghi e le parti narrate. Il risultato finale è davvero epico, e ne sono estremamente soddisfatto.

 

 

Durante il disco percepisco una certa influenza Emperor, quelli più elaborati della fase più avanzata. Il tutto viene però riadattato in atmosfere e melodie tipicamente partenopee. Parlando della realizzazione vera e propria del disco, raccontaci qualcosa dalle sua fasi di registrazione. I brani erano già pronti così com’erano oppure in studio avete nuovamente arrangiato le idee iniziali?
Le prime idee che troviamo su Parthenope risalgono addirittura alla prima demo del 2008. Dopo aver ripreso il progetto nel 2014, ho ricominciato a scrivere, alcuni pezzi sono nati da un approccio piu chitarristico, altri iniziando con lo scrivere le melodie orchestrali di base. Con una struttura ed un’ossatura di base piu o meno definitiva, i pezzi sono poi passati nelle mani del maestro Riccardo Studer, special guest dell’album, il quale è riuscito ad arrangiare un’orchestra davvero incredibile, ricreando le giuste atmosfere che avevo in mente per questo disco, attraverso un lavoro di continuo confronto per bilanciare la parte metal, l’essenza partenopea del progetto, e l’orchestra appunto. Riccardo è un professionista davvero competente, lavorare con lui è stato fantastico.

 

Ora, passiamo ad una domanda che in realtà una domanda non è: raccontaci le sensazioni che ti può dare un debutto discografico, sudato e ricercato dopo anni ed anni di cammino a testa alta senza mar dai conto alcuno ai detrattori.

Le sensazioni del debutto sono sicuramente di estrema soddisfazione e realizzazione: il veder concretizzarsi tanto lavoro, anni di sacrifici, tempo ed energie spese nella scrittura e nella realizzazione di un album, è un momento difficile da spiegare. Me lo godo, ma con la mente sempre impegnata a programmare i prossimi step…

 

 

Una domanda forse un pelino inusuale, in quanto qui si parla di un argomento che purtroppo da buon meridionale quale sono anch’io mi è irrinunciabile: ti è finora mai capitato di esibirti dal vivo al Nord Italia e ricevere un trattamento…diciamo non proprio educativo? Ecco, il punto non è neanche questo…purtroppo l’Italia è un Paese ricco di tradizioni e culture di svariata origine, una vera fonte di conoscenza delle fonti più svariate, ma che al giorno d’oggi pare arrancato su se stesso in una inutile diatriba Nord VS Sud. Lungi da me voler fare politica, semmai mi sta a cuore lasciare a te l’occasione di un riscatto allo scopo di far eco, con una sola frase, alla ricchezza in verità offerta dalle tradizioni e culture tipicamente bistrattate come quelli meridionali, viste da un punto di vista puramente e sinceramente artistico. Un insieme di parole sentito che possa riscattare e convincere anche il più restio ad accettare la bellezza di un patrimonio individuale, una testimonianza sincera che possa essere raccontata con orgoglio a coloro che tutt’oggi appaiono restii ad accettare, a causa dei soliti luoghi comuni e pregiudizi…spero mi perdonerai una simile richiesta.
Siamo di ritorno dal “Parthenopeitalian Tour 2017”, che oltre alle date al centro sud di Napoli, Bari e Roma, ci ha visto suonare anche al Nord, per la precisione a Padova, Torino e Bologna. Beh, posso confermarti che l’accoglienza ed il trattamento che ci è stato riservato è stato meraviglioso. Nemmeno per un secondo mi sono sentito a disagio, pur sfoggiando con tanta vistosità la nostra identità. Anzi, forse proprio la fierezza nelle nostre origini è stata apprezzata, ed ha fatto si che le distanze si riducessero, e che tutto scorresse in maniera molto naturale. Band quali Harkane, Veratrum, Urnaa e Grimwald, hanno condiviso palco e momenti off stage con noi facendoci sentire come a casa nostra, guidati da vero spirito di fratellanza e supporto reciproco, sincero, quello che non dovrebbe mancare mai nel nostro underground. Il pubblico ci ha supportato costantemente durante gli show, partecipando attivamente ai pezzi e supportandoci inmaniera concreta. Una bella soddisfazione, onore a tutti loro, ai quali rivolgo i miei piu sentiti ringraziamenti.

 

Raccontaci qualcosa che non hai mai raccontato finora a nessuno: un’esclusiva, un segreto tra voi tutti della band e i lettori di TrueMetal!
Posso raccontarti che i miei “bandmates” dormono troppo durante i lunghi viaggi in tour, e che gradirei non essere lasciato da solo al volante per ore mentre guido…hahaha la dura vita da tour !!!

Grazie del tempo che ci hai concesso Giulian, io stesso ti auguro, così come tutta la redazione, solo il meglio per l’avvenire della tua creatura, frutto di tradizioni immortali che rivivono in tutta la loro eccellenza nella modernità. ( – …ok, ammetto che questo disco mi ha particolarmente preso e pertanto se dobbiamo parlare di esso non riesco ad essere imparziale, è più forte di me! – Nda)

Grazie a te Giuseppe per la bella intervista, ed un saluto a tutti i lettori di Truemetal.it

 

Intervista a cura di Giuseppe Casafina