Heavy

Intervista Spirit Adrift (Nate Garret)

Di Stefano Ricetti - 1 Novembre 2020 - 8:24
Intervista Spirit Adrift (Nate Garret)

In occasione dell’uscita del nuovo album degli americani Spirit Adrift, intitolato “Enlightened in Eternity”, (qui la recensione) abbiamo scambiato alcune chiacchiere con Nate Garrett, il fondatore e mastermind della band.

Buona lettura.

Steven Rich

 

  

Qual è l’origine del moniker adottato per la vostra band?

Nate Garrett – Cercavo un nome composto da non più di due parole: Spirit Adrift (Spirito alla Deriva) mi è piaciuto sin da subito ed inoltre si sposava perfettamente con le vibrazioni che volevamo rappresentare in musica.

 

Quali erano le vostre influenze agli inizi?  

Molte e variegate ma fondamentalmente le band classiche: Black Sabbath, Judas Priest, Iron Maiden, i primi Metallica, Pink Floyd, Death. A livello doom i Trouble e i Pentagram. Poi il southern rock dei Lynyrd Skynyrd e dei Creedence Clearwater Revival ma non solo, siamo sempre stati attratti dai gruppi psichedelici, dal kraut rock, ma anche da ensemble come Rwake e Mastodon. Questo solo per elencare i principali…

 

Addentrandomi nel vostro suono, attraverso i vari album pubblicati, ho trovato, a livello epidermico,  parecchie affinità fra gli Spirit Adrift e, nell’ordine, Heavy Load e Black Sabbath. Concordi con questa mia sensazione?

Ahia! Conosco gli Heavy Load solo di nome! Vedrò di rimediare! Riguardo i Black Sabbath… beh, è stata la prima band della quale mi sono innamorato. Le loro influenze si possono trovare dentro milioni di altre band, hanno codificato il modo con il quale va suonato l’heavy metal. Per me rimangono i migliori di tutti.

 

Nate Garret e Marcus Bryant

 

Nate, forniscimi la tua definizione per ogni singolo vostro lavoro sinora.

 

Behind – Beyond – Ep 2016: due pezzi lunghi, diversi fra loro e molto complessi che ho visto sgorgare dal mio cuore in maniera assolutamente naturale.

Chained to Oblivion – 2016: la continuazione e lo sviluppo di quanto seminato con l’Ep. Abbiamo introdotto nuove idee e ritengo questo album il climax di quanto da me realizzato in termini di complessità di suono sino a oggi.

Fraught with Peril – Split 2017: nient’altro che un tributo alla mia anima southern e al mio dna proveniente dagli Appalachi. Country, blues, bluegrass e la musica tradizionale di quelle montagne scorrono nel mio sangue e rappresentano degli elementi importantissimi per la mia persona.

Curse of Conception – 2017: l’inizio della nostra trasformazione, la ricerca di una direzione musicale peculiare in continua evoluzione.

Divided by Darkness – 2019: Il prodotto della tortura operata su me stesso per migliorare sempre di più, in termini di scrittura e padronanza dello strumento. Questo disco mi ha reso veramente orgoglioso di quanto fatto: abbiamo finalmente raggiunto, o per meglio dire quasi raggiunto, la vetta musicale che ci eravamo prefissi.

Angel & Abyss Redux – EP 2020: Un progetto sporadico che ci siamo sentiti in dovere di fare per una buona causa, mettendo in mostra un altro lato delle nostre influenze e mantenendoci produttivi durante la quarantena.

Enlightened in Eternity – 2020: Il disco migliore che abbiamo realizzato in carriera. Ci tenevo a creare un album che suonasse classico ma con la qualità di suono che esige la musica moderna e penso di esserci riuscito in pieno. Mi piace pensare di essermi avvicinato, come idea, a roba tipo “Screaming for Vengeance,” “Powerslave, “Heaven & Hell”. Il nostro obbiettivo non è guardare al passato, comunque, ma spingere “the torch of metal forward!”.

 

Com’è la situazione orbitante attorno l’heavy metal in Arizona e Texas al momento?  

Non ci sono concerti in corso negli Stati Uniti fatta eccezione per quelli in live streaming o strane esibizioni all’esterno in grado di mantenere il distanziamento sociale. Cose che non mi interessano minimamente. Personalmente, per fortuna, il negozio di dischi della mia piccola città in Texas è aperto, quindi cazzeggio un po’ lì oppure trascorro del tempo con il mio amico Jeff dei Duel, nel suo studio.

 

Consideri la musica degli Spirit Adrift in un certo qual modo “originale” rispetto al resto là fuori?  

Certamente! Non c’è un’altra persona sul pianeta uguale a me, quindi è abbastanza normale che la musica che faccio sia “naturalmente” originale! Ah,ah,ah!

 

 

In cosa si differenzia il nuovo Elightened In Eternity rispetto al resto dei vostri lavori precedenti?

Ritengo sia l’album più “positivo” che abbiamo fatto. All’interno dei testi parliamo di morte, sofferenza, traumi, perdite di persone o cose care ma, a differenza del passato, non “giriamo intorno” a queste tematiche ma bensì  dispensiamo soluzioni, suggerimenti. Per quanto possibile, ovviamente…

 

Concordi con me sul fatto che gli Spirit Adrift 2020 si possano considerare a tutti gli effetti una heavy metal band? Mi spiego meglio, Nate: agli inizi potevate essere considerati come un gruppo doom ma oggi è difficile incanalarvi in quel filone…

Mah… la gente, i fan e i giornalisti possono inquadrarci come meglio credono. Se uno ascolta “Reunited in the Void”, il brano he chiude  Elightened In Eternity, si immerge nella cosa più doom che abbiamo scritto da sempre! Il resto del disco, concordo appieno con te, è heavy metal puro. Le etichette non mi infastidiscono, hanno una loro funzione ed è giusto che sia così, solamente, un giorno, mi piacerebbe che la gente ci riconoscesse in quanto fautori della musica degli Spirit Adrift. Una cosa un po’ alla Opeth, per capirci: come si fa ad inscatolare in un genere definito un gruppo come quello? Chissà, magari in futuro capiterà anche a noi! Sarebbe bello…

 

Il mondo dell’heavy metal è ancora dominato dalle big band del passato, le uniche che riescono a fare numeri “veri” a tutti i livelli. Inevitabilmente qualcosa cambierà, però, nel corso degli anni. Cosa ti aspetti di trovare, ad esempio, fra un decennio?

Mmmmhhh… in realtà non penso troppo al futuro, così come non presto molta attenzione alle circostanze esterne la band. So però cosa farò nei prossimi dieci anni: cercare di scrivere i migliori pezzi della nostra storia. Quello che realmente accadrà nel mondo dell’heavy metal sarà comunque un qualcosa totalmente al di fuori dal mio controllo, quindi starò a guardare…

Conosci qualche band italiana?

L’album dei Bedsore, “Hypnagogic Hallucinations”, spacca! Mi piacciono anche gli Ufomammut. Quando vivevo in Arkansas suonavo spesso insieme ai The Orange Man Theory, un altro gruppo notevole. Al di fuori del range HM, i Goblin rappresentano tuttora, per me, una grande influenza.

 

 

 

Cos’è, per te, l’“Heavy Metal”?

Sacralità, potenza, misticismo e sincerità

 

Prossime mosse?

Non appena il nostro nuovo album Enlightened in Eternity sarà metabolizzato dal mercato mi eclisserò per ripresentarmi solamente quando finalmente si potrà tornare a suonare!

 

Nell’ultimo disco, come da copione, ormai, ti sei interamente occupato di tutte le parti di chitarra, basso e pure delle voci mentre Marcus Bryant della batteria. Come farete a esibirvi dal vivo quando finalmente si riuscirà?

Abbiamo già pronti dei musicisti che ci accompagneranno in concerto. Noi siamo pronti, speriamo solo che la situazione si sblocchi!

 

Secondo te fra vent’anni cosa dirà la gente citando gli Spirit Adrift?  

Spero lo stesso di quello che si dice di noi al momento, ossia che siamo una delle pochissime band, oggi, che si sbattono per tenere alta la bandiera dell’heavy metal! Suoniamo musica reale, onesta, in  linea con la grande tradizione dell’Acciaio!

 

Chiudi come meglio preferisci, Nate.

Grazie di cuore per il tempo che ci hai dedicato, speriamo di incontrarci presto in Italia in occasione di qualche nostro concerto!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

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