IQ (Mike Holmes)

Di - 13 Maggio 2014 - 0:29
IQ (Mike Holmes)

Ciao, Grazie per la disponibilità. Tanto per rompere il ghiaccio, quali sono le vostre aspettative sul nuovo album?
 
Ora che l’album è finalmente pronto, posso dire che è venuto bene. Ho sempre difficoltà a fare un passo indietro e guardare il disco con gli occhi di qualcun altro, a meno che non sia passato molto tempo dal missaggio finale.  Alla fine sono contento di come il disco è venuto fuori. Ma come ogni bravo produttore vorrei SEMPRE più tempo in studio per il mix.

All’inizio di ‘From The Outside In’ c’è una curiosa citazione. “Listen to them, children of the night, what music they make!” (Ascolta, i figli della notte, che meravigliosa musica fanno! ndr). Come vi è venuto in mente di citare il Dracula di Bram Stoker? Siete una band prog, i vostri testi sono positivi! Quando siete diventati dei “Figli della notte”?
 
Ad essere onesti, l’idea ci è venuta proprio durante un concerto in Italia (Veruno?). L’idea era di mettere un messaggio subliminale all’inizio, così il pubblico ci avrebbe impiegato un po’ a capire che stava suonando qualcuno. Quando ho cominciato a scrivere ‘From the Outside In’ quella sezione del vecchio intro mi è tornata in mente. E mi è parsa una buona idea metterla all’inizio della canzone. Qualche tempo dopo ci siamo seduti a discutere il pezzo ed eravamo ormai abituati all’idea. Un’idea che a Pete è piaciuta così tanto che alla fine si è ispirato a quella frase per scrivere il testo.

D’altro canto, devo ammettere che Dracula ci sta bene. The Road of Bones (come Frequency) è molto più oscuro del resto della vostra discografia. Entrambi questi dischi donano molte più sensazioni se ascoltati di notte. Il cambio è dovuto ad una vostra scelta o si tratta di una mia impressione?
 
Penso tu abbia ragione, questo è il disco più oscuro di tutta la discografia degli IQ, ma non è stata una scelta cosciente da parte nostra. Molto semplicemente quando abbiamo iniziato a scrivere ci trovavamo in quel tipo di luogo (penso dell’animo, la frase inglese è quantomai orfica ndr.). Penso che si debba essere sinceri mentre si scrive della musica. Vale a dire che la musica dovrebbe riflettere quello che pensi e gli stati d’animo che provi in quel momento preciso. Qualsiasi altra cosa è artificiosa e se la metti nel tuo disco la gente lo noterà.
 
Egualmente, puoi spiegarci il titolo dell’album? Come si costruisce una strada di ossa (Road of bones)?

La traccia ‘The Road of Bones’ parla di un serial killer che attanaglia una piccola città in una morsa di paura. Assapora il suo dominio sulla popolazione e mentre continua ad uccidere lascia volontariamente una pista dietro di sé. Una strada di ossa, fatta con i corpi delle vittime. (Ma sto intervistando gli IQ o i Cannibal corpse? ndr.)

Negli ultimi anni c’è stata una autentica rivoluzione nella band. Alla fine, avete cambiato 3/5 della formazione, in particolare sono tornati membri storici come Paul Cook e Tim Esaù (quest’ultimo dopo oltre 20 anni). Avete quasi la stessa formazione di The Wake. Come è successo?
 
È vero, Paul Cook ha ripreso la batteria e Tim Esaù il basso. In realtà… semplicemente è successo! “Cookie”, come lo chiamiamo noi, aveva lasciato nel 2006 per questioni personali, ma se ne è pentito in fretta e quando la batteria è tornata vacante lui si è fiondato ed ha afferrato la possibilità del ritorno. Stesso discorso per Tim. Quando John Jowitt ha lasciato gli IQ, dopo ben 19 anni, Esaù ci è parso il sostituto naturale. Ed effettivamente è stato come se non fosse mai andato via.
 
I cambi di formazione hanno influito sul vostro sound?
 
Inevitabile. La line-up di un gruppo ha sempre un impatto sul suono finale, eppure credo che la musica degli IQ dipenda essenzialmente da chi scrive le canzoni e dagli strumenti che decidiamo di usare in studio.

In effetti il votro sound è più o meno inalterato da 30 anni a questa parte. Eppure ogni vostro disco riesce a suonare fresco o addirittura migliore dei precedenti. Qual è il vostro segreto?

Come detto prima, gli IQ fanno una musica che viene dal cuore, non cerchiamo di indirizzare le nostre idee ed adattarle alla “domanda” del pubblico. So che molte band scrivono seguendo un certo stile per far cassa, stando dietro all’ultimo trend. Altre invece scendono a compromessi con la label che cerca un determinato sound, ma secondo me scelte simili si notano ed appaiono troppo smaliziate. Non capisco il senso di scrivere qualcosa, se quello che scrivi non esce dalla tua anima.

Ed ora che siamo qui… Come mai ci mettete tanto a buttare fuori un disco? Avete la media di un’incisione ogni 4 anni…
 
Eh sì, ci abbiamo messo parecchio a dare un seguito a Frequency, ma questi 5 anni sono stati davvero fitti di impegni per tutti noi. Abbiamo detto prima dei cambi di line up. Ci è voluto un po’ a ri-trovare i componenti giusti, metterli in formazione, insegnare loro il vecchio repertorio. Poi ci sono stati parecchi anniversari che volevamo celebrare in modo adeguato. ‘The Wake’ ha compiuto 25 anni e abbiamo rilasciato un box-set speciale di quattro dischi. ‘Tales from the Lush Attic’ di anni ne ha compiuti 30 e lo abbiamo festeggiato con un remix, nel senso che lo abbiamo rimasterizzato. Sono davvero contento di aver avuto la possibilità di dare un missaggio decente a questo disco dopo così tanti anni. Poi ancora ci sono stati i 30 anni di attività della band stessa, festeggiati degnamente con i concerti che abbiamo chiamato IQ30. E naturalmente, infine, i 15 anni di Subterranea. Non bastasse questo, non sono minimamente disposto a pubblicare un album finché non sono pienamente soddisfatto delle composizioni e della registrazione. Preferirei lasciar passare 5 anni per esser certo di fare qualcosa di buono piuttosto che registrare qualcosa di cui non sono pienamente soddisfatto.
 
Album nuovo ogni 4 anni. Oltre a questo un’attività live davvero esigua. Come lo passate il tempo?

In realtà è molto difficile per noi riunirci tutti insieme nello stesso posto alla stessa ora. Al di là del fatto che ciascuno di noi ha il proprio lavoro (solo io sono già in pensione), viviamo tutti ai quattro angoli dell’isola… Paul Cook vive sulla punta sbagliata della Scozia! (Assumo si tratti di Inverness o delle Isole Ebridi ndr.) Insomma, capisci che è difficile trovarci tutti assieme per provare i pezzi.
 
Ci sono altre possibilità di live oltre a quelle annunciate qualche mese fa? (Io vivo in Repubblica Ceca, non ho speranze e lo so benissimo)
 
Certo che stiamo cercando di organizzare altri concerti per promuover l’album, ma nulla di certo ancora. Non abbiamo mai suonato in Repubblica Ceca. Com’è la scena prog? (Qua se rispondo le speranze nulle vanno sotto zero ndr.)

Avete mai sentito gli Haken? Li considero un po’ come vostri figliocci, ancorché più metal.

Certo, abbiamo suonato con loro ad un festival un paio di anni fa. Fa strano che tu li consideri nostri figliocci, ma sicuramente mi era piaciuto quello che ho sentito al tempo!
 
Per concludere, hai tempo di seguire la scena prog attuale? Ad esempio Roine Stolt qualche mese fa mi ha detto che non ha modo di sentire altra musica che la sua. Per te com’è? Ti senti di indicare alcune band che possono rappresentare il futuro del prog?

Naturalmente non ho la possibilità di sentire tutto quello che vorrei, ma mi sforzo di ascoltare il maggior numero di nuovi gruppi possibile. Da direttore della GEP spesso mi vengono spediti demo di nuovi gruppi prog in cerca di contratto. Mi capita di scoprire parecchia gente in questo modo.

Altre informazioni su IQHQ