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Iron Maiden: Steve Harris, “La gente pensa sia matto, ma adoro suonare dal vivo!”

Di Manuel Gregorin - 5 Dicembre 2025 - 10:39
Iron Maiden: Steve Harris, “La gente pensa sia matto, ma adoro suonare dal vivo!”

Il 2025 sta ormai volgendo al termine, e nei primi mesi del prossimo anno, a marzo, il bassista degli Iron Maiden, Steve Harris, compirà 70 anni. Parlando con la rivista Kerrang, Harris ha rivelato che, nonostante la ragguardevole età, non abbia ancora ancora in programma di pensare alla pensione, pur essendo consapevole che prima o poi arriverà. Queste le sue parole:

Non sto pensando al ritiro. Ma sappiamo tutti che prima o poi arriverà, quando per un motivo o l’altro saremo costretti a farlo. Io continuo a mantenermi in forma, gioco a calcio, a tennis e cose del genere, ma non si sa mai cosa può attenderci dietro l’angolo. Ecco perché bisogna sfruttare al meglio questa situazione finché si può, continuando ad uscire e a godersi ogni concerto per il gusto di farlo. Lo dico da 10 anni, ma ora è più vero che mai.

Il bassista ha poi parlato della sua passione per suonare dal vivo, sia negli stadi con gli Iron Maiden che in locali piccoli con i British Lion:

La gente pensa che sia pazzo. Anche io penso di esserlo ogni tanto.
Ma la verità è semplicemente adoro suonare, fine. Adoro suonare, in particolare in questi piccoli locali.

Quello di stasera è un posticino fantastico dove non ho mai suonato prima. Ha lo stesso tipo di atmosfera dei locali tedeschi più rustici. Inoltre hanno tutte le birre alla spina. Ultimamente non bevo molto. Quando lo faccio, preferisco la birra artigianale. Ogni tanto non mi dispiace una birra chiara fresca. E ogni tanto mi piace anche una Guinness. Qui hanno persino una delle nostre birre, prodotta appositamente per noi. Non l’ho ancora assaggiata. Non oso farlo prima del concerto. Ma dopo dovrò provarla, no? C’è il mio nome sopra!

Parlando della differenza tra i concerti degli Iron Maiden e dei British LionHarris ha detto:

Con i Maiden cerchiamo di trasformare un grande locale in un club. Ma più la band diventa famosa, più diventa difficile. Rod [Smallwood, manager dei Maiden] ci dice che dobbiamo fare un concerto di riscaldamento, ma poi il “riscaldamento” si rivela essere davanti a 20.000 persone. Mettiamo passerelle e cose del genere, ma poi spingono la barriera del pubblico sempre più indietro.

È semplicemente il punto a cui sono arrivati i Maiden, e non lo critico affatto. Ma sono fortunato perché riesco ancora a fare entrambe le cose. Posso suonare una sera davanti a [magari 100.000] persone e poi un’altra davanti a 400 o 500 persone. Veniamo tutti da qualche parte. Alla fine dei conti, si tratta di tornare alle origini e avere a che fare con persone vere. Non ho davvero bisogno di parlare troppo con i promoter. Ci pensa il nostro tour manager. Il più delle volte finisco per parlare con il personale del bar o con chiunque altro sia lì!