Live Report: Dream Theater @GranTeatroMorato – 25/01/2023
Dream Theater
@GranTeatroMorato, Brescia – 25/01/2023
Per l’ultima tappa in Italia la band di John Petrucci sceglie il Gran Teatro Morato di Brescia, dopo i due show tenuti a Napoli e Firenze. La location è accogliente, sembra di essere al cinema e in platea si trova un pubblico variegato, che include arzilli cinquantenni, qualche ragazza e gl’immancabili adolescenti amanti della musica progressive ormai sinonimo di metal per cervelloni. Non stiamo parlando di una delle famose “An evening with” e nemmeno di un tour celebrativo per un ventennale (il 2023 sarebbe la volta di Train of Thought), ma rivedere i Dream Theater, anche con una scaletta di due ore scarse, è sempre un evento irrinunciabile per chi ama la band di New York.
Il gruppo spalla finlandese Arion mostra entusiasmo, specie il cantante Lassi Vääränen (con un falsetto squillante), ma la loro proposta non è vicina a quella dei DT e la platea resta vuota a metà, segno di una scelta non troppo azzeccata in fatto di gruppo spalla (chi ha qualche anno alle spalle ricorderà invece nomi come Threshold, Tiles, Opeth, Symphony X).
Dopo venti minuti di attesa e l’immancabile intro dei Two steps from hell, alle 21:00 in punto entrano in scena i maestri del prog, con Myung e Rudess sulla sinistra, Mangini al centro in posizione sopraelevata e Petrucci sulla destra. Ciò che colpisce è l’aspetto spartano (per non dire zen) del palco, trovano spazio solo gli splendidi strumenti dei musicisti e un fondale dove vengono proiettate via via delle immagini legate ai testi delle canzoni proposte (ma non le liriche, per quelle ormai ci sono gli smartphone).
Nessun eccesso, insomma, niente triple tastiere o batterie spaziali e ridondanti, perfino Petrucci in “Solitary Shell” evita la chitarra doppio manico. È questa del resto la cifra degli attuali DT, poca scenografia ma tanta musica folle, con fiumi di note, unisoni, scale al fulmicotone e tempi dispari croce e delizia per ogni professionista che si rispetti.
Ad aprire le danze non a caso è “The Alien” con un tempo in 17/8 che lascia basiti per potenza e precisione messe in campo dagli statunitensi. Mangini soprattutto si dimostra una macchina da guerra. Per quanto riguarda il cantante James LaBrie possiamo dire che tutto sommato inizia con il piede giusto e senza strafare limita i danni, restando su un range vocale gestibile e usando un po’ di mestiere per mascherare alcune note alte abbassate di tono. Regala anche un paio di siparietti comici e ribadisce che la band tornera in Italia for sure nel prossimo futuro.
I veri highlight del concerto restano i due pezzi estratti da Awake, parliamo di “6:00” e “Caught in a web”, le prime due song dell’album uscito nel 1994. Si resta colpiti da quanto il disco sia ancora attuale e visionario, basta qualche accorgimento nelle parti di tastiera a opera di Rudess per modernizzarne il sound e siamo di fronte a musica fantascientifica perfetta per il nuovo millennio, periodo oscuro e stimolante come pochi.
Per quanto riguarda gli altri brani dell’ultimo full-length, nessuno delude: abbiamo l’intro tirato di “Sleeping Giant”, ma anche la potenza e la maestria tecnica di Petrucci in “Answering the call”, senza contare i continui saliscendi e le cadenze della titletrack “A view from the top of the world”.
Il concerto propone infatti una scaletta condensata con pezzi dal minutaggio sostenuto e diversi momenti metal da headbanging. A bilanciare tanta potenza ci pensano gli estratti dalla suite Six degrees of inner turbulence, che il pubblico apprezza visibilmente: risentire “Solitary Shell”, “About to crash” e “Losing Time” è qualcosa di spensierato e catartico, si torna con la mente a vent’anni fa, uno dei punti di svolta della band di Petrucci…
Cos’altro aggiungere circa la tracklist? “Bridges in the sky” permette al gruppo di rifiatare un attimo con la base preregistrata del suo intro mistico, mentre “Pull Me Under” non poteva mancare (c’è stato spazio anche per una piccola sbavatura nell’effettistica delle chitarre); l’encore “The count of Tuscany” ha chiuso magnificamente lo show con la sua celebre parte centrale dilatata e Petrucci intento a spandere magia.
Alla soglia dei 30 anni in giro per il mondo (il primo tour è stato quello di Images and words), i Dream Theater non perdono il loro smalto e propongono uno show quadrato e curato nei dettagli, con una resa dei suoni accettabile e un uso intelligente delle luci. Da musicisti cinquantenni tanto di cappello. Chissà se l’anno prossimo proporranno tutto Awake, sarebbe un sogno, ma sognare non costa nulla.
SETLIST
- The Alien
- 6:00
- Sleeping Giant
- Bridges in the Sky
- Caught in a Web
- Answering the Call
- Solitary Shell
- About to Crash (Reprise)
- Losing Time/Grand Finale
- Pull Me Under
- A View From the Top of the World
- The Count of Tuscany