Post Metal

Live Report: God Is An Astronaut + Jo Quail @ Santeria Toscana 31, Milano – 15/10/2025

Di Jennifer Carminati - 16 Ottobre 2025 - 10:01
Live Report: God Is An Astronaut + Jo Quail @ Santeria Toscana 31, Milano – 15/10/2025

Live Report: God Is An Astronaut + Jo Quail @ Santeria Toscana 31, Milano – 15/10/2025
a cura di Jennifer Carminati

Se c’è una band che ha sempre dimostrato che bastano poche note per attraversare un universo di emozioni, sono i God Is An Astronaut. Una dozzina di album in studio venuti al mondo nel corso di due decenni, l’ultimo di cui, “Embers”, uscito nel settembre 2024 tramite Napalm Records.
Ora che abbiamo tutti quanti completamente assimilato il nuovo album, Hellfire Booking Agency ha avuto un’altra scusa per riportarli fra noi, dopo le due performance sognanti dell’agosto 2024 nel nostro Paese, tornano per due imperdibili appuntamenti ad ottobre 2025.
L’oggetto di questo Live Report è la data milanese di mercoledì 15 al Santeria Toscana 31.
Il trio strumentale post/space-rock irlandese, noto con l’acronimo GIAA fondato nel 2002 dai gemelli Kinsella, Torsten alla chitarra e Niels al basso, accompagnati da Lloyd Hanney dietro la batteria, evoca con superba maestria viaggi onirici al di sopra di ogni descrizione, avvalendosi di luci ed effetti visivi, che giocano un ruolo fondamentale nella resa finale di un loro spettacolo.
Con la loro musica ci trascinano in caleidoscopici mondi, colorati, indefinibili nella forma, dove nessuna regola funziona se non la propria immaginazione. Anche in questa loro esibizione milanese, con un pubblico davvero partecipe, ritroviamo gli elementi musicali ed emotivi per i quali i GIAA sono conosciuti: ampio strato di emozioni in una tavolozza di atmosfere infinite, tra cui è facile perdersi per poi ritrovarsi quando richiamati all’ordine dai nostri, perfetti esecutori di un genere di nicchia che amo particolarmente, anche in sede live.
Non si capita per caso a un concerto dei God Is An Astronaut, e mi ha fatto enormemente piacere vedere questa sera qui al Santeria che una band così meritevole finalmente ha preso il giusto tributo, disco dopo disco, concerto dopo concerto, si sono costruiti un buon seguito anche qui dalle nostre parti, dimostrando che la buona musica, anche se non di facile ascolto, fatta con qualità e passione, paga sempre in termini di consensi e credibilità.
Il mondo della musica live non è sempre così giusto in termini di riscontro di pubblico, e io che vado a molti concerti posso ben dirlo, oggi è andata davvero bene, e se potesse essere sempre così sarebbe fantastico.

Jo Quail

In apertura, la compositrice e virtuosa violoncellista, Jo Quail. L’unica musicista che riesce a migliorare la sinfonia dei GIAA, comparendo come ospite anche nel loro ultimo album “Embers”. Deliziosa, elegante e con un sorriso umile stampato in viso, tanto fluida quanto intricata nelle sue composizioni, Jo Quail è un contrasto di elementi che apre le porte a un mondo schiacciante quanto intimo, avanguardista quanto classico.
Quando è iniziata la sua esibizione il locale era già abbastanza affollato, a dimostrazione che molti non volevano perdere questa occasione di vederla dal vivo. Come detto, presente nell’ultimo album dei GIAA con il suo amato strumento, non avevo idea di come sarebbe suonato il suo materiale solista, e devo ammettere che è stata una piacevole sorpresa. Violoncello e uso intensivo di basi ed effetti digitali, atmosfere a tratti cupe e pesanti, altre più leggere e armoniose. Sostanzialmente, questa è la sua proposta.
Quail riesce a creare delle sonorità e melodie coinvolgenti: da quasi bisbigli nel buio ad un completo caos di suoni e luci. Ed è proprio quest’alternanza tra “quiete e tempesta” che cattura l’attenzione del pubblico già numeroso, che assiste all’esibizione di Jo Quail completamente rapito dall’artista. In effetti, le potenzialità espressive del violoncello sono altamente evocative e riescono a trasportarti in un’altra dimensione, portandoci già nel mood che definirà l’intera serata.
Durante il set di quattro brani (ho riconosciuto il titolo solo di tre portate pazienza) Quail sembra quasi ballare con il suo violoncello, suonando ogni nota come fosse un prolungamento del suo corpo, non so spiegarvi, ma sembrava davvero fossero un tutt’uno, talmente erano fluidi i suoi movimenti. Vederla da vicino, come ho avuto la fortuna essendo praticamente a pochi centimetri da lei sottopalco, è incredibile da guardare. Il suo sorriso manifesta una gratitudine enorme mentre si inchina di fronte al pubblico dei God Is An Astronaut, a cui lascia il palco immersa in calorosi applausi.
La rivedremo ancora prima della fine della serata. Continuate a leggere questo live report e scoprirete come e quando.

Setlist
  1. Butterfly Dance
  2. Embrace
  3. Forge

 

God Is An Astronaut

Nessuno sfondo, nessun videowall, solo teli neri ai tre lati del palco, e i GIAA a riempire il palco con la loro presenza scenica. Un’illuminazione studiata nei minimi dettagli ad accompagnare la loro esibizione, aumentando considerevolmente la percezione quasi fisica di essere ovunque tranne che tra le mura del locale di viale Toscana.
La postazione di ogni musicista è circondata dagli strumenti del mestiere, con ben due pedaliere poste ai piedi di Torsten Kinsella che farebbero invidia a qualunque chitarrista. Sembrava davvero la postazione di una navicella spaziale da cui usciranno effetti spettacolari nell’ora e mezza a venire.

Luci e suoni ad emulare un cosmo in cui i GIAA sono gli astronauti, fluttuanti in atmosfere create da loro stessi, e dove saremo anche noi totalmente protagonisti, ognuno con il proprio modo di vivere questo concerto, in un trasporto totale generato dalla loro musica. C’è chi tiene gli occhi costantemente chiusi, chi si bacia, chi si abbraccia, chi piange, chi sogna ad occhi aperti con lo sguardo perso in chissà quali pensieri. Quel che ci accumuna tutti è il viaggiare lontano con la musica dei God Is An Astronaut, abili nell’accarezzare il cuore di ognuno di noi con le loro note, a tratti potenti altre più delicate, ma sempre efficaci nello scuotere emozioni e sentimenti. Scorci introspettivi attraverso la vita di ognuno di noi, racconti intimi di emozioni condivise, di fronte ai quali è impossibile rimanere impassibili. Questo sono le loro canzoni.
Torsten esibisce con orgoglio le sue quattro chitarre, pieni di carattere come il legittimo proprietario, e durante la serata non mancherà di ringraziare il pubblico ed introdurre qualche brano per lui forse più speciale di altri. Niels, dal canto suo, è costantemente perso con il suo basso, nascondendosi spesso il viso dietro i lunghi capelli, quasi a sottolineare ulteriormente il suo distacco da questa realtà.
I God Is An Astronaut, musicalmente parlando invece, non si nascondono affatto. Gridano a gran voce senza proferire parola. La loro musica è in primo piano, con un’illuminazione attentamente studiata che contribuisce notevolmente a creare un’aura straordinaria.
Il gruppo inizia l’esplorazione del proprio mondo con il toccante brano “Falling Leaves”, epitaffio strumentale scritto per il padre dei gemelli Kinsella, e le lacrime scorrono subito sui visi di molti di noi, ognuno a ricordare i propri cari che non sono più con noi.
Con “Epitaph”, “All is Violent/All is Bright”, uno dei loro brani più rappresentativi, ed “Apparition”, riceviamo un altro bello scossone emotivo, con un assaggio dei riff e degli accordi duri e spigolosi che questi ragazzi sanno fare. Abili tessitori di un intrigante mosaico di trame musicali malinconiche che sanno toccare l’anima.

Il resto della serata è seguito in modo simile con melodie e riff che scivolano via con una delicatezza difficile da spiegare a parole, facendoci volare in universi paralleli, a volte atterrando dolcemente, altre meno. I pezzi dei GIAA spesso iniziano con chitarre e synth delicati e gradualmente si sviluppavano fino ad un climax esplosivo, creando un dinamismo che li caratterizza in maniera peculiare.

“Odyssey” dall’ultimo album, con il suo mix di kraut-rock e vibrazioni quasi mediorientali, ci riporta un po’ alle sonorità dell’artista in apertura, Jo Quail, che ritroveremo come ospite negli ultimi quattro pezzi della setlist di stasera.
“Suicide by Star”, “Frozen Twilight” dall’EP del 2006 “A Moment of Stillness” e “Fragile”, la canzone preferita del padre di Torsten e Niels, e anche della sottoscritta, eseguiti uno di fila all’altro, restano tra i preferiti dai fan, e sentirli riproposti dal vivo, condividendo questa emozione con altre centinaia di persone, beh, è un qualcosa di incredibile oltre che non facilmente descrivibile a parole.
Particolarmente degna di nota, a mio modesto parere, è stata l’interpretazione dal vivo del brano “Oscillation” con Jo Quail coinvolta in un’interpretazione davvero speciale da parte di tutti gli artisti sul palco.
La serata si chiude con “From Dust Till Beyond” dal loro album debutto del 2002, per i fan di vecchia data come annuncia Torsten, e tra cui mi annovero con orgoglio. L’uscita di scena dei nostri avviene tra meritati applausi e un affetto incredibile da parte del pubblico che per tutta la durata dello spettacolo ha assistito ondeggiando il proprio corpo silenziosamente, seguendo il trasporto totale della loro musica.
La degna conclusione di una serata sentita, emotivamente toccante, e forse proprio per questo indimenticabile.

Lineup
  • Torsten Kinsella – voce, chitarre
  • Niels Kinsella – basso
  • Lloyd Hanney – batteria
Setlist
  1. Falling Leaves
  2. Epitaph
  3. All Is Violent, All Is Bright
  4. Apparition
  5. Seance Room
  6. Odyssey
  7. Suicide by Star
  8. Frozen Twilight
  9. Fragile
  10. Oscillation
  11. Embers
  12. From Dust to the Beyond

Quando sono a casa, nei momenti in cui voglio rilassarmi e staccare completamente la testa dai pensieri, li ascolto per ore senza annoiarmi mai e avrei voluto replicare almeno in parte questa sera in sede live. Sia chiaro, i God Is An Astronaut non hanno deluso le mie aspettative in termini di performance, han dato vita a una prestazione sorprendente, un’esibizioni carica di energia e potenza, dove non è certo mancata la componente atmosferica, a tratti psichedelica che i tre riescono a creare con i loro riff sincopati e i ritmi eleganti della loro produzione, solo che ne avrei gradito ancora un po’, tutto li.

Pionieri nel loro genere, il fatto che oltre due decenni dopo siano ancora emozionanti come all’inizio, è incredibile. I God Is An Astronaut sono tra i più grandi divulgatori del post-rock e delle canzoni senza parole.
Un gruppo che ama costantemente sperimentare con il proprio suono regalandoci sempre nuove emozioni con la loro musica. Brani commoventi e malinconici si alternano ad altri più pesanti e dai suoni distorti, che tirano fuori un assortimento di emozioni che è difficile esprimere a parole.
I tantissimi fan accorsi al locale di viale Toscana sono stati ben ricompensati, con una band al top di forma. Melodie ben eseguite, un suono impeccabile e quel qualcosa di speciale che accade solo quando una band suona per il piacere di farlo e si viene a creare un’alchimia pazzesca con il pubblico. I GIAA hanno un’abilità incredibile nel farci perdere nella loro musica: la loro capacità di creare trame musicali così ricche è sorprendente.
Ci vuole davvero qualcosa di speciale per tenere sotto scacco una folla quando non ci sono parole cantate e nessun effetto speciale: Jo Quail e God Is An Astronaut sono maestri in quello che fanno, senza espedienti di sorta. Se ci siete stati, sapete di aver assistito a qualcosa di unico e irripetibile.
Partecipare ad un loro concerto è un’esperienza, non è solo uno spettacolo: è come intraprendere un viaggio mentale, uno di quelli che ti porta con la sola immaginazione evocata dalla musica in luoghi mai visitati prima.
Uno di quei viaggi da cui non vorresti tornare mai, per cui comprare solo il biglietto di andata.
La musica salva l’anima dai rumori della vita”, ho letto da qualche parte, e dopo un concerto del genere, non possiamo che essere tutti d’accordo con questa frase.

Ci si rivede prestissimo, sempre tra queste righe.
Stay tuned and Stay Metal.