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Live Report: Graspop 2018 21-24/06/2018

Di Davide Sciaky - 20 Agosto 2018 - 12:22
Live Report: Graspop 2018 21-24/06/2018

Doro

Il concerto di Doro, la Metal Queen, è un concerto celebrativo dell’ultimo album dei Warlock, “Triump and Agony”, che quest’anno compie 31 anni.
Il concerto parte in quarta con la celebre ‘All We Are’, una delle canzoni più note della cantante tedesca, subito accolta con entusiasmo dal pubblico che canta il ritornello a gran voce.
L’esibizione prosegue con l’esecuzione di tutto l’album seguendo l’ordine delle canzoni così come compaiono sul disco; non ci sono grandi sorprese, lo spettacolo celebrativo di “Triump and Agony” era già stato annunciato da tempo, ma certamente l’energia non manca da parte della cantante e della sua band.
Al termine delle dieci canzoni il tempo a disposizione di Doro è terminato e quindi lo show si limita all’esecuzione dell’album; una bella celebrazione di un grande, storico album.

 

Iced Earth

Lo show degli Iced Earth si concentra sull’ultimo album, “Incorruptible”, da cui sono tratti più della metà dei pezzi suonati.
Great Heathen Army’ dà il via al concerto e vede uno Stu Block, il cantante che nel 2011 ha sostituito lo storico Matt Barlow, in grande spolvero; con un salto indietro nel tempo di ben vent’anni si passa poi a ‘Burning Times’.
Sulla sinistra del palco, Jon Schaffer macina riff micidiali e potentissimi trademark del gruppo; purtroppo il tempo a disposizione non è tanto e la band lascia fuori dalla scaletta tanti classici che sarebbero sicuramente stati apprezzati dal pubblico.
Dopo solo otto canzoni Block introduce l’ultimo pezzo, ‘Watching Over Me’, raccontando come Schaffer l’abbia scritta per un amico morto in un incidente; lo struggente pezzo chiude il concerto con grande classe.

 

Ghost

Tocca ora ai Ghost, il gruppo guidato da Tobias Forge che nell’arco di pochi anni ha conquistato un pubblico sempre più grande e spazi sempre più prestigiosi nei più grandi festival del mondo.
Per il nuovo tour la band si presenta in una lineup rinnovata, ovviamente sempre anonima dietro le maschere da Nameless Ghoul, che porta il numero di musicisti sul palco ad otto.
Grazie alla presenza di più musicisti rispetto ai tour precedenti i Ghost riescono a liberarsi di quasi tutte le backing track che avevano e riescono ad avere un suono molto più vero e pieno.
Pur facendo parte del tour promozionale di “Prequelle”, lo show dà spazio a pezzi provenienti da tutta la carriera della band svedese.
Si comincia con la nuova ‘Ashes’ per continuare con l’altrettanto nuova ‘Rats’, per poi tornare indietro di un album con ‘Absolution’.
Il maggior numero di pezzi suonati viene proprio dagli ultimi due album, quattro da “Prequelle” e quattro da “Meliora”, ma gli svedesi tornano anche sui primi due album e suonano pure l’ottima ‘Square Hammer’ tratta dall’EP “Popestar”.
Purtroppo dall’oscuro, bellissimo primo disco viene suonato un pezzo solo, ‘RItual’, lasciando più spazio a pezzi più catchy (ma non per questo meno belli) tratti dagli altri album.
Lo show si conclude con quella che ormai è la tradizionale canzoni di chiusura dei Ghost, ‘Monstrance Clock’.
Ennesimo grande show di una band che non sbaglia un colpo, impreziosito dalla nuova lineup allargata che permette agli svedesi di raggiungere un nuovo livello live.

 

Guns N’ Roses

Headliner del primo giorno, motive per cui il festival ha guadagnato una quarta giornata, è quello che forse oggi è il gruppo commercialmente più di successo al mondo, i Guns N’ Roses.
Con il tour di semi-reunion Not in this Lifetime gli americani hanno guadagnato cifre di soldi impressionanti e collezionato soldout in qualsiasi concerto suonato in due anni a questa parte, indipendentemente dalle dimensioni dell’arena, stadio o festival.
Davanti ad un successo tale c’è ci si adagerebbe sugli allori, magari suonando show più corti, ma i Guns continuano a suonare tre ore e mezza a serata, più di trenta canzoni a concerto.
Davanti ad una voce di Axl Rose spesso non all’altezza del suo passato, bisogna quindi ricordare ed apprezzare lo sforzo che il cantante fa sera dopo sera per portare uno show davvero intenso ai suoi fan.
Quando i musicisti salgono sul palco il pubblico esplode in un boato e si inizia subito con ‘It’s So Easy’; dal leggendario primo album della band verranno suonate ben 7 canzoni durante la serata, ma ovviamente con tanto tempo a disposizione viene coperta tutta la carriera dei losangelini.
Minuto dopo minuto, ora dopo ora si alternano pezzi di “Use Your Illusion” I e II, “Chinese Democracy” e altro ancora; una bella sorpresa, almeno per chi non ha seguito il loro tour finora, è quando Duff McKagan prende posto dietro al microfono per cantare una cover dei Misfits, ‘Attitude’.
Volendo andare a cercare il pelo nell’uovo le cover sono forse davvero troppe, ben nove, e se ‘Slither’ ci può stare (alla fine i Velvet Revolver erano per metà composti da ex-Guns N’ Roses) e una ‘Knockin’ on Heaven’s Door è ormai quasi diventato un pezzo dei Guns, altre si potevano magari risparmiare per far spazio ad altri pezzi originali della band.
Dopo più di tre ore di show estremamente energico e coinvolgente, però, è veramente difficile lamentarsi; un applauso quindi ad un gruppo che nonostante l’immenso successo continua a mettersi in gioco con show tanto lunghi e potenti.