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Live Report: Schammasch, Cultus Sanguine e Swarm Chain @ Legend Club (MI) – 13.05.2023

Di Jennifer Carminati - 15 Maggio 2023 - 10:44
Live Report: Schammasch, Cultus Sanguine e Swarm Chain @ Legend Club (MI) – 13.05.2023

Live Report: Schammasch, Cultus Sanguine e Swarm Chain @ Legend Club (MI) – 13.05.2023
a cura di Jennifer Carminati

 

Ad aprile è stata annunciata la line up completa del Rock in Park Festival, rassegna musicale che si terrà dal 3 Maggio al 3 Giugno 2023 arrivata alla sua quattordicesima edizione, che inaugura ufficialmente da anni la stagione estiva al Legend Club Milano: quando ho scorso la lista in un post facebook del buon Fil Puliafito e ho letto il nome Schammasch ho segnato subito in agenda sabato 13 maggio, non potevo perdermeli.

Gli eventi in programmazione quest’anno, ma come in ogni edizione direi, vedranno come protagonisti tantissimi artisti e band dai generi più disparati, probabile vi scriverò di altri concerti qui tra queste righe, ma comincio con oggi, dove ho potuto assistere ad uno show davvero esclusivo della band elvetica, che ha regalato a noi presenti uno spettacolo davvero eccezionale, all’insegna di atmosfere evocative e cariche di spiritualità.

Ad accompagnarli troveremo due band nostrane di tutto rispetto: i Cultus Sanguine, band culto che non ha bisogno di introduzioni, mentre ai giovani e di recente formazione Swarm Chain sarà affidato il compito di cominciare l’evento.

 

Swarm Chain

Ho già avuto il piacere di vedere i Swarm Chain in varie occasioni, ultima delle quali in apertura di un altro strepitoso concerto, i Left to Die, lo scorso marzo allo Slaughter Club di Paderno Dugnano, andate a leggere il report di Giulio, e son ben contenta di rivederli questa sera e di poterne scrivere tra queste righe.

Con un solo album all’attivo, ‘Looming Darkness’, uscito lo scorso anno e che ci riproporranno quasi interamente nei 30 minuti a loro disposizione, i nostri sono dediti ad un heavy metal classico a tinte doom per la maggior parte del tempo.

Mi piace molto l’alternanza tra la voce pulita del bassista Paolo e lo scream/growl di Emanuele, sul palco a piedi nudi, vestito con un saio e che saltuariamente durante l’esibizione indosserà la maschera di medico della peste, a sottolineare i toni inquietanti e macabri della loro proposta.

I riff pesanti di Daniele M. e Riccardo alle chitarre con l’ottimo lavoro di Daniele V. alla batteria ci trascinano in una moltitudine di stati d’animo che hanno come fattore comune un alone di oscurità malvagia che pervade tutti i loro brani sia su disco che riproposta egregiamente anche in sede live.

Gli Swarm Chain sono una band che, con entusiasmo, passione e un’indubbia capacità tecnica oltre che compositiva, ci propone un doom metal tradizionale, con evidenti richiami alla grande scuola di mostri sacri come i Cathedral o Candlemass per citare i miei preferiti, ma assolutamente rivisto in maniera genuina e personale.

Bravissimi davvero ragazzi, continuate così.

Chissà con chi dividerete il palco la prossima volta che vi vedrò, spero di non dover aspettare molto per scoprirlo.

Line-up:
  • Emanuele Cirilli – voce growl
  • Paolo Veluti – voce clean e basso
  • Daniele Mandelli – chitarra
  • Riccardo Tonoli – chitarra
  • Daniele Valseriati – batteria
Setlist:
  1. Codex Gigas
  2. Witch of the Wood
  3. Worms
  4. Looming Darkness

 

Cultus Sanguine

I Cultus Sanguine a differenza dei loro predecessori ne hanno di esperienza sulle spalle, li ho visti di recente anche loro allo Slaughter Club a gennaio in occasione del RockHardFest, in giro da quasi trent’anni, entrano in scena sul piccolo palco del Legend , allestito con vasi di fiori secchi rovesciati, con un impatto fin da subito micidiale.

Il loro connubio che unisce fondamentalmente una base black metal a una componente dark e gotica ci viene sbattuto addosso con ferocia e maestria, durante i 40 minuti a loro disposizione, tiratissimi, alternano sapientemente momenti violenti e truci ad aperture di ampio respiro più rallentate e cupe.

Autori di due autentici capolavori come ‘Shadows’ Blood’ (1997) e ‘The Sum of All Fears’ (1999) a livello di nuove uscite sono fermi da un bel po’ quindi, ma vi anticipo, come da loro svelatomi nelle quattro chiacchiere fatte prima dello show, che il prossimo settembre uscirà finalmente un nuovo album dal titolo ‘Dust Once Alive’ per Solitude Productions dal quale ci proporranno questa sera in anteprima “Delusion Grandeur”.

Il carismatico frontman Joe attira lo sguardo a sè, con la sua presenza scenica tipica di chi fa questo mestiere da anni e sa come tenere il pubblico sotto scacco, dal timbro disperato e acido, alterna uno screaming freddo e tiratissimo a un clean volutamente sofferente.

Tra le canzoni più apprezzate del combo lombardo “The Calling Illusion” e “Il Sangue”, entrambe riproposte questa sera, con il loro incedere lento e malvagio, le atmosfere sinistre e i ritornelli ben riusciti, danno prova nuovamente, qualora ce ne fosse bisogno, di quello che sono capaci i nostri in sede live.

I Cultus Sanguine restano una garanzia nel panorama estremo italiano e sono certa hanno influenzato molte delle giovani band che con loro hanno condiviso anche il palco in questi anni di fermo solo discografico: hanno un sound che li caratterizza e li rende assolutamente riconoscibili fin dai primi ascolti, e son certa ritroveremo questa loro attitudine nel prossimo full-lenght.

Non mi resta che attendere il prossimo autunno per confermare la mia opinione su di loro, quindi, come diceva quella pubblicità? Ah, sì: “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”, o qualcosa del genere.

Nel mentre credo non vi dispiaccia se appago istantaneamente un piacere momentaneo dirigendomi verso il bancone del bar, ma che stavate pensando eh?! Sporcaccioni.

Line-up:
  • Joe – voce
  • Federico – chitarra
  • Luca – basso
  • Fabrizio – batteria
  • Rex – tastiera
Setlist:
  1. Dominatress
  2. The Sum of all Fears
  3. Delusion Grandeur
  4. The Calling Illusion
  5. Lady of Lies
  6. My Journey is Long but my Time is Endless
  7. We Have no Mother
  8. Il Sangue

 

Schammasch

Appena il tempo di rifornirmi di un’altra Guinness e scambiare quattro chiacchiere con i ragazzi dei gruppi prima, e devo tornare dentro al volo perché il richiamo degli occultisti svizzeri si fa sentire.

Nel 2019, con la pubblicazione del loro quarto album ‘Hearts of No Light’, gli Schammasch si confermarono ai vertici del black metal europeo con il loro sound oscuro, carico di spiritualità, che li rende indubbiamente una delle band più apprezzate del genere e che non avevo mai avuto l’occasione di vedere dal vivo prima di questa sera.

Ancora una volta mi rammarica constatare la poca affluenza di pubblico, ma non aggiungo ulteriori polemiche che sarebbero inutili, bene per chi come me ha scelto di passare il sabato sera qui, peggio per chi se li è persi, chissà quando torneranno poi.

Il loro è uno spettacolo unico, con un impatto sonoro devastante e carico di atmosfere evocative, ne avevo sempre sentito parlare e ne avevo letto, ma riuscire a vederlo con i miei occhi è una cosa che dovevo fare assolutamente, e ce l’ho fatta, per cui grazie TrueMetal per l’opportunità che mi date di raccontarlo qui.

ll frontman Christopher Ruf e compagni si presentano sul palco con tuniche nere e ornamenti dorati, mistiche e oscure, alcuni di loro hanno il viso dipinto di nero a celare la loro espressività che si palesa in altro modo ve lo garantisco, e per tutta la durata dello show incedono senza intoppo alcuno pescando a piene mani dai loro quattro album all’attivo, dal monumentale ‘Triangle’ che a suo tempo (2016) ho letteralmente consumato, al più recente (2019) e ultima uscita ad ora ‘Hearts of No Light’ passando per l’EP ‘The Maldoror Chants: Hermaphrodite’ del 2017, non tralasciando neanche i primi loro due full-lenght.

Il loro grande punto di forza e valore aggiunto in sede live è senza ombra di dubbio la potentissima carica espressiva ed emotiva con cui ci propongono pezzo dopo pezzo la setlist, lasciandoci quasi col fiato sospeso in certi frangenti addirittura a bocca aperta, in una sorta di estasi mistica in cui riescono a trascinarci grazie alla loro potenza evocativa senza eguali, ipnotica e trascinante al tempo stesso.

Etichettare una band ci piace, lo sappiamo, ma con loro è davvero difficile, a mio parere li definirei avantgarde black metal, alla stregua degli Imperial Triumphant che ho visto di recente, ma solo come termine paragone in termini di sperimentazione e eterogeneità di influenze messe tutte insieme in un calderone che suona complessivamente perfetto.

Gli Shammasch hanno un sound tanto potente quanto imprevedibile, con una voce growl aggressiva, alternata sapientemente a parti più clean e ad uno screaming lacerante, creano dissonanze che vanno dal death al black metal più estremo, con punte di allucinante psichedelia in un crescendo continuo di sonorità claustrofobiche e disturbate, oltre che disturbanti.

Con le chitarre pesanti e logoranti di alcuni pezzi i richiami al doom sono evidenti, in altri invece siamo immersi in atmosfere completamente black ambient dovute anche all’esecuzione prettamente strumentale del brano che si protrae per alcuni minuti anche in sede live, senza assolutamente annoiare gli astanti.

La prestazione del combo svizzero è precisa e potente, tecnicamente inattaccabile per quel che posso capirci io che non sono una musicista; la presenza scenica essendo statica e puntando unicamente sull’evocatività e il lato mistico e occulto della loro performance potrebbe risultare eccessivamente fredda, creando quasi una sorta di muro tra loro e il pubblico; ma questo è il pegno da pagare se si vuole assistere ad uno show del genere, stesso commento feci all’esibizione dei Batushka, quelli di Krzysztof “Derph” Drabikowski per intenderci, ma questa sera devo ammettere ho visto molto più coinvolgimento del pubblico con un headbanging  quasi costante unito ad applausi altrettanto copiosi, come è giusto che sia.

Dopo ben 90 minuti gli Shammasch si inchinano a noi, prendono il giusto tributo per quanto ci hanno appena dato, e lasciano il palco, lentamente e silenziosamente come erano entrati se ne vanno lasciandoci in questo limbo malinconicamente claustrofobico in cui personalmente continuerò a galleggiare ancora per qualche ora, piacevolmente si intende.

Line-up:
  • C.S.R – voce
  • M.A – chitarra
  • J.B. – chitarra
  • P.D. – BASSO
  • B.A.W. – batteria
Setlist:
  1. Ego Sum Omega
  2. Golden Light
  3. Rays Like Razors
  4. Consensus
  5. Paradigm of Beauty
  6. Qadmon’s Heir
  7. Metanoia
  8. World Destroyed by Water
  9. Awakening From the Dream of Life
  10. Chimerical Hope
  11. Do Not Open Your Eyes
Conclusioni:

Gli Schammasch con questo concerto oggi tra queste quattro mura del locale milanese che tanto mi piace hanno ampiamente soddisfatto le mie aspettative, dimostrando che è arrivato ufficialmente il momento di considerarli fuori dall’underground che li ha visti nascere e crescere: è ora per Christopher Ruf e compagni finalmente di uscire dalle tenebre in cui sono stati volutamente finora e andare verso il successo mainstream come meritano, sempre che lo vogliano davvero, e nutro seri dubbi a riguardo, faranno come gli pare, l’importante è che tornino a trovarci presto.

Dopo i primi mesi di questo 2023 in cui ho assistito davvero a parecchi concerti di black metal, genere che avrete capito bene mi piace e seguo particolarmente, declinato nelle sue varie sfumature, son ben contenta di potervi dire che la fiamma nera continua ad ardere e lo farà fintantoché ci saranno in giro band come gli Schammasch (e molte altre) ad alimentarla.