Thrash

Live Report: Voivod @ Largo Venue – Roma

Di federico venditti - 21 Settembre 2018 - 12:00
Live Report: Voivod @ Largo Venue – Roma

LIVE REPORT VOIVOD

LARGO VENUE, ROMA
19/09/2018

A cura di Federico Venditti

 

Voivod Locandina

 

 

Dagli esordi della band originaria del Quebec sono passati incredibilmente 35 anni. I Voivod questo formidabile traguardo lo hanno voluto celebrare con un tour che ripercorre la loro carriera, dai caotici e primitivi albori con il rozzo War and Pain del 1984, fino ai giorni nostri con il nuovo di zecca The Wake (che si preannuncia come il miglior album dei canadesi dai tempi di The Outer Limits). Se si guarda la loro discografia si rimane allibiti di come questi quattro ex-ragazzi, capitanati da un sempre disponibilissimo Away dietro le pelli, siano riusciti nel corso degli anni a sviluppare uno stile unico e irripetibile. Una miscela di techno thrash mischiata sapientemente con spruzzate prog e psichedeliche, condite dal drumming selvaggio, ma sempre preciso, di Away e dalla voce malata e acida di Snake. I due veterani supportati in maniera superlativa dal nuovo bassista Rocky e soprattutto dal bravissimo e versatile Chewy alla sei corde (discepolo del mai dimenticato Piggy).

C’è un’atmosfera rilassata quando Snake entra sul palco con un bel sorriso stampato in volto, partendo subito in quarta con la tirata Post Society, che ci catapulta nel cosmo parallelo abitato da Korgull The Exterminator.  Si continua con Ravenous Machine dal capolavoro Killing Technology e la navetta spaziale sulla quale siamo saliti prende velocità entrando così in una dimensione lisergica con il gruppo che ci ammalia tra improvvisi cambi di tempo ed accelerazioni in doppia cassa. Come spesso accade il pubblico romano sembra immobile e fermo sulle gambe (oltre che composto da poche anime), così un esterrefatto Snake chiede al pubblico se gli piace ballare, offrendoci un simpatico siparietto con Chewy tra accenni ai Kiss, Iron Maiden e Deep Purple. Peccato che dal trittico NothingFace, Angel Rat e The Outer Limits vengano estratti soltanto un pezzo ciascuno (a proposito ho parlato con Away prima dell’inizio del live e mi ha assicurato che la Sony a breve ristamperà questi tre classici fuori catalogo da anni a causa del fallimento della Noise a suo tempo).

The Prow ha una melodia agrodolce che ci riconduce addirittura alla new wave in un impossibile connubio con il thrash metal. Rocky introduce Into My HiperCube con il famoso e sinistro giro di basso per una canzone che mostra come la band canadese a fine anni Ottanta con NothingFace abbia raggiunto l’apice compositivo e di maturità, unendo il thrash degli esordi con altre mille influenze in un caleidoscopio di emozioni filtrate dal loro immenso bagaglio musicale. Tre brani del nuovo album vengono eseguiti dai Voivod a dimostrazione della bontà del nuovo lavoro di cui la band sembra molto soddisfatta. Obsolete Beings ha un mood che ci riconduce in un filo ideale con The Outer Limits e Angel Rat; sembra che questa volta Away e soci vogliono distaccarsi dal thrash cerebrale del precedente album Target Earth ed avvicinarsi ad un approccio sempre storto ed obliquo, ma più melodico come dimostrato anche dagli assoli meno dissonanti di Chewy.  Anche gli altri due brani inediti hanno lo stesso mood.

The Lost Machine tratta dallo pischedelico e sperimentale The Outer Limits ci conduce per mano verso la fine dello show, ma il Voivoda ha ancora delle frecce velenose al suo arco che lancia come dardi infuocati sull’inerme pubblico sottostante. Prima la terremotante Voivod e poi il bis con Overreaction, che chiude in bellezza un concerto di altissima qualità da parte di una band fresca e ancora piena di idee che non finisce mai di stupirci.

 

Setlist:
01. Post Society
02. Ravenous Medicine
03. Obsolete Beings
04. Technocratic Manipulators
05. Into My Hypercube
06. Iconspiracy
07. The Prow
08. Fall
09. Order of the Blackguards
10. Always Moving
11. The Lost Machine
12. Voivod

Encore:
13. Overreaction