Mendoza: il ricordo di Matteo Carnio
Senza verbosità alcuna o buonismo dell’ultima ora, ma solo perché spinto fortissimamente fin dal profondo del cuore a questa azione, mi sono permesso di contattare Matteo Carnio, chitarrista sui due dischi di Mendoza e chiedergli se poteva scrivere una paginetta su Stefano Petrelli. Ringrazio Matteo per aver accettato la mia esortazione. Quello che segue è il suo ricordo nei confronti del compianto artista milanese.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Il 17 agosto 2009 alle ore 19 si è spento a Milano Stefano Petrelli, in arte Mendoza.
Stefano non avrebbe apprezzato alcun intervento retorico che mirasse a rendere pubblico lo spettacolo della sua scomparsa. Chi incarna il rock, chi lo vive davvero, probabilmente detesta le chiacchiere e i discorsi ufficiali. Si trova a suo agio solo su un palco, col proprio strumento, se deve necessariamente occupare il centro dell’attenzione.
Per natura carattere difficile – così si dice delle persone che pensano con la propria testa e che non tollerano alcuna forma di conformismo o ipocrisia – era un autentico signore del Rock. Perfettamente conscio del carattere tragicomico dell’esistenza, era naturalmente dotato di un’ironia infinita. Una sincerità e una disponibilità che erano conforto per molti. Aveva vissuto e “svissuto” molto, sulla propria pelle. E se la sua carne lo ha tradito, il suo spirito ci abita ancora.
Intransigente riguardo alla preparazione dei propri musicisti, era pronto ad attaccare e a smontare pezzo per pezzo le velleità che riconosceva immediatamente nei sedicenti professionisti che avevano la sfortuna di incrociare il suo percorso artistico. Capace quindi di farsi odiare e voler bene in maniera comunque estrema. Era in possesso dell’antidoto per ogni veleno umano e coltivava le proprie amicizie con passione, dedizione e un grande rispetto, quasi aristocratico. Osservava con disillusione il comportamento del prossimo e ne rideva amaramente, ma con la serenità di chi ha intrapreso battaglie interiori troppo intense per cedere davvero alla tentazione di scandalizzarsi di fronte al rumore -vano e insignificante- della ciancia umana. In Stefano non v’era traccia di autocommiserazione. Incapace di bassezze e viltà, non aveva paura di morire. Viveva le sue felici, geniali contraddizioni (proprie di ogni vero artista) con candore e maturità al tempo stesso.
L’anticonformismo di certe sue posizioni, la lucidità materialistica della sua visione del mondo concedevano ai suoi interlocutori più intimi una sanissima pausa dagli orrori di un pensiero omologato e consumato – quello che si sperimenta quotidianamente. Vasti i suoi interessi culturali: musicali innanzitutto, ma anche cinematografici e letterari. Parlava con trasporto di dischi importanti come di opere a 360 gradi capaci di cambiare letteralmente una vita, e lo faceva con un piglio energetico contagioso; si esaltava giocosamente per certi gesti e posture di infinita eleganza di uno dei suoi attori preferiti, Peter Cushing; disquisiva di letteratura fantascientifica e horror.
L’unico dogma che poteva abbracciare era quello del rock. La musica, il mondo che ha voluto abitare fino all’ultimo giorno: era in corso la stesura dei brani che avrebbero fatto parte del nuovo disco, il terzo. E si era attivato per organizzare un festival che portava il suo nome. Chi l’ha conosciuto ha vissuto e vive l’allucinazione della sua morte. Inconcepibile e perturbante la scomparsa di uno spirito così vivo e vibrante. A dispetto dell’impietosa realtà clinica, che ci offende.
Invito chi non l’ha conosciuto di persona a farsene un’idea attraverso i due dischi autarchici che ha pubblicato per LM Records: Another Rock’n’Roll Swindle (2007) e The Last Dragon (2008). Il lascito di un artista che ha dato la parte più estrema di sé alla musica.
L’occasione per salutarlo degnamente sarà il concerto in suo onore che si terrà il 6 novembre al Marmaja Club di Cusano Milanino. Si alterneranno sul palco le band degli amici più intimi di Stefano e i membri della Mendoza Rock Band che si sono succeduti nel corso degli anni. Per festeggiare il suo compleanno, il primo in sua assenza, il primo in un mondo scandalosamente non più mendoziano.
Matteo Carnio