Thrash

Necrodeath: una intervista al creatore della copertina di “Into The Macabre”

Di Giuseppe Casafina - 1 Febbraio 2021 - 14:17
Necrodeath: una intervista al creatore della copertina di “Into The Macabre”

Il Fanclub ufficiale italiano dei Necrodeath (link) ha condiviso una intervista a Giulio Bertagna, autore della copertina di “Into The Macabre”, disco di debutto della formazione genovese datato 1987.
L’intervista è a cura di Mauro Limonta, fondatore del Fanclub.

Abbiamo il piacere di presentare a tutti voi Giulio Bertagna, l’artista che nei lontani anni 80, disegnò la copertina di “Into the Macabre” dei Necrodeath divenuta poi famosa in tutto il mondo e con il quale abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere..
Innanzitutto, ciao Giulio e grazie per il tempo che ci hai dedicato.
M
Vorrei iniziare chiedendoti se ci potresti raccontare come è stata la storia, quando il discografico di un gruppo di ragazzi ti ha chiesto l’utilizzo di un tuo quadro per un album?
G
Il discografico, ai tempi, era un mio cliente, essendo io architetto d’interni. Fu lui a realizzare quella follia che fu Il Tempio della Musica a Rapallo, che progettai ispirato dagli stili post-moderno e high-tech. Un negozio di vinili pazzeschi che, se ancora esistesse, sarebbe meta di un sacco di appassionati provenienti da tutta Italia! Sapendo che mi occupavo anche di grafica e che al tempo mi dilettavo lavorando con l’aerografo, mi parlò di questo gruppo e dell’esigenza di realizzare la copertina del primo album. Rimasi un po’ sconcertato quando il discografico mi spiegò l’emergente genere musicale e il nome del gruppo. Capirai, ero rimasto fermo agli anni 60-70, insomma tipo… quel ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Forse ci si “ferma” un po’ alla musica amata da ragazzi.
M
Come è nata l’idea di utilizzare Medusa come figura rappresentativa del gruppo?
G
Mi sforzai di inventare la cosa più truce che potesse passarmi per la testa. Quel nome “Necrodeath” già la diceva lunga, così pensai a un viso femminile di morta vivente (non chiedermi perché), dai bei lineamenti, ma con occhi terrifici iniettati di sangue. Un’immagine che fosse vagamente sensuale, ma nello stesso tempo inquietante.
Mi focalizzai sugli occhi, ma con capelli o anche senza non mi piaceva, così le riempii la testa di serpenti. Dopo aver finito il lavoro mi accorsi che avevo disegnato una mia versione di Medusa e mi sentii un po’ banale. Ma passai l’esame. La copertina piacque parecchio.
M
Quali sono state le tue sensazioni nel vedere un tuo lavoro come copertina di un album che ha girato in tutto il mondo? Pensi che abbia contribuito al successo dei Necrodeath?
G
E’ stata la mia prima e ultima esperienza nel settore discografico e solo ora, nel 2021 so che quella copertina ha girato tutto il mondo!
Una bella soddisfazione! Del resto, essendo un creativo, vivo più di soddisfazioni che di soldi! Da grafico credo che sì, la copertina di un vinile, come quella di un libro e come tutte le copertine, sia importante, forse fondamentale. E’ in un certo senso un’anticipazione emotiva, il marchio grafico del “contenuto”. Per la musica ora ci sono i video che riempiono gli occhi supportando un brano. A quei tempi c’erano solo le copertine ad anticipare sentimenti, immaginazione, emozioni…da provare ancora prima dell’ascolto, per poi diventare vere e proprie icone di un certo album.
M
Negli anni i Necrodeath hanno ripreso questa figura della Medusa, rappresentata in album come Phylogenesis o l’ultimo NERAKA …. Segno che la tua idea fu apprezzata ai tempi… Se ti dovessero chiedere di collaborare nuovamente con loro saresti ancora disponibile?
G
La passione per le sfide mi è rimasta. I miei areografi li regalai anni fa a una cara amica. Ora faccio tutto con il computer. Progetti di architettura, grafica…ci ho fatto anche le illustrazioni per un libro per bambini…perché no: potrei anche fare un’altra copertina per i Necrodeath! Ma usano ancora le copertine?
M
Cosa ne pensi della loro musica?
G
Scusa, ma mi viene da ridere. Ridere di me, s’intende. Ogni volta che ascolto Comfortably numb mi viene la pelle d’oca e quando la suono godo. Amo le melodie; cosa vuoi che ti dica: forse perché sono vecchio! Vedi, il rock è immenso, variegato, immortale e gli dobbiamo molto rispetto perché è, in un certo senso, la colonna sonora della nostra vita. E’ un’entità musicale immensa nelle sue adorabili diversità, ma non è facile conoscerle e comprenderle tutte.
M
Oltre che essere architetto e artista, sappiamo che sei anche un batterista. Cosa ne pensi di Peso come drummer?
G
Chiariamo subito. Tra suonare la batteria ed essere un batterista c’è differenza. Io sono un dilettante: significa che suono per diletto. Dunque non ho titolo per giudicare un professionista. Penso però di avere, in comune anche con i professionisti, il senso del ritmo, l’amore per il ritmo e l’essere un po’ “artista della vita” secondo una bellissima definizione di Hermann Hesse. Al bar si direbbe più semplicemente “dei fuori di testa”! Peso è una persona speciale e suona roba difficilissima… e bene. Tanto di cappello!
M
Ti ringrazio per il tempo a noi dedicato! Vuoi lasciare un messaggio ai nostri fans e lettori?
G
Ma grazie a te e a voi per avermi dedicato questo spazio! Mi trovo inaspettatamente a godere della stima e dell’attenzione di un gruppo di amanti della musica per un mio contributo (anche se non musicale): un grande piacere! Ciao a tutti!
Mauro – Fondatore Necrodeath Official Fanclub

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