Report: Oceans of Sadness, Raintime – 07/02/2008 (Go)
7 febbraio 2008 – Pieffe Factory Club, Lucinico (Gorizia) – Oceans of Sadness, Raintime
Report a cura di Nicola “nik76” Furlan
La prima data italiana della progressive metal band Oceans of Sadness, autrice nell’anno passato di “Mirror Palace”, ha avuto luogo a Gorizia lo scorso 7 febbraio. Il successo della release targata Scarlet ha spinto i belgi ad intraprendere un tour europeo che ha toccato anche il suolo italico. Le curiosità che mi ronzavano in testa riguardavano innanzitutto la conferma dal vivo della qualità esibita nell’ultimo studio album. Inoltre si trattava di verificare quanta dimestichezza avessero i nostri nel contatto con il pubblico. Di spalla agli headliner hanno trovato posto i Raintime, giovane band dello Stivale dalle indubbie qualità.
Il Pieffe Factory, in cui si è tenuto il concerto, è un piccolo locale, ma della giusta dimensione per stimolare il contatto tra band e fans e dotato di un impianto di distinta qualità audio. Non ultimo: prezzi davvero competitivi per bevande e birrette; ma veniamo alla serata che abbiamo seguito per voi.
Come anticipato tocca ai Raintime aprire questa fredda ed umida serata goriziana. Buon test: la melodic death metal band ci sa davvero fare. Fresco dell’ultimo e recente full-length “Flies & Lies“, il combo friulano conferma d’esser in possesso del giusto piglio, sia nell’interazione col pubblico sia per la capacità di reggere la scena senza cali di concentrazione. Dai pezzi più tirati come Rainbringer o The Black Well, a quelli più swedish oriented come Another Transition, alla stessa title track dell’ultimo studio album (registrata con Jakob Nyholm degli Hatesphere) o col groove di Rolling Chances, i sei azzeccano ogni intepretazione per una resa complessiva di tutto rispetto. Particolarmente degne di nota le esecuzioni alle sei corde di Matteo Di Bon e alle tastiere di Andrea Corona, entrambi dotati di potenziale e personalità sopra l’ordinario. L’Italia può vantare un’altra realtà capace di produrre qualità, tanto su disco quanto sul palco. L’entusiasmo non manca e il talento nemmeno. Andate a vederli, il supporto a questi ragazzi è qualcosa che meritano davvero. Promossi a pieni voti.
Gli Oceans of Sadness sono da quale anno a questa parte la mia scommessa più grande: basti ascoltare una release del calibro di “Mirror Palace“, ultimo studio album uscito lo scorso 2007. Dopo le soddisfazioni tratte dal disco non vedevo l’ora che programmassero qualche data in Italia.
I brani eseguiti confermano dal vivo la stessa qualità espressa su album. Il cantante Tijs Vannest è riuscito a ripoporre la medesima carica espolisiva (con qualche lieve flessione sul finale) che caratterizza il groove dei break, il quale instilla potenza nei refrain, specialmente quelli dei brani più recenti. Eretti i muri sonori degli estratti da “Mirror Palace” e “Send in the Clowns”, ci pensano le sezioni ritmiche a consolidarne lo spessore, fra repentini cambi di tempo e potenti sfuriate in doppia cassa. Bene anche le sfumature jazz-oriented, i flavour flamenco e le aperture melodiche delle tastiere, anche se non di rado il volume di queste ultime ha scavalcato gli altri strumenti, sovrapponendosi al tappeto di basso e batteria. Positiva ed azzeccata anche la scelta di una setlist costituita da ben sette brani estratti da “Mirror Palace” (dodici le canzone suonate). Tra questi spiccano le indimenticabili Mould, Intoxicate Me, Sleeping Dogs ed I Know You Know. La band possiede i mezzi ed i metodi per poter farsi notare ad ampio raggio perchè, oltre alla particolarità della proposta, c’è anche un’elevata qualità di base che li rende apprezzabili sotto molteplici aspetti. Uno show gustato dal primo all’ultimo secondo.