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Rock Hard Italy (Marco ‘Doc’ Ardemagni)

Di Stefano Ricetti - 18 Maggio 2005 - 21:49
Rock Hard Italy (Marco ‘Doc’ Ardemagni)

Intervista al direttore editoriale della rivista Rock Hard Italy.

Buona lettura.

Steven Rich

 

Rock Hard logo

 

 

Allora Marco, ho apprezzato la tua disponibilità a farti intervistare da Truemetal nonostante la “vicinanza” di Rock Hard Italy al portale Eutk. Come non mi stancherò mai di ribadire, l’HM è uno, costituisce la nostra passione, tutti noi godiamo nel sentire i brani proposti dei suoi interpreti, ne discutiamo e ne scriviamo con piacere: ognuno, a proprio modo, lo supporta da sempre. Questa intervista, a mio modo di vedere, è la prova tangibile che per guardare al futuro bisogna superare gli atavici problemi di provincialismo e campanilismo che da sempre hanno minato il movimento HM italiano. Proprio questi due fattori negativi hanno impedito alla scena tricolore negli anni ottanta di assumere una propria dimensione internazionale. Dammi un tuo giudizio al riguardo su tutto quanto scritto sopra.
Caro Stefano, su questo tema sfondi una porta aperta! Proprio all’esordio della nostra rivista, il mio primo editoriale richiamava questa caratteristica “negativa” tutta italiana che contraddistingue l’ambiente e non solo…fammi dire che è un malcostume nazionale quello di denigrare l’avversario piuttosto che cercare in tutti i modi (leciti) di dimostare la propria superiorità. Riguardo l’affermazione della scena italiana durante gli anni ’80, non sono così convinto che il fattore principale sia stato questo, dopotutto molte bands pervennero all’agognato contratto discografico (Steel Crown, Vanexa, Crossbones, RAF, Sabotage, Bulldozer e molti altri), ma ad onor del vero la qualità prodotta su quei lavori non era certo eccelsa. Le bands metal in Italia muovevano i primi passi all’interno di un contesto ambientale e discografico che definire preistorico sarebbe un torto per i dinosauri!…
 

Il primissimo numero di Rock Hard Italy uscì nel giugno del 2002. Fra poco saranno tre anni che esiste. Pensieri e parole al riguardo…
Confesso che questi tre anni sono davvero volati…I primi mesi sono stati davvero duri ed intensi…io e Luca abbiamo iniziato quest’avventura un po’ sopra le righe, confidando in un certo bacino di lettori e tarando le nostre scelte esclusivamente su standard qualitativi molto alti, almeno per l’Italia. Prima di noi nessuno aveva azzardato un “melting pot” metallico di ben 132 pagine e men che meno l’aveva arricchite (dopo soli 3 mesi!) con un CD misto musica/video. La più grande soddisfazione è quella di aver perseverato, creduto che alla lunga la qualità paga e crea una base fedele e competente…

Toglimi una curiosità: Rock Hard Italy è nato da una iniziativa italiana oppure ci sono state “spinte” da parte della casa madre tedesca per aprire anche sul nostro mercato?
L’iniziativa è tutta di “marca italiana”, ma ti svelerò un aneddoto buffo al riguardo…correva l’anno 2001, mese di Agosto…una sera il sottoscritto, piuttosto sudato, data la calura estiva, decide di inviare un’email esplorativa a Gotz Kuhnemund (direttore editoriale della versione originale tedesca) riguardo l’eventualità di un interessamento di Rock Hard alla pubblicazione in Italia della rivista…trascorse alcune settimane mi giunse non solo un’email di interessamento, ma un vero e proprio invito in Germania a discutere della cosa, io e Luca volammo un weekend lassù e solo dopo qualche giorno venimmo a sapere che anche Cristiano (Borchi, che non conoscevamo affatto…) aveva incontrato i responsabili tedeschi per un’altra casualità e su temi più redazionali che contrattuali. Nei mesi successivi siamo entrati in contatto con Cristiano ed abbiamo creato la squadra….

Immagino che per costituire la redazione non sia bastato un schiocco di dita: raccontami come e dove è nato il rastrellamento dei collaboratori.
No, infatti è stato un lavoro difficile, portato avanti con pazienza, in qualche caso (ahimè) si è rivelato anche “doloroso” a causa di quelle decisioni che non si vorrebbe mai dover prendere…
Devo essere sincero, il giornalismo “hard’n’heavy” vecchia maniera non esiste quasi più, i Riva, Trombetti, Cossali, Bergonzi si sono estinti per tanti motivi: uno fra tutti legato alla contestualità temporale tra la matura adolescenza dei suddetti ed il fiorire in tutto il mondo del fenomeno metal negli 80’s. A questo va aggiunto che, anche volendo, in Italia (ma pure all’estero) non esiste certo la possibilità di costruirsi una vita “adulta” vivendo di giornalismo musicale. Le difficoltà che citavo prima nel costruire la redazione sono proprio legate alla necessità di ricercare le persone ideali, che uniscano capacità, competenza e disponibilità, alcune “buone penne” scrivono anche (ed ancora…) per la concorrenza. Alla luce dei fatti, comunque, lo staff è unito e variegato, in grado di coprire con cognizione di causa tutti i generi e sottogeneri del Metal, siamo un’ottima squadra…

Ha venduto bene il primo numero del giugno 2002? Quando avete raggiunto il breakeven point (numero di copie vendute necessarie per pareggiare i costi)?
Se devo essere onesto ha venduto bene, anche se le nostre aspettative forse erano un po’ troppo sbilanciate “in avanti” per giudicarlo, allora, un buon risultato; sul punto di pareggio “mi avvalgo della facoltà di non rispondere” …

Rock Hard Germany vi consente piena autonomia nelle decisioni editoriali o in qualche modo vi pone dei “paletti” qua e là?
Il rapporto con gli amici tedeschi è ottimo, trasparente e informale. Non esiste alcun vero paletto, ci si può trovare non pienamente sintonizzati esclusivamente sugli aspetti grafici, problema superabile con facilità…Sui contenuti vi è piena libertà, d’altronde il progetto di licensing del marchio Rock Hard in Europa è proprio quello di accomunare le nazioni sotto un grande ombrello sinonimo di qualità e competenza, ma espressione delle singole realtà musicali locali. Sarebbe una forzatura insistere con copertine e molto spazio all’alternative o al nu in Paesi votati alla tradizione classic metal o alla melodia. In ogni caso credo che le nostre 132 fitte pagine accontentino davvero tutti e consentano di scoprire nuovi filoni a chi, magari, l’aveva sempre ignorati per pregiudizio o semplicemente perché non ne aveva mai letto nulla…

Non avete mai pensato di tradurre pari pari qualche articolo/intervista da Rock Hard Germany? Non ci vedrei nulla di male, finora mi sembra non sia mai stato fatto (correggimi se sbaglio).
Se ben ricordo credo che un paio di esperimenti siano stati fatti e, tra l’altro, proprio nel nostro recentissimo incontro con gli amici tedeschi è stato affrontato anche questo argomento. Sì, credo che in un futuro molto prossimo potremmo intensificare lo scambio di materiale tra le redazioni europee anche se rimane il fascino e il prestigio dell’intervista diretta che il nostro staff vuole preservare. Inoltre l’intervista “nativa” contraddistingue meglio l’identità di un periodico come il nostro, molto legato al territorio e ad un rapporto spesso anche diretto tra lettori e collaboratori…

In tutta sincerità, avresti iniziato questa scommessa editoriale, cioè far uscire una nuova rivista HM in Italia, senza il patrocinio di una potenza come Rock Hard Germany dietro le spalle?
L’intero progetto “hard’n’heavy” che io e Luca abbiamo immaginato andrebbe molto al di là della singola esperienza editoriale. Purtroppo occorre prendere atto di una nazione (l’Italia) che è tanto bella culturalmente e naturalisticamente, quanto analfabeta musicalmente. Solo parlando di Rock “normale” i grandi numeri sono mossi solo da un certo Rock italiano (Vasco Rossi, Ligabue,…) o dai grandissimi nomi (Rolling Stones, RHCP, Springsteen, U2, REM…) per il resto è il vuoto totale! Se poi estraiamo dal Rock solo il genere Metal e limitrofi rimaniamo davvero con un pugno di mosche che non permette passi falsi. Un conto è parlare di “fede metallica”, un conto è parlare dei risultati finanziari necessari per sostenere la “fede metallica”. E’ così che, per il momento, abbiamo accantonato gli ulteriori progetti per concentrarci esclusivamente su Rock Hard. Alla luce di quanto detto sopra devo confessarti che se non avessi avuto la disponibilità dei tedeschi difficilmente avrei intrapreso una simile avventura, impegnativa sotto ogni punto di vista!

Esiste una sorta di controllo da parte della consorella tedesca sul vostro operato? Mi spiego meglio: se in un momento di follia generale nella vostra redazione doveste mettere i “Cugini di Campagna” in prima pagina, cosa succederebbe?
Ovviamente ogni mese una copia della rivista è spedita in Germania e alle altre redazioni (Spagna e Francia) per fare in modo di essere, comunque, sempre allineati su di un certo modo comune di proporre i contenuti. Credo che il momento di follia “Cugini di Campagna” non sarebbe compreso facilmente (anche se una certa influenza devono averla avuta sui Darkness…), decisamente meglio se il momento di “scompenso mentale” si dovesse tradurre nella stampa di una copertina dedicata a Miss Rock Hard (o Mister Rock Hard?)….

Riguardo la copertina, con che criterio viene scelto l’artista che vi compare ogni mese?
La scelta della copertina è uno dei momenti più difficili durante il quale lo staff confronta le proprie idee, in maniera anche vivace! in ogni caso il criterio di fondo è legato alle maggiori uscite discografiche o agli eventi live che ci aspettano. Potrai capire che deve essere una lucida mediazione tra richieste dello staff ed eventi importanti del music business.

Proprio in questo senso, Marco, mi sento di muovere una critica a Rock Hard Italy. Ritengo che andiate sempre sul “sicuro”, proponendo band conosciute e di una certa levatura in prima pagina, non rischiando mai il gruppo “nuovo” o la vecchia gloria magari caduta in disgrazia. Difficilmente sulla tua rivista vedrò la front page con gruppi come Anvil o Thor, così come non ci finirà mai il gruppo italiano che non “tira” come i Rhapsody. Tu obietterai che anche gli altri fanno più o meno così, ma proprio da Rock Hard, che considero una rivista innovativa senza rinnegare il passato, mi aspetterei qualche segnale in questa direzione. Tuoi pensieri al riguardo…
La copertina è un aspetto fondamentale, è la prima cosa che l’avventore dell’edicola vede e che fa scattare l’impulso all’acquisto. Andare sul sicuro vuol dire semplicemente garantire il prosieguo del cammino di Rock Hard, al di là delle proprie (anche mie) velleità da esperti di settore, le immagini che colpiscono nel segno sono ancora legate ai mostri sacri come Slayer, Iron, Manowar, Judas, Ozzy, Metallica, …anche se a loro si affiancano nuovi nomi o nomi non proprio “di massa” come gli HammerFall, gli Stratovarius o i Dream Theater che ormai sono in grado di “reggere” tranquillamente una cover. Per quanto riguarda Thor, poi, al di là di pochi intimi (tra cui il sottoscritto…) credo che per la maggior parte dei fans sia solo un gran fumetto (purtroppo caduto in disgrazia, anche lui…).

Il tuo magazine è veramente puntuale nelle uscite in edicola, cosa non da poco. Questa precisione presuppone corse all’ultimo secondo oppure raggiungete l’obiettivo in “scioltezza”?
La puntualità è una costante che io e Luca abbiamo trasferito a tutto lo staff continuamente, anche a costo di risultare monotoni. All’estero è ormai un fatto acquisito, addirittura nella penultima pagina viene riportato il giorno preciso in cui uscirà il prossimo numero, qui in Italia è più difficile arrivare a tanto, ciò non toglie che la proverbiale “creatività nazionale” debba essere interamente devoluta in favore dei contenuti e non della data di pubblicazione di Rock Hard, che deve restare la più stabile possibile nel corso dei mesi. Tutta la redazione è sotto stress “da consegna” per buona parte del mese antecedente l’uscita vista l’ingente mole di articoli, interviste e recensioni che occupano le 132 pagine…

Elencami le più grandi “cappelle” fatte da Rock Hard finora.
Ad essere sincero non esistono particolari “cappelle”, forse decisioni incaute, peccati di gioventù…come un inizio fin troppo “bruciante”, finanziariamente parlando, se consideriamo le 132 pagine fin dall’inizio e l’inserimento del CD dopo 3 mesi o ancora il regalo della copertina a un gruppo come i Red Hot Chili Peppers, di “largo consumo”, magari anche apprezzato dai nostri lettori, ma un po’ stonato con la nostra linea editoriale. Parlando di contenuti ci sono state sicuramente sviste o disattenzioni più o meno macroscopiche, ma onestamente non riesco a ricordarle…

Che tipo di rapporto esiste fra Rock Hard ed Eutk? Per favore rispondi in maniera approfondita, se possibile.
Sono due iniziative editoriali che corrono parallele e in grande autonomia. Inizialmente si pensava ad una fortissima connotazione reciproca, poi abbiamo dovuto tener conto della giusta aspettativa da parte delle due redazioni di mantenere una propria identità ancorchè sostenuta dalla capacità promozionale dell’altra. I due staff sono liberi di scambiarsi materiale e foto, anche se nella realtà dei fatti ognuno conserva il proprio spirito di iniziativa. Inutile dire che sul web l’aspetto interattivo rappresentato dal forum è il vero motore del sito, siamo dovuti intervenire, però, per limitare e disciplinare l’uso secondo un minimo di cognizione: è bello avere centinaia di migliaia di messaggi (ancorchè molti di dubbio interesse e di scarso valore aggiunto…) purchè mantenerne la sopravvivenza non pregiudichi lo stato finanziario della società. Allo start up del sito, poi, avevamo imbastito una web radio in piena regola (licenziata dalla SIAE con tanto di bollino), purtroppo la risposta dei web surfers non è stata all’altezza delle aspettative, ma soprattutto i possibili inserzionisti di spot pubblicitari non si sono dimostrati affatto interessati, forse però qualcosa sta cambiando…la web radio è un mio vecchio pallino, in USA si sta già sperimentando la tecnologia WiMAX che dovrebbe consentire una replica del segnale internet anche a distanza di alcuni chilometri, a quel punto un’impianto auto (dato che ormai la radio si ascolta solo più in viaggio) potrebbe essere in grado di trasmettere musica in streaming da internet, e allora tutti si butteranno sulla nuova tecnologia abbandonando costosissime apparecchiature radio FM, vedremo se dovremo ritornare sui nostri passi….

Gusti personali: gruppi preferiti, descrizione del tuo cammino metallaro dalle origini, aneddoti… Insomma la tua storia nel mondo dell’HM.
Accidenti a te, Stefano, la classica domanda che mi obbliga a ricordare di essere “uno sui 40″….L’episodio “scatenante” dell’amore metal fu (come per tanti) la consueta cassetta mista: conteneva (ricordo ancora) ‘Hot Rockin’ dei Judas, qualcosa di Maiden Japan e qualcosa dei Triumph di ‘Just A Game’, all’epoca ero ancora studente (primi 80) e il radioregistratore, ormai, avrebbe saputo suonare quelle canzoni anche senza inserire la cassetta…la febbre iniziò a salire vertiginosamente, cominciai ad acquistare Rockerilla in comunione finanziaria con un mio compagno appassionato di new wave & dark, lui contribuiva con 2000 lire ad io con 1000, io mi strappavo l’inserto metal e arrivederci…poi la passione mi travolse a valanga, riviste straniere, patch da applicare al giubbotto, scritte a pennarello sulla borsa di scuola, ma soprattutto dischi, il buon vecchio caro vinile…ricordo che mia mamma mi dava 1000 lire per la colazione prima di scuola, io digiunavo e le riponevo gelosamente in un anforetta, dopo due settimane potevo correre da Rock&Folk (all’ora abitavo a Torino), lustrarmi gli occhi con tutte le copertine delle ultime novità che erano rigorosamente appese al muro e poi scegliere l’acquisto da fare, ricordo ancora i Tank di ‘Filth Hounds Of Hades’, uscì in due colorazioni, blu e rossa, scelsi la blu o ancora ‘Battle Hymns’ dei Manowar, il primo ‘Virgin Steele’, ‘Borrowed Time’ dei Diamond Head. Spesso si acquistava in base all’attrattiva della copertina e fu così infatti che presi una bidonata colossale con ‘Frost And Fire’ dei Cirith Ungol, era d’importazione americana, carissimo! 16.000 lire o giù di lì…Poi cominciai a spostarmi sempre più verso la melodia, le uniche eccezioni estreme furono e rimasero ‘Show No Mercy’, i primi due ‘Venom’, la foto del retrocopertina di ‘Welcome To Hell’ era, per l’epoca, davvero inquietante, oltre che Metallica e qualche sprazzo di stranezze come Hallows Eve, Piledriver o Flotsam & Jetsam…Dicevo, la melodia iniziò a farla da padrona: dal primo Bolton ai Balance, dai Fortune ai Signal, ancora oggi il mio numero di acquisti rimane altissimo in questo campo…Negli ultimi anni comunque si sono delineate tendenze e percorsi nuovi davvero interessanti, soprattutto quelli che legano la potenza del metal con l’elettronica come Rammstein, Therion o Atrocity, mentre sul fronte melodico esiste una scena cosidetta ‘nu breed’ come 3 Doors Down, Anberlin, Crossfade, Kutless, che ha avuto il grande pregio di rileggere in chiave moderna l’AOR del passato, mi dispiace per gli appassionati, invece, ma non sopporto Korn, Slipknot, Limp Bizkit e tutto il nu, non produce nulla di riconoscibile che possa resistere al passare del tempo: ascolteremo sempre un pezzo degli Iron, dei Judas o dei Sabbath, dubito che faremo lo stesso con gli Slipknot tra 15-20 anni!. Certo, rimango instancabilmente (e ormai un po’ scleroticamente) legato agli 80’s con il loro chiassoso Hair Metal di Cinderella, Dokken, Ratt, Skid Row, Krokus, Def Leppard,…e il Power Metal USA di Savatage, Fifth Angel, Malice, Crimson Glory, Queensryche,…erano gli anni delle mille riviste, dei grandi Monsters Of Rock e degli splendidi clips su MTV in heavy rotation…adesso basta, ormai ho i piedi umidi!

Dammi un tuo giudizio sull’editoria italiana (web e carta stampata).
Domandina insidiosa…la premessa che ho fatto su un certo tipo di giornalismo, la confermo anche qui, non esiste più…ma è giusto che sia così, i tempi sono cambiati sia quelli cronologici che quelli di reazione. Ti faccio un esempio: l’altra sera sfogliavo un vecchio numero di Kerrang! e pagina dopo pagina mi imbattevo in pubblicità di record stores o negozi che vendevano abbigliamento metal, il mio riflesso condizionato (dimenticando di leggere una rivista dei primi ’80!) è stato quello di cercare in basso, sotto l’indirizzo, il link web del sito per poter verificare immediatamente il catalogo, i prezzi ed eventualmente ordinare…era solo indicata la classica dicitura “send a SAE (Self Addressed Envelope) to receive the catalog” che presupponeva tempi di reazione da entrambe le parti (negozio e fans) enormemente diversi da quelli di oggi…L’editoria italiana ha certamente conosciuto periodi migliori, ma solo in relazione al preciso contesto storico privilegiato di cui poteva “cantare le gesta”. Per ciò che riguarda le webzines il mio giudizio è fortemente positivo per quanto riguarda l’aspetto democratico del mezzo, che consente a tutti, senza distinzione, di dire la propria…purtroppo è proprio quel “senza distinzione” che spaventa, così come spaventano certe cose che si leggono in rete….

Alcuni recenti scambi di opinione con Beppe Riva e con il mio collega Alessandro Zaccarini riguardo l’evoluzione della carta stampata musicale mi hanno fatto molto riflettere. Giorno dopo giorno pare che il futuro risieda sempre più sul web, decretando la fine delle riviste specializzate. Tengo a precisare che sono legato indissolubilmente alla rivista cartacea, per attitudine e cammino culturale personale. La poesia del magazine, la sua fisicità, il fruscio e l’odore della carta sul web non potranno mai essere riproposti. La rivista la si legge dove e quando si vuole: in bagno, prima di addormentarsi, su una sdraio sotto il sole… Il colpo d’occhio che dà sugli scaffali poi e impagabile. Cosa pensi di questo scottante tema?
Guarda, sono uno strenuo sostenitore della tecnologia, ma non credo affatto che la carta stampata abbia le ore contate, i motivi sono proprio quelli che hai citato tu, banali se vuoi ma sempre attuali.
La lettura “da schermo” è faticosa e poco pratica e il download di un file si concluderebbe con la noiosissima stampa del tutto con conseguente dispendio di carta, toner e attesa snervante. No, credo che durante le nostre sedute in bagno avremo di che compiacerci ancora per molto tempo…

Ultimo pensiero: aggiungi quello che vuoi…
Un doveroso ringraziamento a te ed allo staff di Truemetal per avermi dato la possibilità di rilasciare questa intervista, l’auspicio è quello di preservare sempre intatto il nostro attaccamento all’ Hard’N’Heavy grazie allo sforzo congiunto di tutti: editoria, discografici, promoters, webzines e soprattutto dei metal kids che sono sempre in prima linea a difendersi dai motivetti di Meneguzzi, Max Pezzali o DJ Francesco dei quali l’etere italiano è dannatamente saturo!…

Grazie a te per l’intervista

Stefano “Steven Rich” Ricetti