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Taakeferd (Kvide)

Di Nicola Furlan - 1 Luglio 2012 - 0:00
Taakeferd (Kvide)

‘…cosa sarebbe la notte senza il contrasto delle ore diurne? E ancora, ogni individuo genera i propri valori confrontandosi con altre persone, rapportando somiglianze e differenze. Il dualismo è sicuramente il simbolismo più potente che esista, sia perché abbraccia e si adatta a contesti diversi, sia perché sembra essere una parte inevitabile della percezione umana.’
(Kvide)

Vengono dal nord della Norvegia, nello specifico da Tromsø, la più grande città del nord della Norvegia, nel circolo polare artico. Sono i Taakeferd, una black metal band capacissima dal punto di vista tenico, colta nelle tematiche affrotnate e molto professionale e seria nell’approccio alla musica. Abbiamo assisitito ad un loro concerto e l’occasione per una intervista è stata la logica conseguenza della curtiosità di far quattro chiacchere con una delle tante band che navigano nell’oscuro underground dell’estremo norvegese. Che dire, è stata davvero una intervista interessante…

Tromsø è una città isolata nel circolo polare artico, né troppo grande, né troppo piccola. È facile sopravviere qui con una band black metal, sopratutto nel caso in cui si decida di mettere su una band o non si trovino eventuali sostituti per integrare i cambiamenti della formazione. Come e quando siete nati?

Siamo nati nel 1999, ma ci chiamavamo diversamente e di quella formazione è rimasto romai solo un componenete. Il nuovo nome lo indicò K.H. Horisont, il nostro bassista che al tempo era appena entrato in formazione. Fu lui a trovare il nome Taakeferd. Durante gli anni abbiamo avuto molti cambi di formazione, ma dal 2007 siamo operativi con l’attuale.
 
Posso supporre che anche voi, come la maggior parte dei ragazzi norvegesi amanti della musica metal estrema, siate rimasti affascinati dal black metal delle origini…
 
Sicuramente. Tutte le band delle origini, quelle che hanno dato vita al black metal norvegese ci hanno fortemente influenzato. Ascoltavamo i vari Emperor, Darkthrone, Burzum e Ulver in particolare. Ma a dirtela tutta il disco che più di tutti ci ha infleunzati è stato “In the Nightside Eclipse” degli Emperor.

Tanto per avere un’idea delle vostre attuali influenze, in ambito di musica estrema, ci potresti dire cosa ascoltate attualmente?

A dire la verità non ascolto molta musica estrema al momento. Più che ascoltare cose conosciute sono sempre alla ricerca di interessanti band underground, specialmente in mabito estremo. A mio parere non ci sono tantissime band interessanti, ma alcune sono davvero valide. Per quanto riguarda i grossi nomi, beh, gli Ulver sono certamente quelli che seguo con più piacere.

Veniamo ai vostri lavori. So che il vostro esordio è avvenuto nel 2005 con l’EP “Livsgnist”. Potresti spendere qualche parola su questo vostro lavoro?

Ok, in verità quello non è l’esordio. Prima, con la vecchia formazione, avevamo prodotto altri due EP che avevano anche uno stile completamente differente da quello attuale. Credo che “Livsgnist” è stato un discreto esordio nel nuovo corso della band, i Taakeferd. Non è certamente un capolavoro, ma nemmeno un lavoro di cui vergognarsi.

E siamo qui, al nuovo album: “Når Sirkelen Brytes”. L’ho ascoltato più volte. Mi ha dato l’impressione di essere un concentrato di gelido black metal, ma non grezzo come quello delle origini, bensì solido nelle strutture compositive e ricco di spunti. Rispetto quello che ho ascoltato quest’anno, devo dire che è davvero un gran bel disco. Quali sono stati gli elementi ispiratori in sede di songwriting?

Sono contento ti piaccia. Ad essere onesto non saprei dirti da dove abbiamo tratto ispirazione. Solitamente siamo in tre a dar vita ai brani e quindi non posso parlare per gli altri due. Per quanto mi riguarda, ma probabilmente potrei anche parlare al plurale, il sound dei Taakeferd è molto influenzato dai nostri ascolti di gioventù.


Di cosa parlano i testi dei brani?

I testi sono stati ideati dal nostro cantante Svulst. In generale i testi si concentrano su diversi temi. Tendono a mettere in evidenza alcuni temi essenziali quali la deperibilità della vita e della natura nonché l’incapacità di riconoscere i limiti dell’esistenza. Ogni individuo acquisisce enormi quantità di conoscenze ed esperienze attraverso la vita e si disseta a questa fonte che si esaurisce quando la vita finisce. La conoscenza scompare quindi nelle ceneri. Altro tema centrale dei testi è il dualismo ovvero la relazione tra due parti reciprocamente dipendenti l’una dall’altra per poter essere significative e possedere valore.

Puoi approfondire maggiormente questo tema che avete toccato?

Certo. Alla base di tutto c’è il concetto di ‘attrito’. Ad esempio: cosa sarebbe la notte senza il contrasto delle ore diurne? E ancora, ogni individuo genera i propri valori confrontandosi con altre persone, rapportando somiglianze e differenze. Il dualismo è sicuramente il simbolismo più potente che esista, sia perché abbraccia e si adatta a contesti diversi, sia perché sembra essere una parte inevitabile della percezione umana. Uno di questi simbolismi che abbiamo trattato in particolare è la releazione tra la religione e l’arte.

Molto interessante. Ma buona parte di questi testi è focalizzata su questo argomento o avete trattato altri temi?

Ci siamo interessati all’esistenza umana ovvero al modo in cui l’essere umano considera il proprio ‘Io’, di quanto l’immortalità sia, spesso, il più grande desiderio umano, sia come vita spirituale, sia come immortalità storica. Tutto ha origine dalla domanda: come può un essere umano vivere in eterno? La vita eterna si manifesta solo attraverso l’astratto, nel senso che l’individuo può solo ‘incidere’ la sua esistenza nella storia, così come hanno fatto grandi nomi del passato.

Penso sia uno dei dischi con i testi più interessanti che abbia mai ascoltato…

Ma non è finita, abbiamo anche trattato il cerchio e lo abbiamo relazionato al dualismo. Questa perfetta figura geometrica ha una posizione focale nei nostri testi. Un cerchio è una unità. Quando si rompe il cerchio, il risultato finale è di due parti distinte, ovvero un dualismo. Il cerchio è divino perché non ha né un inizio né una fine; è senza limiti, senza barriere, ma quando si rompe non è più una unità. Dopo essere stato diviso in due parti distinte, le unità dipendono dalle parti separate, anche se le parti possono essere sostanzialmente differenti. In altre parole, si viene a creare un’interazione e delle dipendenze reciproche. In sostanza, questo è quello di cui parlano i nostri testi.

Davvero molto interessante e sopratutto vi faccio i complimenti per la profondità con cui avete affrotato le tematiche. Senti, dall’esordio a oggi, come è cambiato e s’è evoluto il sound dei Taakeferd?

È cambiato molto in questi sette anni. A dire il vero, io sono entrato nei ranghi nel 2007 e per questo motivo non ho preso parte al processo compositivo di “Livsgnist”. Naturalmente ora pure io contribuisco al processo compositivo dei nostri brani, ma il punto forte è che tanti di noi sono compositori in grado di suonar e più strumenti. Per questo motivo siamo cresciuti moltissimo e il nostro stile ha preso profondità diventanto più feroce e aggressivo.

Dovessi consigliare a qualche mio conoscente il vostro nome e quindi indicare uno dei brani che più vi rappresenta, che canzone dovrei citare?

Penso che sarebbe da consigliare ‘Atter Augustus, Atter August’, dal nostro ultimo disco “Når Sirkelen Brytes”. Questa, a mio pèarere, cattura davvero l’essenza dei Taakeferd. È stato l’ultimo pezzo composto prima di entrare in studio di registrazione e quindi rappresenta anche l’inizio di un nuovo percorso che prenderà vita con il prossimo disco.

Il full-length ha un’ottima produzione. Come avete lavorato durante il missaggio?

Abbiamo iniziato il missaggio a fine 2009 in quanto il missaggio ci ha portato via tantissimo tempo, anche a causa di alcuni problemi tecnici. Questo è il motivo per cui il disco è uscito con questi ritardi. Le registrazioni, invece, ci hanno portato via due settimane circa.

Avete pianificato qualche data per promuovere il disco, sia in Norvegia, sia fuori dal vostro Paese?

Non c’è nulla di pianificato, ma siamo aperti a tutte le offerte che potrebbero arrivare.

Senti, parlando di musica underground del giorno d’oggi. Che ne pensi dell’attuale scena del black metal norvegese?

Preferisco le band storiche, quelle che ti ho citato a inizio intervita, ma se parliamo di black metal posso dirti che ci sono diverse interessanti realtà qui in Norvegia. Il problema che tanti hanno è quello di voler sembrare originali a tutti i costi e questo non lo trovo un comportamento forzato. Alla fine io sono dell’idea che ‘Black Metal is Black Metal’, la cosa più importante è che suoni bene.

Ok, siamo in dirittura d’arrivo, lascio a te l’ultima parola…

Grazie per questa intervista. Date un ascolto a “Når Sirkelen Brytes”, non resterete delusi!