Testament: Eric Peterson ricorda l’uscita di Steve “Zetro” Souza e l’ingresso di Chuck Billy
Intervenuto su Let The Be Talk, Eric Peterson ha ricordato i primi anni dei Testament sotto il moniker Legacy. Il primo Demo della band con il futuro cantante degli Exodus, Steve “Zetro” Souza, e l’ingresso di Chuck Billy.
Con il nostro primo Demo ottenemmo diversi riconoscimenti. Fu quasi inserito nella categoria degli album. Lo recensirono anche tanti magazine europei, che lo vedevano come un disco. Fu davvero strano, ma cool, allo stesso tempo. Quando Zetro se ne andò in realtà eravamo molto uniti tra noi e avevamo già pronti 10 brani assassini. Fu proprio lui a suggerire Chuck. Lo avevo già conosciuto ad alcune feste a Dublino. Di lui pensavo che fosse enorme e spaventoso… Da parte nostra volevamo quest’altro ragazzo di Los Angeles, il cantante degli Abbatoir, che tra l’altro somigliava un po’ a Chuck. Penso sia messicano e aveva questi enormi capelli lunghi… Non ricordo proprio ora come andarono le cose, ma sarebbe stato bello. Provammo con Chuck ed io in particolare ci lavorai molto assieme. Non comprendeva davvero la nostra musica, i ritmi frenetici. Per cui dovevo essere io a mimarglieli, praticamente, dato che gli piaceva, sai, suonare la batteria, la chitarra e tutto, con le mie mani. Lui aveva questo senso della melodia più vicina alla timbrica roca di Rob Halford, mentre Zetro più vicina a quella di Bon Scott. Una volta che Chuck fu davvero dei nostri e le canzoni furono pronte, sapevamo che suonavano davvero molto bene. Quando io e Lou Clemente andammo a vederlo dal vivo prima che decidessimo di invitarlo, cantava in una band chiamata Guilt. Direi che erano più vicini ai Van Halen che al Glam. Suonavano con un sacco di band Glam, ma loro erano più tipo i Montrose, con quella vibrazione alla Van Halen. Ricordo quando Chuck salì sul palco, con questo lungo impermeabile, intento a spaccare bottiglie di birra Budweiser sulla testa della gente… Penso che fosse un qualche tipo di trovata scenica. I suoi amici si mettevano in piedi e lui gli spaccava in testa le bottiglie. Erano tutti belli alti e le rompevano piuttosto facilmente. La nostra impressione fu che lui non appartenesse davvero a quella band e decidemmo di reclutarlo. E così fu.