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Tuxedo (Christoph Kiebe)

Di Daniele D'Adamo - 9 Marzo 2014 - 0:01
Tuxedo (Christoph Kiebe)

 

Ciao ragazzi, qui Fabio e Daniele di Truemetal.it… siamo felici di fare questa intervista con voi! Grazie! È ora di partire con la prima domanda. Quando e com’è partita l’idea di combinare il metalcore al folk?

L’idea di base è nata soltanto quando io (Christoph Kiebe, voce, ndr) e Hannes (Johannes Frauenhuber, percussioni e voce, ndr) ci siamo messi assieme. Per quanto io ricordi, cercavamo di realizzare una copertina per registrare il nostro primo CD in uno studio professionale. Volevamo qualcosa di unico. Così, abbiamo avuto l’idea di farci fotografare con i Lederhosen (i pantaloni corti di cuoio tradizionali diffusi anche in Austria, ndr) addosso, che rappresentano un forte richiamo alla nostra cultura del passato e si riverberano nella nostra musica in modo folle e divertente. Fra l’altro usiamo sempre i Lederhosen, durante i concerti, e così il nostro stile musicale è diventato quello che è adesso.    

Dovremmo chiamarlo ‘austrian alpencore’ (ahahah)?

Penso che sia una gran cosa definire la musica dei Tuxedo con il nome che è nato nelle nostre menti. Tuttavia, a livello internazionale usare il termine ‘alpencore’ non è una buona idea, poiché la maggior parte delle persone non sa cosa significhi. Quindi, chiamatelo pure come meglio vi piace…


 

In alcuni brani avete inserito dei campanacci, fatto del tutto inusuale per un CD di metalcore. A tuo parere questa peculiarità non poteva essere pericolosa? Insomma, alla fine qualcuno poteva ricordarsi dei Tuxedo quale ‘band dei campanacci’ invece di una ‘band austriaca *-core con due palle e delle buone idee’, non credi?

No, non c’è da parte nostra questa paura perché i campanacci hanno solo un effetto discreto e non sono quindi in primo piano nella nostra musica. Inoltre, gli strumenti a percussione portano un enorme senso di appartenenza. E se siamo nella mente della gente come la ‘band dei campanacci’, possiamo accettare di avere un’enorme testa di mucca con campanacci, sul palco.

Che differenze pensate ci siano fra “Flowerfield Melodies” e il debut-album “Fight”?

Con “Flowerfield Melodies” abbiamo preso la giusta direzione. In termini di tecnica e stile abbiamo fatto un grande passo in avanti, poiché ci sono due chitarre, sul CD. “Fight”, invece, aveva solo quattro strumenti. Inoltre, su “Flowerfield Melodies” abbiamo potuto convogliare un bel po’ di esperienza in più. Miglioramento del suono, insomma, e un passo in avanti come creatività.

Com’è nato “Flowerfield Melodies”? C’è un processo di composizione-tipo che si applica a ogni album, oppure cambiate di volta in volta?

Non c’è un procedimento standardizzato. Ogni volta che i due chitarristi tirano fuori dei riff, lavoriamo poi assieme al brano, con il batterista che è il responsabile della definizione finale del brano stesso. Le voci, infine, rappresentano lo strato finale del tutto. A volte creiamo invece delle canzoni partendo dalle jam-session. Comunque sia, proviamo sempre a inserire dei sottogeneri e a connetterli. Che è quello che rende speciale “Flowerfield Melodies”: non è solo metalcore, ma una combinazione di frammenti vari, un crossover che abbraccia tutto il metal moderno.  

 


 

Se possiamo dire qualcosa sulla copertina, è del tutto scorretto pensare che sia stata ideata per attrarre più audience maschile possibile? Comunque sia, perché avete scelto quella particolare e accattivante immagine?

Non è solo per il pubblico maschile. La musica è per tutti e siamo felici se tutti ci ascoltano, non importa se essi siano maschi o femmine, signore o signori. Volevamo essere diversi dal solito, sulla copertina, e del resto tutti guardano le tette grandi, indistintamente dal sesso. E poiché noi stessi siamo ‘original austrian alpencore’ e quindi legati alla tradizione, una signora in Lederhosen con camicetta attillata e abbondante décolleté ci è sembrato il soggetto migliore.

Chi di voi è il principale responsabile della scrittura dei testi, e cosa significano?

Mike (Michael Tiefenthaler, chitarra e voce, ndr) e Hannes scrivono la maggior parte dei testi. La maggior parte delle canzoni trattano della società, e dei diversi punti di vista dai quali si può criticare. Non manca ovviamente anche una buona dose di humor.

Anche se è presente un forte lato melodico, il vostro stile è duro, ruvido, pesante, arrabbiato… preferite essere ricordati come ‘buoni’ o… ‘cattivi’?

Il divertimento è una parte importante dei nostri spettacoli. In caso contrario, il concetto ‘original austrian alpencore’ non avrebbe funzionato. Vogliamo essere visti come una band divertente che fa musica arrabbiata, ma irresistibile, accattivante. Alla fine preferiamo il bene invece che il male.

 


 

Qual è il vostro retroterra musicale/culturale e quali artisti avete eletto come vostre influenze principali?

Ciascuno di noi ha ovviamente gusti musicali diversi. C’è che combina gli anni ’80 con il metal moderno, per esempio. Metallica, Black Sabbath, Korn, Slipknot, Hatebreed, Parkway Drive, Heaven Shall Burn.

Come riuscite a ricreare dal vivo quell’atmosfera incantevole che è ben presente in “Flowerfield Melodies”? Come v’interfacciate, con il pubblico?

Penso che i nostri live ci rendano assolutamente unici. Decorare sempre il palco con paesaggi in stile alpino. Questo estremo contrasto stupisce sempre le persone che non hanno mai visto i Tuxedo. Non è stato difficile portare l’incantevole atmosfera dall’album in scena bensì il viceversa. Ci piace essere una ‘live-band’ e amiamo essere in stretto contatto con il pubblico. Il feedback è sempre molto positivo. Del resto, con tre cantanti è abbastanza facile entrare in contatto con i fan.

Come avete fatto a entrare in contatto con una label importante come la Massacre Records, e qual è stata la loro prima reazione all’ascolto delle vostre canzoni?

Abbiamo inviato il CD finito a varie etichette, ottenendo feedback positivi. L’offerta della Massacre Record, tuttavia, ci è parsa la più seria e redditizia. Non sappiamo quale reazione possano avere avuto dopo l’ascolto del CD, ma senz’altro non deve essere stata così negativa, se abbiamo poi firmato il contratto discografico.

L’intervista è finita. È stato un piacere per noi avere la possibilità di farvi quest’intervista. È possibile completarla con i vostri prossimi progetti (qualche spettacolo in Italia, in futuro), e magari inviando un messaggio ai nostri lettori?

Al momento non c’è in piedi nessun progetto che interessi l’Italia. Tuttavia, speriamo di tornarci in autunno e di suonare un paio di volte con i nostri amici Mellowtoy e/o Arms Like Anchors. Vogliamo dire grazie a tutti i nostri fan per il supporto che c’è stato a ogni spettacolo. Siamo molto orgogliosi di voi! E, naturalmente, grazie a Truemetal.it per l’intervista… a presto ragazzi!

Intervista a cura di Fabio Vellata e Daniele “dani66” D’Adamo