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Uriah Heep (Phil Lanzon)

Di Angelo D'Acunto - 28 Luglio 2011 - 21:09
Uriah Heep (Phil Lanzon)

In occasione della recente release del più che buono Into The Wild, abbiamo scambiato qualche parola con un sintetico Phil Lanzon per parlare di questa nuova uscita targata Uriah Heep. Buona lettura.

La prima cosa che ti chiedo è: sono cambiati gli Uriah Heep dopo quarant’anni di carriera? Quali sono i punti di forza e quali, se ce ne sono, le debolezze della band?

Non siamo cambiati, in un certo senso, anche perché abbiamo mantenuto il nostro trademark. La nostra forza è sicuramente nelle canzoni, mentre la debolezza è nella lealtà verso i nostri fan.

Dopo tutti questi anni, non ti senti stanco di andare in tour, di fare molte interviste … insomma, non è diventato stressante?

No, stressante sicuramente no. Se ami fare qualcosa, è ovvio che continui a farlo.

Come si sono svolte le fasi di composizione per “Into The Wild”?

Ho sempre scritto canzoni, ma non tutte per gli Uriah Heep. Quando io e Mick cominciamo a mettere insieme le nostre idee, per poi dare via al processo creativo, mescoliamo le mie canzoni, i suoi riff, le mie melodie e i nostri testi fino a quando qualcosa non prende forma.

Che cosa significa il titolo “Into The Wild”?

Inizialmente era il titolo per una delle canzoni del precedente “Wake The Sleeper”. Alla fine è stata messa da parte e abbiamo deciso di utilizzare sia il pezzo, sia il suo titolo, per questo nuovo CD. Se prima era la storia di un ragazzo deluso dalla propria vita che scappa nel deserto per poi morire, adesso, dopo aver cambiato alcune parti del testo, è diventata semplice la “storia di un ragazzo in fuga”.

Il precedente “Wake The Sleeper” è stato il primo disco della band dopo dieci anni di silenzio, mentre con “Into The Wild” ci avete fatto attendere per soli tre anni. Insomma, cosa è accaduto negli che precedono “Wake The Sleeper”?

Quello che è meglio definire come un semplice “problema tecnico”. Per come stavano andando le cose nel mercato discografico ci siamo visti costretti a continuare con i tour e con i processi di scrittura, senza comunque firmare un nuovo contratto fino a quando non fosse il momento giusto.

Credo che questo album, già rispetto al precedente, sia molto più “heavy” e moderno. Sei d’accordo?

Sì, sono d’accordo, aggiungendo anche che il nostro sound sembra anche essere diventato più “affascinante”.

Ci sono brani che preferisci rispetto ad altri? Personalmente considero la stessa title-track, “Trail Of Diamonds” e “T-Bird Angel” come i migliori episodi del disco.

Penso che sia difficile scegliere quando sono tutti i tuoi “bambini”.

 

Perché, dopo la release di “Wake The Sleeper”, avete deciso di pubblicare ben due bootleg? Non era più semplice registrare e pubblicare un live ufficiale?

Non è stata una nostra idea, ma della casa discografica, la quale ha voluto trovare un modo per soddisfare un po’ i collezionisti più accaniti.

Con il recente cambio di etichetta, invece, non credi che l’occasione sia buona anche per pubblicare un DVD ufficiale?

Sì, abbiamo alcuni filmati di uno show e ci stiamo lavorando su. Credo che sarà tutto pronto per uscire già nel corso di quest’anno (si tratta del recentemente annunciato “Live In Armenia”, ndr).

Rimanendo in tema: di recente avete firmato un contratto con Frontiers Records. Siete soddisfatti dei risultati ottenuti finora?

Fino ad ora direi che è andato tutto bene. Attualmente siamo negli Stati Uniti, e al nostro ritorno non vediamo l’ora di conoscere qualcuno della Frontiers Records.

Guardandoti indietro, qual è il tuo momento più memorabile con la band e, se ce ne sono, quali sono i rimpianti?

Quasi tutti i paesi del mondo hanno qualcosa da offrire e stare in tour per così tanto tempo rende difficile ricordare un evento specifico. Per me sono tutti speciali.

Perché, pochi anni fa, Lee Kerslake ha deciso di lasciare la band?

Ha lasciato per motivi di salute.

Qual è, secondo te, lo stato di salute attuale della scena internazionale? Ci sono band che preferisci ad altre?

Non ci sono gruppi che in questo momento mi ispirano. Questo non vuol dire che non ci sono band degne di nota, ma il fatto è solo che sono difficile da accontentare.

Riguardo ai concerti: gli Uriah Heep hanno una discografia che definirei enorme. Quanto è difficile scegliere le canzoni da inserire nella setlist di ogni tour?

Vero, ammetto che può essere un po’ di difficile. Per fortuna abbiamo una buona lista di canzoni ormai vecchie – e anche nuove – che il nostro pubblico apprezza sempre.

Che programmi hai in mente per il futuro?

Continuare a scrivere, andare in tour e, magari, riuscire anche a suonare in posti in cui non sono ancora stato.

Angelo D’Acunto