Worship (The Doommonger)
Risorti dalle proprie ceneri anni dopo la tragica scomparsa di uno dei due
membri fondatori (morto suicida), i Worship hanno tutta l’aria di voler rimettersi in carreggiata, e
lo fanno con un gran disco,
Doom, il primo vero full-length della band, che rompe un
lunghissimo preoccupante silenzio. La parola a The Doommonger, l’unico ad aver tenuto in
piedi la formazione in questi anni difficili. Buona lettura.
I Worship sono una band di culto per una parte dei doomsters in
circolazione, ma sono una band non molto conosciuta al “grande pubblico”.
Potresti presentare la formazione ai nostri lettori?
Certamente, Stefano. I Worship sono stati un progetto franco/tedesco, formato
nel 1998 da due ragazzi. Dal momento della perdita di Max, ho continuato da
solo, aiutato dal mio amico Satachrist, che si occupa delle chitarre ritmiche e
acustiche.
Quanto è stato difficile continuare dopo la morte di Mad Max?
Mi sentivo abbastanza perso. Max è stato il motore del progetto, col suo
forte temperamento. Mi ci è voluto molto tempo per capire quanto volessi
veramente continuare, e il supporto dei nostri sostenitori in tutto il mondo mi
ha aiutato. Max non sarà mai dimenticato, mi manca, specialmente quando mi metto
al lavoro sulle canzoni.
Come hai reclutato i nuovo membri della band?
Per il momento siamo solo in due. Satachrist è un mio grande amico, abbiamo
cominciato a fare musica insieme dal 1992, e ha suonato con me nei Beyond The
Void. Mi è bastato chiederglielo. Siamo da tempo sfortunati per quanto riguarda
il ruolo di bassista, ma i miei piani sono quelli di formare una line-up come
quella di una vera band. Vediamo un po’ come il mio nuovo equipaggio si
svilupperà.
La maggior parte di Doom è stata scritta nel 2000, con alcuni accorgimenti
aggiunti nel 2007. E’ cambiato qualcosa nel tuo approccio alla scrittura in
questi anni?
Abbiamo iniziato col primissimo materiale nel 2000, e ho cambiato le canzoni
in questi anni per renderle migliori (lo spero), quindi non ho utilizzato
totalmente il materiale che abbiamo registrato per primo. Quello che puoi
ascoltare ora è una miscela di vecchio (alcune parti scritte nell’inizio del
1995) e nuovo (idee del 2007). Ho cambiato sicuramente qualcosa, ho imparato
molto anno dopo anno, ma ho un profondo rispetto per i Worship e non farò mai
sconvolgimenti radicali.
Che tipo di cambiamenti hai apportato recentemente?
Credo che io non sia praticamente cambiato. Non ho ascoltato tante volte Doom
dal 2000 ad oggi, mi scatena sempre un tumulto interiore. Ho migliorato solo
negli equipaggiamenti, e ho sviluppato un nuovo feeling per capire cosa funziona
musicalmente e cosa non funziona.
Come nasce un brano dei Worship?
Al giorno d’oggi, la maggior parte delle canzoni sono gia scritte nella mia
mente. Gli strumenti fanno la loro parte solo successivamente. Le idee mi
balzano in testa da non so dove… Mi piace e lascio che si svolga naturalmente.
Quali sono le tue principali influenze?
I momenti più bui della vita, dolore, paura. A dir la verità, non ascolto
altre band. Come ho detto prima sono molto auto-controllato, sono una sorta di
monaco della musica. Quando ascolto altre band, le loro idee si trasferiscono
nella mia testa, e prendono il posto delle mie. Quindi, per la maggior parte del
tempo, lavoro sul mio materiale e basta. Certamente ho ascoltato moltissima
musica negli anni novanta, molto death metal e doom, tanto da essere
radicati nel mio sangue.
Quale canzone dell’album credi che possa identificare al meglio la tua
musica?
Difficile da dire! Ho penato per renderle una diversa dall’altra, e quindi
sono Worship in tutto e per tutto. E’ come dire: “A che cosa tieni di più? La
tua mano? Il tuo orecchio?” Fanno tutte parte dell’album, sono tutte importanti
per me. Probabilmente Graveyard Horizion è una delle mie preferite.
Puoi parlarci del titolo? Semplice e diretto…
Avevamo in mente questo titolo dal 2000, lo trovavamo potente ed epico. Così
non ho mai pensato di cambiarlo dopo la morte di Max, non sarebbe stato giusto.
Devo farti i complimenti per la confezione del disco e per l’artwork molto
curato. Chi ha avuto l’idea dei soggetti?
Grazie. Mi è costata molta fatica per dare al pubblico un nostro ritorno in
grande stile. Alcune vecchie release sono molto semplici, ma questa volta ho
voluto che il cd fosse un pezzo da collezione, non una semplice versione povera
dell’LP. Il mio amico Gustavo Sazes di Abstrata.Net, un grande artista per me,
ha letto la storia dell’album, e ha disegnato lui stesso le otto immagini per le
canzoni.
Cosa dobbiamo aspettarci dai Worship in futuro?
Moltissimo. Ho gia iniziato a lavorare per il nuovo album, e vorrei suonare
in concerto l’anno prossimo, con una nuova formazione live. Per favore, mandate
le vostre richieste per concerti a
info@EndzeitElegies.com.
Siamo arrivati alla fine. Puoi concludere a tuo piacimento, grazie mille.
Ringrazio tutti quelli che hanno supportato i Worship in tutti questi anni,
ha significato molto per me. Grazie Stefano per questa intervista!
Stefano Risso