Live Report: Immolation a Brescia

Di Nicola Furlan - 26 Febbraio 2014 - 19:58
Live Report: Immolation a Brescia

14 febbraio 2014 @ Circolo Colony (BS)
Immolation + Broken Hope + Sweetest Devilry + Eufobia

Report a cura di Nicola Furlan

Grande serata di puro death metal al Colony di Brescia. Grandi attesi gli headliner: gli Immolation. Al seguito i deathster statunitensi (seminali pure loro) Broken Hope e giovani di buone speranze come i francesi Sweetest Devilry e i bulgari Eufobia.  Ad accogliere i presenti un locale davvero favoloso, come se ne vedono ormai pochi in Italia. Partiamo dall’onestà… i prezzi delle birre sono onesti! Per chi sta on-the-road, trovare un locale dove potersi sedere ogni tanto a gustare una buona birra a 3,50€ non è cosa da poco! Se poi si tiene conto che la serata proponeva anche attività di merchandising, allora il rendimento della stessa può dirsi di alto profilo. A firma del tutto una resa fonica più che buona…

EUFOBIA
Apertura di serara lasciata in mano ai bulgari Eufobia, band dall’attitudine sperimentale. Il loro death metal è brutale, ma scarno. Sezioni e blocchi di massicci riff si susseguono dando vita ad una musica ‘caotica’, a volte gelida ed oscura, a volte tecnica e melodica.
La brutalità espressa dal frontman Niki non convince: troppo piatta e gracchiante, sopratutto se ai cori deflagra l’ugola gutturale del bassista Steff. Bene la sezione ritmica e qualche soluzione compositiva da lasciar stupiti (più per originalità che per stupore qualitativo). Mediocri le sezioni ritmiche anche se la proposta dei Nostri non sembra necessitare di particolari orpelli per esprimersi al meglio. Ottima infine la cura scenica. Un buon antipasto.

— — — —

SWEETEST DEVILRY
Decisamente interessanti i francesi Sweetest Devilry, band autrice di un technical death metal dalle tinte melodiche. Nulla a che vedere con il tipico sound finlandese però.

Il quartetto risulta incline alla ricercatezza tecnica sotto ogni profilo: dalle ritmiche, costruite da incastri lodevoli, alle sezioni soliste che hanno visto il chitarrista e cantante Jeff Beguigne sullo scalino più alto del podio dei maggiormente abili della serata (alla pari di Vigna degli Immolation). Certo, i brani non sono stati poi così fruibili a primo ascolto, ma s’è percepito spessore. Incuriosisce aver colto quella mezza certezza che il loro ultimo studio album debba esser ascoltato quanto prima. Disco che consigliamo caldamente a chi si fa ammaliare da un sound ricercato, tecnico e di nicchia in ambito estremo. E, sopratutto, non perdeteveli dal vivo alla prima occasione…

— — — —

BROKEN HOPE
La serata prende forma… A salire on-stage la storia del death metal statunitense. Direttamente dall’Illinois ecco i Broken Hope. Da me praticamente sconosciuti, se non per i due dischi d’esordio ascoltati anni ed anni fa, “Swamped in Gore” e “The Bowels of Repugnance”, i cinque scatenati deathster portano al Circolo Colony una prima ventata di veemente bufera sonora, il tutto partire dal cantante del gruppo, ex-Gorgasm, Damian ‘Tom’ Leski, un toro infuriato dal growl cavernoso ed infernale. Brillante la tenuta scenica con un Jeremy Wagner (chitarrista fondatore) in primo piano per impatto e presenza scenica.

Per oltre metà la scaletta è composta da brani tratti dall’ultima fatica discografica “Omen of Disease” e questo m’ha tagliato un po’ fuori dai giochi avendo rispolverato solo di recente qualche ascolto relativo alle prime release. Ben poco conto… la band ha avuto un impatto devastante, sopratutto quando l’attitudine ha virato verso i confini tipici del death metal più intransigente, quello tinto di ‘NY hardcore’. Il resto lo hanno fatto il già citato cantante e la macchina da guerra presente alle pelli, il giovane brufoloso (ma assai promettente!) Mike Miczek. Un’ora di massacro… garantito!

— — — —

IMMOLATION
Arriva quindi il momento di Ross Dolan e compagni. Gli Immolation salgono il palco e l’attesa è manifesta. A parer di chi scrive gli Immolation sono, al momento, la band più efficace e capace in termini di scuotimento emotivo, alla pari di pochissimi altri mostri death metal come Unleashed, Nile e Behemoth, band che, per mia personale esperienza, dal vivo, hanno dimostrato di avere una marcia in più rispetto ad altri colleghi sulla carta più ‘importanti’. Sarà pure l’aurea che abbraccia l’importanza storica che gli Immolation rappresentano all’interno del filone death statunitense, ma ancora prima che parta il primo accordo, è percepibile nell’aria il profumo dell’immortalità.

La consolidata esperienza, una parco brani dal gusto death compatto, non di rado raffinato da arrangiamenti di brillante caratura tecnica, rendono questo gruppo uno dei più importanti della scena estrema contemporanea. E, così come su disco, pure on-stage ne arriva la conferma. La prestazione è infatti eccellente: perfetta, nessun sbavatura, potentissima.
Dai brani del validissimo ultimo full-length del 2013 “Kingdom of Conspiracy”, fino a ripescare i fasti dell’esordio discografico “Dawn of Possession” (qui rappresentato da capolavori del calibro di ‘Those Left Behind’ e dalla closer ‘Despondent Souls’), la lunga carellata fa scorrere dall’impianto un po’ tutto il repertorio. Peccato solo la mancanza di pezzi estratti da “Failures for Gods”
Brillante l’interazione con i presenti; straordinaria (e comprovata da tempo!) la spiccata abilità tecnica del chitarrista Robert Vigna, mente ispiratrice di quel loro così caratteristico sound, ferale ed oscuro. Ancora una volta la band ha dato prova di gigante spessore artistico. Immensi!

Setlist:
Kingdom of Conspiracy
Majesty and Decay
What They Bring
A Spectacle of Lies
Lost Passion
God Complex
Providence
Of Martyrs and Men
Bound to Order
A Glorious Epoch
Hate’s Plague
Those Left Behind
Indoctrinate
Nailed to Gold
Challenge the Storm
All That Awaits Us
Encore:
Despondent Souls

— — — —