Live Report: Swallow The Sun + Antimatter + The Foreshadowing + Tethra a Romagnano Sesia (NO)

Di Vittorio Cafiero - 11 Novembre 2013 - 0:07
Live Report: Swallow The Sun + Antimatter + The Foreshadowing + Tethra a Romagnano Sesia (NO)

Tethra
Arriviamo al Rock’n’Roll – per inciso, uno dei migliori locali per la musica live nel Nord Italia in quanto ad acustica e atmosfera – quando la band fresca autrice del suo primo full-length Drown Into the Sea of Life è nel pieno della sua esibizione. Pur totalmente all’oscuro della proposta dei quartetto, veniamo immediatamente catturati dalle atmosfere ossianiche, classiche ed opprimenti che riempiono la sala. Un sound a metà tra il più tradizionale doom metal e quel favoloso ibrido creato nei più di vent’anni or sono dai primi Paradise Lost e dai My Dying Bride avvolge gli astanti; stupiscono la presenza scenica dei quattro, la voce evocativa del frontman Clode (che alterna clean vocals a passaggi più sporchi, comunque intelligibili), la pesantezza della base ritmica (rocciosa e pachidermica la prestazione di Giuseppe Aufiero al basso e di Mike alla batteria) e l’esperienza evidente di Belfagor, chitarrista e fondatore dei veterani Horrid. Davvero una bella sorpresa, non c’è che dire: i  Tethra escono fra gli applausi dei presenti, soddisfatti per l’antipasto davvero interessante. Una band da supportare e da tenere sicuramente d’occhio.

The Foreshadowing
Dall’essere una giovane promessa del metal italiano, i The Foreshadowing si stanno sempre più confermando come una solida realtà. Tre eccellenti album sulle spalle (l’ultimo è Second World del 2012) e una intensa attività live in Italia, ma soprattutto all’estero, ne sono la dimostrazione. A tal proposito, sembra proprio che l’esteso tour nord-americano in compagnia di Moonspell e Marduk abbia lasciato il segno: rispetto al passato, è evidente la maggiore coesione, la maggiore sicurezza sul palco, la percepibile consapevolezza dei propri mezzi. Il tutto, in quel di Romagnano, si è tradotto in uno show esaltante, dal punto di vista musicale come da quello emozionale. Impossibile non essere trascinati dal refrain di Havoc, interpretata alle vocals da un Marco Benevento come sempre in stato di grazia o da quello, marziale, di Fallen Reign. Alessandro Pace e Andrea Chiodetti creano un solido muro di chitarre senza perdersi in inutili orpelli, Francesco Sosto sviluppa tappeti di tastiere mai ridondanti e fornisce un valido supporto alle backing vocals, mentre Francesco Giulianelli fa sentire, costante, la sua presenza in ogni pezzo (un plauso alle band che sfruttano il basso come si deve e non lo tengono in line-up solo perché è prassi comune). Infine, il “nuovo” acquisto (mai aggettivo fu usato più a sproposito) Giuseppe Orlando (evitiamo di citare il curriculum per motivi di tempo e spazio), dall’alto della sua esperienza, è già completamente integrato, di più, in un certo senso trascina i pezzi con rara potenza. Complice anche la buona resa dei settaggi della batteria, si produce in una prestazione davvero maiuscola e avvincente. La setlist procede con Departure, estratta dal malinconico esordio Days Of Nothing, dal chorus che strizza l’occhio ad atmosfere new wave e prosegue veloce verso la fine con l’energica Ground Zero, concludendosi con la lunga Chant Of Widows, che dal vivo guadagna in tiro e coinvolgimento.
Una performance brillante per la band capitolina, purtroppo ancora una volta troppo breve per i gusti di chi scrive. La speranza è che questi tour internazionali da support act siano il preludio ad eventi che vedano i The Foreshadowing ancora più protagonisti.

Setlist:
Intro/Havoc
The Forsaken Son
Fallen Reign
Departure
Days of Nothing
Ground Zero
Chant of Widows

Antimatter
Dopo il consueto break per il cambio di palco, tocca agli albionici Antimatter salire on stage. Nati dalla collaborazione tra Duncan Patterson (ex-Anathema) e Mick Moss, oramai sono un progetto a cura unicamente di quest’ultimo, tra l’altro in piena convalescenza dopo un recentissimo intervento chirurgico addominale (da qui una setlist decisamente breve): complimenti comunque al frontman, che ha stretto i denti e non ha saltato l’appuntamento. E’ da dire la che proposta dark alternative rock degli Antimatter è quella che si discosta di più dai canoni prettamente metal delle altre tre band: i suoni sono più ovattati, lisergici, pochissima la distorsione, nessuna accelerazione. Ciononostante, è innegabile la qualità della breve performance della band inglese (peccato per l’assenza della brava Vic Anselmo), così come è stato immediato poter percepire la bellezza delle composizioni. Moss per l’occasione ha dato spazio a pezzi dall’ultimo Fear Of A Unique Identity, da Leaving Eden e dal debut Saviour, ma vuoi per gli arragiamenti, vuoi per la scelta dei suoni, i pezzi proposti sono andati a far parte di un tutt’uno compatto. Puntuale l’apporto di tutti gli strumentisti sul palco e buona la risposta della platea (anche se è parso di notare una lieve diminuzione di pubblico tra le primissime file), per un’esibizione certamente improntata sulla sobrietà. Per chi, come il sottoscritto, ha avuto la possibilità di assistere ad altri show degli Antimatter, sarà stato forse possibile percepire come la dimensione ideale dei nostri sia quella più contenuta, meglio se acustica, di un piccolo palco, piuttosto che quella elettrica in una venue dalle dimensioni standard. A prescindere da queste riflessioni, terza performance positiva su tre.

Setlist:
Paranova
Firewalking
The Last Laugh
Over Your Shoulder
Leaving Eden
Landlocked

Swallow The Sun
E arriva finalmente il momento degli headliner. Veri e propri idoli in patria, gli Swallow The Sun godono di un discreto seguito anche nella Penisola e approfittano del decennale dell’album di debutto The Morning Never Came, per riproporlo in Europa in tutta la sua interezza. Le luci si abbassano, le note di Through Her Silvery Body partono ed inizia il viaggio nei meandri dell’introspezione sonora proposta dalla band finlandese. Mikko Kotamaki sale per ultimo sul palco e subito entra nel personaggio dello spirito maledetto e distaccato, in contrasto con il resto della band (anche dal punto di vista estetico), più partecipe nell’accompagnamento ritmato dei pezzi. Il frontman, tuttavia, fornisce una prova vocale assolutamente positiva e, tutto sommato, il suo atteggiamento è in linea con i testi così malinconi e depressivi proposti dalla band. Un concerto degli Swallow The Sun è una vera e propria esperienza esistenzialista, dove ogni energia difficilmente ha un output positivo e non porta ad altro se non ad un crogiolarsi in un male interiore difficilmente debellabile: il non plus ultra, per chi apprezza certe tematiche e trova nel doom una fonte di arricchimento interiore. Al di là degli spunti più emozionali, la band fornisce una prova impeccabile. Oltre al già citato frontman, stupiscono Juuso Raatikainen alla batteria, turnista dal vivo, eppure perfettamente integrato e Aleksi Munter alle tastiere, solido e coinvolto nella performance. Il debut album viene quindi riproposto integralmente e senza soluzione di continuità: classico ed eccellente esempio di melodic doom/death metal decadente, tipicamente finlandese nel mood, The Morning Never Came dal vivo guadagna ulteriormente in intensità. Il pubblico apprezza, le teste si muovo al ritmo della musica, quasi ipnotica in certi frangenti. Senza sbavature e cali di tensione, si arriva alla title track che chiude il capitolo celebrativo. Una breve pausa e per la seconda parte del concerto vengono proposti alcuni pezzi dalla restante discografia: Labyrinth Of London ora arcigna ora decadente e Night Will Forgive Us, entrambe tratte dall’ultimo Emerald Forest And The Blackbird. Chiude l’appassionante show The Giant, con pubblico e band ugualmente soddisfatti.

Setlist:
Through Her Silvery Body
Deadly Nightshade
Out Of This Gloomy Light
Swallow (Horror pt I)
Silence Of The Womb
Hold This Womb
Under The Waves
The Morning Never Came
Labyrinth Of London (Horror pt IV)
Falling World
Don’t Fall Asleep (Horror pt II)
Night Will Forgive Us
The Giant

In definitiva, una gran bella serata, svoltasi tra l’altro in un’atmosfera davvero piacevole e conviviale, nonostante la pesantezza della proposta musicale. Davvero un plauso alle band per le ottime performance e alla volenterosa House Of Ashes per aver portato dalle nostre parti questo interessante pacchetto.

Vittorio “Vittorio” Cafiero