Heavy

Live Report: Black Label Society @ Alcatraz, Milano – 19/06/2022

Di Davide Sciaky - 21 Giugno 2022 - 9:33
Live Report: Black Label Society @ Alcatraz, Milano – 19/06/2022

Black Label Society + Dust in Mind

@Alcatraz, Milano – 19/06/2022

Qui puoi vedere le nostre foto del concerto.

Serata di fuoco sotto tutti i punti di vista quella del tanto atteso ritorno di Zakk Wylde e dei suoi Black Label Society in Italia.
Prima a fuoco per il grande caldo di questi giorni, che non ha dissuaso tanti fan del barbuto musicista dal mettersi in coda fuori dall’Alcatraz già parecchio prima dell’apertura porte, e a fuoco poi per l’incandescente esibizione degli americani.
Wylde non si vedeva nel nostro Paese da un po’: i Black Label Society avevano suonato l’ultima volta in Italia all’inizio del 2018, e qualche mese dopo il chitarrista era tornato insieme ad Ozzy a Firenze. L’attesa non ha raffreddato i cuori dei suoi fan, anzi, ha solo aumentato il desiderio di tornare a far festa sotto al palco.
Osservando le persone in coda fuori dal locale si notano tantissimi con magliette della band e con smanicati con grosse toppe della band; più che a tanti altri concerti, si nota qua una dedizione totale della maggior parte dei presenti, un segno di quanto sia importante la musica dei Black Label Society per i loro fan.

Ad aprire il concerto troviamo i Dust in Mind, band francese dedita ad un Metal moderno, a tratti melodico, con la cantante Jennifer Garvais che spicca per la sua ottima voce.
Reminiscenti dei Lacuna Coil, i francesi suonano una musica non proprio affine a quella degli headliner e, se qualcuno storce il naso, bisogna dare atto alla band per una buona esibizione che riesce efficacemente a coinvolgere i presenti. Il concerto è breve, ma in mezz’ora i Dust in Mind si conquistano qualche nuovo fan e scaldano a dovere i presenti in preparazione per i protagonisti della serata.

Durante il lungo cambio palco il locale si riempie e l’aria diventa sempre più elettrica, l’attesa palpabile e l’eccitazione cresce sempre più.
Nell’Alcatraz cominciano a risuonare le note di “Whole Lotta Sabbath”, il celebre mashup di “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin e di “War Pigs” dei Black Sabbath, ormai immancabile ad aprire i concerti dei BLS, cala il sipario, la band sale sul palco e inizia la festa.
Sul palco non ci sono grandi scenografie, ma nel miglior stile della band troviamo una muraglia di amplificatori che scaricheranno un muro di suono incredibilmente massiccio nell’arco della serata.
Si apre con i classici “Bleed For Me” e “Demise of Sanity” che infiammano il pubblico, prima di presentare uno dei brani del nuovo album, “Destroy & Conquer”.
Dal nuovo “Doom Crew Inc.” vengono suonate tre canzoni, la sopracitata “Destroy & Conquer”, “You Made Me Want to Live” e “Set You Free” che vengono distribuite nell’arco del concerto in mezzo a brani più vecchi e classici. Se la scelta di posizionare le canzoni in questo modo è pensata per farle digerire meglio ad un pubblico che magari non le conosce ancora bene, invece di presentarle una via l’altra, va detto che in realtà i presenti reagiscono con uguale entusiasmo ad ogni singola canzone del concerto, segno che il nuovo disco è stato abbondantemente digerito e apprezzato.
Già poco dopo l’inizio dello show, davanti al palco si crea un pit dove i fan più energici si lanciano in un mosh, saltano, si spingono, ridono, si abbracciano, e in generale dimostrano tutto il proprio amore per la band, i cui membri spesso osservano divertiti e soddisfatti l’entusiasmo degli spettatori.

Immancabile il momento più raccolto dello show con Zakk che lascia la chitarra per ritirarsi dietro al pianoforte per suonare “Spoke in the Wheel”, e soprattutto “In This River”, commovente brano dedicato ogni notte alla memoria del suo amico Dimebag Darrell, e negli ultimi anni anche al fratello Vinnie Paul. L’esecuzione del brano è intensissima, sul palco vengono proiettate foto di Dimebag e Vinnie e l’emozione è forte, ma non si ricordano i musicisti in raccolto silenzio, bensì con grande energia proprio come avrebbero voluto i due. È lo stesso Zakk che nel mezzo del brano urla, “Come on! Give it up for Dime and Vinnie”, scatenando urla potenti e commosse dal pubblico.
Il concerto poi ritorna poi su ritmi più tirati e vede alcuni abili scambi di assoli tra Wylde e Dario Lorina. Il frontman si arrampica anche sopra al pianoforte da dove continua imperterrito a macinare note, spesso anche portando la chitarra dietro la testa omaggiando il suo idolo Jimi Hendrix, ma senza mai perdere un colpo.
Come se il concerto non fosse stato già abbastanza caldo, i Label riservano per il finale un trio di classici tra i più noti e amati dai fan, “Fire it Up”, “Suicide Messiah” e “Stillborn”, che scatenano ancora di più il pubblico, e sottopalco la situazione si fa, se possibile, ancora più incandescente.
A fine concerto i quattro musicisti si congedano, non prima però di aver lanciato plettri, bacchette della batteria, setlist, e pure alcune magliette della band con stampa dedicata ai fan italiani, un bel tocco che i fortunati che si sono accaparrati i trofei non dimenticheranno tanto presto.

Uscendo dal locale ci rendiamo conto che lo show non è poi stato tanto lungo, un po’ meno di un’ora e mezza, ma per l’incredibile intensità che abbiamo vissuto in sala se ci avessero detto che era durato il doppio ci avremmo creduto.
Lo show è l’ennesima prova dell’immenso talento di Zakk Wylde e della sua band che questa sera hanno conquistato ancora una volta tutti i loro fan.
Strength, determination, merciless, forever!
Lunga vita ai Black Label Society!

 

Setlist:

Whole Lotta Sabbath [Intro registrata]
Bleed for Me
Demise of Sanity
Destroy & Conquer
Heart of Darkness
A Love Unreal
You Made Me Want to Live
The Blessed Hellride
Spoke in the Wheel
In This River
Trampled Down Below
Set You Free
Fire It Up
Suicide Messiah
Stillborn