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Live Report: Breaking Sound Metal Fest III

Di Giuseppe Casafina - 29 Agosto 2017 - 17:00
Live Report: Breaking Sound Metal Fest III

BREAKING SOUND METAL FEST III

26 AGOSTO 2017 – MESAGNE (BRINDISI)

Il Live Report Ufficiale Di TrueMetal.it

(a cura di Giuseppe “House” Casafina)

 

BANNER GRANDE BSMF3

 

E così giunse il grande giorno: 26 agosto 2017, il suggestivo paesaggio di Villa Cavaliere, Mesagne, fa da sottofondo alla terza edizione di un festival nato praticamente per scherzo, dalla follia di alcuni ragazzi come tutti noi, puri e semplici appassionati che avevano deciso di rischiare creando il nome omonimo fest a tema.

Si tratta dei ragazzi dell’organizzazione Breaking Sound di Mesagne (qui intervista), che due anni or sono stupirono tutti con una prima edizione del festival (qui l’ormai ‘arcaico’ report) che ottenne, non troppo a sorpresa in verità, un discreto successo di pubblico. A quella prima, storica edizione, lo scorso anno si replicò l’esperienza: venne messo sù così il Breaking Sound Metal Fest II (qui il report della scorsa edizione), avente per headliner Shores Of Null e Necrodeath (questi ultimi per la prima volta sul suolo pugliese dopo molti anni di assenza sullo stesso), ed in tale occasione il responso di pubblico fu ancora maggiore. Son seguite così tante altre iniziative a tema con i filmati ufficiali (anzi, veri e propri film) a cura del team OneAsThree Rock ed eventi minori, così quest’anno i ragazzi del team Breaking Sound hanno deciso di fare le cose ancora più in grande e così, prima hanno dato origine ad un vero e proprio evento ‘preparatorio’ quale il Road to Breaking Sound Metal Fest III (link) a cui nel frattempo ha preso froma un piccolo crowdfunding (link), in modo tale da poter coprire in parte i costi del loro grande progetto: location differente dalle due edizioni precedenti, spostandosi come già accennato in apertura sul suggestivo scenario di Villa Cavaliere, e soprattutto un bill che per la prima volta nella storia del festival, finora focalizzato sul metal italiano, di caratura internazionale quale i Sinister in veste di headliner.

I restanti gruppi convocati per l’occasione non sono da meno: una storica (per i motivi che leggerete) performance dei Maestri nostrani Antropofagus ha coronato di gloria questa terza edizione dell’ormai popolare festival pugliese, a cui sono seguite ottime performance di realtà provenienti da tutta Italia. Logicamente, TrueMetal.it non poteva certo sottrarsi nel presenziare (e per fortuna nessun imprevisto di natura personale mi ha sottratto dal presenziare) a questa terza edizione: proseguite nella lettura per scoprire tutti i dettagli della serata e pertanto, vi auguro buon intrattenimento!

Prima di cominciare, vorrei ringraziare il collega Federico Pizzileo di Rock And Metal In My Blood, per essere stato in grado di fornirmi la scaletta degli headliner Sinister.

 

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Il fest si apre in ritardo, causa soundcheck più approfondito del solito per i Sinister, che mi ritrovo intenti nelle ultime prove proprio mentre giungo nell’area concerti poco prima dell’apertura ufficiale dei cancelli, ma nulla di così grave che ne abbia potuto minare l’eccellente macchina organizzativa.

La terza edizione del Breaking Sound Metal Fest quindi si apre comunque come da previsione con l’hard rock simpatico e ‘gigolò’ dei Fatbacks, formazione originaria di Grottaglie (provincia di Taranto) a quanto pare da molti anni attiva sul suolo locale e che, a detta del mastermind dell’Agglutination Gerardo Cafaro (presente al Fest in veste di semplice ospite e sempre pronto a supportare qualsiasi realtà locale), hanno presenziato in una ormai arcaica edizione del suo festival di circa venti anni fa (salvo non aver capito male, spero di no, in caso contrario fate finta di non aver letto nulla).

La band attacca subito con del classico hard rock vecchia scuola, dall’attitudine in apparenza non eccessivamente seriosa, con tanto di frontman (Marcello Contessa) in tenuta floreale per l’occasione (esordendo con un “Avrei voluto omaggiare gli organizzatori con un mazzo di fiori, quindi mi son vestito a tema!“), sicuramente il più movimentato e scanzonato dei membri. I restanti componenti (Pino Miale alla seconda chitarra, Flavio Zuccherofino al basso e Pino Branca dietro le pelli) infatti, sono apparsi piuttosto statici per tutta la durata del loro breve set, cosa che pare però non aver ostacolato di molto la partecipazione del pubblico presente sule prime battute, nonostante questo fosse ancora piuttosto esiguo..credo fossimo ancora una 50ina di persone compresi gli addetti agli stand!

 

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In ogni caso, la carica del simpatico frontman riesce un pelino a riascaldare gli animi generali assieme ad alcuni componenti della band stessa (…tutti tranne il solista Pino Miale, immobile nella sua posizione sul palco così come nel suo sguardo) e come già detto anche l’esiguo pubblico, che comunque verso il finale della loro esibizione aumenterà leggermente quanto a quantità presenze, manifestando anche alcuni alcuni timidi segnali di partecipazione verso il loro hard rock diretto ed essenziale, tra pezzi cantati in italiano (solo uno, la seconda ‘E’ così’) ed il più canonico inglese, per un’ottima partenza del festival.

Perdonabili anche alcuni errori tecnici ma l’emozione, così come il calore del tardo pomeriggio (faceva piuttosto caldo), giocano brutti scherzi.

Assoolutamente non innovativi, ma a loro modo gustosi: un genere per nostalgici sufficientemente ben eseguito dove la presenza sul palco però, è assolutamente da rivedere.

Setlist Fatbacks:
1. Incarnation
2. È cosi
3. Possess
4. If You

 

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L’antipasto del 3o Breaking Sound Metal Fest è servito: i retro-rockers Fatbacks!

 

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Calano le prime tenebre della sera, il sole mostra i primi cenni di cedimento: atmosfera perfetta per il post-hardcore dei Nereide.

Basato del tutto sulle intricate partiture a sette corde di Roberto Spels, frontman e chitarrista della band, i Nostri partono con un eccellente pezzo strumentale (‘The Ambling Alp’) in grado di mostrare tutte le sfaccettature del loro sound: parti math-core si alternano a momenti più riflessivi accennati dalle sempre azzeccate parti di basso di Cosimo Bardaro, per un suono molto personale, di discreto tasso tecnico ma non per questo privo di emozionalità. Eccellente la prestazione di Giacomo Scoletta dietro le pelli: da notare la giovanissima età della band rispetto a tutte le band coinvolte nel festival, cosa che non va di certo ad intaccare la qualità della loro performance. Rimangono discretamente statici sul palco, ma data il discreto tasso tecnico richiesto dalla loro stessa proposta è chiaro che sia maggiormente fondamentale porre attenzione alle parti suonate.

 

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La successiva ‘Surmise, Polars’ dimostra tutta la capacità esecutiva di questi giovani rampolli del metal alternativo: i suoni sono quelli giusti, le atmosfere ricreate sono sempre suggestive nonostante l’elevato tasso di tecnicismo sempre ricco di tempi dispari e campi di tempo e la performance vocale del frontman Roberto è anche di buon livello, nonostante una partenza da tale aspetto invero piuttosto timida. ‘Unlimited’ è il saluto di questi tre giovani musicisti con le idee ben chiare e le giuste capacità tecniche verso il pubblico del Breaking Sound, che nonostante solo tre pezzi conquistano un pubblico ancora non troppo numeroso ma già più attento a quello che succede sul palco: con estrema sincerità non mi aspettavo un impatto così positivo da questa formazione, pertanto son sicuro che con una maggiore esperienza live ed in studio potranno anche divenire un nome di discreta importanza nel circuito metal nostrano.

Da segnalare qualche leggera imprecisione durante l’esecuzione, non ciò non toglie che i Nereide ne escano comunque completamente promossi per il verdetto finale! 

Spero di risentirne parlare presto.

Setlist Nereide:
‘The Ambling Alp’
‘Surmise, Polars’
‘Unlimited’

 

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Giovani con le idee chiare, questi Nereide.

 

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Baraonda!

Le luci della sera conquistano definitivamente il cielo e tocca ai Septem regalare una bella strigliata ai padiglioni auricolari dei presenti con il loro heavy metal puro & duro con inserti moderni (quasi swedish death sulle chitarre in alcuni momenti) e con il growl secco e ‘In Your Face’ (di stampo hardcore) di Francesco Scontrini, impegnato anche nel ruolo di chitarrista…ma non fatevi trarre in inganno, le vocals del di quest’ultimo’ sono solo uno dei tanti elementi moderni inseriti nel sound della band di La Spezia, perché il microfono principale è saldamente nelle mani dell’ugola strillante (in senso buono) di Daniele Armanini, autentico fenomeno da palco assieme al bassista Andrea Albericci, anch’esso tutt’altro che immobile nel suo ruolo di interconnessione ritmica e melodica…non che il resto della band sia da meno!

 

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Partono carichi a mille con ‘Lord of the Wasteland’, brano di apertura del loro ultimo disco in studio “Living Storm” uscito lo scorso anno tramite la nostrana Nadir Music: si capisce immediatamente che i Septem sono una band con gli attributi, che a più riprese ringrazia lo Staff ed incita il pubblico a più non posso, che di certo fermo non si sta. Insomma, partono i primi headbanging da parte dei più giovani metallers, le prime corna al cielo e tutto il tipico ‘contorno da concerto Metal’. Le già citate vocals di stampo hardcore del chitarrista spiazzano il pubblico per originalità, facendo intuire anche ai più distratti l’ìnusualità del combo ligure.

Il pubblico come già detto reagisce e la band fa del suo meglio per caricarlo a più non posso, regalando la prima botta di energia on stage del festival.

Solo 5 pezzi questa sera, ma il loro stage è stato talmente intenso che pare fosse trascorsa un’ora, tanto il pubblico era sporco e sudato al termine della loro esibizione: Septem, segnatevi questo nome.

Setlist Septem:
1. Lord of the Wasteland
2. Purified by the Pain
3. Montezuma II
4. Cielo Drive
5. Living Storm

 

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Inossidabili come l’acciaio, i Septem si sono rivelati una delle più belle sorprese del Breaking Sound Metal Fest.

 

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Due grossi sirene prendon posto sulle testate: è tempo di Rock & Roll!

E’ tempo di portare del sano spirito Rock & Roll nel Fest e gli Essenza, da Lecce, sono qui proprio per questo!

Attivi da 25 anni sul fronte musicale con una ricca carriera underground, la band guidata dai fratelli Rizzello (Carlo alla chitarra e voce e Alessandro al basso e seconda voce, oggi con Paolo Colazzo alla batteria) celebra la propria lunga militanza nella scena con un vero e proprio concerto evento a cui ha presenziato anche il loro ex-chitarrista Luca Rizzello, a loro dire attivo nei primi 10 anni di vita della band e stasera nella doppia veste di seconda chitarra e violinista, direttamente nel pezzo di chiusura. Concentrano il loro set in sette pezzi che sacceggiano un po’ tutta la discografia della band leccese, dedicando anche un pezzo “…ad un ragazzo che avrebbe dovuto essere questa sera con noi ma che qualche giorno fa ci ha prematuramente lasciati” eseguendo ‘Time (Keep my Memories Alive)‘, secondo pezzo in scaletta questa sera nonché pezzo conclusivo del loro ultimo disco in studio “Blind Gods and Revolutions”, uscito nel 2014 su SG Records. In tutta sincerità la band è partita un po incerta ed infatti proprio il pezzo di apertura ha risentito più di tutti di questo status in parte confusionario che ha colpito un po’ tutto il terzetto, che però si rianima sul secondo pezzo sopra citato.

 

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Questione di pocchi attimi…infatti è a partire dalla terza ‘(Universe) in a Box’ che l’energia degli Essenza esplode fragorosamente: molti dei presenti sono qui per loro allo scopo di celebrare questo concerto evento e la band incita i propri discepoli con un set che pezzo dopo pezzo acquista sempre più vigore ed energia, come ogni buona Rock & Roll band dovrebbe fare. Mi ha colpito molto il loro suono, un hard & heavy vecchia scuola, Motorheadiano quanto basta e ricco di reminescenze blues rock, così come il forte affiatamento tra i tre membri oltre che con il loro pubblico: affiatamento che a quanto pare lega costoro anche al loro ex-chitarrista (il frontman commenta “…in realtà non se ne è mai andato!”), convocato per eseguire la conclusiva ‘Dance Of Liars’ dapprima come seconda chitarra e poi al violino, per un finale che ha davvero conquistato tutti i presenti, con un pubblico che finora non si è ancora lanciato nel pogo sfrenato ma che ha assistito attento ad ogni singola mossa eseguita sul palco da parte dei Nostri.

Sembra davvero di assistere ad un grande celebrazione di una vera band underground, sempre troppo poco nota al grande pubblico ma sempre nel cuore dei suoi affezionatissimi defenders: Cuore & Rock & Roll, questo sono gli Essenza. Mai un monicker di una band si è rivelato più appropriato di questo: Essenza del vero Hard & Heavy, appunto.

Solo grandi applausi per loro.

Setlist Essenza:
01. Devil’s Breath
02. Time (Keep my Memories Alive)
03. (Universe) in a Box
04. Rock ‘n’ Roll Blood
05. The Song Inside
06. The Fury of the Ancient Witch 
07. Dance of Liars (feat. Luca Rizzello)

 

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L’autocelebrazione degli Essenza colpisce il pubblico, ed anche il sottoscritto!

 

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…dopo tanta energia Rock & Roll e vitalità, è tempo di smontare le sirene dalle testate, rallentare i ritmi e concedersi all’infinito culto del Tristo Mietitore!

Una delle band che personalmente mi hanno portato fin qui a Mesagne son stati loro: i doomsters baresi The Ossuary salgono sul palco e subito dopo la consueta intro di rito cominciano a darci dentro come fabbri con il loro Doom Metal venato di Stoner senza perdersi in in troppi convenevoli. Onestamente avevo già letteralmente consumato in streaming il loro disco di debutto “Post Mortem Blues”, rilasciato a febbraio su Supreme Chaos Records, ma è la prima volta che assistevo ad un loro show, pertanto devo ammettere che non mi sarei mai e poi mai aspettato un impatto così essenziale (la band non si muove eccessivamente, ma il sound ne guadagna in precisione) ed allo stesso tempo devastante sul palco, grazie ad un sound che rispetto alle precedenti band si è ulteriormente appesantito (…frutto forse di un soundcheck maggiormente studiato?) e che sa fare male sul serio!

 

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L’ensemble barese, che nelle proprie file vanta Max Marzocca alla batteria, attivo nei Natron (gli stessi The Ossuary sono un po’ a tutti gli effetti i Natron sotto un nome differente ma con un nuovo vocalist, vogliosi di esplorare nuovi territori oltre il classico death metal) ed una delle più stimate e quotate bacchette del nostro Paese, parte a rotta di collo con ‘Black Curse’, facendo notare immediatamente come le versioni live dei loro pezzi siano addirittura superiori a quelle già estremamente precise registate in studio! In effetti, i musicisti coinvolti nel progetto sono tutto tranne che dei novellini, a giudicare dalle loro performance sul palco: il vocalist Stefano “Stiv” Fiore ad esempio, si conferma singer di grande presenza scenica ed in possesso di un timbro vocale che dal vivo si rivela ancora più efficace e carismatico e sempre perfettamente intonato, il bassista Dario De Falco si rivela una bestia indiavolata dietro il suo quattro corde, disegnando nenie di sottofondo duttili e perfettamente incastrate sia nel contesto ritmico che melodico, il tutto adottando un atteggiamento ‘nervoso’ ed ipnotico che è conseguenza stessa del suo stesso pizzicare le corde, tipica del Maestro Geezer Butler che noi tutti conosciamo, ma con una verve a tutti gli effetti più punk. I due chitarristi si confermano autori di grandi riff e perfetti incastri melodici figli dei Black Sabbath della prima era, ma reinterpretati con gusto e che vann oltre il solito ‘copia e incolla’ tipico di moltissime band del genere ben più blasonate. Pare davvero di essere ritornati agli albori dell’Hard & Heavy, per un viaggio diretto alle radici del suono duro che fu, il tutto enfatizzato anche dall’effetto ‘radiofonico’ conferito alla voce del vocalist Stiv. Come già accennato i pezzi dei doomsters baresi, già devastanti su disco, in sede live acquistano un’ulteriore forza e purezza, che ti porta immediatamente a pensare che costoro siano già pronti per cavalcare le assi dei più imponenti palchi europei.

L’esibizione termina con la title-track del loro debut album ‘Post Mortem Blues’, che nel contesto notturno acquista un tono ancora più sinistro e perverso, con un pubblico estasiato dalla performance dei cinque ‘becchini’ baresi.

Piccola nota di merito: pare che il merchandise della band questa sera sia andato completamente esaurito e che il loro banchetto sia stato letteralmente preso d’assalto, idem il sottoscritto che ha finalmente prelevato una copia fisica del disco, dopo mesi e mesi di ascolto in streaming…non aggiungo nulla, traguardo meritatissimo.

Massicci: una performance da livello headliner.

Setlist The Ossuary:
01. Black Curse
02. Witch Fire
03. Blood on the Hill
04. Graves Underwater
05. The Great Beyond
06. Post Mortem Blues

 

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I The Ossuary ci riportano dritti negli anni ’70!

 

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E’ il turno dei primi headliner veri e propri del festival.

I deathsters nostrani Antropofagus salgono sul palco per quella che è a tutti gli effetti una data speciale nella loro ormai lunga e consolidata carriera musicale: si tratta infatti dell’ultimo concerto in assoluto del singer Tya (qui la news), che appunto proprio verso il finale dedica questo concerto alla sue sue origini pugliesi (cosa di cui eprsonalmente non ero a conoscenza, credendo fosse originario della Lombardia), ed esprime il suo orgoglio nel terminare la sua carriera negli Antropofagus proprio con una data in questa terra a lui così cara.

La freensia del pubblico raggiunge il massimo nell’introduzione atmosferica che precede ‘Spawn of Chaos’, pezzo di apertura dell’ultimo album in studio “M.O.R.T.E.”, con il risultato di avvicinare pesantemente i presenti verso le prime file. Appena parte il pezzo vero e proprio, il pubblico subito si lancia in un pogo esagerato che da subito alza un polverone nelle prime file: la band è già di suo carica come non mai ma è grazie a questa partecipazione intensa dei presenti che spicca davvero il volo offrendo un set davvero lungo, intenso, che pesca anche alcuni estratti dall’ormai lontano disco di debutto “No Waste of Flesh” (in diretta successione infatti seguono ‘Loving you in Decay’ e ‘Thick Putrefaction Stink’), storico platter che vedeva la partecipazione di Argento alla chitarra e voce, musicista poi noto per var dato forma gli ormai noti (e discolti) Spite Extreme Wing.

 

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Un concerto che ha generato un moshpit devastante (anche se onestamente avrebbe potuto essere ancora più violento, ma ciò avverrà con la prossima band ehehe…) e vissutto appieno dall’ascia furente di Francesco “Meatgrinder” Montesanti e dalla sezione ritmica precisa al millimetro costituita da Jacopo Rossi al basso e Davide “Brutal Dave” Billia dietro le pelli.

Il singer Tya, dopo la dedica sopra citata, regala al pubblico del Breaking Sound un finale davvero ‘di cuore’, qualcosa in grado di dimostrare che anche dietro il death metaller più truce batte l’animo di un ammirevole essere umano: dedica il finale di questa sua ultima esibizione con la band “alle proprie origini, ciò che continuerà a legare per sempre me ed i miei amici qui sul palco stasera” e parte così la cover di ‘Living in Fear’ dei Malevolent Creation.

Il concerto poi, purtroppo giunge al termine: segue un’ovazione mostruosa e meritatissima, poi tutto tace per pochi minuti.

E’ tempo dei Sinister…ma gli Antropofagus, e con essi Tya, rimarranno nel cuore di molti metalhead presenti stasera.

Setlist Antropofagus:
01. Spawn of Chaos
02. Chants for Abyzou 
03. Architecture of Lust
04. Loving you in Decay
05. Thick Putrefaction Stink
06. Demise of the Carnal Principle
07. Praise to a Hecatomb
08. Deception of the Blood
09. Living in Fear (Malevolent Creation)

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Grande trionfo per gli Antropofagus ed a suo modo commovente “canto del cigno” per il singer Mattia “Tya” DeFazio.

 

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E’ il turno dei Sinister, il leggendario act olandese sale sul ‘sipario’ del Breaking Sound Metal Fest per regalarci una esibizione assolutamente devastante.

O meglio, ad essere sinceri la band era partita in un modo un pochino ‘strano’: se il chitarrista Dennis Hartog ed il bassista Ghislain van der Stel infatti partono immediatamente carichi a mille headbangando come due pazzi, entrambi lanciati in pose ‘scultoree’ roteando il loro capo assieme alla loro chioma dall’altra parte il resto della band, incluso il singer Aad Kloosterwaard, storico drummer della prima parte storica della formazione che ora riveste i panni di vocalist e frontman (oltre che unico membro della formazione originaria), non sono esattanente reattivi e partecipi, si vocifera a causa di alcune incertezze del soundcheck (cosa strana se si considera che la band aveva un proprio ingegnere del suono) ed in effetti nei primi 2 pezzi le chitarre suonano un po’ basse rispetto al resto, la voce è troppo alta rispetto al resto ed il basso praticamente inesistente…ma è a partire da ‘Blood Ecstasy’ che la formazione olandese spicca al volo, in primis grazie alla reazione del pubblico che da ora in poi inizierà a farsi davvero esagerata, con un moshpit esagerato che trasforma le prime file in una tempesta di sabbia che sporcherà ogni centimetro di indumento che si osi avvicinare anche solo minimamente nei pressi del palco. Il suono si perfeziona, il vocalist si rianima ( – Spiritosa la sua t-shirt col simbolo di divieto dinanzi al faccione sofferente di Gesù Cristo, dove si compra? – Nda) ed assieme a lui tutta la band diventa assolutamente incontrollabile, per un set che pesca a piene mani sia dall’ultimo “Syncretism” che dalle fasi più arcaiche della discografia del combo.

 

 

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Il concerto si spezza in due parti, con la band che si ferma per qualche minuto con lo scopo di riprendere fiato, ed è così che parte la intro di ‘Neurophobic’, pezzo apripista dell’ultimo disco in studio sopra citato, assieme alla successiva ‘Convulsions of Christ’ e ‘The Canonical Rights’, per poi concedersi altri estratti sparsi dalla loro ormai ricchissima discografia e chiudendo con la storica ‘Afterburner’

…e con un pubblico (tra cui il sottoscritto) che invoca a grandissima voce il nome della band sul palco, poteva mica concludersi qui? Ed infatti a sorpresa (ma non troppo dai, siamo onesti…) la band risale sul palco per riproporre ‘Epoch of Denial’, direttamente dallo storico disco di debutto “Cross the Styx” del 1992, e poi concludere con ‘The Carnage Ending’…mai titolo fu più azzeccato per concludere una esibizione così devastante!

Chiudo la parentesi Sinister raccontando un fatto inusuale legato appunto a quest’ultimo bis: Aad & soci hanno rievocato a più riprese il circle pit e svariati wall of death, azioni già ampiamente ‘testate con mano’ durante i pezzi precedenti, ma il pubblico, appunto, è davvero troppo stanco, al che si lancia negli ultimi tentativi di moshpit assieme a pochi intimi ( – …io c’ero! – Nda ), cosa che causa più di un sorriso nello sguardo del chitarrista Dennis Hartog, quasi fosse commosso (!) da questo ulteriore sforzo di partecipazione di parte del pubblico, perché la maggior parte dei presenti era visibilmente davvero sporco, confuso, stanco.

Il concerto si chiude con un’ovazione di pubblico (…che noto essersi fatto davvero numeroso e non ci avevo fatto caso) da spaccare i timpani: la band saluta, giusto il tempo di acquistare una t-shirt della band ed una copia dell’ultimo “Synchretism” a mò di ricordo e chiedere una foto assieme al simpatico Dennis Hartog, salutare amici ed organizzatori e si torna a casa…con un pizzico di malinconia perchè, quanto mi riguarda, per me e molti presenti questo terzo Breaking Sound Metal Fest si è rivelato essere la conclusione di un’estate concertistica che al Meridione si è rivelata quanto mai intensa ed infuocata (…eeeh, il caldo furente di questo agosto!).

Vi voglio bene, ragazzi.

Setlist Sinister:
01. Intro + The Malicious
02. Transylvania (City of Slaughter)
03. Blood Ecstasy
04. The Grey Massacre
05. Sadistic Intent
06. Intro + Neurophobic
07. Convulsions of Christ
08. The Canonical Rights
09. Intro + The Science of Prophecy
10. The Masquerade of an Angel
11. Afterburner

Bis:
12. Epoch Of Denial
13. The Carnage Ending

 

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La leggenda del death metal Sinister infuoca le assi del palco del Breaking Sound Metal Fest!

 

 

…odio questo momento, perché mentre scrivo parte sempre un filo di malinconia…comunque, per rigor di cronaca, devo farlo.

Come già detto ammetto di voler bene a questi ragazzi, vale a dire lo staff Breaking Sound: in verità abbiamo vissuto davvero pochi momenti assieme personalmente parlando ma in loro ho immediatamente percepito la mia stessa passione per il metal, sebbene la loro sia ovviamente più rischiosa della mia in quanto lanciata dal punto di vista organizzativo. Questo è vero spirito metal, questa è vera voglia di fare senza mai lasciarsi andare alle solite lamentele “Qui al Sud non si fa mai nulla!”. Loro non solo non lo hanno fatto, ma hanno rischiato moltissimo mettendoci dentro finanze (…cosa pericolosa come non mai in questi tempi di crisi economica), passione e volontà di precisione organizzativa per la terza volta di fila, tutti requisiti fondamentali per portare avanti qualcosa nel migliore nei modi.

Quanti altri ragazzi sarebbero disposti a rischiare così tanto? Con le dovute ragioni personali, ben pochi credo.

E questo dice praticamente tutto, quindi sono davvero lieto di sapere che il numero di presenze pare sia stato sufficiente a coprire le spese quanto basta, sperando come sempre in una prossima e quarta edizione a cui cercherò di esserci con tutte le mie forze. Unico appunto che mi sento di riservare per la prossima edizione è il seguente: ragazzi, serve assolutamente un tappeto nell’area più vicina al palco, onde evitare di scatenare ulteriori tempeste di sabbia…non a caso il mattino seguente ero intento a levarmi quella ‘sabbia’ dal naso!

In finalissima, nei dovuti saluti di rito, ringrazio e saluto nuovamente il giovane ma promettente Federico Pizzileo della redazione di Rock and Metal in my Blood il cui, oltre ad avermi permesso di aggiustare le setlist (le mie erano incomplete…ehm, capita), è anche per merito suo se mi son potuto recare al festival in quanto è stato lui ad offrirmi un passaggio.

A costui aggiunto anche il sempre onnipresente Antonio Urso della Blasphemous Art Records, ormai presenza fissa ed obbligatoria ad ogni evento del Sud Italia (..e da cui puntualmente non riesco mai a sottrarmi nell’acquistare qualcosa dal suo allettante banchetto…), lo staff della Breaking Sound costituito da Damiano, Stefano, Jacopo, Sabrina e Davide cosi come il simpatico fonico dei Sinister, con cui ho scambiato qualche chiacchiera a fine concerto, il tutto assieme a quella che ormai chiamo “La Compagnia del Disagio” vale a dire Ruggiero, Francesca, Elena e Pasquale (Visto? Mi sono ricordato di voi!), senza dimenticare Mario “laBarba” e Marino dei laCasta, incontrati a più riprese durante il festival.

Saluto tanto altra gente che per motivi di spazio non posso permettermi di citare ma sappiate che mi ricordo, sul serio, di ognuno di voi.

Con affetto,

Giuseppe Casafina.

 

Report interamente a cura di Giuseppe “House” Casafina