Vario

Live Report: Firenze Rocks – Day 2 – 13/06/2025

Di Martina L'Insalata - 18 Giugno 2025 - 8:59
Live Report: Firenze Rocks – Day 2 – 13/06/2025

Live Report: Firenze Rocks – Day 2 – 13/06/2025
a cura di Martina L’Insalata

 

 

La stagione dei concerti all’aperto è ufficialmente iniziata: subito dopo una serata all’insegna dell’hard rock anni ’80 con i Guns N’ Roses, venerdì 13 giugno la Visarno Arena di Firenze ha acceso i suoi amplificatori per la seconda giornata di festival e l’ha fatto in grande stile crossover ospitando band come LOccasione, Atwood, Soft Play, Enter Shikari e Public Enemy, chiudendo infine con il nu-metal dei Korn, padroni della serata.

Si inizia appunto con i LOccasione: band folk toscana, iniziano ad attirare l’attenzione dei primi arrivati sotto al palco con pezzi come Tra le Righe e Cose Che Non Sai, mischiando versi cantautorali a ritornelli accattivanti. Seconda esibizione italiana all’interno della lineup è quella degli Atwood: il trio è già da tempo attivo nella scena musicale milanese. La loro proposta mischia alternative rock, elettronica e sfumature pop e per l’occasione è presentata da brani come Ghost, Dance In The Sun e Out Of The Blue, contenuti nell’EP dal titolo Parallel Lines.

I terzi a calcare il palco fiorentino sono gli inglesi Soft Play: Isaac Holman su batteria e voce, Laurie Vincent alla chitarra e ai cori. In due sul palco per un set essenziale e senza troppi fronzoli, ma in fondo il punk rock è proprio questo. Il loro ultimo disco, uscito lo scorso aprile, prende il nome di Heavier Jelly: suonano pezzi come All Things, Isaac Is Typing e Punk’s Dead, tratti proprio da questo disco. Il pubblico è ampiamente coinvolto e risponde nel modo giusto pogando, facendo crowdsurfing e mostrando una condivisione della musica che solo in contesti come questi si rivela autentica.

Passate le 18 è la volta degli Enter Shikari: la band inglese regala lo show più ricco di sperimentazione: un po’ metalcore, un po’ dubstep, riescono perfettamente a fondere generi apparentemente lontani con una facilità pazzesca, domando il palco e facendo scatenare il pubblico dal pit fino ai più lontani presenti nella sezione del posto unico. Alternano pezzi più recenti come Bloodshot e The Dreamer’s Hotel a pezzi più vecchi e storici come Juggernauts e The Great Unknown, senza dimenticare l’ormai storica Sorry, You’re Not a Winner.

Il sole è ormai tramontato quando salgono sul palco i Public Enemy, band hip hop epocale capitanata da Ice-T e Flavor Flav. In un contesto dove pogo e chitarre la fanno da padrone, la crew americana è riuscita a ritagliarsi lo spazio che merita. L’ora del loro show fila liscia tra un pezzo storico e l’altro: da 911 Is A Joke a Shut Em Down, passando per Don’t Believe The Hype, Bring The Noise e chiudendo con Fight The Power, il loro live non è solo musica.

“Non importa da dove veniamo o che lingua parliamo. La diversità tra le culture ci unisce e la musica è cultura. È per questo che la amiamo”: un vero e proprio manifesto suonato dal vivo, pronto a ricordarci sempre di quanto l’arte sia anche politica.

Il tuffo negli anni ’90 però si fa più prepotente quando a salire sul palco sono i padroni di casa: attesissimi da un pubblico trepidante, i Korn fanno il loro ingresso con Blind, seguita da Twist e Here To Stay. Sono in ottima forma e rigorosamente in tuta: il pubblico non sta fermo un attimo e si scatena su Got The Life. Clown e Did My Time al seguito scandiscono i ritmi di un concerto intensissimo.

Jonathan Davis regge la respirazione tra un brano e l’altro al meglio che può e presenta fiero la cornamusa su Shoots And Ladders, mentre poco dopo è già il momento dei Twisted Transistor e A.D.I.D.A.S: è qui che penso a tutti i calzini e pantaloncini brandizzati visti in ogni parte del pubblico durante la giornata, realizzando quanto l’affetto per questa band sia palpabile e quasi possibile da toccare con mano.

Dopo Dirty arriva Somebody Someone, e poi c’è l’intramontabile Y’All Want A Single. L’aria della Visarno Arena si riempie di FUCK THAT, uno sfogo collettivo di diverse generazioni unite sotto il suono di quel basso riconoscibilissimo a chiunque.

L’encore è affidato a 4U, Falling Away From Me, Divine e Freak On A Leash, accompagnate da visual art studiata per ogni pezzo. Abbiamo le gambe a pezzi e siamo pieni di terriccio e sabbia fin sui capelli, ma i Korn rimangono certezza e leggenda.