Live Report: Mayhem a Milano (Mi)

Di Giacomo Cerutti - 5 Giugno 2014 - 9:30
Live Report: Mayhem a Milano (Mi)

Mayhem + Merrimack

Factory @ Milano (MI) – Sabato 24 maggio 2014

 

Live report a cura di Giacomo Cerutti

Stasera il Factory si tinge del nero più profondo per l’arrivo dei MAYHEM, leggendaria band fondata nel 1984 dal compianto chitarrista Euronymous (1968 – 1993), divenuta la pietra miliare del True Norwegian Black Metal grazie al primo disco “De Mysteriis Dom Sathanas”. Dopo trent’anni di carriera dal passato tortuoso, tornano sulle scene sempre capitanati dallo storico bassista Necrobutcher, con l’ennesima creatura “Esoteric Warfare” che vedrà la luce il mese prossimo.

 

L’onore di aprire la serata spetta ai MERRIMACK, band black metal di Parigi nata nel 1994 con all’attivo diversi demo e quattro album, di cui l’ultimo “The Acasual mass” uscito nel 2012. Il pubblico è ancora scarso, ma appena le luci si spengono la band sale sul palco venendo accolta calorosamente, contraccambiando con un poderoso muro di suono. Il chitarrista Perversifier è l’unico membro originale e sprigiona una sezione ritmica furente, rimanendo freddo ed impassibile mentre fissa il pubblico con sguardo di ghiaccio. Lo segue A.K. alla seconda chitarra, decisamente più dinamico. Daethorn fortifica il sound con massicce linee di basso, mentre Blastum, dietro alla batteria, martella piatti e pelli a ritmi micidiali. Senza dubbio, però, come presenza vince il frontman Vestal, che si presenta a petto nudo sfoggiando decine di cicatrici e vistosi ematomi su ventre e braccia: un vero e proprio emblema dell’autolesionismo. La sua prestazione è sentitissima, tanto da trasudare dolore e disperazione mentre canta. Purtroppo la sua rabbia interiore è andata sprecata; per l’intera esibizione, infatti, il volume del suo scream è stato minimo e conseguentemente sovrastato dagli strumenti. A parte il problema della voce, i Merrimack hanno offerto un live granitico, suonando un pezzo dopo l’altro senza prendersi una pausa, dando alla serata la giusta spinta.

 

Durante l’opening act e il breve cambio palco, il popolo blackster è notevolmente aumentato ed è ora in febbricitante attesa. Improvvisamente le luci si spengono, le tenebre calano sullo stage e dietro alla mastodontica batteria si accende uno schermo con il logo dei MAYHEM. Dalla platea si alza un brusio che esplode in un boato alla vista di Hellhammer mentre prende posizione. Salutando rapidamente i fan, il batterista attacca sulle note di “Silvester Anfang” e a seguire entrano gli altri componenti. La tensione aumenta e culmina con l’apparizione di Attila Csihar, vestito col classico mantello e il face painting. Un inizio assolutamente devastante con un sound di una potenza immane: i chitarristi Charles Hedger e Teloch, militanti nella band negli ultimi 2-3 anni, si fanno onore massacrando le sei corde con furiosi riff, mentre il pilastro portante Necrobutcher tortura il basso sprigionando note taglienti, il tutto sotto l’ira funesta di Hellhammer, che si accanisce su piatti e pelli con forza disumana. Ogni canzone è un pugno nello stomaco e i fan rispondono euforicamente, catturati dal vocalist Attila Csihar che li tiene in pugno con il suo diabolico growl dal timbro cavernoso. Il singer, inoltre, è armato di una sorta di scettro fatto di ossa, un cappio e un teschio e si atteggia a stregone in procinto di lanciare un malefico sortilegio. Purtroppo la sua prestazione, sebbene di ottimo livello, è anch’essa penalizzata dal cattivo audio e molto spesso è sovrastata dagli strumenti, anche se meno gravemente rispetto al cantante dei Merrimack. Comunque nel complesso l’audio è decisamente migliore e di notevole impatto. Mi trovo in disaccordo anche con la scelta stilistica dell’impianto luci: dopo alcuni pezzi, infatti, il palco non viene più illuminato, ma vengono azionati solo dei fari bianchi ad intermittenza puntati sul pubblico, che impediscono di vedere i musicisti riducendoli a delle semplici sagome nere. Ma la folla sorvola anche su questo inconveniente, canta a squarciagola e incita cori sia per la band che per i singoli membri, scatenata dall’aggressività di pezzi come “Buried by Time and Dust”, “De M ysteriis Dom Sathanas” e “Freezing Moon”, durante la quale viene proiettata un’immagine del compianto Dead (1969-1991). Anche l’inedito “Psywar” riscuote un buon successo. Concedendosi qualche breve pausa per dissetarsi e ringraziare il pubblico, i Mayhem giungono al termine con la doppietta mortale “Carnage” – “Pure Fucking Armageddon”, dando origine ad un discreto pogo. Ritirandosi velocemente, vengono acclamati a gran voce dal pubblico non ancora sazio, ma i musicisti tengono in serbo una sorpresa. Dopo pochi istanti, infatti, rientrano affiancati da Andy Panigada e AC Wild, chitarrista e cantante dei Bulldozzer, e cominciano a suonare in anteprima un pezzo che chiamano “The Excorsist”. Questa collaborazione genera una vera e propria miscela esplosiva, data dalla spietata sezione ritmica di Andy accompagnata dal mostruoso duetto tra AC Wild e Attila, una vera perla nera per chiudere nel migliore dei modi l’unica data italiana dei massimi esponenti del True Norwegian Black Metal, in una parola… Mayhem!

Setlist:
01. Silvester Anfang 
02. Pagan Fears 
03. Deathcrush 
04. Buried by Time and Dust 
05. To Daimonion 
06. Symbols of Bloodswords 
07. My Death 
08. A Time to Die 
09. Psywar 
10. Illuminate Eliminate 
11. De Mysteriis Dom Sathanas 
12. Whore 
13. Chainsaw Gutsfuck 
14. Freezing Moon 
15. Carnage 
16. Pure Fucking Armageddon 

Encore:
17. The Excorsist (con Andy Panigada e AC Wild dei Bulldozzer)