Doom

Live Report: Neurosis + YOB + Ufomammut @ Carroponte, Milano 12/07/2019

Di Davide Sciaky - 14 Luglio 2019 - 14:45
Live Report: Neurosis + YOB + Ufomammut @ Carroponte, Milano 12/07/2019

NEUROSIS + YOB + UFOMAMMUT + KOWLOON WALLED CITY

12/07/2019 @Carroponte, Milano

E’ un’estate calda, Milano è stata incandescente per settimane e solo da qualche giorno la temperatura è leggermente scesa, che fare? Il concerto di Neurosis e YOB sembra una buona opzione per riportare il clima a livelli infernali.
Come se non bastasse, le due date italiane sono le uniche del tour intero che vedono i nostrani Ufomammut affiancare le band americane: spesso capita di vedere tour in cui gruppi interessanti sono guest solo per alcune date, ovviamente sempre dall’altra parte del mondo.
Per una volta succede a noi, prima a Roma e poi a Milano, ed il “pacchetto” di Neurosis, YOB, Ufomammut e Kowloon Walled City diventa un appuntamento irresistibile per gli amanti delle più opprimenti sonorità Doom/Stoner/Sludge.
Il Carroponte offre una cornice piacevole per la serata, tra una buona scelta di cibo, comodi posti a sedere con dei pouf molto utili per riposare tra un’esibizione e l’altra, ed in generale col suo spazio aperto che permette di godersi l’arietta che ogni tanto offre sollievo dal caldo.

Ad aprire la serata ci sono i Kowloon Walled City, provenienti da Oakland, California, e quindi concittadini dei Neurosis, nonché band nel roster della Neurot Recording, l’etichetta dei Neurosis.
I quattro americani suonano davanti ad un pubblico ancora contenuto e c’è forse un po’ troppa luce per la loro musica oscura, ma l’esibizione non ne risente troppo. I pezzi procedono lenti, massicci e ripetitivi per la circa mezz’ora a disposizione della band mostrando una band decisamente valida e che sarebbe interessante vedere al chiuso magari in un concerto un po’ più lungo.
Tocca ora agli Ufomammut, vera e propria eccellenza italiana, gruppo che taglia quest’anno il traguardo dei vent’anni di attività.
In questi anni hanno suonato molto all’estero, dove sono apprezzatissimi, ma suonare in casa in Italia ha ovviamente un feeling diverso e si sente: rilassati – non sorridenti, quello no –  ma sicuramente a proprio agio davanti ai fan connazionali e anche a qualche amico scatenano un assalto sonoro non indifferente. Rispetto alle altre band della serata la musica degli Ufomammut ha un lato psichedelico molto accentuato e le note risuonano ipnotiche tra un pubblico già molto più abbondante che per i Kowloon. Guardandosi intorno si vede un pubblico spesso con gli occhi chiusi, un lento headbanging che segue i lenti ritmi del trio di Tortona, e al termine dello show tutti sembrano soddisfatti.

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Dopo il cambio della strumentazione sale sul palco un altro trio, gli YOB, che proseguono il massacro con pochi lunghi pezzi: ‘Ball of Molten Lead’, ‘The Lie That is Sin’, ‘Our Raw Heart’ e ‘Breathing From the Shallows’. Insomma, una setlist breve ma intensissima che purtroppo vede la defezione di una ‘Quantum Mystic’ suonata in molte date recenti. Per quanto i pezzi siano lunghi, il concerto di altissimo livello fa probabilmente desiderare a tutti i presenti che gli YOB avessero a disposizione altre 7 od 8 ore o, ancora meglio, che non smettessero mai di suonare.

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Come detto, l’esibizione finisce dopo un tempo che sembra troppo breve ma tocca ora agli headliner che non sono da meno: i Neurosis salgono sul palco al buio senza tante cerimonie e attaccano a suonare ‘A Sun That Never Sets’. Si raggiunge il picco dell’oppressione musicale di questa sera mentre si alternano le voci di Scott Kelly e di Steve Von Till e si intrecciano i loro riff. La setlist comprende solo pezzi degli ultimi 20 anni, canzoni degli ultimi sei album meno “The Eye of Every Storm”, e con un focus maggiore sull’ultimo disco, “Fires Within Fires”: la band di Oakland scatena quindi sul pubblico pezzi come ‘My Heart for Deliverance’, ‘Given to the Rising’ e ‘Reach’. Noah Landis prende a pugni le tastiere, completamente immerso nelle sue parti, e anche sui pezzi (almeno apparentemente) più semplici ha un’espressione intensissima dipinta in volto. Dopo più di un’ora di esibizione Kelly alza un dito, rimane tempo per un’ultima canzone, e la band ci saluta con ‘End of the Harvest’. Così come sono arrivati sul palco al termine della canzone i Neurosis lo lasciano senza troppi convenevoli, una semplice mano alzata a salutare il pubblico.
Volendo andare a cercare il pelo nell’uovo i volumi avrebbero potuto essere un po’ più alti, ma forse regolamentazioni comunali, forse lo spazio aperto che ha fatto disperdere un po’ il suono, hanno impedito alle note ipnotiche e pachidermiche dei quattro gruppi di risuonare rumorosamente come sarebbe piaciuto ai presenti. Per il resto si è trattata di una grande serata di grande musica che sicuramente tutti gli amanti di queste sonorità avranno apprezzato.

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