Live Report: Steve Vai a Padova

Di Nicola Furlan - 13 Novembre 2012 - 17:10
Live Report: Steve Vai a Padova

STEVE VAI
10/XI/2012
GRAN TEATRO GEOX, PADOVA

Grande attesa fuori dal Gran Teatro Geox di Padova per assistere allo show di uno dei più grandi interpreti della chitarra di tutta l’era moderna. Parliamo di Steve Vai, talentuoso polistrumentista statunitense che, nel corso della sua lunga carriera (ha iniziato giovanissimo) ha suonato con band del calibro di Whitesnake, Alcatrazz, Alice Cooper, Ozzy Osbourne, Motörhead, The Devin Townsend Band piuttosto che con artisti immortali come Frank Zappa, David Lee Roth, Joe Jackson, Billy Sheehan… e non basterebbero le righe di questa pagina per evidenziare tutti i premi vinti, i riconoscimenti e tanto altro. Eterogena quindi la platea dei presenti: dai ragazzi, ai musicisti, ai rocker, ai critici… tutto il mondo ha reso omaggio, ricevendo incanto, a questo straordinario dono che le Dee della musica hanno voluto regalarci in questo secolo. Dimenticavo: durata dello show? Più di due ore!

Location come sempre stupenda. Non finiremo mai di ribadire quanto sia gradevole il Grande Teatro Geox. Staff cordialissimo, fin dall’ingresso. Cibo fresco, birra buona, clima mite, luci soffuse, bagni pulitissimi, acustica e visibilità ottime. Ancora una volta, il solo pensiero di arrivare al concerto in un posto così elegante ben predispone allo show che da lì a poco s’andrà a vedere…

Sul palco ad affiancare il chitarrista troviamo musicisti di tutto rispetto: in veste di turnista, il chitarrista Dave Weiner, l’eclettico batterista dalla dinamica dirompente Jeremy Colson, l’elegante e raffinato gigante nero, il bassista Philip Bynoe e Deborah Henson, arpista dalle doti tecniche rare. Ci sembrava giusto aprire così queste quattro righe che cercheranno di esprimere ciò che abbiamo visto. Per tutti i membri della sua band, infatti, c’è stato un momento solista, atto che dimostra quanto il concetto di gruppo vincente, a volte, sia più vero ed efficace dell’attesa del singolo, sebbene pure si chiami Steve Vai.
Ed ecco quindi che i brani sono intervallati da singole prestazioni. Non il classico solo di chitarra o di basso, piuttosto che di arpa. Un vero proprio slancio di classe invece, di un retrogusto classico incredibile, quasi orchestrale in cui, mascherata da teatralità, è stata celata la straordinaria abilità dei singoli, senza che si perdesse, nel contempo, una sola briciola di quella attitudine rock che la band riesce a cacciare fuori sempre e in ogni situazione, live o studio che sia. Solo la prova solista del chitarrista Dave Weiner è stata incentrata su un brano tratto dal proprio album solista acustico in uscita sul mercato proprio nel corso di questo tour. Brano, comunque, di alto livello compositivo.

Due ore, dicevamo in apertura. Tanto è infatti durato lo show del quintetto, cui s’è aggiunto, su qualche brano, anche un tastierista. Tanti i pezzi del repertorio, con un occhio di riguardo a quelli dell’ultima release di quest’anno “The Story of Light”. Tanti pure i classici eseguiti tra cui l’immancabile ‘Tender Surrender’ tratta dall’EP pubblicato nel 1995, “Alien Love Secrets”. Inutile dire che l’esecuzione è stata perfetta e che il tempo è volato via troppo veloce, grazie anche agli immancabili siparietti con ‘Monster Drum’, i cambi di ‘scena’ con tanto di un Vai in versione alieno dalle mani laser e botte e risposte degne del miglior cabaret.

Non c’è tanto da dire, se non che questo show, ci permettiamo di affermare, ha catturato davvero tutti, ha intrattenuto chi non lo conosceva, ha permesso ai presenti di comprendere quanto sia in grado, anche l’essere umano del ventesimo secolo, di raccogliere quello che sente nel cuore e trasformarlo in meccanica, in suono, ed ammaliare. Non potete credere a quello che diciamo? Credete stiamo esagerando? Non potete credere a qualcuno che vi dice che una chitarra può parlare? Respirare? Piangere? Che basta alzare lo sguardo e comprendere che quei pianti, quei respiri e quelle parole sono le stesse che il musicista che abbraccia lo strumento sta eseguendo naturalmente? Avete mai avuto l’impressione di non capire più cosa è musica e cosa è essere umano? Avete mai avuto la strana sensazione che la musica si possa fondere nell’essere e possa restare per sempre nella memoria più profonda di chi ascolta? Beh, allora di opportunità ce ne sono davvero poche, sopratutto con i tempi che corrono. Una di queste si chiama Steve Vai e l’abbiamo avuta là, davanti a noi, sul quel palco. E non la dimenticheremo facilmente.

Setlist: Racing the World, Velorum, Building the Church, Tender Surrender, Gravity Storm, Daves Solo, Weeping China Doll, The Moon and I, The Animal, Whispering a Prayer, The Audience Is Listening, Deborah Solo, Rescue Me or Bury Me, Sisters, Treasure Island, Salamanders in the Sun, Pusa Road, Drum Solo, The Ultra Zone, Frank, Build Me a Song, For the Love of God, Taurus Bulba