Live Report: The Agonist a Romagnano Sesia

Di Daniele D'Adamo - 16 Ottobre 2013 - 18:44
Live Report: The Agonist a Romagnano Sesia

In quel di Romagnano, la pioggia accompagna l’attesa dei fan, giunti per assistere al concerto dei The Agonist, potente band canadese capitanata da Alissa White e, ad accompagnarli, vi sono altrettante band che non mancheranno di saziare i nostri timpani. Appena apre il locale, una ventina d’irriducibili si fionda sottopalco, occupando le prime due file, impazienti e affamati di buona musica.

 

I primi a calcare il palco sono gli israeliani Ferium. Forti dell’attuale album “Reflection”, attaccano senza indugi con un sound di stampo death/metalcore. Pesanti riff si susseguono da parte di Elram Boxer e Guy Goldenberg, irrobustiti dalle spesse corde di Yoni Biton al basso, mentre Ron Amar pesta a dovere piatti e pelli. Il vocalist Tiran Ezra non si risparmia le corde vocali, producendo un growl molto diretto e profondo, cattiveria miscelata con una forte interazione con i presenti, i quali rispondono calorosamente, innalzando le corna. Inoltre, la band si fa ulteriormente ben volere, lanciando dei gadget. Il tempo a disposizione è poco ma viene sfruttato al massimo: un’esibizione corposa e diretta, forte coesione tra i membri, notevole presenza scenica e un impatto sonoro non indifferente. Meritati applausi ai Ferium che hanno dato alla serata un possente calcio d’inizio.

 

Dall’Israele si passa all’Australia con i Dawn Heist. Nati a Sidney nel 2010 esordiscono l’anno successivo con “Time Wave Zero”. Con loro rimaniamo in tema prettamente metalcore: dalle chitarre di Lee ed Ellis emergono riff taglienti accompagnati dalle dure note di Zee al basso, con in sottofondo la scalpitante batteria di Allan. Non mancano degli intermezzi melodici che ben si sposano con le linee vocali di Pat, abile ad alternare voce pulita e growl graffiante. A questi giovani ragazzi piace sperimentare e infatti aggiungono al sound degli effetti sonori tipici dell’electro/industrial. Il risultato non è dei migliori perché avendone usati in minime quantità, risultano insignificanti e in contrasto con il contesto musicale. Tutto sommato, nonostante la loro passione e coinvolgimento col pubblico, dopo qualche pezzo risultano monotoni, generando qualche scapocciamento e raccogliendo discreti applausi.

 

A quanto pare, stasera facciamo il giro del mondo e, con un salto in Finlandia, diamo il benvenuto ai Mors Principium Est, band melodic death metal in carriera dal 1999 che detiene quattro album di cui l’ultimo, “… And Death Said Live”, inciso l’anno scorso. Accolti calorosamente partono con “The Awakening”, appunto il risveglio in tutti i sensi, grazie ad un notevole impatto sonoro apportato dai pesanti riff e i soli veloci di Andy Gillion e Andhe Chandler, irrobustiti dal vibrante basso di Teemu Heinola, mentre Mikko Sipola pesta piatti e pelli senza sosta. Il tutto è ben strutturato, con il giusto bilanciamento tra pesantezza e melodia. Ville Viljanen a ogni canzone s’impone con il suo growl dal timbro grattato, dimostrandosi grintoso quanto spiritoso, in particolare durante una pausa dove nomina diverse città e piatti tipici italiani. Il pubblico, visibilmente aumentato, partecipa attivamente; soprattutto quando il chitarrista per la canzone di chiusura “Finality” incita il circle pit che riesce alla grande. Dopo un’ottima performance a base di grande energia, preparazione tecnica e interazione, i finlandesi si ritirano degnamente accompagnati da sonori applausi.

Setlist:
The Awakening
Departure
Bringer Of Light
I Will Return
Altered State Of Consciousness
Birth Of The Starchild
Pressure
Cleansing Rain
Finality

 

Per il pre-headliner attraversiamo l’Atlantico sbarcando in Canada, dove nel 2003 nascono i Threat Signal che, dopo vari cambi di line-up e numerosi live con band importanti quali All That Remains, Arch Enemy, Children Of Bodom e molte altre, sfornano tre album di cui l’ultimo e omonimo uscito nel 2011. Dopo un rapido saluto iniziano con “One Last Breath”: si nota subito la mancanza del bassista, ma il sound non perde di durezza e armonia grazie alle poderose ritmiche alternate a intermezzi melodici. Joey Muha non perde un colpo dietro le pelli e Jon Howard si dimostra molto abile nel cantare sia in pulito che in growl. Nel complesso emerge una miscela di melodic death /*-core ben calibrata, con che appaiono meno pesanti della band precedente; ma il pogo e l’headbanging non sono mai mancati. Piccola parentesi comica quando al vocalist si stacca il microfono dal jack, fortunatamente cadendo sullo stage senza recare danni al pubblico.

Setlist:
One Last Breath
As I Destruct
The Beginning Of The End
Comatose
Fallen Disciples
A New Beginning
Through My Eyes
Rational Eyes

 

Rimanendo in Canada siamo giunti al momento tanto atteso. I mitici The Agonist stanno per entrare in scena e i fan si esaltano solo nel veder i musicisti preparare la strumentazione; ma della vocalist ancora nessuna traccia. Durante l’attesa dalla platea partono i cori di rito “The Agonist, The Agonist, …” finché le luci si spengono, la band prende posizione, l’arena rimbomba di urla che sfociano in un boato alla vista dell’avvenente Alissa White-Gluz. In questo tour promuovono la loro terza fatica “Prisoners”, irrompendo con la prima traccia “You’re Coming With Me”, ove un muro di suono devastante investe i fan. Danni Marino e Pascal Jobin suonano riff massicci, le dita di Chris Kells fanno vibrare il basso irrobustendo il sound, Simon McKay è una vera macchina, viaggia sul doppio pedale a manetta tormentando piatti e pelli. Anch’essi appartengono al filone melodic death metal e metalcore, ma molto più potente e strutturato a livello compositivo. A prescindere dalla bravura e preparazione tecnica, la scena è dominata da Alissa, che tiene in pugno la folla imponendosi con un growl che mai ci si aspetterebbe da una donna così minuta; ancora più sorprendente è la sua versatilità, infatti alterna growl e voce pulita con estrema facilità. Il pubblico è talmente ammaliato che addirittura non poga. Peccato che l’interazione della frontman sia minima, poiché si limita a ringraziare alla fine di ogni pezzo mentre per il resto canta assumendo pose composte, trasmettendo una certa freddezza. Il repertorio è concentrato soprattutto sul nuovo album, da cui traggono “Panophobia”, “Predator And Prayer”, “The Escape” e altre. Non mancano i cavalli di battaglia come “Thank You, Pain” e “The Tempest”, fino alla conclusiva “Business Suits And Combat Boots”, dove la band dopo vari saluti e ringraziamenti, ricambiati con urla ed applausi da parte del pubblico entusiasta, si ritira definitivamente nel backstage lasciando i fan senza il tanto sperato e acclamato encore. Senza dubbio è stata una performance di forte impatto e di alto livello tecnico, ma un po’ più di comunicazione con il pubblico avrebbe fatto male. In ogni caso i The Agonist hanno lasciato nell’arena un’impronta profonda.

Setlist:
You’re Coming With Me
Thank You, Pain
Panophobia
Born Dead; Buried Alive
Ideomotor
… And Their Eulogies Sang Me to Sleep
The Tempest (The Siren’s Song; The Banshee’s Cry)
Predator And Prayer
Dead Ocean
Martyr Art
The Escape
Business Suits And Combat Boots

Live report a cura di Giacomo Cerutti