Live report: Turisas a Romagnano Sesia

Di Giacomo Cerutti - 14 Febbraio 2014 - 0:01
Live report: Turisas a Romagnano Sesia

Dopo aver partecipato all’ultima edizione dell’Heidenfest, tenutasi al Live Club di Trezzo sull’Adda lo scorso settembre, i grandiosi Turisas capitanati da Mathias Nygård e Jussi Wickström tornano in Italia da headliner per far sentire il loro grido di battaglia nella Rock’N’Roll Arena e promuovere la loro quarta vittoria “We Ride Together – European Tour 2014”. All’ingresso è presente un ristretto numero di persone, tra i quali spicca un gruppo di fedelissimi fan, truccati col tipico face-painting. Il freddo si fa sentire e, come se non bastasse, l’apertura subisce un ritardo. Poi, finalmente, l’attesa finisce e si può accedere al locale piazzandosi di fronte palco.

L’onore di aprire la serata spetta agli italiani Oblyvion, nati nel 2004 a Tuscania (VT). Nel 2011 incidono il primo EP “Afterlife” dopo una serie di cambi di line-up, e nel 2013 il debut album “Oblyvion”. Accolti calorosamente dai presenti, esordiscono con “At The Gates”. Il genere proposto è un melodic death metal fortemente influenzato dalla scena finlandese, ma si nota da subito la loro personale vena compositiva. Dalle chitarre di Lodolini Vincenzo e Riccardo sfreccia una sezione ritmica micidiale, irrobustita da Lai Daniele al basso, mentre dietro alle pelli c’è Francesco, batterista scatenatissimo che collabora come turnista. I Nostri sono tecnicamente molto preparati e riescono a bilanciare pesantezza e melodia; quest’ultima data soprattutto dal talentuoso Fusco Ivan alla tastiera, sia nelle parti d’accompagnamento, più atmosferiche, sia in quelle di primo piano, con ritmi più incalzanti. Infine Vincenzo, bravo a destreggiarsi bene sia con la chitarra sia con la voce, che s’impone con un growl rauco e graffiante, incitando i presenti che rispondono attivamente. Con “Spectral Forest” gli Oblyvion terminano un’esibizione breve ma carica di energia, raccogliendo riscontri positivi.

Set-list:
01. At The Gates
02. Oblivion
03. Wandering Blood
04. Buried Angel
05. Afterlife
06. Living Mask
07. Spectral Forest

Dopo questo primo riscaldamento, si procede con gli americani Starkill, band di Chicago nata nel 2008, forti del primo disco “Fires Of Life” pubblicato l’anno scorso.  Il pubblico è visibilmente aumentato e di conseguenza anche il calore col quale la formazione viene accolta che, senza indugi, parte con “New Infernal Rebirth”. Con gli Starkill si continua sul filone melodic death metal, ma ancora più cattivo e cupo, ricco d’influenze da band tipo Children Of Bodom (tra l’altro si nota una certa somiglianza tra i due frontman). L’impatto sonoro è decisamente forte, Parker Jameson e Tony Keathley sprigionano riff potenti intrecciati con assoli velocissimi ma anche armonici. Al basso c’è un turnista molto preparato che compatta il sound, mentre Spencer Weidner pesta su piatti e pelli con velocità e precisione. Tornando a Parker c’è da evidenziare che, oltre a suonare la chitarra, è anche cantante e tastierista, e il suo growl profondo e gutturale si sposa benissimo con la ritmica. È molto abile a intersecare parti melodiche che, in assenza di un tastierista in sede live, sono riproposte in playback. Le canzoni sono molto apprezzate, le scapocciate da parte dei presenti sono costanti e spesso si crea il pogo; anche sotto esplicita richiesta di Parker che non perde occasione per incitarli. Con “Whispers Of Heresy” termina una performance senza dubbio di forte impatto.

Set-list:
01. New Infernal Rebirth
02. Immortal Hunt
03. Fires Of Life
04. Below The Darkest Depths
05. Strength In The Shadow
06. Sword, Spear, Blood, Fire
07. This is Our Battle; This Is Our Day
08. Whispers Of Heresy

Gli special-guest hanno sicuramente riscaldato il pubblico che nel frattempo ha riempito il locale. L’attesa è abbastanza lunga e la tensione cresce. Dalla folla si alza più volte il coro «Turisas!, Turisas!, …”. Ad un tratto le luci si spengono e parte come intro una voce spettrale. Nell’oscurità la band fa capolino sul palco, i riflettori si accendono e i guerrieri finlandesi attaccano con “Ten More Miles” generando il delirio, seguita da “Take The Day!” e “To Holmgard And Beyond”. In attività dal 1997, i Turisas hanno saputo forgiare un proprio genere musicale nominato ‘battle metal’ (titolo del debut-album) nel quale hanno sapientemente saputo fondere rock, folk, death ed elementi sinfonici; creando canzoni che appaiono come dei veri e propri inni di guerra o delle marce militari. Dal vivo sono una vera potenza, trucco e costumi sono molto curati e l’entusiasmo sprigionato dalle canzoni è sempre notevole. Jussi Wickström alla chitarra e Jesper Anastasiadis al basso stendono una base ritmica che a seconda dei pezzi varia dalla ballata alla carica aggressiva, mentre lo scatenato Olli Vänskä, dimenandosi col violino, e Kasper Mårtenson, che si diletta alla tastiera, conferiscono quelle particolari melodie trasmettendo vitalità e temperanza. Jaakko Jakku si accanisce su piatti e pelli come se sferrasse colpi d’ascia e infine Mathias Nygård è colui che tiene le redini, domina la folla attirandola a sé, sia nelle parti lente dilagando un senso di patriottismo, sia in quelle pesanti dove sembra un fiero comandante che si rivolge all’esercito. La folla è in visibilio. Pezzo dopo pezzo canta, balla, salta, e poga senza sosta. Chi scrive ha visto i Turisas anni fa di supporto sia ai Dragonforce sia ai Cradle Of Filth (“The Darkest Tour”) e la situazione è sempre la stessa: una presenza scenica invidiabile, forte coesione, notevole interazione col pubblico, e soprattutto tanta passione. Si continua con “Five Hundred And One”, preceduta da un dolce assolo di violino, sino a culminare con la famigerata “Battle Metal” e terminando con “We Ride Together” per poi concedersi una meritata pausa, accompagnata da forti applausi e continue richieste. Al rientro, gli scandinavi scagliano contro la folla l’ultima doppietta, “Stand Up And Fight” e “Rasputin”, concludendo un concerto sensazionale. L’armata Turisas ha pienamente conquistato l’arena, e dopo prolungati saluti i sei finlandesi possono posare le armi e congedarsi.

Set-list:
01. Ten More Miles
02. Take The Day!
03. To Holmgard And Beyond
04. The Land Of Hope And Glory
05. Rex Regi Rebellis
06. Violino Solo/Five Hundred and One
07. For Your Own Good
08. Battle Metal
09. No Good Story Ever Starts With Drinking Tea
10. We Ride Together

Encore:
01. Stand Up And Fight
02. Rasputin

Live report a cura di Giacomo Cerutti