Recensione: 22 Random Acts Of Violence

Di Michele Carli - 27 Novembre 2008 - 0:00
22 Random Acts Of Violence
Band: Phobia
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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80

Di gruppi che, una volta raggiunta una certa età, perdono il sentiero e si vanno ad imboscare in album spazzatura o raccolte e live album dalla dubbia utilità (a parte quella economica, si intende) ne è pieno tutto il bel mondo della musica, anche nella sua incarnazione più estrema. Per fortuna c’è anche chi, dopo anni e anni, continua a sfornare dischi esplosivi che non possono ricevere altro che pareri positivi, e i Phobia ne sono l’esempio lampante.

Forti di un bagaglio di esperienza quasi ventennale e cinque full length, i Phobia in questo 2008 mettono sul piatto un disco di Grindcore con la G maiuscola, figlio diretto di Napalm Death e Brutal Truth e fratellino dei primi Nasum di Inhale/Exhale, con abbondanti dosi di crust punk.
In questi casi la parola d’ordine è velocità, ma questo non sembra di certo spaventare il batterista Danny Walker. Anzi, il signore in questione si dimostra uno dei musicisti più in forma di tutta la scena grind, autore di una prestazione personale, varia e tritatutto che sicuramente farà la gioia di molti. Il lavoro alla chitarra è semplice e di impatto, con l’aggiunta di qualche variazione melodica in alcune delle tracce dal sapore più marcatamente crust di stampo svedese. La voce del frontman Shane Mclachlan è un growl non particolarmente gutturale, simile a quello del signor Keijo Niinimaa dei Rotten Sound, alternato ogni tanto ad uno screaming alto e isterico, ben inserito comunque nel contesto del cd. Al basso, senza infamia e senza lode, troviamo una vecchia gloria, ovvero quel Leon Del Muerte che già ci ha regalato tante perle in passato con gli Exhumed e gli Impaled .

Tutto bello? Tutto fatto bene? Beh, sì. Effettivamente 22 Random Acts Of Violence è un disco terremotante e che pesta terribilmente bene; se poi aggiungiamo una produzione veramente ottima,  orientata verso gli alti standard del death metal più moderno rispetto a quella tradizionalmente caotica del grind, che permette di ascoltare in modo nitido tutti gli strumenti senza sacrificare la potenza, non viene difficile pensare di avere davanti un gran disco. Certo, la produzione pulita può far storcere il naso a qualche purista, ma non lo vedo proprio come un grosso problema.
Se avete intenzione di trovare un cd grindcore come si deve, con il giusto compromesso tra old school e suoni moderni, cercate subito questo album e cominciate a temere per l’integrità fisica del vostro stereo.

Tracklist:

1. Bring The War
2. Savannah’s Assault
3. Continue Insane
4. MBP
5. Sane
6. I Reject
7. Ultimate Suffering
8. Death To Pigs
9. Beer, Bitches And Bulletbelts
10. Rise Up
11. Abuse The Truth
12. Wasted Time
13. Instruments Of Deception
14. Soulless Eyes
15. Anarchist Farce
16. Dead End
17. Protest/Solution
18. Nihilistic Grindcore
19. Eyes Of A Citizen
20. Bleed To The End
21. Depression Is A Killer
22. Blackened Day

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