Recensione: 333

Di Emanuele Calderone - 9 Novembre 2012 - 0:00
333
Band: Hour of 13
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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68

Nati nel 2006 a Hickory, cittadina della Carolina del Nord, gli Hour of 13 sono una band devota al più classico doom metal. Formato dal polistrumentista Chad Davis e dal cantante Phil Swanson, il duo può vantare una discografia già piuttosto ricca , composta da un demo, due EP e ben tre full-length.

L’ultimo disco nato in casa Hour of 13, intitolato “333”, arriva sui mercati nel 2012 grazie al sostegno di una sempre più ricca Earache Records. Musicalmente, come si diceva poc’anzi, siamo al cospetto di un album estremamente classico, che riporta alla mente non solo i mai troppo lodati Black Sabbath, ma anche i Cathedral più oscuri. Non mancano neanche richiami alla NWOBHM, non solo per quanto concerne taluni riff, ma anche, e soprattutto, per alcune linee vocali tessute da Swanson, autore per altro di una prova davvero convincente.
Da un punto di vista meramente strutturale, i sette brani che compongono “333” risultano piuttosto semplici e lineari; difficilmente la band ricorre a virtuosismi o a passaggi arzigogolati e ciò aiuta l’ascoltatore ad assimilare più facilmente l’opera.
Gli arrangiamenti, sempre eleganti ed incisivi, comunicano un forte senso d’oppressione: l’atmosfera che permea le composizioni è di quelle soffocanti, oscure. Ciò si riflette inevitabilmente anche sui testi, che, come tradizione vuole, trattano di magia nera, stregoneria e satanismo (badate bene, non quello da supermercato tipico di molte band black metal).

Premendo il testo play, “Deny the Cross” ci introduce all’ascolto di “333”. Un riff degno dei Black Sabbath più visionari ci avvolge con la sua aura mistica, tessendo una linea melodica trascinante, sebbene piuttosto standard. Accompagnata da una sezione ritmica quadrata e corposa, la chitarra sostiene a dovere la voce di uno Swanson in grande spolvero. Il timbro nasale del cantante si sposa alla perfezione con il mood oscuro e sinistro del pezzo.
Proseguendo con l’ascolto gli episodi degni d’attenzione non mancano, anzi. Ne è esempio l’impetuosa “Rite of Samhain”, evocativa e malata come non mai, piuttosto che la successiva “Spiral Vacuum”. Quest’ultima riesce a convincere grazie al suo ritmo incalzante e, ancora una volta, alle sue atmosfere visionarie. Molto buona anche la rocciosa “Who’s to Blame?”, decisamente più vicina a un certo classic metal di casa Dio; il riffing si fa particolarmente pesante, così come le ritmiche, ancor più robuste. Lo splendido e trascinante assolo di chitarra, posto verso i tre quarti della traccia, non fa altro che accrescere considerevolmente il valore di una song già notevole.
La qualità dei rimanenti episodi, che si muovono più o meno sulle coordinate stilistiche tracciate dai brani precedentemente citati, seppure mai bassa, non conosce picchi particolarmente elevati. Ciò è dovuto soprattutto a una mancanza di voglia di stupire, sperimentare: sembra quasi che i due musicisti abbiano preferito andare sul sicuro, senza volersi mai spingere oltre. Il risultato, per quanto musicalmente apprezzabile, potrebbe lasciare disilluso più di qualche fan.

333”, come avrete dunque intuito, è dunque un lavoro dotato di più di una freccia al suo arco. Sebbene la qualità media si attesti su livelli più che sufficienti, si nota la totale mancanza di voglia di osare; ciò conferisce all’opera, in più di un frangente, un fastidioso retrogusto di già sentito.
Lungi dall’essere un capolavoro, questo terzo full-length degli Hour of 13 rimane comunque un disco valido, indirizzato per lo più ai fanatici del doom più classico e intransigente.

Emanuele Calderone

Tracklist:
01- Deny the Cross
02- The Burning
03- Rite of Samhain
04- Spiral Vacuum
05- Who’s to Blame?
06- Sea of Trees
07- Lucky Bones
 

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