Recensione: A Crack In The Sky – A Tribute To William J Tsamis

Di Stefano Ricetti - 20 Luglio 2023 - 10:00
A Crack In The Sky – A Tribute To William J Tsamis
Band: Warlord
Etichetta: Pitch Black Records
Genere: Epic 
Anno: 2022
Nazione:
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77

William “Bill” John Tsamis ha lasciato questa valle di lacrime il 13 maggio del 2021, a soli sessant’anni, per problemi cardiaci. Professore universitario, polistrumentista, compositore e fondatore dei californiani Warlord, riconosciuti fra i capostipiti dell’Epic Metal mondiale ha anche suonato con i Lordian Guard e i Lordian Winds.

Nonostante i Warlord non abbiano mai raggiunto le vette commerciali di band come Manowar o l’eco mediatica di Virgin Steele, Heavy Load, Manilla Road e Omen, riuscirono a creare intorno a loro quell’aurea di culto patrimonio di pochissimi. Ad alimentare il mistero vicino al gruppo contribuì tantissimo il fatto di aver pubblicato album ma non essersi mai esibiti dal vivo. Una stranezza che in situazioni normali, in ambito heavy metal, altri avrebbero pagato a caro prezzo. I Die hard fan dell’Epic, infatti, sanno anche essere impietosi ma, nel momento in cui scatta la magia, tutto passa in cavalleria. I Warlord di Tsamis (chitarra, basso, tastiere) e Mark Zonder (batteria) consegnarono alla Storia dell’Acciaio capolavori quali l’Ep Deliver Us (1983) e l’album And the Cannons of Destruction Have Begun… (1984) così come il solo Tsamis in compagnia della moglie Vidonne Sayre-Riemenschneider in qualità di cantante (anch’essa mancata nel 2015) l’omonimo dei Lordian Guard (1995) e il seguente Sinners in the Hands of an Angry God (1997).

Pura magia distillata all’interno di vinili heavy metal.

Per la cronaca, poi, nel 2015 colmarono anche la loro antica lacuna, esibendosi nell’unico concerto della loro storia al Wacken Open Air del 2001, con alla voce Joacim Cans degli Hammerfall e affiancati da membri dei nostrani Black Jester. La parabola discografica dei Warlord continuò poi con altri album, sì dignitosi ma che non raggiunsero mai la magia dei predecessori.

La magia, già…

Difficile spiegarla con semplici parole.

Quella dei Warlord e dei Lordian Guard alberga in pezzi quali “Child of Damned”, “Aliens”, “War In Heaven”, “Deliver Us”, “Black Mass”, “Winds of Thor”, “Soliloquy”, “Lucifer’s Hammer”. Esempi viventi di composizioni capaci di mescere in modo sublime la pesantezza dell’heavy metal (sebbene sempre ben dosata e controllata, nel caso degli americani) con l’allure epico-melodica, traguardando un’intensità espressiva e una capacità penetrativa nel cuore degli appassionati senza precedenti. O quasi.

A rinverdire siffatti fasti ci ha pensato nel 2022 la label cipriota Pitch Black Records di Phivos Papadopoulos che, con A Crack in the Sky – A Tribute to William J Tsamis ha realizzato il tributo ufficiale, approvato dal management dei Warlord, a Bill. Un insieme di classici e meno classici interpretati da sedici diverse band.

Il Cd oggetto della recensione (l’uscita è stata licenziata anche in doppio vinile) si riferisce all’edizione digipak deluxe a tre ante, una delle quali ad appannaggio della prefazione a cura di Mark Zonder. A seguire il libretto accompagnatorio di dodici pagine contenente tutte le foto dei gruppi coinvolti, le line-up e delle brevi dichiarazioni riguardo il tributo e lo stesso Tsamis da parte di ciascuno di essi. La chicca delle chicche però risiede nelle due facciate centrali, ove sono raccolte le testimonianze di vari addetti ai lavori (Brian Slagel – Metal Blade, Joacim Cans – Hammerfall/Warlord, Jack Starr – Virgin Steele/Burning Starr, Rick Anderson – Warlord/Martiria, Giles Lavery – Warlord, Tom Phillips – While Heaven Wept, Hakos Pervandidis – Metal Hammer Greece, Chris Papadakis – Warlord biography, Enrico Leccese – Cruz Del Sur Music, Chris Papadatos – No Remorse Records, Dimitris Giannakopoulos – Vinylstore, Manolis Karazeris – Up The Hammers Festival, Robert Camassa – Radio Show) atte a ricordare Bill Tsamis e l’enorme eredità artistica che ha lasciato.

Musicalmente, essendo i gruppi presenti provenienti da diverse nazionalità, ci si trova di fronte a un crogiuolo di differenti sensibilità interpretative, anche se va sottolineato che nessuno si è permesso di sbragare, infatti le varie riletture si mantengono sostanzialmente in linea con le versioni originali.

Come spesso accade in operazioni analoghe sono presenti brani che deludono le attese e altri che viceversa stupiscono per brillantezza e piglio esecutivo. E’ altresì vero che coverizzare canzoni di Warlord e Lordian Guard costituisce impresa improba per tutti e il naturale confronto che scatta con gli originali incombe in maniera persistente.

Fra le rivisitazioni meglio riuscite spiccano “The Rainbow” dei ciprioti Arrayan Path,  “Soliloquy” dei greci Comet Rider, “Aliens” dei ciprioti Mirror, la rocciosa “Winds Of Thor” dei nostri Wotan (che sarebbe risultata devastante con una produzione migliore) e, per finire, la sfidante “War In Heaven” dei greci Stray Gods di Bob Katsionis che, con una sirena come Artur Almeida in formazione, uno dei cloni più credibili  della storia di Bruce Dickinson, sfodera una prestazione di alta caratura, metallizzando amabilmente l’originale e andando a segnare l’highlight di A Crack in the Sky – A Tribute to William J Tsamis.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

 

 

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